Dall’amico Andrea Cavalleri ricevo e volentieri pubblico.
Con una svolta autoritaria che non ha precedenti dal dopoguerra ad oggi, i governi occidentali stanno varando all’unisono i matrimoni omosessuali, contestualmente al reato di omofobia, che vieterà ogni discussione a riguardo. Dato che la democrazia si fonda sulla dialettica tra maggioranza e minoranza, i numeri contano, e parecchio, nell’inquadramento politico di un fenomeno.
Per prima cosa, dunque, esaminiamo qualche cifra, che illustri quante siano le persone coinvolte dai progetti di legge che stanno tenendo banco in parlamento, quasi riguardassero un’emergenza nazionale. Se cominciamo da casa nostra, scopriamo che in Italia parecchi fra comuni e regioni hanno istituito i registri delle unioni civili, a cui possono iscriversi anche le coppie omosessuali.
Se le cose stessero come vuole la narrativa dei media, cioè che i poveri gay sono discriminati e non possono coronare i loro sogni di veder riconosciuta la propria unione, questi registri dovrebbero rappresentare una manna per le coppie alternative, che potrebbero cominciare ad esibire l’ufficialità comunale o regionale.
Invece i registri sono andati pressoché deserti, in una desolante indifferenza.
Vediamo un po’ i gay che hanno ufficializzato l’outing: Bologna, in tredici anni zero iscritti; Empoli in vent’anni 2 coppie; Pisa in quindici anni 4 coppie; Firenze 17 coppie in undici anni; a Pesaro dove si rilascia anche uno speciale stato di famiglia una sola coppia. In tutta la Regione Campania al primo anno zero iscritti. Meno peggio a Roma e soprattutto a Milano, che può vantare l’iscrizione di ben 39 coppie.
Ma quale sia la dimensione sociale del fenomeno lo spiega il raffronto con i matrimoni tradizionali (250.000 nel 2008, in calo fino ai 200.000 nel 2011 -dati EUROSTAT-). Insomma al governo sembra urgente occuparsi dei quattro gatti gay, mentre milioni di famiglie coniugate pagano più tasse dei conviventi, non arrivano a fine mese e ovviamente non procreano, mentre infuria una terribile crisi demografica, che sta producendo un drammatico invecchiamento della popolazione e che ha persino gravi risvolti economici.
Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, minimizza l’insuccesso dei registri locali, spiegando che quelle liste sono solo una battagliasimbolica, ma che in realtà gli omosessuali aspettano una legge. Allora guardiamo cosa è successo dove la legge c’è. Tra i primi Paesi ad approvare le unioni omosessuali c’è stata la Svezia: 749 matrimoni gay nei primi 4 anni di nuovo regime (con tanto di effetto accumulo di coloro che non potevano sposarsi perché la normativa non lo prevedeva) contro 160.000 matrimoni normali nello stesso lasso di tempo. Similmente la Norvegia: 674 nozze gay mentre si celebravano 96.000 matrimoni tradizionali.
Insomma i numeri ci raccontano una realtà di questo tipo: che una categoria privata fortemente minoritaria (i gay), pretende la massima attenzione e pieno riconoscimento istituzionale. Dobbiamo spiegare questa affermazione, perché la maggioranza delle persone non è abituata a pensare in termini politici e fatica a distinguere ciò che è pubblico da ciò che è privato e comprendere i motivi per cui alcune cose (come il matrimonio) sono considerate pubbliche, mentre altre no .
La ragione per cui tutti i popoli e le civiltà della storia hanno regolamentato il matrimonio, facendone un istituto pubblico, è legata alla procreazione, alla cura e all’educazione dei figli. Dato che per uno Stato il primo e fondamentale capitale è costituito dai suoi cittadini, è interesse dello Stato creare le condizioni per sostenere, curare e accrescere questo capitale.
E la condizione fisica per la procreazione è quella di essere una coppia eterosessuale. Ma anche procedendo oltre il dato biologico, risulta la coppia uomo-donna quella più adatta ad assicurare la crescita ben ordinata dei figli, improntati ad una visione positiva della vita. Esistono interminabili statistiche, che mostrano, oltre ogni ragionevole dubbio, come i figli delle coppie complete (padre-madre) stabili e unite abbiano più probabilità di successo nella vita e siano meno esposti a problemi psicologici e a tutte le devianze, come droga, criminalità o microcriminalità, abbandono scolastico e, nel futuro, divorzi.
