Alla presentazione di ieri, a Ponte di Brenta (a proposito: grazie a tutti, specialmente all’organizzatore, Alfredo Drago: la dimostrazione tangibile che i veri rivoluzionari, oggi, sono tutti quelli che si sbattono, si impegnano, riescono a muovere persone e cose e a tirar fuori il meglio, e questo – si badi bene – tutto gratis: puro volontariato senza alcun ritorno economico) ad un certo punto, nel dibattito conclusivo, è venuto fuori dal pubblico un accenno alla potenza negativa della medicina, di una diagnostica eccessiva che, anzichè prevenire (come ci vogliono far credere) serve solo a trovare, aumentando, con l’effetto negativo della paura associato a certe diagnosi di morte, l’effettiva incidenza di certe malattie, in particolare il tumore. Scontento da parte di alcuni, che gridano allo scandalo (la diagnostica precoce è ormai comunemente associata alla prevenzione, secondo un sillogismo che, numeri alla mano, non sta in piedi). Chi frequenta queste pagine invece sa bene che secondo il dr.Hamer le cosiddette “metastasi” non sono altro che effetti di ulteriori DHS, in particolare quella derivante dalla diagnosi di tumore: ecco perchè molte volte prendono il polmone (=paura di morire).
Non c’era tempo per approfondire, era già tardi e le frittelle e il prosecco ci aspettavano, ma cito qui un esperimento interessante, pubblicato sul “The New England Journal of Medicine” (giusto per ribadire che le nostre fonti non sono diverse da quelle ufficiali, solo che bisogna saperle leggere). Copio e incollo da spaziomente.wordpress.com:
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Con reale stupore e meraviglia, abbiamo letto di un esperimento condotto nel lontano 2002 da Bruce Moseley e colleghi su un testo di scienza divulgativa di Bruce Lipton. Non paghi delle poche informazioni lì presenti, abbiamo chiesto ad un amico di passarci l’articolo originale comparso sul “The New England Journal of Medicine” e, a questo punto, non possiamo che constatare l’incredibile conseguenza concettuale e metodologica che un esperimento del genere possa comportare.
Si tratta della conduzione di un’operazione chirurgica a tutti gli effetti, di una cura molto blanda e di un’operazione placebo condotta su alcuni pazienti affetti da osteoartrite del ginocchio e dei loro incredibili effetti. Ma andiamo per ordine.
L’osteoartite è una forma di artrite caratterizzata dalla degenerazione della cartilagine articolare. I sintomi che causa a chi ne è affetto sono, naturalmente, infiammazione, rigidità articolare, dolore, ingrossamento dell’articolazione. Nell’esperimento qui preso in esame, lo studio è stato condotto su 180 pazienti con osteoartrite al ginocchio, divisi in tre gruppi.
Al primo gruppo (59 pazienti), è stata fatta un’incisione e operata un’artroscopia, che consiste nel raschiamento e nell’abrasione della cartilagine danneggiata. Al secondo gruppo (altri 61 pazienti) è stato invece operato un lavaggio con 10 litri di una soluzione salina che, mediante l’irrigazione, dovrebbe rallentare la degenerazione della cartilagine stessa pur non avendo lo stesso impatto dell’artroscopia. Al terzo gruppo (60 pazienti) fu invece simulata la procedura dell’artroscopia, operata un’incisione di un centimetro sulla pelle e poi ricucita la parte senza in realtà aver utilizzato nè strumenti nè liquidi sul ginocchio stesso. In pratica, un’operazione placebo, fasulla.
L’esperimento fu condotto in doppio-cieco, ovvero in maniera tale che nè i pazienti nè gli sperimentatori sapessero “chi fosse sottoposto a cosa”, per evitare che sia le persone operate che i medici, con le loro aspettative o giudizi, potessero influenzare l’andamento dell’esperimento.
I tre gruppi furono sottoposti, successivamente, allo stesso trattamento post-operatorio e alle medesime procedure riabilitative. I risultati, come accennato in apertura, sono stati sorprendenti: il gruppo che aveva subito la finta operazione ebbe gli stessi miglioramenti degli altri due monitorati dopo il primo e il secondo anno. Il gruppo di persone che fu sottoposto alla reale operazione chirurgica ottenne gli stessi risultati del gruppo placebo, sia nella capacità di camminare che in quella di piegarsi. Un epilogo davvero incredibile.
