Copio e incollo questo interessante racconto del dr.Ennio Caggiano, mio contatto su FB. Non voglio aprire qui un dibattito sulla cosiddetta utilità della medicina preventiva, anche perchè spesso si confonde la diagnosi precoce con la prevenzione, mentre sono due cose diverse.
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M A L E D E T T E F E C I
Paolo aveva 65 anni, era andato in pensione da qualche mese ed era proprio contento. Prima faceva il camionista ma adesso non doveva più alzarsi all’alba per andare a dormire con le galline, dopo aver passato tutto il giorno seduto sul camion in autostrada con solo qualche breve pausa seduto in trattoria a intossicarsi. Finalmente adesso si alzava, sempre presto in verità, ma per andare a pescare, o per seguire il suo orto, o semplicemente per fare una passeggiata; aveva cominciato anche a riprendere i contatti con gli amici del paese e a frequentare sua moglie perché prima, quando andava a dormire lui non c’era lei e quando si alzava lei non c’era più lui. Inoltre poteva partecipare al compleanno dei nipotini, alle gite della parrocchia e, non ultimo, non doveva più andare ogni settimana dal commercialista per la contabilità. Aveva anche venduto il camion, con un po’ di amarezza, ma alla fine si era sentito più libero: non più manutenzione, controlli, assicurazione, multe. Insomma stava proprio bene, si sentiva bene e faceva quello che gli piaceva.
Ma un giorno (Aprile 2008) trovò una letterina nella sua cassetta della posta, che veniva dalla sua USL. L’aprì e la lesse con curiosità:
Gentile Signore la informiamo che è partita la campagna di screening per la prevenzione del tumore del colon, lei rientra nella fascia di età interessata. Recandosi in farmacia o dal suo medico con questa lettera potrà ritirare “gratuitamente” la provetta per la ricerca del sangue occulto nelle feci. Le ricordiamo si tratta di un esame semplice e sicuro per prevenire il tumore dell’intestino.
Paolo fu molto colpito che la sua USL si occupasse della sua salute e si sentì rassicurato. Lo stesso pomeriggio era già in farmacia a ritirare la provetta e la mattina seguente al Distretto Sanitario per consegnarla.
Dopo due settimane, trovò un’altra lettera nella sua cassetta della posta, sempre dall’USL, questa volta il contenuto lo preoccupò un po’:
Gentile Signore, la informiamo che il suo esame ha avuto esito positivo, la presenza di SOF (sangue occulto fecale) non è sempre segno di grave malattia ma, per precauzione è meglio che si sottoponga a una colonscopia, che le abbiamo già prenotato, gratuitamente, per il 17 maggio 2008 alle ore 10.00. Di seguito troverà le istruzioni per la preparazione intestinale, che le consigliamo di seguire scrupolosamente, per facilitare l’esecuzione dell’esame.
Paolo restò un po’ perplesso e nel pomeriggio andò dal suo medico per farsi prescrivere i lassativi e il clistere per la pulizia del colon e per sentire se era proprio necessario fare questa colonscopia.
Il suo medico fu sbrigativamente esauriente e tranquillizzante: Meno male che hai fatto la ricerca del sangue occulto nelle feci, così adesso facciamo anche la colonscopia per escludere che ci siano problemi e … non ci pensiamo più. Anzi, già che sei qua, e già che devi andare all’ospedale e, visto che sei nell’età a rischio, è meglio che facciamo anche un PSA, così preveniamo anche il tumore della prostata.
Paolo non capiva perché il suo medico parlava al plurale, forse questi esami se li era fatti anche lui e questo lo rassicurava.
Uscito dall’ambulatorio andò in Farmacia, che era proprio di fronte al Poliambulatorio dove lavorava il suo medico e per la prima volta si chiese se questa comodità era casuale, opportuna o programmata. Comperò le bustine e il clistere per la pulizia dell’intestino, questa volta non era scritto gratuitamente nella ricetta. Non sapeva ancora che quelli erano i primi soldi che avrebbe dovuto spendere per una malattia che l’USL gli aveva trovato gratuitamente perché voleva prevenire il suo tumore al colon. La mattina dell’esame si alzò presto per fare il clistere consigliato, ma la notte non aveva dormito, in parte per la preoccupazione dell’esame e in parte per la diarrea che gli aveva causato la purga della sera precedente. Alle 8,00 in punto, accompagnato dalla moglie, era già nella saletta d’attesa della gastroenterologia, col suo colon pulito ad aspettare che, gratuitamente e in sedazione cosciente, gli infilassero un tubo nell’intestino per escludere che ci fossero dei problemi, dopo di che non se ne sarebbe più parlato.
