Ricevo dall’amico TruthSeeker e volentieri riporto (sotto) anticipando un mio commento.
Tutti i sabati passa un signore a chiedere qualcosa, pasta, scatolette, ecc. Settimana scorsa abbiamo visto che ha buttato via, per la strada, una delle cose che gli avevamo dato. Ovvio che la prossima volta glielo faremo notare e non gli daremo nulla. Perchè aiutare uno che butta via, per la strada, quello che gli hai dato?
Analogamente mi domando: Perchè aiutiamo l’Ucraina? Stiamo distruggendo la piccola media impresa in Italia, moltiplicando per 10 i prezzi dell’energia, per fare un favore a questi criminali?
A proposito:
Il primo settembre c’è stato un
“Tentativo di assalto militare da parte ucraina alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, sfruttando l’arrivo della commissione AIEA presso la regione, dopo una rocambolesca giornata. Gli ucraini hanno aperto il fuoco anche contro la centrale elettrica convenzionale di Energodar. Il tradimento ucraino verso l’ONU, sfruttando l’arrivo della missione AIEA i felloni hanno tentato di occupare la centrale con uno sbarco anfibio, studiato nei dettagli per mesi, è fallito in poche ore con il massacro di circa 300 soldati ucraini. I nostri media non riportano niente”. (Massimo Martelli)
Grazie @Musso___
Il portavoce del Segr. Generale ONU, Stéphane Dujarric sul tentativo ucraino di impadronirsi di #ZaporizhzhiaNPP
Conferma l'accaduto e ringrazia la Russia
Mi preoccupa, ora, che possa accadere qualche "incidente" agli ispettori per incolpare la Russia
(sub ita) pic.twitter.com/S0HKPvgeae— Stefano Alì (@steal61) September 2, 2022
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Il quotidiano tedesco Die Welt ha pubblicato alcuni estratti di una biografia sul presidente ucraino Zelensky che rivela fatti di corruzione molto gravi e il coinvolgimento di personaggi pubblici, oligarchi, aziende e banche in tutto il mondo. I giornalisti del Welt, Steven Derix e Marina Shelkunova, autori dell’articolo mettono a fuoco i fatti antecedenti il conflitto del 24 febbraio 2022, enormi quantità di soldi movimentati tra aziende e banche. Il tutto ha inizio dal lavoro dei giornalisti investigativi ucraini dell’agenzia Slidstvo.info, agenzia investigativa indipendente e creatore di lungometraggi documentari investigativi e indagini testuali.
“La corruzione non è un funzionario senza nome con un sacco di soldi. La corruzione ha nomi e cognomi, date e geolocalizzazione, ma la cosa peggiore è che la corruzione ha delle vere vittime, sono tra noi e ne parleremo.La verità è il primo passo nella lotta alla corruzione.
“Offshore 95: i misteri degli affari del presidente Zelensky”, programmato nella sala del teatro – The little Opera – di Kiev nell’ottobre del 2021. Il presidente Zelensky ancora una volta “attore protagonista nel doc-film” ma corruttore nella realtà. La proiezione non c’è mai stata, annullata all’ultimo minuto, il film non deve essere visto.
Offshore 95: i misteri degli affari del presidente ucraino Zelensky
Sono attivi i sottotitoli in italiano
Il doc-film muove gravi accuse di corruzione nei confronti di Zelensky e molti altri personaggi, tra cui alcuni molto considerati anche pericolosi.
Tutto nasce da un grande lavoro di investigazione giornalistica realizzato dal Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi denominato “Pandora Papers”.
600 giornalisti, 155 testate di 117 Paesi hanno prodotto 2,94 terabyte di dati contenenti 11,9 milioni di file provenienti da 14 fornitori di servizi offshore.
Ci sono i nomi di centinaia di politici e anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il suo consigliere Sergei Shefir e l’oligarca Ihor Kolomoisky.
Il materiale è tantissimo ecco una sintesi.
Il presidente ucraino Zelensky e i suoi soci della casa di produzione di commedie Kvartal 95 possedevano una rete di società offshore nei paradisi fiscali delle Isole Vergini Britanniche, Cipro e Belize. Shefir, e anche il capo del servizio di sicurezza del Paese, ne faceva parte.
Cosa hanno fatto, come si muoveva queste società? Prioritariamente per l’acquisto di costosi immobili a Londra.
Nel 2019, durante la campagna elettorale Zelensky cede le sue azioni ad un’altra società facente capo a Shefir, la Maltex, ma i flussi di danaro verso Zelensky e famiglia non cessano, come i proventi dalla Film Heritage prima di Zelenskiy poi governata da Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino.
Come indicato da alcuni documenti, circa 40 milioni di dollari, sono transitati, attraverso la filiale cipriota di Privatbank, allora di proprietà dell’oligarca Kolomoisky, come contributo di capitale in modo poco trasparente.
Il reporter della Reuters Josh Cohen scrive: “Kolomoisky ha finanziato una trentina di formazioni paramilitari in tutta l’Ucraina, di cui alcune accusate da Amnesty International di aver compiuto crimini di guerra, sparizioni, torture nell’Est del Paese.
Prima delle elezioni presidenziali in Ucraina, Zelensky e sua moglie possedevano il 25% della Maltex Multicapital Corp, che commercializza la produzione dello studio Kvartal 95. I documenti contenuti nei Pandora Papers indicano che tre settimane prima delle elezioni, Zelensky ha ceduto la sua quota a Sergei Shefir, suo fratello, Boris Shefir, e Andrei Yakovlev, lo sceneggiatore di Kvartal 95. Ma i documenti di Pandora Papers rivelano che Maltex Multicapital Corp continuava a pagare i dividendi a Zelensky.
Sempre dai documenti dell’inchiesta, emerge un altro personaggio, allora capo dell’SBU Ivan Bakanov, si è servito di un paradiso fiscale per nascondere gli affari della sua società Davegra Limited, registrata in Belize. Questa società risulta essere proprietaria della Maltex Multicapital Corp, ma i documenti contenuti nei Pandora Papers dimostrano che si tratta di un “trucco” per nascondere i veri proprietari: Zelensky, sua moglie e i suoi soci in affari.