Ora, giustamente gli autori parlano di cifre: ogni anno vengono effettuate circa 650.000 operazioni per osteoartite, al costo di 5000 dollari l’una. Ma al di là del considerevole risparmio, noi di Spaziomente ci interroghiamo seriamente sulla validità cartesiana che scinde il corpo dalla mente, ancora adesso adottata dall’attuale medicina scientifica.
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E se questo è il potere della mente nel guarire (effetto placebo), non pensate che esista anche un effetto altrettanto potente, uguale e contrario, che può portare alla morte? Sì, esiste, e si chiama effetto nocebo. Si narra di tribù primitive nelle quali lo stregone del villaggio aveva il potere, solo toccando uno dei membri con la punta del suo bastone, di causargli la morte. Quando arrivarono i conquistatori, lo stregone dovette constatare che il suo potere, su questi personaggi, era assolutamente nullo. Forse perchè loro non sapevano che avrebbero dovuto morire?
Ecco perchè l’addestramento è fondamentale, e ci vogliono sottrarre i figli, fin da piccoli, afinchè siano cresciuti, anzichè in famiglia, secondo i programmi ministeriali. Nella favola “I vestiti nuovi del re” è il bambino a vedere che il re è nudo. Ovvio, non ancora “addestrato” a pensare come si deve, dice quello che vede. Sarà per questo che “se non ritornerete come bambini, non entrerete mai (nel Regno dei Cieli)?“
Chi è la bionda nell’immagine? Come minimo, è fotogenica!
Anche molto simpatica!
La giornalista (credo di Canale Italia) Lisa De Rossi.
Info dalla locandina.
Sì ma non di canale Italia
Copio dalle pagine Neuroscienze – link
http://www.teosofia-bernardino-del-boca.it/categorie/genetica-epigenetica/
“Il più vecchio e spettacolare episodio di alternanza, nella stessa persona, di un effetto placebo e del suo contrario nocebo, pubblicato nella letteratura scientifica, è quello descritto nel 1957 da Bruno Klopfer, psicologo tedesco. Un signore di nome Wrigth, affetto da un tumore a uno stadio avanzato, chiese al suo medico curante di essere trattato con un farmaco sperimentale. Dopo un’unica iniezione “il tumore si sciolse come una palla di neve su una stufa bollente” scrisse il medico nella cartella clinica. Poco tempo dopo, il signor Wright, ormai ristabilito, lesse casualmente un articolo che parlava dell’inefficacia di quel farmaco nei tumori. Wright peggiorò di lì a pochi giorni. Agli esami presentò metastasi. A quel punto il medico iniettò al paziente dell’acqua raccontandogli di aver ricevuto una nuova versione del farmaco stavolta efficace. Le metastasi scomparvero! Non sappiamo come andò a finire la storia di Herr Wright, ma sappiamo che negli ultimi cinquant’anni sono stati pubblicati più di cento lavori clinici e sperimentali per cercare di comprendere ciò che è incontrovertibile: il manifestarsi di effetti positivi o negativi nella fisiologia di una persona che ha ricevuto acqua fresca credendo fosse un farmaco, oppure che è stato oggetto di buone o cattive parole….”
Nella stesse pagine si possono leggere altri interessanti articoli tra i quali quelli che riguardano le dichiarazioni rilasciate dal neuroscienziato Jack Gallant, dal prof. Fabrizio Benedetti, massimo esperto di placebo, docente di fisiologia all’Università di Torino e direttore del laboratorio dell’Istituto Nazionale di Neuroscienze situato situato al Plateau Rosa ecc.
e dagli articoli – link: http://www.teosofia-bernardino-del-boca.it/categorie/vaccinazioni/
“Nocebo di massa”:
una volta le chiamavano isterie collettive. La più recente è quella descritta da universitari cinesi che ha riguardato la contea di Heishn interessata nel 2005 dal fenomeno dell’influenza aviaria. Dopo la diffusione della notizia, nel giro di tre giorni, il 100% aveva la febbre. Ma le analisi hanno escluso che fosse aviaria e che quell’epidemia dipendesse da un microorganismo. Un effetto nocebo di massa.”
(dr. Francesco Bottaccioli – sito simaiss.it)
Grazie carissima!
