Dopo i due post introduttivi (qui e qui) scopro le carte: il libro “Il codice della guarigione” mi è piaciuto, anche se alcune puntualizzazioni vanno fatte (e vanno date le risposte alle domande che facevo).
In sostanza, ci sono molti punti “centrati” con i quali ci sentiamo in sintonia, primo fra tutti il fatto che il potere e la capacità di guarire sono “innestati” in noi, e la nostra azione deve solo liberare la nostra innata capacità di guarigione; tale potere è inibito dal troppo stress (su questo meglio approfondire) e l’oggetto e l’obiettivo dei “codici” (termine quantomai ermetico: meglio si direbbe riferendosi ad essi come preghiera di guarigione) deve essere non tanto la malattia, il disagio, il male, ma l’immagine, il blocco, lo stress che impediscono al corpo di fare il suo normale processo di guarigione; il potere del subconscio nell’influenzare, in maniera sottile, non evidente ma pesantissima, la nostra vita; e altro ancora.
Volendo semplificare con un paragone, possiamo immaginare un computer, dotato di numerosi programmi, tutti finalizzati al buon funzionamento e alla difesa, che entrano in gioco all’occorrenza. A volte però la persistenza di tali programmi, anche dopo che l’evento traumatico o conflittuale è passato, ha delle conseguenze negative. Quando si dice che “il cane scottato teme anche l’acqua calda” si intende proprio questo. Se ripensate all’automatismo che blocca l’accesso al disco rigido cui accennavo nel primo post, il concetto è lo stesso: l’automatismo è buono, ma se diventasse, per qualche motivo, troppo sensibile, impedirebbe il funzionamento del PC e lo renderebbe inutilizzabile.
Da questo punto di vista, la comprensione dei processi che si attivano automaticamente in occasione di traumi o conflitti (per dirla alla Hamer: i programmi SBS che partono ad una DHS) non è sufficiente se non si comprende che tali processi, a volte, per qualche motivo, non percorrono tutta la curva bifasica di Conflitto Attivo – ConflittoLisi – Post CL ma per qualche motivo “si incantano” e, essenzialmente, finiscono o per restare sempre in Conflitto Attivo o recidivano continuamente.
Restando nella analogia dei computer: cosa si fa quando un computer comincia a rallentare sempre di più, oberato da troppi processi contemporaneamente in corso, magari in conflitto fra di loro? Se si è esperti si può andare, selettivamente, a chiudere tali processi; altrimenti la soluzione più semplice è spegnere e riavviare il computer (nota per utenti di smartphone Android: buona pratica spegnere, almeno una volta al giorno!).
Nel caso dell’Uomo in cosa consiste il riavvio? Qui si apre un discorso più ampio, ma direi che essenzialmente si tratta di spezzare legami col passato, si tratta di perdono, da dare e da ricevere, si tratta di liberazione da vincoli e imprinting negativi che con meditazione e preghiera è più facile ottenere. Un “reset” spirituale, anche qui meglio se periodico, meglio se giornaliero… per non accumulare veleni nel nostro corpo (forse anche per questo Gesù diceva: “…se non ritornerete come bambini…”: perchè i bambini vivono il presente, non il passato o il futuro, e non serbano rancore?).
Insomma, anche se carente per quanto riguarda la comprensione dei meccanismi di malattia alla Hamer, questo libro mi ha aiutato a mettere insieme i pezzi del puzzle. Sì perchè quando la NMG parla di ciclo bifasico della malattia, in realtà fa una semplificazione, utilissima a fini didattici, ma leggermente fuorviante. Perchè nella realtà:
- non è detto (anzi non lo è mai) che ci sia un solo conflitto in corso;
- non è detto che si esca sempre dalla fase di conflitto (la famosa CL arriva…. perchè? E se non arriva? E come posso accelerarla?);
- non è detto che non si ricada nello stesso conflitto (recidiva).
Quindi mettere insieme la comprensione dei meccanismi della malattia con un percorso, un metodo di “accelerazione” della guarigione mi è sembrato un grande passo in avanti.
Per quanto riguarda le domande che ponevo:
- Perchè il dr.Loyd, se ha ricevuto queste intuizioni (meglio diremmo: “rivelazione“) dal Divino, ha poi fatto il marchio commerciale (The Healing Codes©)? Non avrebbe dovuto mettere a disposizione di tutti questa cosa gratuitamente, così come gratuitamente l’ha ricevuta?
- Viene data importanza centrale allo “stress“: noi che conosciamo Hamer sappiamo che non è lo stress generico a causare le malattie, ma la DHS (cioè l’evento intenso e inaspettato): come si conciliano le due visioni?
- Se è vero che alla fine la guarigione viene da Dio, perchè questa dovrebbe seguire una procedura particolare? Non potrebbe Dio guarire semplicemente, a fronte di una richiesta che gli fa il fedele orante? E dare uno schemino da seguire non potrebbe ingenerare nel paziente una sorta di “diritto a guarire“, nel momento in cui si segue lo schema?
Alla prima rispondo dicendo che, tutto sommato, dare un nome protetto da marchio garantisce che il metodo non venga copiato e storpiato da chiccessia. Inoltre ho visto alcuni video dei due autori e mi sembrano due persone oneste e sinceramente intenzionate a fare del bene, più orientate a diffondere le conoscenze acquisite che a fare denaro. Oltretutto molte informazioni si ottengono dal sito, registrandosi, gratuitamente, e questo allontana il dubbio dell’intento puramente speculativo.
Sullo Stress, senza la specifica menzione del processo bifasico di Hamer, ho già detto sopra. Diciamo che si sono avvicinati molto senza peraltro smentire nulla di quanto affermato nella NMG; solo, si sono concentrati più sulla parte di risoluzione che sulla parte di comprensione.
Sulla terza (procedura particolare: ma a Dio non potrebbe bastare una semplice preghiera?) osservo che un Padre buono ha a cuore non soltanto il bene dei propri figli, ma anche che questi imparino a stare bene. E quindi perchè non ammettere che Dio abbia rivelato questi meccanismi con l’intento di rendere l’Uomo consapevole che sono i propri legami, gli attaccamenti, i “virus” che girano all’interno del nostro hard disk, che ci impediscono di guarire, così come Lui aveva predisposto avvenisse?
“Se dai ad un affamato un pesce, si sfamerà per una volta; ma se gli insegni a pescare, si nutrirà per tutta la vita“. Forse Dio vuole insegnarci a pescare, nel momento stesso in cui ci sfama. E darci un metodo, affinchè anche la cosiddetta malattia sia un’opportunità di crescita e di ritorno a Lui.
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