Alle 13,00 era già a casa, adesso si trattava di aspettare qualche settimana per avere l’esito dell’istologia in quanto l’esame era andato bene, ma per sicurezza i medici avevano prelevato qualche pezzettino qua e là, più per scrupolo che per altro, almeno così gli avevano detto. Le settimane successive non passarono velocemente e neanche serenamente. Era meno in ansia quando lavorava e aveva paura delle multe o della finanza.
Finalmente, dopo solo 15 giorni trovò nella sua cassetta postale la tanto attesa risposta dell’USL:
Gentile Signore, La informiamo che il suo esame è risultato positivo, le abbiamo fissato un appuntamento gratuito con la nostra equipe medica per decidere con lei il miglior percorso terapeutico per la sua malattia.
Questa volta Paolo rimase preoccupato, ne parlò con sua moglie che subito telefonò alla sua vicina che aveva un parente medico che conosceva uno che lavorava in anatomia patologica. Fu così che scoprì il significato della comunicazione dell’USL: aveva un “adenocarcinoma al colon” e avrebbe dovuto operarsi. Questa volta nessuno utilizzò l’avverbio gratuitamente, ma era scontato.
Il giorno dell’appuntamento Paolo si presentò, con due ore di anticipo, per sentire quale soluzione l’equipe medica aveva per il suo problema. Fu visto con due ore di ritardo. I figli e la nuora, che erano venuti ad accompagnarlo, furono lasciati fuori e lui entrò con la moglie nell’ambulatorio dove lo aspettava l’equipe. I medici si dimostrarono molto gentili, anche se un po’ frettolosi, e non proprio chiari: c’era un problema al colon ascendente: un polipo che, per fortuna che l’avevano tolto, all’esame istologico era risultato essere un adenocarcinoma; ma per fortuna questo tumore era localizzato al colon ascendente, che è un tubo molto lungo e quindi se ne poteva tagliare un pezzo senza problemi. Insomma gli era andata proprio bene. Adesso si trattava solo di fare degli esami preliminari (RM, ecografia, visita oncologica, visita anestesiologia, esami del sangue) e poi un piccolo intervento che oramai per loro era di routine e il problema sarebbe stato risolto alla radice: per sempre!
Dopo 15 giorni, grazie all’interessamento di un’amica della sorella della vicina di sua moglie, che aveva il marito che lavorava in ospedale, Paolo aveva già eseguito tutti gli esami richiesti per l’intervento, che venne quindi fissato per il mese successivo. Intanto, la figlia di Paolo, che lavorava da una parrucchiera, aveva sentito che il marito di una cliente, che aveva lo stesso problema di suo papà, era andato da un medico che si occupava di medicine alternative e che lo curava con granetti omeopatici, spremute di frutta e addirittura dei clisteri! Oramai in famiglia erano diventati esperti: Gerson, Hamer, Di Bella, erano nomi che saltavano spesso fuori durante le discussioni, in attesa della data dell’intervento, della cui utilità nessuno era ancora proprio convinto: in definitiva Paolo stava bene di salute e non lamentava alcun disturbo! Così pensarono di parlarne col loro medico di famiglia, e così fecero. Il loro medico li ascoltò, questa volta con pazienza, e quando sentì il nome di Hamer, Gerson, Di Bella, che non conosceva se non molto vagamente, lo ammise e per giustificarsi dell’ignoranza disse: vedete voi, sono medici più famosi nelle aule di tribunale che in quelle universitarie.
Se la medicina ufficiale, quella degli ospedali, dell’università e della ricerca consigliava un percorso, lo si doveva seguire, con fiducia e rispetto: questo conclusero la sera stessa in famiglia e si doveva aspettare con serenità l’intervento che avrebbe restituito la salute a Paolo per sempre, anche se lui non aveva disturbi. Dopo tutto si trattava di tre buchetti sulla pancia per togliere un pezzetto di budella che non serviva neanche a niente. Tant’è che niente sarebbe cambiato dopo l’intervento.