La coppia omosessuale, non avendo i requisiti fisici per la procreazione, né potendo costituire un buon humus educativo, non è mai stata considerata un fenomeno pubblico: a seconda dei tempi, dei luoghi e dei costumi, è stata repressa, tollerata, o praticata con entusiasmo, ma sempre come fatto privato: mai una legislazione ha spostato queste prassi nella sfera pubblica. Questa limitazione della coppia gay, non deve essere vista come una colpevolizzazione, ma un semplice riconoscimento dei fatti, così come, in modo del tutto analogo, una coppia eterosessuale sterile non percepisce le detrazioni per i figli a carico.
Per fare un esempio è come se le coppie stabili di “Bridge” (che sono ben più numerose delle coppie stabili omosessuali) indicessero le sfilate del “Bridge day pride”, con carri a forma di tavolini e mazzi di carte in testa, e poi chiedessero al governo le “nozze Bridge” così: “Quando io dirò l’ultimo passo e farò il morto, il mio partner potrà prendere la pensione di reversibilità”.
Il Bridge sarà pure un gioco bellissimo, ma non ha quell’incidenza nella realtà sociale che lo possa rendere un fatto pubblico. Del resto neppure esistono i PACS per le coppie di amici, pur essendo l’amicizia una cosa splendida e un fattore indubbiamente positivo per innalzare la qualità della vita.
Ma torniamo a Grillini, perché un intervistatore gli ha posto la domanda più ovvia: lo scarso numero di iscrizioni ai registri delle unioni civili potrebbe anche essere dovuto al disinteresse verso il matrimonio? La risposta dell’arcigayo è rivelatrice: “È possibile ma il punto non è questo. A prescindere da tutto i diritti devono essere uguali per tutti. Molti dicono che non si sposeranno mai, ma questo non vuol dire che non ci debba essere la possibilità di farlo.”
I diritti devono essere uguali per tutti? Allora perché i minorenni non possono votare, perché gli schizofrenici non possono guidare l’automobile, perché i carcerati non possono detenere armi come le guardie? Discriminazione, razzismo, urgono battaglie civili!
Da questi esempi si capisce subito quanto sia vuota di significato la frase di Grillini, i diritti infatti potranno essere uguali per le persone che sono in eguali condizioni. Persone in condizioni diverse avranno diritti diversi.
Questo elementare ragionamento, del tutto lapalissiano, lo fa, tale quale, Nathalie de Williencourt.
Chi è costei? È la portavoce di Homovox che è l’associazione a cui aderisce la maggioranza degli omosessuali francesi, e che probabilmente conta anche più iscritti dell’Arcigay di Grillini.
Ecco le sue testuali parole: “Rappresentiamo la maggioranza dei francesi omosessuali ma non ci ascoltano. Non vogliamo il matrimonio, perché non siamo come le coppie eterosessuali, che possono fare figli”. Non solo Homovox non vuole il matrimonio, ma neppure l’affidamento di bambini a coppie gay e soprattutto non vogliono essere trattati allo stesso modo delle coppie eterosessuali perché, sostengono con logica cristallina, “siamo diversi: quindi non vogliamo eguaglianza, ma giustizia”.
Ascoltando la Williencourt si scoprono altre cose interessanti. “In Francia ci censurano, si ascoltano sempre le lobby LGBT, parlano sempre loro nei media, ma la maggior parte degli omosessuali sono amareggiati dal fatto che questa lobby parli a loro nome, perché non abbiamo votato per loro e non ci rappresenta”. Cosicché Homovox ha partecipato alla sfilata di Parigi contro la legge Taubira sul matrimonio omosessuale.
Quindi quella che viene raccolta dal governo come “opinione pubblica” e come “nuova campagna per i diritti civili” è in realtà l’opinione avvelenata di una minoranza della minoranza.
Strano concetto della democrazia!
Ma se il matrimonio omosessuale non serve ai gay, a questo punto dobbiamo chiederci a cosa serve.
Esistono studi antropologici condotti nelle università europee ed americane, che grazie all’osservazione dei Paesi che hanno già introdotto le nozze contro natura, ne hanno potuto verificare gli effetti (si cita ad esempio un ottima sintesi del professor Stanley Kurtz).