Sempre la società Maltex Multicapital Corp gestisce gli appartamenti acquistati a Londra.
La filiale cipriota di Privatbank è stata usata da Kolomoiski per riciclare milioni di dollari. Ma Maltex Multicapital Corp non sembra essere stata l’unica società coinvolta nello schema. I documenti rivelati menzionano anche la società offshore Candlewood Investment Limited, anch’essa legata all’entourage di Zelensky e Kolomoiski, e attraverso la quale sarebbero passati altri 10 milioni di dollari legati a Privatbank.
Reuters 2015, Josh Cohen scrive, rivelando al mondo per la prima volta i rapporti tra Kolomoisky e le formazioni paramilitari ucraine:
“A marzo, membri dell’esercito privato sostenuto dal magnate Igor Kolomoisky si sono presentati alla sede della compagnia petrolifera statale, UkrTransNafta. Lo stallo è avvenuto dopo che Kiev ha licenziato l’amministratore delegato della società – un alleato di Kolomoisky. Kolomoisky ha detto che stava cercando di proteggere la compagnia da un’acquisizione illegale. Più di 30 di questi battaglioni privati, composti principalmente da soldati volontari, esistono in tutta l’Ucraina. Anche se tutti sono stati portati sotto l’autorità dell’esercito o della Guardia Nazionale, il governo post-Maidan sta ancora lottando per controllarli. L’esercito dell’Ucraina è così debole che dopo che la Federazione Russa ha preso la Crimea, i separatisti sponsorizzati dalla Russia sono stati in grado di prendere il controllo di ampie zone dell’Ucraina orientale. I battaglioni privati, finanziati in parte dagli oligarchi ucraini, sono entrati in questo vuoto e hanno giocato un ruolo chiave nel fermare l’avanzata dei separatisti. Molti di questi gruppi paramilitari sono accusati di abusare dei cittadini che sono incaricati di proteggere. Amnesty International ha riferito che il battaglione Aidar – anch’esso parzialmente finanziato da Kolomoisky – ha commesso crimini di guerra, tra cui rapimenti illegali, detenzioni illegali, rapine, estorsioni e persino possibili esecuzioni. Molti degli oligarchi hanno accumulato grandi ricchezze usando le loro connessioni politiche per acquistare beni governativi a prezzi stracciati, dirottare i profitti dalle aziende statali e corrompere i funzionari ucraini per ottenere contratti statali. Quando i manifestanti di Maidan hanno rovesciato l’ex presidente Viktor Yanukovich, hanno chiesto al nuovo governo di porre un freno all’abuso di potere degli oligarchi. Invece, molti sono diventati ancora più potenti: Kiev ha dato a Kolomoisky e al magnate minerario Serhiy Taruta posti di governatore in importanti regioni orientali dell’Ucraina, per esempio. Altri battaglioni privati pro-Kiev hanno affamato i civili come forma di guerra, impedendo ai convogli di aiuti di raggiungere le zone controllate dai separatisti nell’Ucraina orientale, secondo il rapporto di Amnesty. Alcuni dei battaglioni privati ucraini hanno infangato la reputazione internazionale del Paese con le loro idee estremiste. Il battaglione Azov, parzialmente finanziato da Taruta e Kolomoisky, usa il simbolo nazista Wolfsangel come logo, e molti dei suoi membri sposano apertamente opinioni neonaziste e antisemite. I membri del battaglione hanno parlato di ‘portare la guerra a Kiev’ e hanno detto che l’Ucraina ha bisogno di ‘un forte dittatore che vada al potere e che possa spargere molto sangue, ma che unisca la nazione nel processo’”.
Sono trascorsi pochi mesi dall’ottobre 2021 e pochi giorni fa, Zelensky ha dato inizio ad una profonda operazione di epurazione colpendo i suoi più stretti collaboratori come il vecchio amico Bakanov e la procuratrice Venediktova accusati di collaborazionismo.
L’allontanamento di Bakanov e Venediktova arriva pochi giorni dopo che a Kiev è stato reso noto che il capo del Servizio investigativo Oleksy Sukhachov alla fine di febbraio, aveva ordinato di distruggere una serie di documenti di processi penali riguardanti, tra gli altri, Poroshenko, Medvedchuk e l’ex presidente Victor Yanukovich. Gli eventi bellici di oggi si sovrappongono e si intrecciano con le storie del passato, dove gli attori sono gli stessi. Il teatro è lo stesso come il solito copione delle lotte interne di potere che hanno da sempre caratterizzato l’Ucraina. La guerra politica tra gli oligarchi sembra essere stata sospesa con l’inizio del conflitto dal 24 febbraio ma la verità non si può nascondere in eterno.
La guerra continua e giorno dopo giorno, dai milioni di documenti sarà fatta chiarezza su altri atti di corruzione nella speranza di sciogliere anche alcuni misteri come la scomparsa dell’oligarca, molto amico di Zelensky Igor Kolomoisky di cui si sono perse le traccie nel marzo 2022.
Nel frattempo, pochi giorni fa viene diffusa una lista di 10 cittadini ucraini, incluso Kolomoisky, Gennady Korban, capo della Forza di Difesa Territoriale dell’Oblast’ di Dnipropetrovsk e un tempo alleato dell’oligarca, e Vadym Rabinovich, leader del partito politico filorusso, sono state private della cittadinanza, secondo un documento pubblicato dall’emittente The New Voice of Ukraine.
Proseguimento con audio video del docu film con sottotitoli in italiano:
L’Ucraina ha ricevuto dall’Occidente aiuti militari nell’ordine di decine e decine di miliardi di dollari. Tutto è iniziato con l’invio di armi difensive che avrebbero dovuto consentire a Kiev di respingere l’iniziale assalto russo, scongiurare la caduta della capitale, la defenestrazione del governo guidato da Volodymyr Zelensky e, in poche parole, la conquista dell’intero Paese. Nell’arco di qualche settimana, grazie alle preziose informazioni raccolte dalle varie intelligence occidentali e poi condivise con l’esercito ucraino, l’inerzia della guerra è però progressivamente cambiato.
