Il bravo venditore

Contrariamente a quello che si pensa di solito, nelle barzellette come nell’immagine popolare, la miglior qualità di un venditore non è quella di convincere un potenziale cliente a fare le cose che non farebbe mai (“vendere frigoriferi agli eschimesi”): quella è un mito. No, la qualità più preziosa del bravo venditore è la capacità di setacciare: setacciare, e capire, da tanti segnali, a volte evidenti ma il più delle volte impercettibili ai più, quale sarà il cliente disposto a comprare, quale la trattativa su cui investire, e cosa invece lasciare perdere.

La più preziosa delle risorse non rinnovabili

Questa capacità, oltre a dargli i migliori risultati, gli impedirà di perdere un sacco di tempo (tempo: la più preziosa delle risorse non rinnovabili a nostra disposizione!) dietro ad attività che non renderanno nulla, se non delusione, per dedicarsi ad attività più redditizie o remunerative, fosse anche soltanto riposarsi o aggiornarsi.

Col passare degli anni mi rendo sempre più conto che il tempo a disposizione non è infinito, e comincio a tagliare quelle amicizie, quelle frequentazioni che non sono fruttifere o feconde: troppa gente vuole restare ancorata a vecchi schemi di pensiero, ad errate (per me) interpretazioni della vita e della realtà, e la loro compagnia non soltanto non arricchisce nè noi nè loro, ma anzi risulta frustrante e demotivante.

Abbandonare l’illusione

Non si può e non si deve cercare di cambiare nessuno, come detto più volte; a volte ci caschiamo però, nel vedere persone a cui vogliamo bene, e nel non poter fare nulla per togliergli dal pantano in cui si sono cacciati. Ma sarebbe peggio, per noi e per loro.

Gesù lo aveva detto ai suoi discepoli, che qualora non fossero stati accolti, in una famiglia o in un villaggio, avrebbero dovuto proseguire e “scuotere la polvere dai calzari”, come a dire che neanche il ricordo, neanche la polvere dei sandali deve restare in noi a rallentarci, a farci perdere tempo.

La soluzione è guardare avanti, non combattere l’esistente ma costruire qualcosa di nuovo.

E lasciare che i morti seppelliscano i loro morti.