Ebbene, l’unica conseguenza veramente sensibile di quelle leggi è di svilire e screditare l’istituto matrimoniale.
Nei Paesi scandinavi, da quando i gay si sposano, sono considerevolmente aumentati i divorzi e soprattutto le nascite dei bambini fuori dal matrimonio, che rappresentano ormai il 60% del totale.
Strano che le donne, che prima di generare un figlio solitamente desiderano sentirsi sicure, protette dall’impegno del proprio uomo responsabile e fedele, rinuncino a sposarsi.
Eppure non è difficile capire come una ragazza, che si sta apprestando a ricoprire la missione di moglie e di madre, immaginando al proprio posto i protagonisti delle penose scene dei gay pride e vedendosi equiparata ad essi perda la voglia: se il matrimonio è quello, ne fa volentieri a meno!
Dunque, sia il ragionamento sia la casistica ci dicono che l’apertura del matrimonio agli omosessuali produce vantaggi insignificanti per loro, ma danni consistenti per tutti gli altri (che sono la grande maggioranza).
Insomma la parificazione di diritti prodotta dalle nozze gay equivale al discorso che potrebbero fare le persone con una mano amputata: “Vogliamo essere come gli altri – ma non si può – e allora tagliamo una mano a tutti”. Questo è il tipo di risultato meschino e perdente che si può ottenere da tali iniziative.
Quindi i Grillini, i Galan, i Bondi e le Prestigiacomo, o sono così sprovveduti da non capire dove va a parare la loro proposta di legge, oppure, per qualche misteriosa ragione, si adoperano per demolire sempre di più la famiglia e, così facendo, rovinare quella che poteva essere la serena esistenza di tantissime persone.
Il tutto in base a una logica estranea ai fondamenti del diritto e della democrazia.
Onestamente vedere il gay pride non sminuisce la mia voglia di sposarmi…ritengo il matrimonio un giuramento tra due persone e per me non viene meno certo l’importanza aprendolo alle coppie gay.
Il valore che dò all’istituzione del matrimonio è una profonda convinzione che non può facilmente essere cambiata, se invece la mia idea fosse superficiale allora, si, perdebbe di forza (ma lo farebbe anche sentendo i racconti di donne più grandi e divorziate a causa dei tradimenti dei mariti), proprio oggi la mia collega mi raccontava dei suoi 2 matrimoni falliti, adesso convive e non ha la minima intenzione di risposarsi…non credo che dipenda dal gay pride.
E’ ridicolo pensare che le donne reputino sminuito il matrimonio solo perchè viene concesso a delle coppie omosessuali, la realtà è che negli ultimi tempi c’è stata una generale svalutazione del matrimonio, vuoi per le difficoltà economiche, vuoi per un’infinita protrarsi dell’adolescenza i giovani di oggi preferiscono convivere piuttosto che sposarsi, probabilmente la società non è stata sufficientemente adeguata nell’educare i suoi giovani all”importanza del matrimonio.
Trovo anzi che incoraggiare delle coppie che potrebbero non sposarsi a farlo sottolinei la differenza che esiste tra una semplice convivenza e un matrimonio, a questo punto il matrimonio (civile) diventa un valore aggiunto alla coppia quel di più che la distingue da chi convive.
Da cattolica e ex animatrice acr ho sempre creduto e insegnato ai miei animati che il comandamento principale di Gesù sia l’amore e il profondo rispetto per il prossimo.
Gesù insegnava a non essere “sepolcri imbiancati” che si riempiono la bocca criticando coloro che ritengono “diversi”, bensì ad amare i propri fratelli.
Temo che dietro a tanta retorica si nasconda una ben più semplice intolleranza nei confronti di persone percepite come diverse.
Ciao Elena.
Concordo che, per come l’ha messa giù Andrea, il sillogismo appaia troppo immediato e magari non condivisibile.
