Tocca ripetermi, e forse avevano ragione i latini che sottolineavano come “repetita juvant“. Sì, tocca ripetermi, perchè, anche se ho già evidenziato più volte (si veda ad esempio qui, qui o qui, per non parlare del bellissimo video di Bowden) come la scienza possa essere manipolata e piegata a proprio uso e consumo, ogni volta che trovo qualche altro esempio eclatante ritengo giusto segnalarlo, proprio per non farsi mettere il bavaglio da quelli che, forti del motto “Lo dice la scienza!” pretendono di zittire gli avversari in qualunque dibattito.
Aggiungo che ho un curriculum di studi scientifico (liceo ed ingegneria elettronica) e sono uscito da qualunque istituto frequentato, di qualunque ordine e grado, con il massimo dei voti; non per vantarmi e non perchè lo ritenga significativo, ma siccome molti, quando non hanno elementi da contrapporre al dibattito, si attaccano alla mancanza di titoli dell’interlocutore, ebbene anche qua, mi sembra doverosa quest’altra premessa.
L’occasione di oggi mi è fornita dall’argomento dieta, del quale mi sto interessando da un po’ di tempo. Ascoltando un’intervista alla giornalista Nina Teicholz, autrice del libro “The Big Fat Surprise“ (la grande sorpresa del grasso o, con un gioco di parole difficilmente rendibile in italiano, la grande, grassa, sorpresa), scopro di un suo articolo, pubblicato sul prestigioso BMJ (British Medical Journal) del 2015, che aveva la colpa di mettere in discussione le linee guida americane sull’alimentazione (la famosa piramide con un bel po’ di carboidati alla base e la demonizzazione dei grassi, cominciata negli anni ’50 e’60 a seguito dell’infarto di Eisenhower, dello studio falsificato di Ancel Keys sulla correlazione fra una alimentazione ricca di colesterolo e il tasso di infarti, il famoso “seven countries studies”).
Ebbene, cosa successe a seguito di questo suo articolo (della nostra giornalista)? Oltre 150 “scienziati” di tutto il mondo chiesero al BMJ di ritirare l’articolo senza specificare quali fossero gli elementi non scientifici ivi contenuti. A fronte di richiesta di maggiore dettaglio, fornirono solo elementi collaterali e marginali, più di forma che di sostanza, tanto che l’articolo in questione si trova ancora pubblicato, e consultabile online, sul BMJ.
Come per Andrew Wakefield, autore dello studio pubblicato (e poi ritirato) dal Lancet sui disturbi gastrointestinali dei bambini autistici, non interessa quale sia la verità: si decide a priori cosa conviene, e poi parte la macchina del fango.
Voi che citate a pappagallo il mantra: “Lo dice la Scienza“, informatevi prima di parlare, se non volete diventare megafoni di uno strumento di propaganda che usa la vostra ignoranza per continuare a diffondere bugie.
Lascia un commento