Le forze del Cremlino non sono più riuscite ad avanzare, e Mosca – che secondo qualcuno aveva assediato Kiev soltanto come diversivo – è stata costretta a riposizionare i suoi uomini, spostandoli dal quadrante settentrionale dell’Ucraina a quello orientale (leggi: Donbass). Nel frattempo, tolta la battaglia di Mariupol terminata con una vittoria, anche l’avanzata russa lungo la fascia costiera si è arenata di fronte alla roccaforte Odessa. In altre parole, i missili Stinger, gli anti carro Javelin, gli obici e tutti gli altri armamenti ricevuti dal blocco occidentale hanno consentito all’Ucraina di rovinare i piani rivali. Il conflitto, intanto, è ancora in corso, e si segnalano feroci combattimenti proprio nel Donbass, l’area che a questo punto i russi intendono fagocitare nella sua interezza.
Fatta questa lunga e doverosa premessa, è adesso fondamentale fare un paio di considerazioni tenendo presente che l’Ucraina, già prima dello scoppio della guerra, doveva fare i conti con problemi interni piuttosto delicati. Tra la corruzione dilagante, lo sperpero di ingenti finanziamenti ricevuti dal Fondo Monetario Internazionale finiti chissà come e chissa dove, e il fardello di esser considerata uno dei principali hub dedicati al mercato nero delle armi, è quanto mai necessario monitorare la situazione, onde evitare che le suddette criticità possano ulteriormente acuirsi, danneggiando il presente e il futuro di Kiev. E non soltanto il suo.
Black market
Il Washington Post ha pubblicato un articolo emblematico. La tesi del pezzo è tanto semplice quanto preoccupante: le vaghe assicurazioni fornite dagli Stati Uniti in merito al corretto utilizzo delle armi spedite a Kiev suscitano enormi timori per la possibile perdita di quelle stesse armi. Le quali potrebbero finire al un centro del traffico di armi, un mercato che a queste latitudini non è solo fiorente ma anche piuttosto ricco.
Alcuni media hanno quindi iniziato farsi un po’ di domande. Considerando che gli Stati Uniti aumenteranno il flusso di missili, razzi e droni diretti verso l’Ucraina, bisognerebbe interrogarsi sulle capacità di Washington di tracciare le sempre più potenti armi spedite a Zelensky. Anche perché, come detto, questi armamenti finiscono in un Paese attraversato da un fiorente black market di armi e, per di più, adesso dilaniato dalla guerra.
In generale il mercato illegale di armi in Ucraina è cresciuto a dismisura in seguito all’invasione della Russia nel 2014, spinto da un’eccedenza di armi e da scarsi controlli sul loro utilizzo. Quali sono i pericoli? L’afflusso senza precedenti di armamenti fa impennare il rischio che una buona parte degli stessi possa cadere nelle mani degli avversari dell’Occidente o, peggio ancora, riemergere in conflitti lontani per i prossimi anni a venire. Un portavoce del Dipartimento di Stato Usa ha affermato che gli Stati Uniti hanno condotto un controllo approfondito delle unità ucraine che riforniscono e costretto Kiev a firmare accordi che “non consentono il ritrasferimento di apparecchiature a terzi senza previa autorizzazione del governo degli Stati Uniti”. Ma i dubbi restano comunque in piedi.
- Come si sta sviluppando la guerra in Ucraina
- Le origini della guerra
- L’ombra del mercato nero sulle armi inviate in Ucraina
Il futuro delle armi
Rachel Stohl, esperta di controllo degli armamenti e vicepresidente dello Stimson Center, ha spiegato che è pressoché impossibile tracciare non solo di dove sono dirette le armi e chi le sta usando, ma anche come queste vengono impiegate. Sappiamo, ad esempio, che in Ucraina stanno operando combattenti stranieri (siriani, ceceni e mercenari del gruppo Wagner); ebbene, esiste la concreta possibilità che le armi confluite in massa all’esercito regolare di Kiev possano finire nelle loro mani e quindi, una volta terminato il conflitto, sparire nei Paesi d’origine di quei militari. Il punto è che non stiamo parlando di fucili di precisione o pistole, visto che i missili Stinger a spalla, giusto per intenderci, sono in grado di abbattere aerei di linea commerciali e risultano particolarmente ambiti dai gruppi terroristici.
Ma come ha fatto l’Ucraina a trasformarsi in un hub per il traffico di armi? Bisogna tornare indietro nel tempo alla caduta dell’Unione Sovietica. All’epoca – siamo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 – l’esercito sovietico si ritirò dal territorio ucraino lasciando in loco enormi quantità di armi leggere. Secondo quanto ricostruito dallo Small Arms Survey, un’organizzazione di ricerca con sede a Ginevra, una parte delle 7,1 milioni di armi leggere dell’esercito ucraino nel 1992 “sono state dirottate verso aree di conflitto” con “il rischio di fuoriuscite nel mercato nero locale”.
Il problema, come detto, si è aggravato dopo l’invasione della Russia del 2014. I combattenti irregolari di entrambe le parti hanno progressivamente ottenuto l’accesso a un’ampia gamma di equipaggiamenti di livello militare, compreso l’intero spettro di armi leggere e di piccolo calibro”, ha spiegato ancora lo Small Arms Survey in un rapporto del 2017. In quell’occasione furono saccheggiati depositi di munuzioni dei ministeri dell’Interno, dei Servizi di Sicurezza e pure della Difesa. È stato stimato che almeno 300.000 armi leggere e di piccolo calibro siano state saccheggiate o andate perdute nel periodo compreso tra il 2013 e il 2015. Tutto questo ha fornito una grande spinta al mercato nero locale, gestito da gruppi di stampo mafioso e da altre reti criminali, localizzato per lo più nella regione del Donbas.