Ma a me sembra che la promozione dell’omosessualità (NB: ho detto “promozione” dell’omosessualità, non omosessualità, giusto a evitare polemiche) vada a braccetto con l’attacco alla famiglia, nucleo di difesa (forse l’ultimo rimasto) contro lo strapotere delle multinazionali mondialiste. (*)
MA le mie impressioni contano poco. Conta molto di più il loro PROGRAMMA scritto nel memorandum Jaffe, che ho commentato in questo post: https://www.ingannati.it/2012/06/20/attacco-alla-famiglia/
(*) e, si noti bene, non lo dico solo io, da cattolico, lo dice anche David Icke, che non mi sembra si sia mai proclamato credente nè tantomeno Cristiano o Cattolico.
Sei andata dritta al punto, come una spada laser, Elena.
Toccando la contraddizione manifesta dell’articolo di Andrea, pur pregevolissimo per tanti aspetti (impagabile l’esempio della richiesta di riconoscimento delle “coppie fisse” di Bridge o dei PAC per le coppie di amici)
Che, come qualsiasi altro sforzo interpretativo delle dinamiche di questi nostri Tempi che non si appelli manifestamente ed inequivocabilmente al Vangelo: resta “monco” e lasciandoti la sensazione di “incompiuto” e “non detto”.
Tra l’altro, non ricorrendo Andrea alle categorie escatologiche (che, oltre ad essere le uniche che permettono di darci compiutamente conto di questi nostri tempi: sono, peraltro, anche squisitamente evangeliche), gli resta “per aria”, in coda del suo articolo, anche la domanda: “perché lo fanno?”.
Vi segnalo questa storia, che permette di trattare la questione con categorie al 100% evangeliche (parafrasando una pubblicità di Mammona, potremmo dire: “Gospel inside”):
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2013/7/16/NOZZE-GAY-Philippe-Ari-o-io-omosessuale-vi-spiego-perche-la-Chiesa-ha-ragione/408328/
Dio ci benedica, la Madonna ci accompagni, San Michele Arcangelo scorti le nostre vie
+Christus Vincit+
Maranathà
Parlando in categorie apocalittiche, questa è la corsa del quarto cavallo (che ha debuttato ufficialmente nella rivoluzione sessuale del 1968). Ma l’articolo è rivolto anche ai non credenti. 🙂
In questo caso mi trovo daccordo con te e con la mia tesi che sostiene che la società stà sminuendo il valore del matrimonio in generale…su una ventina di punti solo uno è sugli omossessuali, gli altri mi sembrano molto più importanti e incisivi…allora perchè non concentrarsi su quelli più importanti?
Copio dal blog di Costanza Miriano un commento che chideva scientifictà nell’affrontare l’argomento “figli di coppie omosessuali” e la sua risposta.
federicobatini
24 luglio 2013 alle 19:12
Carissimi tutti,
gli artifici retorici si smascherano da soli e chi ne ha un minimo di cognizione riconosce in questa lettera alcuni dei più elementari (basterebbe, per dire, aver letto Manzoni per riconoscere il paternalismo che nemmeno ci si preoccupa di nascondere), la cosa più divertente è che molti dei post paiono scritti (per stile e modalità) dalla stessa persona. Pongo alcune domande, spero che mi risponderete e non farete come con Roberto e come con tutti coloro che vi hanno messo in difficoltà argomentando in maniera razionale e cortese, spostando il piano, facendo battute, ma senza dare nessuna risposta sugli argomenti:
1) perché citate tutti e solo da Tempi.it? vi pare una rivista scientifica? a me risulta essere una rivista confessionale, come dire… non ci vuole di essere geni (e io non lo sono), basta guardare l’home page. Sarebbe come se io vi postassi per sostenere opinioni diverse solo link dal sito dell’arcigay. Se il confronto è fatto su un piano dottrinale… allora ditelo e sappiate che non potete pretendere uno Stato asservito alle logiche della vs. Chiesa… oppure confessate il vostro integralismo religioso (e fondate un partito che proponga questo, vediamo chi vi vota…), se il confronto è su un piano di dialogo/confronto/apprendimento, tentativo di comprensione… abbiate rispetto verso gli altri. Rispetto significa anche documentarsi seriamente. Ecco la domanda: Quali sono le vostre fonti scientifiche per dire ciò che dite? Mi citate, per cortesia, tre libri non confessionali che avete letto su queste tematiche? Non importa che gli autori siano cattolici o meno, vi chiedo solo di citare tre testi scientifici.
