Copio e incollo la newsletter di Antonio Socci: anche lui è arrivato a parlare di signoraggio e sovranità monetaria. Per me questo è un altro, uno dei tantissimi segni che stanno arrivando in questi ultimi tempi, che mi fanno ben sperare: non siamo più soli, anche le “personalità” che una volta ci bollavano come complottisti, stanno arrivando alle stesse conclusioni. Mi ricorda il film con Robin Williams e De Niro: Risvegli: meglio tardi che mai!
PS: nota per inciso: se il neopresidente eletto degli USA è arrivato a dire, in varie occasioni:
- che i vaccini causano l’autismo
- che l’ISIS è una creazione della CIA
- che le torri gemelle non possono essere state abbattute da aerei, vista la loro struttura di acciaio
è proprio vero che sta tirando un vento nuovo.
Buon 2017!!!
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“Bufale”? Ci sarebbe da chiarire se ce l’hanno raccontata giusta, in Italia, a proposito di euro, debito pubblico e crisi economica.
Perché – nonostante decenni di lacrime e sangue – non se ne viene a capo e anzi il debito pubblico è sempre più grande e la nostra economia sempre più devastata?
Secondo il mainstream perché siamo un Paese di lazzaroni e spendaccioni, sempre fuori dalle regole. Ma non è vero.
I dati dicono che noi siamo in realtà tra i più virtuosi. Tempo fa, un autorevole specialista come il professor Marco Fortis, sul “Sole 24 ore”, spiegava che “nonostante la sua (dell’Italia) fama di economia di sprechi, molto indebitata e poco osservante degli impegni, in realtà il nostro Paese ha una spesa pubblica al netto degli interessi che in termini reali è rimasta quasi invariata tra il 2005 e il 2015 (una delle migliori performance tra i Paesi avanzati). Inoltre, l’Italia è uno dei Paesi più disciplinati nel rispettare le regole europee di finanza pubblica. Ad esempio, durante questi ultimi anni di crisi, già dal 2012, cioè ben prima di altri Paesi, il nostro deficit/Pil rispetta la regola del 3%. Nel lungo periodo, poi, sin dal 1992, l’Italia è sempre stata in avanzo statale primario con la sola eccezione del 2009: un record assoluto a livello mondiale. E, come sottolinea il citato documento del Mef, nel periodo 2009-2015 l’avanzo statale primario dell’Italia è stato mediamente il più alto nella Ue”.
Eppure, nonostante questa virtuosa politica di rigore, la voragine del debito pubblico cresce sempre di più: è arrivata nel 2015 al 132,7 per cento sul Pil e ancora si allarga.
Quello che ci mette ko sono gli interessi che paghiamo ogni anno sul debito, circa 70 miliardi di euro. “Il debito pubblico – scrive Fortis – costituisce la nostra palla al piede”.
Ma quando e perché ci siamo indebitati così spaventosamente?
LA SVOLTA
E’ accaduto negli anni Ottanta. Nel 1980 il nostro rapporto debito/Pil era al 56,8 per cento, cioè ultravirtuoso (ed eravamo da decenni ai primissimi posti per crescita economica nel mondo). Ma dal 1981 di colpo il debito è esploso e in quattordici anni, nel 1994, è arrivato al 121,8 per cento del Pil.
Come una guerra persa. Cosa provocò questo cataclisma? Secondo la vulgata delle classi dirigenti e dei media il debito pubblico è esploso dal 1981 perché gli italiani – che dal dopoguerra avevano avuto un livello del debito costante (e virtuoso) – sono diventati di colpo irresponsabili spendaccioni, evasori, corrotti e quant’altro. D’improvviso. Dal 31 dicembre 1980. Non è curioso?
Questa “damnatio” della “prima repubblica” è il motivo ufficiale per cui ci hanno imposto 25 anni di lacrime e sangue e consente ai tedeschi di deprecare il popolo italiano che deve essere punito e deve pagare salatamente la sua indisciplina.
Ma se questa versione dei fatti fosse giusta, dopo decenni di “rigore” il problema doveva essere risolto: com’è che, invece, siamo sempre più indebitati, pur avendo sottoposto gli italiani a salassi micidiali che hanno messo in ginocchio la nostra economia?
C’è però un’altra “narrazione” dei fatti che individua una diversa origine del debito pubblico. In particolare sottolinea che ci fu una svolta in quel fatale 1981: fu il “divorzio consensuale” fra Banca d’Italia e Tesoro (deciso dal ministro Nino Andreatta e dal governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi) che sollevò la Banca d’Italia dall’obbligo di comprare titoli di Stato, cosicché lo Stato italiano da quel momento non ebbe più il controllo degli interessi sul debito e fu esposto alla speculazione.
