Come anticipato qualche tempo fa, sto provando a scrivere un nuovo libro.
Anticipo qui sotto la bozza del capitolo sul’evoluzionismo, certo che i miei attenti ed intelligenti lettori sapranno, come sempre darmi degli ottimi contributi.
Evoluzionismo: quando è la scienza ad essere dogmatica
Una fra le verità “scientifiche” più comunemente accettate è la teoria evoluzionista. Apparentemente, infatti, non c’è alcun dubbio serio sul fatto che le cose siano andate come le spiegano Darwin e i neo-darwinisti, al punto che uno dei più famosi sostenitori dell’evoluzionismo, Richard Dawkins autore di “L’illusione di Dio” ha potuto affermare che… “se uno non crede nell’evoluzionismo, o è stupido, o ignorante”; come anche che “…l’evoluzionismo è una realtà scientifica universalmente accettata”.
Secondo la scienza accademica, tale ipotesi, rappresentata dall’emblema della scimmia che si alza e si trasforma in uomo, non ha alcuna ragione per essere messa in discussione; e solo alcuni pazzi cristiani ortodossi, i cosiddetti “creazionisti”, credono diversamente e insistono affinchè nelle scuole venga insegnato che questa è solo una ipotesi, mentre in realtà l’uomo è stato creato da Dio.
Abituati come siamo però a non credere alle verità ufficiali, e, citando Messori, che ha ben sottolineato come opinone pubblica e opinione pubblicata sono due cose ben diverse (anche se la seconda, spacciandosi per la prima, cerca di sostiuirsi e al tempo stesso influenzare quello che la massa pensa), andiamo a vedere un po’ più nel dettaglio quali sono le opposte fazioni e su quali basi scientifiche si basano per sostenere le proprie posizioni.
Secondo Darwin, come scritto nel libro “L’origine delle specie”, esiste un lento, ma al tempo stesso graduale e continuo, processo di adattamento delle varie specie che porta alle caratteristiche tipiche di ogni specie come la conosciamo oggi. La mutazione non sarebbe altro che frutto del caso, ma le condizioni ambientali e la lotta per la sopravvivenza opererebbero quella che viene chiamata “selezione naturale” che eliminerebbe gli individui con le caratteristiche meno adatte e premierebbe quelli con caratteristiche più adatte alla lotta per la sopravvivenza, producendo in tal modo l’evoluzione delle specie.
Gli oppositori sostengono invece che non c’è alcuna prova che una specie possa mutare in un’altra e solo la presenza di una volontà intelligente esterna può aver permesso la presenza delle specie così come le conosciamo oggi.
Il dibattito è serio ed interessante e per nulla ozioso. Se infatti ammettiamo di essere frutto del caso, la presenza o meno di un Dio, che a questo punto non interverrebbe minimamente nella sotria umana, diventa quasi superflua. Se viceversa riconosciamo che senza una Intelligenza Esterna non possiamo comprendere noi stessi e la nostra presenza in questo universo, allora la consapevolezza dell’esistenza di questa Intelligenza mette in gioco noi stessi e la nostra vita impegnandoci a dare risposte diverse a tutte le nostre domande esistenziali.
È Scienza l’Intelligent Design?
Eliminiamo la prima osservazione/obiezione che spesso si sente dire: l’Intelligent Design non è scienza. Se per scientifico si intende solo ciò che è osservabile, misurabile, riproducibile, allora neanche l’evoluzionismo è scientifico. Non soltanto non abbiamo assistito all’evoluzione delle specie, ma non è neanche possibile riprodurre in laboratorio alcun tipo di mutazione che diventi stabile nelle generazioni successive e che dia origine a specie diverse. Certo, se incrociate montoni con pelliccia più folta, otterrete, per selezione, una specie con pelliccia maggiore della media. Ma sempre di montoni si tratta.
In realtà, l’approccio scientifico di Darwin si basa sul metodo del confronto delle ipotesi: analizzando un fenomeno, e sapendo quali possono essere la cause che hanno generato quel fenomeno, posso ipotizzare la causa che più verosimilmente ha generato quel fenomeno – metodo dell’ipotesi più verosimile. Da questo punto di vista, l’approccio degli “intelligent Designers” è in tutto e per tutto analogo a quello di Darwin. Solo che loro vengono definiti “non scientifici” perchè, alla fine del ragionamento, concludono che solo un qualcosa di trascendente possa aver prodotto i fenomeni osservati. Come dire: finchè tutto ciò che osservi, e tutti i metodi che adotti, ti lasciano muovere nel mare del materialismo, ok; ma se arrivi ad ipotizzare qualcosa che trascende, allora non è più scienza. Mi ricorda la storiella di quello scienziato che cercava le chiavi di casa, una sera di inverno, in una aiuola sotto ad un lampione. Un po’ di persone si radunano e lo aiutano a cercare, ma dopo un po’ uno domanda: ma le ha proprio perse qui vicino? E lui: “no no, le ho perse molto più in là. Ma le cerco qui perchè qui c’è luce”. Un atteggiamento scientifico serio non può porsi dei limiti a priori, ed escludere delle opzioni o ipotesi solo perchè si sia deciso a priori che la soluzione debba stare al di qua. Siccome qui c’è luce, qui cerco le chiavi. Potrebbe essere che le chiavi siano dove non c’è luce. Accettare che solo la materia ed il materialismo non possa giustificare o spiegare tutto mi sembra una posizione di buon senso, per nulla antiscientifico.