2) la ricerca scientifica, ahimé non si fa con le posizioni dogmatiche, si fa seguendo le regole e le procedure della comunità scientifica. Non lo sostengo io, lo sostiene il dibattito scientifico internazionale, lo sostiene anche il vs. Papa emerito, per citare una fonte a voi gradita (ovviamente lo cito come teologo, non certo come Papa). Sostenere che l’opinione personale di uno psichiatra sia una fonte scientifica equivarrebbe a dire che visto che io sono un ricercatore e mi occupo di questi temi… ora dovete tutti ascoltare me e essere d’accordo. Lo trovereste assurdo, giusto? Be’ state facendo lo stesso. Dico…. vi rendete conto di ciò che scrivete oppure no? Citare uno psichiatra (toh guarda su Tempi.it), una fantomatica ricerca (toh guarda, su Tempi.it) e dire che questo equivale a dire che voi siete razionali e argomentate, ricorda molto il famoso professore scoperto di notte a colorare il topolino che doveva, secondo il suo esperimento, risultare pieno di macchie la mattina dopo… Vi rendete conto degli artifici che utilizzate e lo fate volontariamente oppure siete in buona fede? Quale sarebbe la vostra epistemologia?
3) attenzione a citare la “naturalità”, in Natura esistono moltissime cose che voi non approvereste. Conoscete l’organizzazione delle coppie e l’allevamento dei figli nelle varie specie animali? Consiglio di approfondire.
4) sostenere che la famiglia nucleare sia quella che “da sempre” è stata al centro della società e dell’educazione significa dimostrare un’ignoranza della storia che nemmeno pensavo potesse esistere. Sapete tutti che la famiglia nuclerare è un prodotto post-rivoluzione industriale e, per l’Italia, addirittura post-seconda guerra mondiale?
5) i valori di una volta… ma qualcuno di voi conosce intimamente la società contadina che è stata prevalente fino agli anni ’50-’60 in Italia, con l’organizzazione societaria secondo modelli patriarcali? chiedete a vostra nonna, se è ancora viva, cosa succedeva a una ragazza… normalmente…. in case in cui si dormiva anche in dieci in una stanza.
6) perché parlate di diritti dei bambini e non provate a chiedere ai 100.000 bambini italiani che vivono già (pur senza alcun riconoscimento) in coppie omogenitoriali in Italia, cosa ne pensano? vi interessano davvero i loro diritti? sapete che i genitori eterosessuali, sposati in Chiesa, e i consanguinei fino al primo grado, sono la prima causa di morte violenta degli adolescenti? (ovviamente dopo gli incidenti stradali che, in genere, non comportano volontà di alcuno);
7) io credo che tutti coloro che temono l’estensione dei diritti di cui già godono agli altri, siano come quello che diceva che la fame nel mondo è necessaria, perché se tutti potessero mangiare… non vedo che gusto ci sarebbe a farlo.
Vi prego di non rispondere con offese, battute o cambiando piano, come avete fatto con Roberto: la sua osservazione sulle leggi Reale-Mancino è sacrosanta e non mi pare pretestuosa né capace di offendere qualcuno, ma non ho letto alcuna risposta.
Io ho avuto la pazienza di leggere anche cose che, vi giuro, offendono la mia sensibilità, mi fanno arrabbiare, mi scandalizzano, ma ho tentato di argomentare partendo dalle vostre posizioni, non dalle mie.
Ho preferito non affermare, in alcun modo, invece cosa penso io, e non cercherò di convincervi della mia opinione (che pure ho strutturato dopo un decennio di ricerche sul campo e lavorando con le persone), ho soltanto rilevato molte contraddizioni e artifici verbali e retorici nelle vs. discussioni e ho provato a pormi/porvi delle domande. Se avete voglia, tempo, modo e argomenti concreti per rispondere vi sarò grato, altrimenti pazienza.