Corruzione e finanziamenti al vento
Assieme all’invio di armi è dunque di vitale importanza che sussistano adeguate garanzie di monitoraggio e controllo degli strumenti bellici. Ma non è finita qui, perché l’Ucraina soffre di un altro male atavico che la guerra potrebbe a sua volta peggiorare. Stiamo parlando della corruzione, un fenomeno che da queste parti è presente – ancora una volta – dal crollo dell’Urss. Quando nel 1991 l’economia statale evaporò come neve al sole, le imprese statali furono privatizzate sulla base di un principio che Foreign Policy ha così sintetizzato: “Primo arrivato, primo servito”.
In mezzo ad un’illegalità dilagante, ha preso forma l’oligarchia nazionale che, per anni, ha plasmato settori economici del Paese danneggiando ogni possibile processo di democratizzazione. Negli anni ’90 potenti uomini d’affari hanno preso il controllo di settori chiave dell’economia, come quella relativa all’estrazione di risorse minerarie e all’energia. Decenni dopo gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno più volte chiesto a Kiev di attuare riforme efficaci per combattere la corruzione. Washington e Bruxelles hanno addirittura legato significativi aiuti finanziari e militari (in chiave anti russa dopo il 2014) proprio alla lotta alla corruzione del Paese.
Nel 2015 il Fondo Monetario Internazionale ha approvato un prestito quadriennale dal valore di 17,5 miliardi di dollari da destinare all’Ucraina. Questi soldi avrebbero dovuto risollevare l’economia nazionale, affossata dal conflitto con la Russia, ma in due anni gran parte dei denari – pare circa la metà – è misteriosamente sparita dai radar. Nel 2018 lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha concordato un nuovo programma di prestiti, questa volta pari a 3,9 miliardi di dollari, mentre in tempi più recenti, lo scorso marzo, l’FMI ha approvato un pacchetto di aiuti urgenti all’Ucraina per 1,4 miliardi di dollari.
La speranza, ovviamente, è che questi soldi aiutino davvero Kiev a ripartire. Ma la corruzione continua ad essere una grave piaga. La stessa che qualche anno fa ha persino spinto Joe Biden a minacciare l’Ucraina di togliere le sanzioni alla Russia se gli ucraini non avessero risolto il loro problema con la corruzione. Le ultime rilevazioni non sono tuttavia particolarmente incoraggianti. Stando alla classifica stilata da Transparency International, nel 2021 l’Ucraina ha ottenuto 32 punti su 100 possibili nell’indice di percezione della corruzione, piazzandosi al 122esimo posto su 180 Paesi. Meglio della Russia (136esima), ma ancora troppo in basso per poter davvero voltare pagina.
Integrazione. Prima parte.
“TTF: DAI TULIPANI AL GAS, ECCO COME SI DISTRUGGE LA VITA DELLA GENTE”, di Fabio Bonciani per Come Don Chisciotte, 1 settembre 2022
L’indice “Title Transfer Facility” o anche chiamato “Dutch TTF gas price”, è il mercato all’ingrosso europeo del gas naturale preso a riferimento dalla compagnie energetiche per calcolare gli importi delle nostre bollette. Una truffa ormai conclamata alla quale nessun governante ha intenzione di porre fine.
Proseguimento:
https://comedonchisciotte.org/ttf-dai-tulipani-al-gas-ecco-come-si-distrugge-la-vita-della-gente/
In particolare i seguenti passaggi dell’articolo, soprattutto l’ultimo:
“E’ il solito ed annoso problema che vede il mondo reale e quello della finanza completamente scollegati l’uno con l’altro. Il prezzo non è più il risultato del logico incontro tra domanda e offerta del bene reale, ma bensì il frutto di una facile manipolazione, che avviene in un mercato virtuale di dimensioni pressoché “rionali” rispetto ai volumi di gas che scorrono nelle tubazioni.
Un mondo creato ad arte, per consentire in qualsiasi momento di mettere in atto crisi globali, che comportano la distruzione di interi sistemi economici al solo scopo di permettere ad una ristretta élite di impossessarsi di asset e risparmi.
Del resto, anche se siamo tutti affetti da corta memoria, dalla crisi dei sub-prime alle speculazioni sui debiti degli stati, passando per la pandemia per finire al fenomeno del caro-energia che stiamo descrivendo, sono tutti fenomeni che hanno le stesse caratteristiche e gli stessi obiettivi finali.”
Integrazione. Seconda parte.
1. “Esiste un piano USA del 2019 per “sbilanciare” la Russia, leggerlo oggi spiega molto”, di Michele Manfrin per L’Indipendente online, 16 marzo 2022
Un documento prodotto dalla RAND Corporation nel 2019, Overextending and Unbalancing Russia, mostra chiaramente quale fosse il piano da attuare nei confronti della Russia. La RAND Corporation è il think thank statunitense che già collaborò con il governo di Washington durante la guerra fredda all’elaborazione di un piano strategico per portare al crollo dell’Unione Sovietica. Già tre anni fa, la più importante agenzia di consulenza geostrategica al mondo, la Rand Corporation, aveva redatto uno studio di valutazione qualitativa delle “opzioni che impongono costi” che potrebbero “sbilanciare e sovraccaricare” la Russia. Un team di esperti di RAND Corp. ha sviluppato opzioni economiche, geopolitiche, ideologiche, informative e militari e le ha valutate qualitativamente in base alla loro probabilità di successo nel portare la Russia a “sovraestendersi” e “sbilanciarsi”, per poi essere abbattuta. Le varie ipotesi di condotta sono analizzate secondo la probabilità di successo, i benefici ottenuti e i costi e i rischi da sostenere.
Sovraestendere e sbilanciare la Russia
Tra le misure economiche, con alti benefici e probabilità di successo, oltre che con costi e rischi bassi, troviamo l’espansione della produzione di energia statunitense. Quest’azione, vista positivamente anche per il fatto che non impone multilateralità e/o approvazione, servirebbe a far calare il costo globale dell’energia col fine di danneggiare l’economia Russa. Come seconda opzione troviamo le sanzioni commerciali e finanziarie: una strategia definita nel documento ad alto rischio e con elevati costi ma anche con alti benefici e alta probabilità di “sbilanciamento” russo. Quest’azione viene indicata molto efficacie se le sanzioni imposte da Washington ricevono sostegno globale e multilaterale. Smarcare l’Europa dall’energia russa è la terza ipotesi analizzata e viene ritenuta di alto benefico per gli Stati Uniti. Infatti, in tal caso, aumenterebbe l’esportazione di gas naturale liquefatto (GNL) statunitense verso il continente europeo. Costi e rischi, come anche la probabilità di successo, vengono in questo caso considerati moderati. Infine viene ipotizzato un incoraggiamento all’emigrazione dalla Russia di manodopera qualificata senza però avere riscontri positivi degni di rilevanza.
