Quando ho scritto la nota “I tre giorni del condor” avevo tratto lo spunto per quel racconto, a metà fra il fantascientifico e la spy-story, dalle rivelazioni di Benjamin Fulford, autore di bestseller trapiantato in Giappone che racconta degli oscuri meccanismi delle elites mondiali. Tutte invenzioni? Così dicevano alcuni debunker che mi hanno preso in giro come un “boccalone“, uno che crede a tutto, che non è del tutto a posto, e via dicendo. A dire il vero io stesso avevo messo le mani avanti esordendo con una premessa tranquillizzante: “Premessa #1: prendete le righe che seguono come futto di fantasia; una mente da complottista che probabilmente ogni tanto “sballa“, per cui non preoccupatevi di contraddire o di trovare eventuali incongruenze o anomalie: ci saranno sicuramente.”
Poi però, alcune informazioni più approfondite, come quelle prese da Michael Rivero nel suo bellissimo “All wars are bankers’ wars” in cui, effettivamente, veniva confermata la consegna volontaria di tutto le loro riserve d’oro, da parte degli stati del mondo, alla Federal Reserve americana, la quale si impegnava a mantenere fisso il cambio del dollaro con l’oro, a (mi pare) 37 dollari l’oncia. Ma quando fu chiaro a tutti che gli americani avevano stampato molto più dollari di quanto non consentisse l’oro depositato, e che il cambio non poteva più essere mantenuto tale, il presidente Nixon, il 15 Agosto del 1971, annunciò la sospensione “temporanea” del cambio del dollaro con l’oro. Sospensione che, da temporanea, divenne definitiva.
Ulteriore conferma l’ho avuta oggi guardando il video che vi linko sotto e che riprende la notizia, di qualche mese fa, riguardante la richiesta della Germania di avere indietro il suo oro. Richiesta che viene puntualmente disattesa:
- dapprima viene detto che per completare la restituzione dell’oro si dovrà arrivare al 2020;
- poi comincia ad effettuare parziali restituzioni, ma in quantità inferiori di meno della metà di quelle necessarie per arrivare a riconsegnare tutto l’oro alla Germania entro il 2020;
- e oltretutto non restituisce i lingotti originali, quelli con i simboli identificativi e i numeri progressivi, ma dice che, per esigenze di trasporto, hanno dovuti fonderli in nuove forme (perdendo così la preziosissima identificazione originaria),
- e – pare- con un livello di purezza inferiore: se i lingotti originali erano puri al 99%; questi solo al 90%.
Sappiamo bene che non diciamo nulla di nuovo se diciamo che siamo stati ingannati, a tutti i livelli, in tutti i modi, in tutti i campi. Ma sarà divertente vedere come faranno ad insabbiare anche questo imbroglio, che non è ai danni di un singolo o di una massa di singoli, ma ai danni di stati interi.
E approfitto per suggerire la lettura di un bellissimo libro scritto all’inizio del secolo scorso: “Oro“, dove viene fatto chiaramente vedere come la nostra percezione e le nostre previsioni siano l’unica cosa che dà valore a questo insulsissimo e, per certi versi, inutilissimo metallo.
********************************************
“Gold”…”Geld”…”G”…”Geova”…”Giove”…
********************************************