Questa decisione era giustificata dall’ingresso dell’Italia nel Sistema Monetario Europeo (Sme) che era il primo passo verso la moneta unica.
Da qui venne l’impennata della spesa per interessi sul debito. E, scrive Alberto Bagnai, col debito pubblico crebbe anche la disoccupazione (fino a raddoppiare), mentre “si fermò il potere d’acquisto delle famiglie”.
Ciò che accadde dopo – cioè Maastricht e l’euro – moltiplicò gli effetti devastanti di quel primo passo verso la moneta unica. Ecco perché “perseverare” nell’errore aggrava la situazione dell’Italia.
Questa è la versione dei fatti che forniscono i “no euro”, i keynesiani e i cosiddetti sovranisti. Si può sospettare che sia di parte. Sennonché c’è la conferma dei diretti interessati.
LA CONFERMA
In un memorabile articolo sul “Sole 24 ore” del 26 luglio 1991, Nino Andreatta, ricordando quel divorzio consensuale fra Tesoro e Bankitalia, scriveva, con la schiettezza che gli era abituale: “Naturalmente la riduzione del signoraggio monetario e i tassi di interesse positivi in termini reali si tradussero rapidamente in un nuovo grave problema per la politica economica, aumentando il fabbisogno del Tesoro e l’escalation della crescita del debito rispetto al prodotto nazionale. Da quel momento in avanti la vita dei ministri del Tesoro si era fatta più difficile e a ogni asta il loro operato era sottoposto al giudizio del mercato”.
L’obiettivo ideologico di questa impostazione di politica economica era, di fatto, un trasferimento di sovranità dai popoli e dagli stati ai mercati. Oggi è la realtà della globalizzazione, con l’abbattimento di frontiere e identità.
Anche il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, in un intervento rievocativo del 2011, confermò che “la decisione di Andreatta e Ciampi, pur rivestita di panni ‘tecnici’, ha forti effetti politici di lungo periodo”.
Draghi ricordò che gli oppositori, nel 1981, erano “timorosi del rialzo dei tassi d’interesse reali” e agitarono “lo spettro della deindustrializzazione del Paese”.
Sembra proprio ciò che è avvenuto, ma il Governatore si limitò solo a osservare laconicamente che – visti in prospettiva storica – “gli effetti del ‘divorzio’ sulla politica di bilancio non sono quelli sperati” e “il rapporto tra debito pubblico e prodotto supera il 120 per cento del prodotto nel 1994”.
Cioè il debito pubblico era raddoppiato in pochi anni. Certo, secondo Andreatta e Draghi quel “divorzio” abbatté l’inflazione a due cifre dell’Italia, ma Bagnai ha mostrato che quell’inflazione – provocata dall’esplosione del prezzo del greggio dovuta alle crisi petrolifere del 1973 e del 1979 – rientrò per gli stessi motivi negli anni Ottanta, quando la situazione mediorentale si normalizzò e il prezzo del petrolio crollò del 75 per cento.
RIVOLUZIONE COPERNICANA
Se questa “altra” spiegazione è la vera narrazione della crisi italiana il centrosinistra dovrebbe rimettersi del tutto in discussione e in parte pure il centrodestra.
Infatti il polo berlusconiano irruppe sulla scena nel 1994 contro l’oppressione fiscale e lo statalismo (entrambi identificati, giustamente, con la sinistra).
Tuttavia si doveva capire che l’oppressione fiscale era diventata insopportabile proprio perché sulla spesa pubblica (passata dal 43 al 59 per cento del pil dal 1980 al 1993) gravavano gli enormi interessi sul debito.
Lo stesso Antonio Martino osservava che “nel 1993 oltre il 73% del gettito delle imposte dirette è stato assorbito dalla spesa per interessi passivi”.
Il problema dunque non era la spesa dello Stato, ma gli interessi sul debito e la nostra progressiva perdita (a vantaggio di Ue e “mercati”) della sovranità monetaria ed economica che poi è diventata perdita della sovranità politica e legislativa.
In questi anni si sono ridotte pure la sovranità popolare (gli elettori sono sempre più espropriati) e la sovranità sui confini (siamo obbligati a subire una colossale emigrazione non voluta).
Dunque oggi un centrodestra che vuole rinascere, più che alle leggi elettorali, dovrebbe ripensare alla sua “mission”.