Nel documento della Rand Corp. troviamo anche le possibili azioni in campo geopolitico: fornire aiuti letali all’Ucraina; crescente sostegno ai ribelli siriani; promozione della liberalizzazione in Bielorussia; ridurre l’influenza russa in Asia centrale; capovolgere la Transnistria ed espellere le truppe russe dalla regione. I benefici maggiori risultano qui essere la fornitura di armi all’Ucraina.
Veniamo quindi alle azioni militari. Con il fine di aumentare l’ansia del nemico, si prevede un riposizionamento dei bombardieri a corto raggio che si muovano a ridosso della Russia; questa sarebbe un’opzione militare ritenuta soddisfacente rispetto ai costi e ai rischi, oltre che per la manovra si sbilanciamento nei confronti della Russia. Per quanto concerne le armi di distruzione di massa si legge: “Il dispiegamento di ulteriori armi nucleari tattiche in località europee e asiatiche potrebbe aumentare l’ansia della Russia al punto da aumentare significativamente gli investimenti nelle sue difese aeree. Insieme all’opzione del bombardiere, ha un’alta probabilità di successo, ma il dispiegamento di più tali armi potrebbe portare Mosca a reagire in modi contrari agli interessi degli Stati Uniti e degli alleati”. In altre parole, sarebbe un’opzione perfetta ma che comporterebbe dei grossi pericoli.
Per il dominio navale, l’opzione che riscontra maggior successo è la pressione nelle aree di influenza russa. “L’aumento della posizione e della presenza delle forze navali statunitensi e alleate nelle aree operative della Russia potrebbe costringere la Russia ad aumentare i suoi investimenti navali, distogliendo gli investimenti da aree potenzialmente più pericolose”, si legge nel documento.
Quattro opzioni sono invece previste nell’ambito del multidominio della NATO: aumento delle forze di terra USA e NATO in Europa; aumento delle esercitazioni NATO in Europa; ritiro dal trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (con la possibilità di costruire e schierare missili nucleari in Europa); investire in nuove capacità per manipolare la percezione del rischio proveniente dalla Russia.
Sempre in campo militare, il documento si occupa di ricerca e sviluppo aereospaziale per cui si ipotizzano investimenti in velivoli invisibili ai radar, droni, aerei di attacco a lungo raggio, missili, mezzi per la guerra elettronica, armi spaziali, sviluppo aerei spaziali, satelliti.
Viene anche prevista una campagna mediatica che miri a minare l’immagine della Russia nel mondo e che dia impulso alla perdita di fiducia dei cittadini russi nei confronti del proprio governo, spiegando che Putin non fa gli interessi del proprio popolo, con l’intento di incoraggiare proteste interne e sollevazioni popolari. Inoltre, si fa riferimento al più ampio utilizzo del softpower per il boicottaggio della Russia nei consessi più disparati come, per esempio, il mondo dello sport
In conclusione, lo studio condotto dagli analisti di RAND Corporation, le migliori azioni che Washington può mettere in atto contro Mosca sono quelle che vanno ad impattare direttamente nell’economia russa, fortemente dipendente dall’esportazione di energia e materie prime.
2019-2022
A distanza di tre anni, possiamo vedere quante delle cose suggerite dallo studio del think tahnk statunitense si sono effettivamente realizzate. Lasciando perdere i vari investimenti in armamenti e tecnologie varie, che sempre vengono fatti, è interessante notare come alcune opzioni previste dagli analisti di RAND Corporation siano divenute oggi realtà.
Che gli Stati Uniti stessero cercando da tempo di bloccare o, quantomeno, tamponare i flussi di energia dalla Russia all’Europa non è certo una novità e la questione del North Stream 2 è centrale ed emblematica. Come non è un mistero che gli Stati Uniti intendessero convincere l’Europa ad importare maggiori quantità di energia dagli USA, in particolare il gas naturale liquefatto GNL. Vediamo poi come si è realizzata l’opzione delle sanzioni commerciali e finanziarie, strategia che, ricordiamo, viene definita ad alto rischio e con elevati costi ma anche con alti benefici e alta probabilità di “sbilanciamento” russo. Tale politica, attuata e spinta fino a rasentare l’embargo alla Russia, si è realizzata anche nella sua parte di multilateralità, con l’adesione fedele dei partner europei.
Per quanto concerne la fornitura di armi all’Ucraina, sebbene ve ne fossero già state inviate a seguito del colpo di Stato del 2014, negli ultimi anni, miliardi di dollari di armamenti sono stati forniti dagli USA all’Ucraina. Inutile dilungarsi sugli sviluppi attuali sul tema, viste le decisioni adottate dai paesi NATO, Italia compresa. Dobbiamo poi ricordare che quanto previsto dallo studio circa la “liberalizzazione della Bielorussia“, vi è stato effettivamente un tentativo di rovesciamento di quello che l’Occidente definisce un regime non democratico guidato da Aleksandr Lukašenko, con la così detta “rivoluzione delle ciabatte” del 2020-2021, risultata fallimentare.
Innegabile è anche l’avvenuto aumento delle attività militari della NATO in Europa, che nel corso degli anni ha messo in piedi grandi e numerose esercitazioni multidominio: terra, aria, mare e anche cibernetico. Le esercitazioni che hanno coinvolto l’Alleanza Atlantica sono state condotte in maniera maggiore nei paesi del Nord e dell’Est Europa, al ridosso dei confini russi, con regolari esercitazioni che si svolgono di anno in anno, tra cui ricordiamo Cold Response e Trident Juncture.