Fu così che il 2 giugno Paolo si ricoverò in Chirurgia generale per essere operato di emicolectomia dx e dimesso, come promesso, senza nessuna complicanza, la settimana successiva, praticamente guarito. Avrebbe solo dovuto tornare dopo una settimana per controllare la ferita chirurgica e dopo 15 giorni per una visita oncologica!
Paolo restò perplesso: perché una visita oncologica, se era guarito? Lo chiese al suo medico che gli spiegò che era la “prassi”. Non capì, e alla data fissata si presentò dall’oncologo che gli chiese come stava e lo informò che avrebbe dovuto sottoporsi a un piccolo ciclo di chemioterapia precauzionale o per meglio dire “preventiva”. Preventiva di cosa chiese Paolo, ho già fatto il sangue occulto fecale per prevenzione, la colonscopia e l’emicolectomia e mi hanno detto che bastava così. Ma l’oncologo disse che lo prevedeva il “protocollo”. Paolo non capì ma si ricordò di quando lavorava e ogni anno andava dal commercialista per la denuncia di redditi e non capiva perché doveva pagare così tante tasse e il commercialista, che era suo amico, gli diceva: pagale, se no ti fanno un accertamento! Così per paura di altri accertamenti, che gli avrebbero trovato chissà quale altra malattia, acconsentì alla chemioterapia. In definitiva avrebbe perso un po’ di capelli, che poi sarebbero ricresciuti e un po’ di peso, il che non guastava visto che aveva qualche chilo di troppo.
Fu così che passò l’estate di quell’anno da luglio a novembre con un po’ di nausea, con un po’ di diarrea e con un po’ di paura.
A novembre erano previsti gli esami che il protocollo prevedeva per controllare che la malattia fosse sotto controllo. Sì, perché all’inizio gli avevano detto che avrebbero risolto la malattia all’origine, mentre adesso gli avevano detto che bisognava tenerla sotto controllo.
Ma non servì aspettare novembre, da qualche settimana sentiva una certa difficoltà a girare il collo a sinistra, finché una mattina si svegliò con una patata tra la base del collo e la spalla sinistra. Andò subito dal suo medico che prescrisse subito un’ecografia, che fece subito il giorno dopo e che rivelo trattarsi di “massa linfonodale di probabile origine metastatica in paziente già operato di emicolectomia dx per adenocarcinoma del colon”.
Con questa bella frase si presentò l’indomani dall’oncologo che gli aveva fatto la “stadiazione” per sentire cosa prevedeva a questo punto il protocollo.
E il protocollo prevedeva di incrementare la chemioterapia e di affiancare una radioterapia localizzata sulla massa del collo. Evviva: per fortuna che la medicina ha sempre la soluzione giusta al momento giusto!
Alternando chemio a radio, vomito a ustione, medicazione a diarrea, debolezza a disperazione Paolo riuscì a trascorrere l’inverno e parte della primavera. Ma a maggio il suo addome cominciò a gonfiarsi e non riusciva più a reggersi in piedi. Già gli esami che faceva periodicamente per controllare gli effetti della terapia del protocollo sulla sua malattia avevano mostrato un incredibile progresso di questa con coinvolgimento di polmone e fegato, così all’ultimo controllo oncologico al quale fu in grado di presentarsi decisero che era giunto il momento che se lo prendessero in carico le cure palliative.
A questo punto si sospendeva il protocollo oncologico e si passava a quello assistenziale che prevedeva: catetere vescicale, materasso antidecubito, nutrizione parenterale totale, bombola di ossigeno, cerotti di morfina e… anche una madonnina sul comodino, che però non avevano consigliato i medici, ma che gli aveva portato sua sorella da Medjugorje.
Il suo medico gli fece l’ultima visita a casa il 21 luglio.
L’11 agosto gli telefonò la moglie per dirli che Paolo era morto in chirurgia, proprio lì dove i suoi problemi erano iniziati.
Il suo medico pensò: maledette feci!
2 aprile 2008 – 11 agosto 2010: 24 mesi di sofferenza trascorsi da quando la medicina gli ha chiesto le feci a quando la morte gli ha chiesto la vita.
Qualcuno dirà: ma ne abbiamo anche guariti. Era un vostro dovere, preoccupatevi invece di quelli che avete perso e per favore chiamate le cose col loro nome: se volete fare prevenzione insegnate alla gente come mangiare correttamente, se invece volete fare diagnosi precoce e cercare cancri, continuate a cercare il sangue occulto nelle feci delle persone!
dott. Mouse
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