Una sola nota personale: permettetemi di sperare che Fabio non esista o che se esiste, abbia frequentazioni di amici che non vogliono spiegargli a cosa ha diritto e cosa no e lo trattino con meno paternalismo (paternalismo che, di solito, si riserva ai minus habens).
saluti cari, davvero, a tutti coloro che vorranno impegnarsi nella comprensione e non nel giudizio degli altri.
federico
Risposta
admin
25 luglio 2013 alle 02:29
@federicobatini
Il miglior studio al riguardo è quello curato da Mark Regnerus e pubblicato nel 2012. Lo studio vanta un impianto metodologico inedito quantitativamente e qualitativamente, sia perché si basa sul più grande campione rappresentativo raccolto sul tema (12.000), sia perché per la prima volta fa parlare direttamente i “figli” (ormai cresciuti) di genitori omosessuali:
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0049089X12000610
Ovviamente lo studio di Regnerus è stato fatto oggetto da attivisti gay delle accuse più svariate. In sintesi, lo studio sarebbe inficiato da pregiudizio antigay e mancherebbe dei necessari requisiti di rigore scientifico.
Ma l’accusa è stata seriamente rintuzzata da un pronunciamento dell’Università del Texas, la qule a fronte delle accuse mosse a Regnerus, la quale “ha stabilito che nessuna indagine formale può essere giustificata sulle accuse di cattiva condotta scientifica presentate contro il professore associato Mark Regnerus riguardo al suo articolo pubblicato sulla rivista “Social Science Research… Non ci sono prove sufficienti per giustificare un’inchiesta… la questione si considera chiusa dal punto di vista istituzionale”
La tempesta che è seguita alla pubblicazione del suo studio ha costretto l’Università del Texas, per cui Regnerus lavora, a diramare questo comunicato:
http://www.utexas.edu/news/2012/08/29/regnerus_scientific_misconduct_inquiry_completed
nel quale si legge che «L’Università del Texas ha stabilito che nessuna indagine formale può essere giustificata sulle accuse di cattiva condotta scientifica presentate contro il professore associato Mark Regnerus riguardo al suo articolo pubblicato sulla rivista “Social Science Research. Non ci sono prove sufficienti per giustificare un’inchiesta, la questione si considera chiusa dal punto di vista istituzionale»
A riguardo del rigore scientifico dello studio di Regnerus:
– il demografo Cynthia Osborne riconosce che «lo studio Regnerus è il più scientificamente rigoroso della maggior parte degli altri studi in questo settore»:
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0049089X12000774
– Walter Schumm, docente di “Family Studies and Human Services” presso la Kansas State University ha commentato: «Una cosa è certa: questo studio rappresenta un serio tentativo di ottenere informazioni obiettive che raramente sono state disponibili prima, e non deve essere liquidato semplicemente a causa del disagio che può provocare»:
http://www.mercatornet.com/mobile/view/does_it_really_make_no_difference_if_your_parents_are_straight_or_gay
– 18 docenti universitari hanno difeso il lavoro di Regnerus (e stigmatizzato le critiche pretestuose e preconcette che l’hanno assalito), pubblicando sul sito della Baylor University “A social scientific response to the Regnerus controversy”, nel quale essi affermano che
“Sebbene l’articolo di Regnerus non sia privo di limiti, in quanto scienziati sociali, pensiamo che gran parte delle critiche ricevute siano ingiustificate… la stragrande maggioranza degli studi pubblicati prima del 2012 su questo tema hanno fatto affidamento a piccoli campioni non rappresentativi; al contrario, Regnerus per raggiungere le sue conclusioni si è basato su un campione di grandi dimensioni, casuale, di oltre 200 bambini allevati da genitori che hanno avuto relazioni omosessuali, confrontandoli con un campione casuale di oltre 2.000 bambini cresciuti in famiglie eterosessuali. Noi riteniamo che lo studio di Regnerus, che è uno dei primi a fare affidamento su un ampio campione, casuale e rappresentativo di bambini di genitori che hanno avuto relazioni omosessuali, ha contribuito notevolmente ad arricchire di informazioni il dibattito in corso tra studiosi sulle famiglie dello stesso sesso in America”:
http://www.baylorisr.org/2012/06/a-social-scientific-response-to-the-regnerus-controversy/
Oltre allo studio di Reginerus in quel numero di “Social Research” vi sono altri studi, in particolare quello di Loren Marks, “Same-sex parenting and children’s outcomes: A closer examination of the American psychological association’s brief on lesbian and gay parenting”. Marks esamina gli studi condotti su bambini allevati in “famiglie” omosessuali e conclude che la scientificità di questi studi è assai scarsa, essendo stati condotti su “campioni di comodo” (convenience samples) e per giunta molto ridotti (1). Eppure sono stati i risultati di questi “studi” ad essere reclamizzati da alcuni ricercatori e organizzazioni professionali, tra cui spicca ovviamente l’influente American Psychological Association (APA) con la sua celebre Dichiarazione “Lesbian and Gay Parenting” (2005). Nelle conclusioni finali il documento affermava che “non un solo studio ha riscontrato che i figli di genitori lesbiche o gay sono svantaggiati in alcun modo significativo rispetto ai figli di genitori eterosessuali”(Not a single study has found children of lesbian or gay parents to be disadvantaged in any significant respect relative to children of heterosexual parents).
