C’è un giorno che ti vengono a prendere.

Uno magari spera che non sia quel giorno, magari deve ancora finire qualcosa, magari dice: “Possibile avere ancora un giorno?”  oppure spera che si possa aspettare ancora ancora un po’, che sia meglio lunedì? Ma non si può.

C’è un giorno che la tua parte finisce.

Su questo palcoscenico della vita, uno non ci pensa, ma nella sceneggiatura è previsto che si esca: il copione dice così. E uno ripercorre tutte le sue battute, si domanda se le ha dette bene, se poteva fare di più. “Avrò fatto tutto al meglio?” Sì, no, chissà. Avrai lasciato un buon ricordo? Sì, no, chissà.

C’è un giorno che devi restituire tutto.

Ma proprio tutto. Non basta che uno svuoti le tasche dalle monetine, e neanche che si tolga tutto restando nudo: anche la vita stessa bisogna restituire. E capisci che non hai mai posseduto niente, ma che tutto era stato dato in prestito, in locazione temporanea. L’avrai usato bene? O ci siamo dimenticati che era stato dato in prestito, solo per scoprire, in questo giorno, che era un’illusione?

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Ma tu non hai chiesto proroghe, anzi: da tempo eri preparato.

E la tua parte l’hai interpretata nel migliore dei modi, e non devi abbandonare nulla perchè non ti sei mai appropriato di nulla.

Grazie per averci insegnato per una vita intera a vivere, e grazie ancora, papà, per averci insegnato, alla fine, anche a morire.

 

PS: come dice Ed Sheeran, Dio ti avrà accolto con le parole: “Alleluia! Bentornato a casa!