A seguito del post di ieri (“Rivoluzione fiscale: ultima spiaggia?“) e dei relativi commenti ricevuti (su Stampalibera) ho pensato che il tema delle tasse può diventare quel motorino di avviamento per un cambiamento epocale che altri concetti, pur molto più nobili e d’impatto come il signoraggio, la sovranità monetaria, la sovranità militare, ecc. non riescono ad avere. Siamo la nazione del “tengo famiglia“, come dire: “sì, lo so che ci sono tanto problemi, ma alla fine, quello che desidero è starmene in pace a casa mia con i miei cari, non chiedermi di più” e se non riusciamo a “stanare” i nostri concittadini per serate informative gratuite sull’economia, o su altri temi anche più gravi, come le adulterazioni del cibo, gli OGM, le scie chimiche, forse con il tema delle tasse ci riusciremo.
Eh sì, perchè qui si tratta di legittima difesa, e si tratta di qualcosa che non possiamo evitare: anche se decidiamo di starcene buoni buoni a casa nostra, e non rompere le scatole a nessuno, la squadra di Befera&C. ci viene a trovare a casa e ci chiede di svuotare le tasche. E a quel punto i nosri desideri di essere lasciati in pace non servono più a nulla:
- anche se non abbiamo mai fatto politica;
- anche se abbiamo accuratamente evitato di parlare di politica nelle cene con amici;
- anche se non ci siamo mai interessati di 11 settembre o di scie chimiche o di omicidio Kennedy;
- non ci è mai neanche passato lontanamente per la testa di andare in piazza a manifestare o di fare uno sciopero,
beh, sulle tasse non serve fare il pesce in barile: ti vengono a scovare nell’intimo della tua casa, e te ne portano via sempre di più.
Tralascerò in questa serie i motivi per cui è opportuno pagare meno tasse: chi conosce di signoraggio sa bene che le tasse servono solo in uno stato che ha delegato (diremmo meglio: regalato) la propria sovranità mometaria a pochi, potentissimi, privati; cercherò di fare vedere l’iniquità del sistema che permette ai detentori di grandi patrimoni e alle grandi multinazionali di non pagare – legalmente – tasse, con mezzi che sono al di fuori della portata dei piccoli contribuenti, evidenziando in tal modo l’iniquità di un sistema che vessa i poveri e risparmia i ricchi. realizzando con ciò non soltanto una grande ingiustizia ma anche un danno all’economia: perchè i soldi sottratti ai poveri sono soldi sottratti all’economia (i poveri spendono tutto quello che hanno) mentre se somme analoghe (o superiori) fossero sottratte ai ricchi l’economia non ne risentirebbe.
Innanzitutto andremo a vedere come funziona il sistema di “tax avoidance” (dire tax evasion sembra brutto… e soprattutto illegale: meglio parlare di tax avoidance) delle grandi multinazionali. cerchiamo di capire, oltre ai metodi concreti, anche i principi che stanno sotto, e vediamo cosa si può traslare per similitudine anche al privato. Ovviamente sempre restando all’interno della legalità, ci mancherebbe.
Come sempre, ben accetti contributi di tutti. magari ne viene fuori un altro libro o, che so, un “Manuale di sopravvivenza contro l’avidità della macchina burocratica”. Per ora vi lascio con questa divertente scenetta, emblema dell’indisponibilità verso un utente, tipica, nell’immaginario collettivo, della macchina burocratica. (per chi non conosce l’inglese: ma non può guardare… Nooo… il computer dice Nooo… Ma non ha neanche schiacciato un tasto … Click! Il compuer dice Nooo….)
“La Tassazione dei Poveri
è sempre stata l’Origine di tutte le Rivoluzioni…”
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non ne cito la “Fonte”…è troppo…”famigerata”!!!
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Ciao Alberto, e fare delle serate delle tasse con ingresso con titolo: “UN EURO PUO’ BASTARE!” non sarebbe accattivante?
😉
shalom amicooo
🙂