Alle pagine 738-738 lo studio riporta una tabella dove sono elencati questi studi realizzati in un contesto di militanza e privi di scientificità. Solo per dirne una, una buona metà di questi “lavori” non prevedeva nemmeno il gruppo di controllo eterosessuale.
Lo studio di Loren Marks si trova qua:
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0049089X12000580
Nel dicembre 2011 su Archives of Sexual Behavior uno studio ha mostrato che le figlie 17enni di madri lesbiche, concepite mediante inseminazione artificiale, sono più propense a segnalare a loro volta un comportamento omosessuale e ad identificarsi come bisessuali, rispetto alle figlie di genitori eterosessuali.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21057866
– Nel settembre 2010 su Archives of Sexual Behavior gli studiosi hanno mostrato che gli adolescenti cresciuti in famiglie lesbiche hanno maggiore probabilità (le femmine) di essere a loro volta omosessuali o identificarsi come bisessuali (circa +200%), mentre i maschi sono meno predisposti a relazioni eterosessuali (-35%):
http://hunterforjustice.typepad.com/files/gartrell-adolescents.pdf
– Nel luglio 2010 sul Journal of Biosocial Science uno studio ha mostrato che «l’ipotesi che i genitori gay e lesbiche avrebbero più probabilità di avere figli gay, lesbiche, bisessuali o dall’incerto orientamento sessuale è confermata». La percentuale di bambini di genitori gay e lesbiche che hanno adottato un’identità non-eterosessuali a distanza di tempo è tra il 16% e il 57%.
http://xa.yimg.com/kq/groups/19806419/959920590/name/Full+Article.pdf
– Nel 2009 su Psychological Reports una revisione di 9 studi ha dimostrato che i bambini cresciuti con genitori gay erano più propensi ad adottare interessi e attività omosessuali, più propensi a segnalare confusione sessuale:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19610497
– Nel maggio 2006 uno ricerca sul Journal of biosociali Science ha evidenziato che l’orientamento omosessuale dei genitori influenzava significativamente quello dei figli:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16613625
– Nel 2000 uno studio realizzato da R.N. Williams ha osservato che figli di genitori lesbiche avevano significativamente più probabilità di essere impegnati in relazioni omosessuali. Williams ha scoperto inoltre che diverse omissioni sono state fatte da altri ricercatori che hanno condotto la ricerca in queste aree (Williams, R. N. (2000). A critique of the research on same-sex parenting, in D.C. Dollahite, ed., Strengthening Our Families, Salt Lake City, Utah: Bookcraft, p.352-355)
Nell’agosto 2011 sul Canadian Journal of Behavioural Science uno studio a lungo termine ha esaminato come i padri contribuiscono a rendere i loro figli più intelligenti ed emotivamente stabili. La situazione muta notevolmente nei bambini con i padri assenti:
http://www.sciencedaily.com/releases/2011/08/110830102551.htm
– Nel marzo 2011 sono apparsi i risultati di uno studio condotto dall’Istituto di ricerche economiche e sociali (ISER) dell’Università di Essex, Regno Unito. Dopo aver utilizzato un campione di 11.825 adulti e 1.268 giovani (età 10-15) è stato valutato il grado di felicità dei bambini nelle famiglie con alto e basso reddito verificando che l’influenza maggiore sulla felicità di un bambino è se esso vive con entrambi i genitori -maschio e femmina- e dal rapporto che hanno con essi, in particolare la loro madre:
http://www.sciencedaily.com/releases/2011/03/110302080028.htm?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+sciencedaily+%28ScienceDaily%3A+Latest+Science+News%29
– Nel giugno 2002 i sociologi Kristin Anderson Moore, Susan M. Jekielek e Carol Emig, attraverso il loro studio, hanno dimostrato che esiste un ampio corpus di ricerche che indicano come i bambini si sviluppano meglio quando crescono con entrambi i genitori biologici, all’interno di un matrimonio. Hanno affermato in particolare: «non è semplicemente la presenza di due genitori, ma è la presenza di due genitori biologici che sembra sostenere lo sviluppo dei bambini»:
http://www.childtrends.org/files/marriagerb602.pdf
– Nel 1999 sul Journal of Marriage and Family, lo studio Paternal Involvement and Children’s Behavior Problems di Paul R. Amato & Fernando Rivera ha verificato che i padri riescono a offrire un un contributo unico per il comportamento dei propri figli. L’influenza positiva della presenza della madre e del padre è stata confermata, è risultata indipendentemente e significativamente associata ai problemi di comportamento dei bambini. In particolare l’influenza paterna gioca un ruolo importante nel mantenere nel figlio bassi livelli di delinquenza e criminalità e abbassando le probabilità che la figlia adolescente possa entrare in stato di gravidanza. Questi risultati sono stati confermanti anche dopo aver controllato per il coinvolgimento della madre.
