https://www.youtube.com/watch?v=QBbRWunxsSU

Qualche anno fa è uscita una bella campagna pubblicitaria di HP sulla sicurezza informatica, una mini serie intitolata “The Wolf” con Cristian Slater (Mr.Robot) come protagonista. In uno dei primi episodi viene spiegata la strategia del lupo: attaccare l’elemento più debole del gregge, i piccoli, i deboli, quelli che restano idietro: accerchiarli, e farne il proprio pranzo. (L’analogia gli serviva per spingere l’ammodernamento del parco stampanti, settore in cui HP è leader, per evitare di avere, proprio nelle stampanti di rete, il punto debole del sistema).

Mi è tornata in mente questa trovata ripensando a come ci vengono imposte certe pratiche che, se imposte in maniera generalizzata, troverebbero uno scontro frontale di massa, diretto: l’imposizione dell’obbligo vaccinale.

Zingaretti, il fratello del poliziotto buono, vuole imporre i vaccini obbligatori. A tutti? Ma no!

  • Solo in Lazio
  • Solo a dipendenti USL
  • E ad anziani sopra i 65.

La strategia è quella del lupo: identificare un target debole (non vorrete mica perdere il posto di lavoro, vero?) che permetta di aprire una breccia. Intanto creiamo un precedente. Poi, una volta aperta la crepa nella diga, faremo leva ed applicheremo a fasce sempre più estese di popolazione. I latini lo dicevano: “Dìvide et impera”

Per questo dobbiamo tenere alta la guardia, essere compatti, e non sentirci mai estranei al problema.

Tenere sempre presente il sermone di Martin Niemöller (ripreso da Brecht) che ci ricorda che nessuno si può ritenre al sicuro, di fronte all’arroganza del potere.

Perché, quando verranno a prendere noi, non ci sarà “rimasto nessuno a protestare”. Non siamo separati: ci si salva tutti insieme, o nessuno.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare