Indipendentemente dal fatto che Galileo fosse in torto e la Chiesa avesse ragione, o fosse vero l’esatto contrario, la posizione del card.Bellarmino non trova alcuna giustificazione: il non voler guardare nel cannocchiale, per paura di mettere in discussione il pensiero comune e le proprie convinzioni non è il modo corretto di affrontare una questione: bisogna entrarci, approfondire, sporcarcisi le mani, e poi esprimerne una opinione.
Ma nonostante alcuni secoli sono passati, sembra proprio che siano passati inutilmente, se un politico, come il presidente del senato Grasso, si rifiuta di concedere una sala del senato per una proiezione di un documentario che può mettere in discussione il pensiero dominante riguardo ai vaccini (pensiero dominante contro il quale non sono ammesse voci fuori dal coro: vengono silenziate, emarginate, bollate come ciarlatanate e via dicendo).
Della pericolosità dei vaccini abbiamo già scritto diverse volte, ad esempio qui e qui, o qui e qui; per quanto riguarda il caso in questione vale la pena ricordare che Vaxxed tratta un caso di vita vera, di storia recente, dove una gola profonda del CDC (Center for Disease Contro, una specie di ministero della salute americano) ha rivelato che alcuni dati di una ricerca sulla pericolosità dei vaccini erano stati nascosti, insabbiati. E cosa rivelavano questi studi? Che per i bambini di colore che avevano ricevuto il vaccino trivalente dopo i 3 anni la probabilità di sviluppare l’autismo era molto minore di quella che si era riscontrata per i loro compagni che avevano ricevuto il trivalente secondo il programma, ad un anno e mezzo. Una piccola cosa, se volete, ma la cosa scandalosa qui è che un ente pubblico, pagato coi soldi dei contribuenti, anzichè fare il suo mestiere, cioè occuparsi della salute dei cittadini, aveva spudoratamente preso le parti delle case farmaceutiche nascondendo tali dati all’opinione pubblica.
Cosa ci dice questo? Almeno due cose importanti.
Primo, che i soldi delle nostre tasse non sempre (per non dir di peggio) servono a difendere i nostri interessi: anche chi è pagato – formalmente – dalla collettività può poi andare a fare gli interessi di una minoranza (che magari li remunera in altri modi). Secondo, che il lucrosissimo business dei vaccini è veramente intoccabile: chi prova a toccare i fili, muore. Anche la minima crepa, il minimo dubbio deve essere spento, sommerso fin dal nascere.
Se ci pensate bene, questo è quello che è successo ad Andrew Wakefield. Lui non era contro i vaccini; nel suo famoso paper del 1998 sul Lancet non scriveva che esisteva correlazione fra vaccini e autismo (come invece riportano tutti i commentatori, compresa Repubblica di oggi, che evidentemente non ha letto l’articolo). No. Lui scriveva solo che le evidenze scoperte “suggerivano un approfondimento di indagine”. E questo bastò a rovinargli la carriera.
Perr quanto ne so, il povero Bellarmino si rifiutò di guardare attraverso un marchingegno di cui non conosceva il meccanismo e che pertanto poteva anche celare un inganno: non mi sembra un comportamento del tutto irragionevole.