All’inizio quella droga non era così diffusa. Certo, qualcuno ne faceva uso, ma solo in alcune situazioni, e a seconda dei casi. Però dava una strana sensazione di potere, una leggera euforia che deriva da una sicurezza esagerata, e quando si cominciava ad assumerne di solito se ne voleva sempre di più. Fu così che, in poco tempo, divenne diffusissima, anche perchè, in maniera subdola, era pubblicizzata dappertutto. Non c’era programma televisivo, sportivo, di intrattenimento, che non facesse vedere persone che la prendevano, che ne erano dipendenti, che ne vincevano nei quiz, e questi venivano anzi esaltati come i campioni della società, dei modelli da prendere ad esempio. Addirittura nei fumetti per bambini era inserita, e si vedevano bambini che già da piccoli cominciavano a cercarla, ad accumularla, ad inspirarne inebriati il profumo. E i genitori che, tranne rare eccezioni, anche loro storditi dall’andazzo generale, quasi si inorgoglivano della precocità dei loro figli.
Per questo, quando cominciò a mancare, la situazione precipitò drasticamente. Per alcuni solo l’idea che non ce ne sarebbe stata più in futuro era sufficiente a gettare una luce sinistra sulla loro vita; molti arrivarono a suicidarsi, solo di fronte a tale prospettiva. E se la punta dell’iceberg era rappresentata da quelli che si toglievano la vita, di fronte alla sola idea di non poterne più avere, tutto il resto della popolazione stava male, soffriva, diventava egoista al pensiero che sarebbero arrivati tempi cupi senza la diabolica sostanza.
Quando arrivarono loro, con il loro programma di disintossicazione, all’inizio furono visti come dei pazzi. Era ormai così tanto tempo che di questa sostanza non si poteva fare a meno, che sembravano puri utopisti, votati alle cause dell’impossibile. Ma il loro programma era serio, ben studiato, e in pochissimo tempo, con gran rabbia degli spacciatori di questo stupefacente, riuscirono a convincere una buona parte delle persone a viverne senza.
Il programma di disintossicazione si chiamava: fai gratis.
La droga si chiamava: denaro.
Gli spacciatori si chiamavano: banchieri.
E io che ho subìto un programma di disintossicazione coatta? Potrei dare buoni consigli:-)
🙂
ma sei sopravvissuto, mi pare!
🙁 C’è qualcuno che paga per me però, e questo non è giusto. Io da solo non ce la farei.
Perché, invece di continuare a raccogliere e dare informazioni (non ce ne sono abbastanza?) non ci organizziamo a creare esempi di realtà o, meglio ancora, migliorare quelli già esistenti, partendo proprio dalla consapevolezza che il 1° ostacolo materiale sia il denaro, insieme alla centralizzazione della vita umana?
Perché chi ha preso coscienza di questo è in rete, ma fisicamente si è lontani perciò non interconnessi sul piano fisico.
Nessuno se la sente di mollare tutto quello che ha per costruire qualcosa di nuovo tutti insieme. O meglio, nessuno lo farebbe lontano dalla “sua” realtà.
Coinvolgere i vicini significa combattere contro dei tossicodipendenti televisivi, imboniti ed inebetitti dalla propaganda giornalistica e dall’istruzione scolastica. Combattere contro la tradizione e il “si è sempre fatto così”, le abitudini e le paure di perdere quel poco. Se te la senti comincia.
Ma dubito che cominci, il tuo stesso post è un “fate qualcosa voi” non un “perché non facciamo così?”
Quttro gatti in rete non possono scambiarsi servizi, solo idee. Ma qualche volta serve una azione concreta, la partecipazione di un’altra persona e allora bisogna essere vicini.
Si dovrebbe formare una comunità, ma chi lascia il proprio orticello? Chi comincia? Chi fa il primo passo?
Coinvolgere i vicini. Come fai a convincere dei tossicomani teledipendenti che hai l’idea giusta (o quantomeno più giusta) quando contro di te hai TV, giornali, credenze, abitudini, propaganda pro sistema e gente che pensa -tantoiostobenenelmioorticello-?
Se io prendo una casa abbandonata in un bosco sulle alpi piemontesi e ne faccio la mia sede operativa, tu, molli tutto e ci vieni? Io sono il primo e tu il secondo, pensaci bene (rispondi a te stesso però, non a me).
Queste sono le difficoltà.
Poi, ad un attento esame di coscienza, stiamo tutti (mi ci metto di mezzo anch’io) aspettando che il primo faccia il primo passo per vedere come va, poi decidiamo.
http://italianimbecilli.blogspot.com/2013/04/post-merdoso.html