La morte “improvvisa” (per noi che eravamo all’oscuro dei retroscena) di Sergio Marchionne mi ha riportato agli studi dell’ultimo anno di liceo quando un professore esigente e preparato ci fece studiare, in dettaglio e senza tralasciare nulla, tutta l’opera “De brevitate vitae” (sulla brevità della vita) di Seneca.
Si sono sentite molte voci di elogio per l’uomo (grande manager, fatto risalire il valore della Fiat, ecc.) come anche grandi critiche (l’avrebbe espatriata, diminuito il numero di dipendenti, diminuito le garanzie sindacali, ecc.), ma quello che più mi ha colpito, in questa vicenda, riguarda tutti noi, individualmente: e cioè come siamo tutti in prestito, su questa terra, di passaggio, senza alcun diritto nè alcuna possibilità, come dice la Bibbia, di allungare il numero dei nostri giorni. Non è il censo (operato in una clinica svizzera), non è l’età (66 anni), e neanche quello che abbiamo realizzato, la forza d’animo, o di carattere: no, siamo tutti di passaggio, su questa terra, e faremmo bene a ricordarcelo, in modo da non sprecare neanche un istante che ci è stato dato.
E la morte, questa sorella cattiva, spesso dipinta come brutta, terrorizzante, dovrebbe invece tornare a far parte dei nostri piani: perchè, come disse Steve Jobs (un altro grande, ricco e famoso strappato giovane) nel famoso discorso ai laureati di Stanford, “la morte è quella cosa che dà valore a tutta la vita“. In che senso? Alla “luce” della morte, siamo costretti a rivedere tutte le nostre azioni, le nostre scelte, le nostre arrabbiature e le nostre fissazioni e scoprire che, in fin dei conti, ce la stavamo prendendo per nulla.
Una volta ho sentito che in Giappone (o forse in Cina? Boh!) agli sposi, nel giorno del matrimonio, viene regalata una bara, che sarà la bara in cui verranno seppelliti, e che questi la devono conservare in casa, e tenerla con loro (finchè vivono). Un modo efficace di ricordarci da dove veniamo, dove andremo, e per dare un significato profondo e pieno al nostro vivere quotidiano.
Significato che ognuno deve trovare per sè. E presto, magari, perchè la fine della nostra comparsata potrebbe essere dietro l’angolo, mentre noi siamo distratti ed impegnati a programmare i prossimi 20 anni. E ricordare, come ha detto la Rowling, ““As is a tale, so it’s life: not how long it is, but how good it is, is what matters“.
“Così come per una storia, così è la vita: non conta quanto è lunga, ma quanto è bella”
L’opinione del neo presidente Rai Marcello Foa sul senso della vita:
Lascia un commento