La battaglia contro lo statalismo e contro il fisco oppressivo, dovrebbe diventare una battaglia per ricostruire di nuovo lo Stato italiano: recuperando la sovranità monetaria, economica, fiscale, territoriale e politica. “Interesse nazionale” dovrebbe essere la nuova parola d’ordine.
Il vento di Trump invita a questa riconversione.
Antonio Socci
Da “Libero”, 10 dicembre 2016
A quanto pare fior di intellettualoni e di economistoni arrivano alla conclusione quel che noi (che non siamo nè intellettuali nè economisti), sappiamo da anni.
Ignoranti o collusi strapagati da lorsignori.
È poi un errore sperare che si arrivi col contributo di questi fiorellini, ad un reale cambiamento. Che cosa faranno?
Semplice. Troveranno nuovi sistemi cervellotici faranno discorsi complicati metteranno in pista il famoso premio nobel, o l’economista che la sa lunga…..
Non vorranno ammettere la semplice verità, e cioè: Il debito pubblico è falso. Non è un debito. È il debito verso un semplice spampatore di carta stampata., il sistema bancario.
Il Governo (non le banche) può stampare moneta dal nulla, ma attenzione: Solo per acquistare beni reali: una ferrovia, o un’autostrata, una centrale elettrica, un ponte. o per pagare stipendi e salari a coloro che fanno un lavoro di produzione di beni e servizi REALI.
Non è necessario pagare imposte per pagare l’inesistente “debito pubblico”
E mentre economisti, giornalisti, politicanti discutono e discutono sui media, un’interminabile flusso di ricchezza è quotidianamente convogliato a senso unico dalle tasche della popolazione che non comprende quel che sta accadendo, direttamente nelle tasche di un’elite di delinquenti-dementi, convinti di essere gli eletti: coloro che possono uccidere, derubare, offendere e annientare tutti gli altri: i non eletti.
Speriamo che im breve Iddio dia l’ordine al suo Angelo sterminatore di metterli in fila di fronte ad un plotone di eseuzione.
In Brasile, dopo aver eliminato il governo populista di Dilma Rousseff, golpe preceduto da intensa e lunghissima campagna televisiva, e con l’avallo di una magistratura a cui non applico aggettivi per decenza, è salito al potere il sig Temer, esponente della Banca Mondiale, pare.
La Rousseff e altri membri del suo partito, era stat accusata di improbità amministrativa, cioè di aver rubato per finanzare la campagna politica del proprio partito.
Ora la stampa e TV, (sappiamo da chi è imbeccata), sta dicendo questo: “Il furto, di denaro, è stato grande; dobbiamo ridurre la spesa pubblica, la popolazione dovrà tirare la cinghia, ecc.
Ma si sa, i Brasiliani sono in gran parte formata da ignorantoni che si bevono tutto.
In Italia invece, Paese di gente colta e intelligente, il governo sta dicendo che il bilancio è in deficit e deve esser riportato in pareggio, con sacrifici per la popolazione…
Parlano entrambi come se il bilancio dello stato sia il bilancio di una famiglia:
Dicendo questo dimostrano che non hanno capito un c….. o ma è più probabile sono pagati per distruggere completamente l’economia: Questo è l’obbiettivo.
Fare quel che stanno dicendo le “autorità” sarebbe secondo Keines, l’incubo del contabile impazzito.
Per questi str… di governanti, (ignorantoni o strapagati collusi), l’aumento della spesa pubblica sarebbe un fatto negativo. Ma è esattamente il contrario.
Alberto, o qualcuno che intende di economia, dica se sto dicendo delle fesserie.
Ma un silenzio di gelo segue i miei commenti. Non sanno gli azionisti delle banche che con una semplice scrittura contabile falsa i colossali profitti delle banche vengono dirottati verso isole paradisiache e sottratte persino agli azionisti?
Non prendertela, Eliseo. Abbiamo tutti la tentazione, una volta capito il meccanismo, che basti spiegarlo, e le cose camino dall’oggi al domani o giù di lì. Invece le cose ci mettono molto più tempo…. ma non per questo dobbiamo abbatterci: facciamo la nostra parte, sapendo che il seme piantato, prima o poi, germoglierà. Anche se i tempi nn sono quelli che vorremmo noi, pazienza.
Pensa a come si deve essere sentito il giornalista Gary Webb, che aveva scoperchiato il traffico di droga verso gli stati uniti, pilotato dalla stessa CIA, scoprendo che, alla fine, alla maggior parte della gente le sue scoperte non interessavano, davano fastidio… come ho scritto qui: https://www.ingannati.it/2015/11/11/nessuno-vuole-sentire-la-tua-triste-storia-gary/
Riducendo la spesa pubblica, lorsignori ridurranno i salari ai dipendenti pubbli, le pensioni ai pensionati, la costruzione di opere pubbliche e inerenti salari per ingegneri e maestranze.