Ovviamente è Paola BOTTA Beltramo…
“E’ universalmente noto che in circa il 98% dei pazienti, ai quali viene eseguita una radiografia, nel giorno della diagnosi di cancro non si riscontra alcuna “metastasi polmonare”. Ma in quel giorno al paziente viene anche detta tutta la presunta “verità”. Per la maggior parte di loro si tratta, come essi stessi dicono, di un terribile shock. Alcuni si riprendono perché, ad esempio, hanno delle persone care vicine. Nel 30-40% dei casi con la medicina classica troviamo degli adenocarcinomi polmonari già a partire da tre a quattro settimane più tardi….Negli animali non vediamo simili “metastasi polmonari” Il primario di Klagenfurt in una conferenza a cui ero presente nel 1991 disse: “Il dott. Hamer dice che gli animali hanno la fortuna di non capire quanto dicono i primari (qui si intende la prognosi) e per questo motivo non hanno metastasi” La mia risposta fu: “Professore, per la prima volta oggi lei mi ha citato correttamente. Sembra che lei stia per capire la Nuova Medicina” (R.G. Hamer – “Testamento per una Nuova Medicina” ed. 2003 – pag. 397)
Copio la risposta ad osservazioni rivoltemi a seguito dell’articolo e dei commenti soprariportati:
In questi trent’anni di ricerca ho conosciuto persone guarite sia dalle terapie convenzionali che da quelle non convenzionali alle quali si sono affidate prevalentemente coloro che non avevano ottenuto alcun esito con le prime.
La terapia del dr. Di Bella costava, nel 97, in media circa 15 milioni al mese; conosco persone che spendono importi ancora maggiori anche attualmente per cure chemioterapiche non mutuabili -quelle cure che il presidente della regione Emilia-Romagna Vasco Errani vorrebbe rendere mutuabili ma che, affermò in televisione, è impresa assai difficile perché costano dieci volte di più di quelle attuali- e che non sempre, purtroppo, sono risolutive.
Conosco una madre che, a seguito di una diagnosi di malattia incurabile del proprio figlio – da tempo guarito anche per la comprensione dello shock psico-biologico vissuto – sviluppò un tumore al seno e che, avendo compreso che quel tumore era la fase di soluzione dello shock subito per la diagnosi del figlio, ora si è anche lei ristabilita. Due anni fa ad un mio parente venne diagnosticato un tumore con prognosi di quindici giorni di vita. La moglie da quel momento smise di mangiare e fu ricoverata per anoressia. Dagli esami il tumore risulta ora scomparso e la moglie si sta faticosamente riprendendo. Una mia parente oncologa mi ha confermato che a volte si riscontra poco dopo la diagnosi di tumore anche un problema oncologico ad un familiare del paziente.
Le notizie che riguardano le asportazioni di organi a scopo preventivo, per timore di sviluppare tumori, e anche quelle relative alle affermazioni del prof. Veronesi, dell’OMS, della rivista Nature circa la necessità di diminuire le cure chemioterapiche fino ad abolirle, non favoriscono di certo la fiducia in queste cure ; tuttavia stimolano la ricerca anche da parte delle singole persone perché è sempre più evidente che fra le cause delle malattie, oltre agli stili di vita, alimentazione, agenti esterni nocivi ecc. ci sono gli shock psico-biologici. Poiché la mente è soggettiva e individuale in questi casi la consapevolezza del proprio sentito/vissuto è molto importante perché aiuta l’eventuale atto terapeutico, l’approfondimento della conoscenza di sé e la responsabilità di ognuno auspicata anche da un recente premio Nobel per la medicina per gli studi sulla genetica cellulare che affermò che si dovrà rifondare la biologia e tutta la biomedicina che ne deriva a partire dallo studio della complessità e che pertanto si andrà verso una medicina personalizzata nella quale ognuno sarà più responsabile della sua salute. Rilevante anche che nelle facoltà di medicina non si studi la ghiandola pineale e nemmeno quella del Luschka.
Ripropongo quanto affermano le ricerche di filosofia della medicina:
“Poiché la salute psicofisica è di fatto correlata positivamente al grado di benessere e di sviluppo economico, ogni tentativo di ridurre le malattie alle loro componenti molecolari/genetiche è destinato a fallire, dato che ci fa dimenticare l’importanza di fattori ambientali, le abitudini e gli stili di vita…. Ogni malattia è un unicum, ovvero qualcosa di irripetibile e variabile da individuo a individuo….La filosofia raggiungerà i suoi migliori risultati quando si confronterà con le singole scienze. (Mauro Dorato – Filosofi della medicina “Pensare la salute e la malattia” “Il sole214ore” 14-11-2010)
che concordano in parte con l’affermazione dell’antropologo-teosofo Bernardino del Boca : “FINCHE’ NON SARA’ FATTA UNA SINTESI TRA I VARI RAMI DELLA SCIENZA * E NON SI SARA’ SOTTOPOSTA QUESTA SINTESI ALLA LUCE DELLA SPIRITUALITA’, IL FENOMENO UMANO NON POTRA’ ESSERE COMPRESO NELLA SUA FINALITA’ E NEMMENO NELLA SUA ESPRESSIONE INDIVIDUALE” (La Dimensione Umana – 1971) * (anche quelle economiche/finanziarie – http://www.teosofia-bernardino-del-boca.it/categorie/scienze-finanziarie-economiche/)
Pur non conoscendo le teorie di Hamer, ho sempre pensato che gli stati di paura ed ansia possano portare a delle malattie. Da ragazzo sempre ansioso…sempre malato…poi mia madre e l’esperienza mi hanno insegnato a dare il giusto “peso” (emozioni) alle cose che accadono ed affrontare la vita con maggior serenità…ovvio senza sembrare insensibili o menefreghisti.
