Ascoltavo ieri una intervista a Charlotte Gerson, figlia del dr. Max Gerson che con la dieta curava le persone (anche il cancro). Anche se ho già visto diversi documentari e l’ho sentita diverse volte, è sempre un piacere ascoltare questa anziana signora (è del 1922) parlare di suo padre, del metodo Gerson, di come funziona il nostro corpo, ecc.
Nell’intervista mi ha stupito una sua affermazione categorica: se puntate sulla prevenzione, perdete tempo. Non perchè questa non sia utile, anzi, ma perchè la gente, finchè non si scontra con un problema concreto, fisico, non è sensibile. Dice: ma perchè cambiare dieta? Ho sempre mangiato così, e sto benissimo. Un po’ come se fosse addormentata, non sente il bisogno di cambiare qualcosa fino a che non si scontra direttamente con un problema. Magari si avvelena un po’ alla volta, giorno dopo giorno, e il fisico assorbe, “tiene botta“, fino a quando, improvvisamente, crolla. Magari qualche piccolo segnale qua e là il fisico ce lo aveva dato, qualche mal di testa, qualche senso di pesantezza, qualche insonnia: ma noi, “forti” di una cultura del farmaco e dell’efficienza (o diremmo meglio: “sordi ai vari segnali, a causa di una cultura del farmaco e dell’efficienza“?), abbiamo preso la pastiglietta e trascurato il sintomo: efficienza, prima di tutto!
E questo vale anche in altri campi. Come scrivevo nella nota Crisi-economica-magnifica-opportunita/, a volte senza uno stimolo forte, non troviamo la forza, la decisione e il coraggio per cambiare. Cosa sarebbe stato di San Paolo se Dio non lo avesse “schiaffeggiato” , facendolo cadere da cavallo e diventare cieco? Avrebbe abbandonato la sua attività di persecutore di cristiani? Anche nella Valtorta (Il poema dell’Uomo-Dio), ad un certo punto Gesù dice che l’uomo è come un eterno ragazzino, spensierato e un po’ incosciente, e tale rimane fino a che qualche evento esterno non lo costringe a crescere.
Non mi spingo a dire, come la mia mamma, che le sofferenze e la malattia sono un segno dell’amore di Dio: sono convinto che, come padre buono, Dio se potesse, ci eviterebbe tutto ciò che ci fa soffrire e star male. Ma, a dispetto della Sua onnipotenza, non può (*) tradire la Sua Parola e rimangiarsi la libertà che ci ha affidato, impedendoci di patire le conseguenze di un cattivo uso che noi possiamo fare di questa libertà. E se capiamo questo, vedremo anche le malattie, le crisi, le “dis-grazie” sotto una luce diversa, quasi come fossero una Grazia che ci serve a svegliarci e a riportarci in carreggiata.
(*) in effetti può intervenire, ma a rischio di “imbrogliarci”: se un padre non lascia mai cadere il figlio, questo non imparerà mai a camminare da solo e anzi penserà di essere inadatto, visto che il papà non lo molla un secondo.
Pochi sanno che il digiuno è un potentissimo rimedio a tutti i mali dell’uomo, fisici e spirituali.
Gesù digiunò 40 giorni. Anche Mosè aveva digiunato. E come lui molti cristiani e non cristiani.
Pochi sanno che il digiuno non è affatto pericoloso. Molto pericoloso è invece il ritornare alla normale alimentazione dopo un periodo di digiuno.
Vari autori (medici) hanno sperimentato su sè stessi la terapia del digiuno ed hanno curato sè stessi da diversi
mali, incluso il cancro. Si può leggere la testimonianza della dottoressa. Johanna Brandt che curò sè stessa da un cancro terribile. e di diversi altri religiosi che sostengono non solo di essersi liberati da malattie gravissime, ma che avevano raggiunto uno stato spirituale ascetico di sorprendente felicità ed abbandono delle angustie terrene.
[…] Non tutto il male vien per nuocere […]