Evidente è stato anche il tentativo di fomentare proteste interne, come dimostrato dal “caso” Navalny, costruito mediaticamente come unico e vero oppositore di Putin ma che in realtà non ha avuto, e tutt’ora non ha, alcuna consistenza politica nel paese, la cui opposizione è certamente più rappresentata da altri personaggi e partiti.
Come nota conclusiva riguardo al nostro Paese, va denunciata la censura che stiamo vivendo in Italia la quale ha colpito anche Manlio Dinucci, firma storica de Il Manifesto, analista geopolitico e geografo e ricercatore associato del Centro di Ricerca sulla Globalizzazione (CRG), il quale si è visto cancellare la propria rubrica,“L’Arte della Guerra”, dal “quotidiano comunista”. Il motivo? Non volersi piegare alla narrazione ufficiale a senso unico. Altra nota, fu lo stesso Dinucci a riportare nel 2019, proprio su Il Manifesto, l’esistenza del documento elaborato dalla RAND Corporation come possibile strategia bellica statunitense nei confronti della Russia.
Riferimento:
https://www.lindipendente.online/2022/03/16/esiste-un-piano-usa-del-2019-per-sbilanciare-la-russia-leggerlo-oggi-spiega-molto/
2. “Sorpresa: gli ucraini stanno fuggendo in Russia”, di Bianca Leonardi per Nicola Porro Blog, 8 agosto 2022
A più di 160 giorni dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina i problemi da fronteggiare sembrano sempre maggiori. La via diplomatica sembra non portare i frutti sperati, la crisi economica sta mettendo a dura prova il mondo e i bombardamenti continuano a generare morti e feriti. Un altro aspetto da tenere in considerazione è l’elevatissimo numero di persone che da inizio guerra hanno deciso di lasciare l’Ucraina, scappando dalla guerra e cercando protezione in altri paesi.
A tal riguardo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite ha redatto un report sui numeri dei rifugiati: al 3 agosto, come si legge nel documento, sono stati registrati oltre 6 milioni di ucraini in tutta Europa. Sebbene il tema umanitario sia stato affrontato innumerevoli volte, anche dall’Italia – non più di qualche giorno fa è stata presentata proprio un’interrogazione parlamentare sulla situazione dei bambini ucraini arrivati in Italia – questo report è passato inosservato a tutta la macchina dell’informazione italiana, che non ne ha dato notizia.
Dai dati riportati emerge il numero di rifugiati ucraini che ogni paese, vicino o meno vicino all’Ucraina, ha oggi sul proprio territorio e al quale “in linea con gli standard internazionale viene data assistenza umanitaria”, come si legge sul documento delle Nazioni Unite. I primi tre leader assoluti dell’ondata migratoria post conflitto sono la Russia, che si aggiudica il primato con quasi due milioni di rifugiati ucraini (1,97), la Polonia con quasi un milione e mezzo (1,26) e la Germania con 915mila. L’Italia, al primo agosto, presentava poco più di 157mila rifugiati.
Da quanto riportato si evince che un rifugiato su tre ha scelto la Russia, e cioè il paese aggressore, come luogo in cui scappare. Dalla cartina interattiva si può vedere infatti che i quasi due milioni di ucraini si concentrano principalmente della zona di Mosca e nelle vicine periferie.
Proseguimento:
https://www.nicolaporro.it/sorpresa-gli-ucraini-stanno-fuggendo-in-russia/
Breve commento.
Che strano conflitto, per usare un eufemismo, quello nel quale i cittadini del paese “aggredito” si rifugiano presso il paese “aggressore”!!
3. Commento finale .
“Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto.”, Horacio Verbitsky ( classe 1942, vivente ) giornalista e scrittore argentino, in gioventù fiero oppositore politico della dittatura militare argentina .
Ergo, chiaro come il sole che i vari Brindisi, Giletti, Flores, Vespa, Gruber, De Gregori, Merlino , Parenzo, ecc.. che su TV e giornaloni ripetono a pappagallo quello che dice lo sgoverno Draghi sono solo dei propagandisti della peggiore specie, comunque, lo sono sempre stati!! E come mai?
Su TV e giornaloni italiani ( non solo italiani ovviamente ) se dici la nuda e cruda verità non potrai mai fare carriera e loro pur di fare carriera ( = palate di sghei ) direbbero anche che il sorcio è l’animale più bello del mondo, insomma, la propaganda li rende benestanti economicamente e la fanno sempre, il giornalismo autentico che è invece diffondere ciò che ai piani molto alti del potere non si vuole che il popolo sappia non li rende benestanti economicamente e quindi non lo fanno mai, in teoria e in pratica invece dovrebbe essere al contrario e invece non lo è affatto, chissà come mai…..!!
Ciao e buon sabato sera.
TheTruthSeeker
Integrazione. Terza parte.
1. “Gli assassinati, gli scomparsi, i torturati. La macchina del terrore in Ucraina”
di Enrico Vigna per L’Antidiplomatico, 14 luglio 2022
“Caccia all’uomo” attuata in Ucraina, con metodi terroristici e persecutori, contro antifascisti, giornalisti, democratici, donne e attivisti per la pace, padri ortodossi, comunisti, socialisti o chiunque non sia assoggettato alla giunta golpista.
Il 24 febbraio la SBU ha ufficialmente dato ordine, in tutte le città dell’Ucraina di arrestare e colpire qualsiasi tipo di oppositori che esprimano critiche alle politiche di Kiev, o che chiedono il rilancio dei principi degli accordi di Minsk, come unica possibilità di trovare e sostenere una soluzione negoziale del conflitto militare nel Donbass e proposte di cooperazione paritaria con la Russia, contro le politiche russofobe della giunta di Kiev e delle forze neonaziste. Nell’Ucraina golpista, sotto la direzione dei servizi di intelligence statunitensi, sono state stilate “liste” di cittadini e cittadine ucraini inaffidabili o sospettati di dissentire dalle scelte di Kiev. Elenchi con indirizzi e numeri di telefono, sono stati compilati in tutte le città e il dipartimento di controspionaggio della SBU e la direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa, sono i responsabili di questo lavoro. Sono state date istruzioni per sequestrare o colpire chiunque, sia anche solo sospettato di simpatia per la Russia, di propagandare idee comuniste, socialiste o antifasciste, di sostenere relazioni costruttive o proponga forme di cooperazione o amicizia con la Russia.