Ma che cosa fanno le famiglie dei dipendenti pubblici, quelle dei pensionati, quelle dei dipendenti delle imprese costruttrici di opere pubbliche?
Vi dico io che cosa fanno: Vanno al mercato e comprano alimentari, vanno al negozio di abbigliamento e comprano abiti, poi comprano giocattoli, elettrodomestici, biciclette, computers, autovetture… ecc.
Ma riducendo i salari e le pensioni, come potranno sopravvivere i fabbricanti di scarpe, vestiti, elettrodomestici, giocattoli biciclette, autovetture ecc.?
Che ne dice gentile signor Gentiloni?
Quando poi la TV e i giornali parlano di “bilancio” intendono riferirsi al conto finanziario della contabilità dello stato (quella che contiene le entrate e le uscite. Omettono di dire che vi è un altro quadro, lo stato patrimoniale. nel quale risulta tra le passività il famoso debito pubblico.
Ora questo debito pubblico non potrà mai essere perche? Perchè tutta la massa circolante è sempre inferiore al montante del debito il quale contiene gli interessi.
Questo divario tra denaro circolante, e montante del “debito” va sempre aumentando in una spirale insostenibile. Perciò come possono dire questi disgraziati: “dovete pareggiare il bilancio” se questo è matematicamente impossibile. E per “mettere in pareggio il bilancio dovete tirare la cinghia, ridurre le pensioni, i salari dei dipendenti pubblici. Insomma per dare retta a questi str…. dobbiamo ridurci a dormire sotto i ponti, mandare in fallimento le piccole imprese dare a quelli le nostre case, i nostri risparmi e ridurci alla condizione di mendicanti, di schiavi di questi dementi-delinquenti. Non sono io che dico questo, È quel che rivelano menti brillantissime della cultura italiana come Marco della Luna e Maurizio Blondet.
giusto per curiosità ho mandato una mail a Socci chiedendogli come mai adesso crede a Bagnai e non ha creduto a Galloni 30 anni fa, e ad Auriti, Dalla Luna e altri 20 anni fa. Mi ha risposto che ci si appoggia alle voci più autorevoli (ergo non sa neanche chi è Galloni, se crede che Bagnai sia più autorevole) e che i tizi dicono cose diverse da ciò che dice lui.
In parole povere Socci non capisce assolutamente nulla di economia, ma ripete a pappagallo qualcosa che reputa interessante col suo fiuto di giornalista. Per altro in un suo precedente articolo benedice il capitalismo come agente che ha contribuito a sconfiggere la povertà nel mondo…
E qui mi riallaccio al discorso di Eliseo: l’inganno viene esposto in forma semplificata, sembra di averlo compreso effettivamente, ma è un po’ più sofisticato. In particolare, a norma di legge (se poi lo fa illegalmente di nascosto è un altro paio di maniche) la banca lucra gli interessi e NON il capitale (le fanfeluche di Marco Saba sono un errore grossolano). Si sottovaluta però la portata della sottrazione degli interessi che è comunque enorme e del denaro debito come causa delle crisi. Le crisi sono deflattive e non da inflazione (su questo non concordo per niente neppure con Alberto).
Parte dell’inganno sarebbe credere che i soldi siano ricchezza: sono uno strumento collettivo e in quanto tale costituiscono anche una piccolissima fetta della ricchezza, quanto un tornio o un cacciavite. Ma tutta la ricchezza vera è creata col lavoro, ripeto col LAVORO.
Quindi l’enorme ingiustizia è che gli autori della vera ricchezza ne sono sempre più espropriati, si ammazzano lavorativamente sempre più persone (disoccupazione) per far accettare a quelli che sgobbano per tutti di farlo di buon grado lasciandosi derubare.
Ma non pensare che l’economia si aggiusterebbe subito a suon di emissione monetaria. L’economia si riaggiusterebbe col tempo e con tanto lavoro (vero, non speculativo finanziario).
Socci, come Camilleri, fa parte di una categoria di persone intelligenti ma gli manca il coraggio degli “apripista”.
Vabbeh, il lavoro sporco lo facciamo noi, loro si aggregheranno dopo, pazienza, sarebbe stato bello avere anche il loro contribuo fin dall’inizio!
PS beh, sei fortunato che ti ha risposto!