Una delle fortune più grandi della mia vita è rappresentata da alcune persone che ho incontrato, e fra queste, va riconosciuto, alcuni preti, illuminati e illuminanti. Da un po’ di tempo frequentiamo una parrocchia, qui a Padova, dove il parroco si ingegna ogni domenica a trovare qualche gioco, qualche immagine, qualche metafora per far passare un concetto ai bambini. E il più delle volte (siamo o non siamo tutti bambini?) quello che ti rimane più impressa è proprio quest’ultima parte della predica.
Chi frequenta queste pagine sa che è venuto fuori più volte il dibattito fra l’opportunità di impegno pubblico o privato: se sia meglio impegnarsi per cambiare la società, le regole, la politica, o se questo potrà avvenire solo come effetto collaterale, secondario, di un cambiamento interiore, privato, individuale. Risposta non c’è, o forse chissà, perduta nel vento sarà... cantava Bob Dylan. Probabilmente non esiste una risposta univoca: siamo diversi, con diversi doni o carismi, diverse passioni e gusti, e va bene così.
Ma l’esempio di don Romeo di oggi mi è proprio piaciuto e mi sembra calzi a pennello con questo dibattito, per cui ve lo racconto.
Un vaso con 300 dadi. Ipotizziamo di volere tutti i dadi per terra, sul pavimento, con il “6” rivolto verso l’alto. Regola: non possiamo metterle noi: possiamo solo lanciarli. E fare quanti tentativi vogliamo.
Qual’è la probabilità che, lanciando tutti i dadi, si ottengano tutti 6? (per noi che conosciamo la matematica, 1/6 elevato alla 300-sima… oltre 234 zeri dopo la virgola… non basterebbe un miliardo di miliardi di anni di tentativi, anche ammettendo di fare un tentativo al secondo). Insomma, impossibile, da un punto di vista pratico. Ma… se facessimo in un modo diverso? Se dessimo un dado ad ogni persona presente in chiesa, e chiedessimo ad ogni persona, individualmente, singolarmente, di lanciare il dado, e di fermarsi non appena arriva il primo 6? Probabilmente non servirebbe arrivare alla fine della messa per avere tutti i dadi per terra con il “6” rivolto verso l’alto. Un miracolo!
Forse il punto è tutto qui. Smettiamola di voler cambiare la società, tutti gli altri, tutti insieme, come piace a noi. E lavoriamo per modificare ciò che veramente possiamo modificare: noi stessi. In fondo, anche Dio ha con tutti noi una pazienza infinita: vogliamo non averla noi coi nostri fratelli?
Il dilemma proposto nell’articolo, se ho capito, presenta due alternative: tentare di convincere gli altri inducendoli a fare ad una scelta migliore: scelta politica, oppure affidarci ciecamente a Dio, omutando la nostra vita individualmente, rinunciando con questo alla libertà di critica, alla nostra onesta coscienza ed al libero arbitrio individuale?
A me, scusate questo sembra uno scherzo astuto.
Che cosa significa cambiare la mia vita? Obbedire ciecamente alle direttive di un’organizzazione umana col peso del suo marciume che nel corso dei secoli ne ha combinate di tutti i colori ed ha usato Dio a scopi di potere pro domo sua?
Perchè le due alternative non possono convivere?
Cioè, Perchè io non posso fare un’attività politica, beninteso dentro le norme Cristiane ma senza dar troppo peso alla gerarchia ecclesiastica, duramente rimproverata dalla stessa Madre di Dio? Chi mi garantisce che i preti non vogliano in definitiva piegarmi ai loro scopi di potere mondani, esattamente come fa la Sinagoga di Satana?
Le due cose possono non essere in alternativa. Ma, come sicuramente ricordi, caro Eliseo, proprio su queste pagine si sono accesi dibattiti, in particolare con Marco (Parusia) e fabio (duxcunctaror), in particolare in occasione del mio impegno politico, sulla opportunità o meno di perseguire (esclusivamente) la pista politica.
non si tratta di credere ai preti ma al Vangelo, quando questa è la discriminante scoprirai che oltre al marciume ci sono tanti preti che seguono il Vangelo e sopratutto lo mettono in pratica e tirano il loro dado.
se Cristo senza chiesa non esiste come puo’ esistere un cristiano senza chiesa perseverare è meglio che desistere la preghiera salvera’ il mondo l’ha detto Gesu’dopo aver fatto tutto quello che dovevamo fare ci tocca pure dire servi inutili
Bellissimo post con un quesito forte.
Personalmente non c’è dilemma, Gesù ha acceso un fuoco d’Amore già sapendo che non tutti si sarebbero accesi al Suo calore.
Sapeva però che coloro che aveva acceso avrebbero continuato a portare la Fiaccola ad altri, che a loro volta avrebbero preso fuoco, per incendiare l’umanità.
Ha detto, continuate a portare questa fiaccola senza stancarvi mai, so che non riuscirete ad arrivare ad accendere tutti ma non vi preoccupate tornerò per raccogliere i frutti della semina d’Amore.
Chi crede in Lui porta il fuoco ma aspetta che Torni perchè sa che non sarà l’uomo a realizzare il regno di Dio sulla terra.
E’ una scelta personale spargere amore e comprensione attorno a sé, ovvio che chi ne è attratto fa gruppo ma è praticamente impossibile da imporre a chi non è capace di credere.
La sofferenza nella carne è grande e tutti ne siamo spaventati, la paura ci frena e accumuliamo per l’ego, con l’aiuto di Gesù tutti continuiamo lentamente il cammino.