In questo post: Perche-non-esiste-la-cura-hamer-con-un-esempio/ avevo fatto un esempio, se vogliamo un po’ spinto al paradosso, per spiegare come non si possa dire che esiste una “Cura Hamer”, ma che, semplicemente, le scoperte del drHamer, le famose 5 leggi biologiche, ci aiutano a comprendere cosa sta succedendo nel nostro corpo e, se vogliamo che non succeda più, cosa cambiare, a monte, nella nostra vita. La “malattia” è il risultato di qualcos’altro, e curare il sintomo è non soltanto poco sensato ma può diventare addirittura pericoloso.
L’esempio era forzatamente paradossale: si parlava di una sedia con un chiodo che sporge e della incapacità del malcapitato di comprendere la causa del suo dolore e del suo sanguinamento. Ma qualcuno potrebbe osservare: “Ma se mi siedo su una sedia con una punta che sporge, è ovvio che, sentendo il dolore, mi alzo e reagisco immediatamente!”
Vero, ma anche no. Come anche spiegato nel corso Dimagrigione, esistono delle situazioni nelle quali non possiamo dare retta ai segnali, o quantomeno a tutti i segnali che ci arrivano dal mondo esterno, perchè quello che stiamo facendo ci coinvolge così tanto, o è così vitale per la nostra sopravvivenza che “spegniamo” volutamente l’attenzione. Non servono esempi estremi, basta ad esempio pensare a quando si guida: anche se è una operazione che il più delle volte facciamo in modalità”pilota automatico“, cioè quasi senza rendercene conto, comunque ci possono essere delle contrazioni muscolari, degli atteggiamenti di cui non siamo coscienti ma che a lungo andare ci creano fastidi. Tipico di chi guida tanto è di avere dolori vari, alla schiena, cervicali, ecc. che saltano fuori all’improvviso, perchè non si sono ascoltati i segnali prima. Perchè non li ascoltiamo? Perchè si è stati, magari a lungo, in una situazione che secondo il nostro inconscio (a torto o a ragione) richiedeva una attenzione superiore, e veniva trascurato ciò che non era vitale.
In quel “a torto o a ragione” sta la spiegazione di “programmi incastrati”. Perchè, se è bene, e vitale, lo scarico di adrenalina, l’aumento della pressione, la contrazione muscolare nel momento del pericolo, è altrettanto vero che questo non può durare tanto: appena il pericolo è passato, si deve tornare allo stato di normotonia. Ma se la nostra percezione ci tiene sempre all’erta (magari anche quando non dovrebbe essere così), non usciremo mai da quella fase di CA (Conflitto Attivo) consumandoci un po’ alla volta. E perchè non si esce dallo stato di tensione, di all’erta?
Secondo me una buona analogia è quella del computer. Esistono svariati programmi, a loro volta suddivisi in più processi, routine, ecc., che sono tutti “utili” per come sono stati pensati, ma a volte si “incastrano“: continuano cioè a girare anche quando non dovrebbero, o il loro compito sarebbe esaurito (per gli anziani, che hanno conosciuto il DOS, si ricorderanno i famosi TSR, o Terminate and Stay Resident: programmi che apparentemente scomparivano, ma in realtà continuavano a girare “sottotraccia”. Ere geologiche fa…). Per questo ogni utilizzatore conosce la regola classica dell’informatica: “CTRL+ALT+Canc”, o spegni e riaccendi, e tutto torna a posto.
Nel caso dei computer possiamo dire che c’è stato qualche errore di programmazione, qualche situazione non prevista: il PC e i suoi sistemi operativi e le sue applicazioni sono pur sempre un prodotto dell’uomo, e come tali passibili di errore. Nel caso umano l’errore non sta nella programmazione originale (il Creatore non è un programmatore distratto!) ma qualche interferenza, chimico-fisica, o esperienziale, che ha in qualche modo “alterato“, o avvelenato la nostra capacità di percezione, può, ad esempio, mantenerci sempre in uno stato di infiammazione, o di tensione/paura, anche se non ce ne sarebbe motivo.
Ma se riguarda l’essere umano, spegnere e riaccendere come si può fare? Anche andare a letto e farsi una bella dormita molto spesso non serve, se non abbiamo fatto una operazione di pulizia e di “reset“. Solo una operazione profonda, di “spegnimento” di processi attivi, che si può fare molto bene con la meditazione, e, per dirla semplicemente, ritornando al posto di guida, spegnendo momentaneamente il pilota automatico e ricentrandosi nel presente, nel qui ed ora, può aiutare a ripulirsi da questi processi incastrati. Un po’ alla volta, con un po’ di pratica e perseveranza, possiamo riprogrammarci e diventare quello che vogliamo.
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