Si colpisce in modo indiscriminato e si stanno riempiendo centri di detenzione e tortura non conosciuti. L’indicazione, come è già avvenuto e viene documentato in questo dossier, è quella che, se ci sono resistenze, di sparare e uccidere senza indugi, come è già accaduto.
Il numero degli accusati di “violazione dell’integrità territoriale” è aumentato: da 5351 a 5962, cioè di 611 casi (l’articolo 110 perseguita principalmente blogger, giornalisti non ufficiali e chiunque abbia espresso un’opinione diversa dalla propaganda di stato). Cioè, ogni giorno 87 ucraini vengono accusati ai sensi di questo articolo. Il numero delle repressioni aumenta quotidianamente in modo rilevante. Anche il numero delle persone accusate di “alto tradimento” (articolo 111 del codice penale) è aumentato da 1075 a 1117. Cioè, nelle ultime settimane, una media di 6 cittadini al giorno sono stati accusati di “alto tradimento”. Il “tradimento” (art. 111 cp) è l’accusa politica più grave. Un cittadino accusato può finire in carcere per 15 anni o per tutta la vita.
Tutto questo sanguinoso lavoro è coordinato dal generale A. Poklad, capo del controspionaggio della SBU, in stretta collaborazione con le agenzie di intelligence statunitensi e britanniche. E per liberarsi da accuse di rappresaglie extragiudiziali, nei documenti riservati, ai vari rami locali della SBU si raccomandava di incaricare la Difesa Territoriale locale, composta dalle forze neonaziste e criminali comuni, di fare il lavoro più sporco. Ad esempio, sono loro, i “vendicatori del popolo” o “tribunali del popolo” che sequestrano e torturano, organizzano rappresaglie contro “traditori e rinnegati” dell’Ucraina, e che poi rivendicano e pubblicizzano sui social orgogliosamente. Veri e propri “squadroni della morte” di memoria sudamericana, già in funzione dal dopo Maidan.
La sua attuazione ha significato in questi mesi, un’ondata di migliaia di arresti, sequestri e rapimenti di politici di opposizione, giornalisti, attivisti per la pace, antifascisti, comunisti, socialisti, persino Padri ortodossi e personaggi pubblici dei Media ucraini, che ha investito il Paese.
Inoltre, nei confronti di persone non troppo note, i “guardiani dell’ordine” neonazisti non si preoccupano nemmeno di avviare procedimenti penali. Nell’Ucraina golpista, una persona può essere uccisa e dichiarata “scomparsa”, oppure legata a un palo col nastro isolante, oppure torturata e picchiata a morte come “bandito” o perchè non ha gridato “Slava Ucraina”, motto degli ucronazisti dei tempi del Terzo Reich e oggi rappresentazione identitaria dei Battaglioni come Azov e similari, oppure per non aver pronunciato correttamente la parola “polyanytsya”.
Denunciando questa situazione, prima di scappare dal paese e poi essere arrestato in Spagna negli scorsi mesi, il deputato e leader del suo partito democratico, Anatoly Shariy aveva messo in guardia : “Non solo attivisti e fautori cadranno sotto questa daga di terrore, ma in generale, verranno colpiti anche tutti coloro che saranno denunciati dai vicini per i motivi più diversi, tutti quelli che una volta hanno espresso qualche opinione, tutti quelli che non hanno sostenuto abbastanza le autorità, ecc. .”.
L’ufficio del procuratore generale dell’Ucraina ha recentemente riferito sui risultati del suo lavoro. Dal 24 febbraio di quest’anno dall’inizio delle operazioni militari russe per smilitarizzare e denazificare l’Ucraina, le autorità di Kiev hanno aperto 7.283 procedimenti penali ufficiali ( ci sono alcune migliaia di “scomparsi” non riconosciuti dalla SBU…) contro civili. Di questi, 1.653 casi si riferiscono a “violazione dell’integrità territoriale”, 453 per “alto tradimento”, 43 per “guerra aggressiva”, 56 per “sabotaggio”. Sotto tutte queste accuse di alto profilo, si celano atti di repressione politica da parte delle autorità contro qualsiasi forma di dissenso politico, informativo, civile o religioso.
Inoltre è stato anche legalizzata con la legge 7194, la confisca dei beni per chiunque sia sospettato di essere fautore della Russia.
Proseguimento:
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gli_assassinati_gli_scomparsi_i_torturati_la_macchina_del_terrore_in_ucraina/24790_46872/
2. “La grande corruzione in Ucraina: relazione della Corte dei Conti alla luce degli attuali sviluppi”
CONFERENZA STAMPA | – Roma – 10:00 Durata: 1 ora 57 sec.
A cura di Carmine Corvino e Enrica Izzo per Radio Radicale , 19 maggio 2022
Registrazione video della conferenza stampa dal titolo “La grande corruzione in Ucraina: relazione della Corte dei Conti alla luce degli attuali sviluppi” che si è tenuta a Roma giovedì 19 maggio 2022 alle ore 10:00.
Con Bianca Laura Granato (senatore, C.A.L. (Costituzione Ambiente Lavoro) – Alternativa – Partito comunista – Italia dei Valori), Franco Fracassi (giornalista e scrittore), Giorgio Pagano (segretario della “Esperanto” Radikala Asocio).
Tra gli argomenti discussi: Aiuti Umanitari, Amministrazione, Antiamericanismo, Armi, Asia, Comunicazione, Corruzione, Corte Dei Conti Europea, Crisi, Democrazia, Economia, Est, Esteri, Euro, Europa, Geopolitica, Giornalismo, Giornalisti, Guerra, Informazione, Integrazione, Italia, Ovest, Parlamento Europeo, Petrolio, Politica, Putin, Russia, Societa’, Stato, Totalitarismo, Ucraina, Unione Europea, Usa, Zelenskij.
Questa conferenza stampa ha una durata di 1 ora.