http://www.jstor.org/discover/10.2307/353755?uid=3738296&uid=2&uid=4&sid=21102054846787
E si potrebbe proseguire…
Propongo di fare un sito nuovo: “INGAYNNATI” !!! 😀
Chiedo scusa sono gli effetti del caldo 🙂
😀
Concordo con ciò che asserisce Alberto. La famiglia è il bersaglio dell’elite globale. Piccoli e grandi particolari puntano diritto a questa conclusione. La nostra gioventù resa rimbecillita dalla tv, dai social networks vaga sperduta senza meta priva di valori anche i più elementari a cui siamo stati educati.
Dopo una sofferente separazione avvenuta molti anni fa a causa di una moglie poco avveduta(sono molto gentile) ho avuto e tuttora ho grandi difficoltà ad avere rapporti sereni con i miei figli che senza un motivo apparente non rispondono praticamente alle mie accorate richieste di incontro, retaggio doloroso di una scellerata campagna denigratoria che molti padri subiscono ad opera anche di una giustizia poco sensibile e disponibile ad ascoltare il genitore del ‘sesso forte’. I giovani anche a livello legislativo hanno tutti diritti e niente doveri. Non eiste un solo articolo del CC che imponga ai giovani il rispetto per i genitori e gli anziani ( i miei genitori vecchi e sofferenti non vedono i nipoti da 2 anni che non si degnano di venire a trovarli). Tutto questo non mi sembra un caso. Il fatto che il tutto venga solo ascrivibile a un problema di ordine ‘morale’di coscienza della persona senza che un legislatore abbia mai pensato anche alla responsabiltà che le future generazioni dovrebbero avere nei confronti dei Padri non fa che dilatare il gap tra genitori (padri in particolare) e figli, riducendo i genitori al semplice ruolo di dispensatori quasi obbligati di denaro iperproteggendo cosi’ i giovani che si sentono autorizzati a volere e potere trutto. Un caso ? Forse. ma io in questo vedo anche un disegno voluto per minare alla base quel perno fondamentale della società civile che è appunto la famiglia.
Eh già.
E per fare questo creano il caso”omosessuali”, “omofobia”, e via dicendo. Il vero problema non è nè l’omosessuale nè l’omosessualità, ma la promozione, l’esibizione, la pretesa di ostentazione, di normalità, la creazione delle oposte barricate, ecc.
Sono sicuro che alla maggior parte degli omosessuali questo dà anche fastidio.
Ho cercato una lettura politica del fenomeno, perché proporre una legge è portare il fenomeno nell’ambito della politica.
Questo articolo volutamente non tratta né di sentimentalismo soggettivo né di fede.
Anche qui leggendo certi commenti noto che sfugge la dimensione politica del fenomeno, che è quella a cui cerco di richiamare.
Bisogna mettersi nell’ottica dello Stato e chiedersi: a me, Stato, conviene sostenere la famiglia? Perché? E come? E alla luce di queste considerazioni appare immediata l’estraneità del matrimonio omosessuale alla convenienza dello Stato.
Inoltre si privilegia la minoranza di una minoranza a danno della schiacciante maggioranza. E questo non rientra nel sistema (presuntamente) democratico.