Una mia cugina americana mi ricorda un loro proverbio…”SE C’E UN PROBLEMA E NON C’È LA SOLUZIONE PERCHÉ PREOCCUPARSI? SE C’E UN PROBLEMA E C’È LA SOLUZIONE PERCHÉ PREOCCUPARSI?”
Tornando a noi, ieri ho letto sul quotidiano LA STAMPA – TUTTOSCIENZE un breve articolo in cui la scienza conferma il legame tra psiche-soma-malattia.
L’articolo non c’è su web (non l’ho trovato)…ma ricalca fedelmente quello del 2013 scritto sul altro quotidiano ILSOLE24ORE.
Quindi BE HAPPY! Smile!
ARTICOLO SOLE24ORE e ALTRI
http://salute24.ilsole24ore.com/articles/16133-con-la-depressione-le-cellule-invecchiano-prima
http://www.google.it/search?num=100&newwindow=1&client=safari&hl=it&ei=vkYHU9_OMurMygOU5YHQCg&q=%22josine+verhoeven%22+depressione&oq=%22josine+verhoeven%22+depressione&gs_l=tablet-gws.12…15393.25373.0.26606.22.22.0.0.0.0.171.2227.5j15.20.0….0…1c.1.35.tablet-gws..21.1.120.qsQUcS-tvtE
ARTICOLO ORIGINALE (ENG)
http://www.nature.com/mp/journal/vaop/ncurrent/full/mp2013151a.html
Non siamo fatti per vivere in città…
http://www.lastampa.it/2013/12/16/scienza/benessere/gli-esseri-umani-sono-fatti-per-avere-una-vita-tranquilla-Tei7CRs42AV1TR2sHk5jgJ/pagina.html
Larticolo delle 3 artroscopie e’ una colossale bufala …non si puo’ simulare una artroscopia ( da cui ci si ristabilisce dopo un paio di settimane e piu’ ) con 3 taglietti . Per amore della verità…… sul senso si può essere d’accordo. DC
Strano, in realtà è un “peer reviewed” ufficiale….
LA colossale bufala è scritta sul New England Journal of Medicine: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa013259
Potresti andare a lamentarti lì….
Oppure prima di sparare sentenze avresti potuto documentarti:
http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa013259
http://saveyourself.ca/articles/2008-09-11-knee-surgery-osteoarthritis.php
http://www.newsmaxhealth.com/Health-News/knee-surgery-repair-ineffective/2013/12/26/id/543834/
http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702304244904579278442014913458
http://www.washingtonpost.com/national/health-science/2014/01/06/239f57ee-7236-11e3-9389-09ef9944065e_story.html
http://www.reuters.com/article/2013/12/25/us-common-knee-idUSBRE9BO0BV20131225
….
“…Lacking evidence of the superiority of the arthroscopic treatments over the placebo procedure in relieving pain or improving function…”
che tradotto è:
“… mancando prove di superiorità del trattamento astroscopico rispetto al (puro e semplice, NdT) placebo nell’attenuazione del dolore o nel miglioramento delle funzionalità…”
Dove sarebbe la bufala?
Ripeto , ed é scritto anche negli articoliriportati e nei commenti, non si può simulare artroscopia con tre taglietti sulla pelle. Si può dividere tra art diagnostica e operativa , ma sempre di intervento chirurgico si tratta con inserzione di tre cannule nel ginocchio e liquido. In questi termini ci sta. Leggi anche i commenti agli articoli da te citati….. ciao
Quindi, se non poteva essere simulata, quelli che non sono stati operati non avevano NEANCHE l’effetto placebo? Questo è quello che dici? E di che sono guariti, allora?
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