Oltre al formato video è disponibile anche la versione nel solo formato audio.
Proseguimento:
https://www.radioradicale.it/scheda/668927/la-grande-corruzione-in-ucraina-relazione-della-corte-dei-conti-alla-luce-degli
Integrazione. Quarta parte.
1. “Intervista a Franco Fracassi: il giornalista italiano sulla “lista nera” dei “nemici” del governo di Kiev”, maggio 2015
di Angelo Mandaglio per Saker Italia
Il primo maggio abbiamo appreso la notizia che un nostro connazionale è stato arrestato e successivamente espulso dall’Ucraina apparentemente senza aver commesso alcun reato. Da un approfondimento più accurato abbiamo constatato che l’accusa che gli si contestava non poteva essere reputata un reato in nessun paese dell’UE, ma in Ucraina, (futuro nuovo membro) è ritenuta tale, quindi abbiamo chiesto e ci è stato concesso di intervistare Franco Fracassi, giornalista e scrittore protagonista della spiacevole vicenda che avrebbe potuto aprire una crisi diplomatica con L’Ucraina, ma che i nostri mainstream non ritengono degna di nota.
1) Abbiamo appreso dalle notizie che sono giunte attraverso internet sei stato arrestato all’aeroporto Venerdì e ti hanno rimandato in Italia il mattino seguente come “persona non gradita”, ci puoi spiegare il corso degli eventi?
Ero stato invitato in Ucraina dal Comune di Odessa per partecipare alle celebrazioni del primo anniversario della strage della Casa dei Sindacati. Il 2 maggio dello scorso anno squadracce neonaziste hanno preso d’assalto l’edificio massacrando prima, e bruciando poi, decine di persone. Arrivato al controllo passaporti mi hanno chiesto di seguire un militare in una stanza (quella dei Servizi Segreti Ucraini addetti all’immigrazione).
Laggiù mi hanno comunicato che dovevo tornarmene in Italia perché “nemico del popolo ucraino”. Sono stato trasferito in una stanza con i muri trasparenti sorvegliata da militari in tuta mimetica e armati di mitra, insieme a una prostituta nigeriana, tre trafficanti di droga Tagiki e altre sei persone indesiderate. Perfino quando sono andato al bagno sono stato seguito da un militare armato di mitra, che mi sorvegliava a un metro di distanza.
Dopo due ore e mezza è arrivato in aeroporto il console italiano Matteo Cristofaro e il responsabile politico ed economico dell’ambasciata Luca Trabalza. Violando il diritto internazionale è stato loro impedito di incontrarmi. E solo grazie alle forti pressioni esercitate dal nostro ambasciatore a Kiev Fabrizio Romano sul ministro dell’Interno ucraino sono stato rilasciato e mi è stato restituito il passaporto.
A quel punto, però, ho anche scoperto di essere stato inserito in una fantomatica “lista nera” informale (di cui una copia è evidentemente in possesso del governo), ai cui membri accade di sparire o di restare uccisi da ignoti. Una volta fuori, dunque, non me la sono sentita di partire per Odessa. Ho valutato il rischio troppo elevato. La mattina seguente mi sono imbarcato per Roma.
2) In sostanza sei stato arrestato in quanto inserito in questa lista nera?
Si sono stato arrestato dalle autorità di frontiera (presenti i servizi segreti), proprio in quanto membro di quella lista e perché dove sono segnalato come “nemico del popolo ucraino” per aver scritto articoli di cronaca sul loro Paese.
3) Erano al corrente dell’itinerario del tuo viaggio?
Non lo so se le autorità ucraine fossero al corrente del mio viaggio. So, però, che il mio nome è inserito in quella lista.
5) Quale articolo o quali articoli hai scritto che hanno scatenato questa reazione?
Lo scorso anno ho scritto molti articoli sulla rivolta di Maidan, e il conseguente massacro in piazza. Ho anche scritto diversi articoli sulla strage di Odessa, sulla guerra civile in corso nel Donbass, sugli strettissimi legami tra il Primo Ministro e il Presidente e i partiti nazisti ucraini, sulla presenza attiva di squadroni della morte nazisti spalleggiati dal nuovo governo di Kiev e sui legami occulti tra il governo ucraino, i nazisti e la diplomazia segreta statunitense.
6) Questi articoli sono stati pubblicati anche in Ucraina o in altre lingue?
Non so se siano stati tradotti in altre lingue. Anche se mi viene da credere che lo siano stati. So che in Italia sono stati letti da molte centinaia di migliaia di persone.
8) Ritieni che l’ambasciata sia intervenuta in maniera efficace?
Si l’ambasciata italiana è intervenuta tempestivamente e con grande efficienza ed efficacia. È grazie a loro (oltre che ai tanti giornalisti e internauti italiani) che sono stato rilasciato dopo poche ore. Devo un grande grazie ai nostri diplomatici.
9) Andare oggi in Ucraina come giornalista e voler raccontare la verità ritieni sia pericoloso?
Sì, credo sia molto pericoloso. In Ucraina i giornalisti vengono uccisi in continuazione. Non importa se siano locali o se stranieri. La situazione politica e sociale è tale da rendere più pericoloso esercitare il mestiere di giornalista in Ucraina che in Afghanistan.
Riferimento:
http://sakeritalia.it/interviste/intervista-a-franco-fracassi-il-giornalista-italiano-sulla-lista-nera-dei-nemici-del-governo-di-kiev/
2. “Franco Fracassi: ecco chi controlla l’Ucraina”, ImolaOggi, 25 maggio 2022
Chi controlla l’Ucraina? Chi comanda davvero l’Ucraina? Zelensky è un leader carismatico o una marionetta nelle mani di altri soggetti? In questa intervista Franco Fracassi ci racconta chi davvero governa con pugno d’acciaio l’Ucraina, con quali mezzi ha raggiunto il potere e quali finalità porta avanti. E il quadro che ne esce è sconvolgente. (Visione TV)
Proseguimento con audio video:
https://www.imolaoggi.it/2022/05/25/franco-fracassi-ecco-chi-controlla-lucraina/