Ma a dirla tutta, la discussione se l’Inteligent Design sia o meno scienza è di per sè secondaria. Più che altro ci interessa sapere da che parte sta la verità, anzi, la Verità; se poi qualcuno vorrà bollarla come non scientifica, pazienza.
L’inizio non viene spiegato
Tornando al tema più generale dell’evoluzionismo, così come sintetizzato nell’albero rappresentato sopra, evidenziamo innanzitutto, en passant, come questa teoria non spieghi il passo fondamentale dell’inizio del tutto: questo fantomatico “brodo primordiale” all’interno del quale, per assoluta combinazione casuale, alcuni elementi si sarebbero combinati a produrre la prima cellula, che origini avrebbe avuto? Ipotizzare una provenienza da altre galassie, come fa qualcuno, non fa che spostare il problema, come quando si mette la polvere sotto il tappeto: si finge di non vedere, ma non si risolve un granchè.
Il secondo principio della termodinamica contraddetto
Andiamo avanti. Ipotizziamo che questo “brodo primordiale”, per qualche motivo che non ci interessa (ma ci interessa, o meglio ci interesserebbe, se le cose stessero così come ce le vogliono far credere) sia stato da sempre lì, e che si siano verificate le condizioni per far “partire” la prima forma di vita. È credibile questa ipotesi? Ci viene in soccorso proprio la scienza, in questo caso, e l’osservazione pratica. Non esiste alcuna evidenza, nessun esempio, nessun esperimento riproducibile in laboratorio che dal nulla si faccia alcunchè; di più, non esiste neanche alcuna evidenza che un sistema possa autonomamente evolvere da uno stato di organizzazione inferiore ad uno superiore. Anzi, questo è un principio fisico, il secondo principio della termodinamica, o dell’entropia: nessun sistema evolve autonomamente (cioè senza intervento dall’esterno) da uno stato di minore ordine ad uno di maggiore ordine, da uno stato di minore organizzazione ad uno di maggiore organisìzzazione. Facciamo un esempio: immaginate di riempire metà di un grosso vaso di vetro di confettini bianchi. Adesso riempite la seconda metà di confettini identici per forma e per peso ai precedenti, ma neri. Cominciate a scuotere il vaso. I confettini cominceranno a mescolarsi e, alla lunga, la distribuzione di bianchi e neri sarà uniforme all’interno del vaso. Ora chiedete e chiedetevi: “è possibile che, continuando a muovere il vaso, tutti i confettini tornino a dividersi, metà da una parte e metà dall’altra?” Chiunque ci penserà un po’ e dirà di no. Insistete: ma anche se continuassi a muovere per un’ora? Per un giorno? Per un anno? Anche se dal punto di vista matematico la risposta è sì (esiste una combinazione uguale a quella iniziale), per il secondo principio della termodinamica (oltre che per l’esperienza comune e per il buon senso) la risposta è sicuramente no. C’è la necessità di un intervento dall’esterno, di un operatore che, con pazienza ed intelligenza, si metta a separare i confettini bianchi da quelli neri. Il caso non lo fa.
Insomma: la scienza ci dice che nessun sistema chiuso passa, spontaneamente, da uno stato di minore energia ad uno di maggiore energia, da uno di minor ordine ad uno di maggior ordine, da uno di minore informazione ad uno di maggiore informazione, neanche per selezione naturale.
La complessità del DNA contro l’evoluzionismo
Fra l’altro, le scoperte successive alla pubblicazione dell’Origine delle Specie, in particolare quelle relative alla cellula, ai geni ed alla struttura del DNA, hanno svelato una complessità ed una intelligenza insita a livello microbiologico che allontanano ulterioremente la possibilità di una produzione per combinazione casuale. Come ha ben spiegato Stephen Meyer nel suo libro Sugnature in the Cell (Firma nella cellula), analizzando in dettaglio la cellula non solo si scopre una complessità inimmaginabile ed inimmaginata ai tempi di Darwin, ma si scopre anche che i processi di duplicazione sono regolati all’interno di DNA e RNA con una intelligenza che non poteva assolutamente essere frutto del caso. In particolare il dr.Meyer si domanda: nelle strutture cellulari che governano questi porcessi esiste una quantità di informazione che non può essere frutto del caso: in nessuno dei sistemi che possiamo osservare nella nostra osservazione pratica l’informazione aumenta senza una “iniezione” dall’esterno.
Maurizio Blondet nel suo “L’uccellosauro ed altri animali” per dare un’idea della impossibilità matematica scrive:
“I matematici si divertono a modo loro a fornire il grado di probabilità di mutazioni casuali significative. Esempio: quante frasi si possono costruire in inglese con 100 lettere? Circa 10 alla 25 (1 seguito da 25 zeri). Ma se ci proponiamo invece di mettere insieme sequenze senza alcuna costrisione di regole, a caso, con quelle stesse 100 lettere ne possiamo comporre 26 alla 100ma potenza: 26 seguito da 100 zeri. È un numero inconcepibilmente più grande del primo. Per dare un’idea: molto più di tutti gli atomi residenti nell’universo, che sono 10 alla 70ma potenza. Nel caso del DNA, i numeri sono ancora più grandi, e i gradi di probabilità ancora più piccoli. Il codice basale del DNA è organizzato in triplette di basi azotate, ciascuna delle quali costruisce, attraverso delicati processi, un amminoacido.Ci sono 20 amminoacidi in tutto. Quando il codice viene letto dalla cellula, l’ordine lineare delle triplette induce on ordine lineare corispondente di amminoacidi. Ciò che il dito biologico scrive, la cellula traduce in una certa sequenza di quei 20 amminoacidi: una proteina. Ogni proteina è composta in media da 250 amminoacidi: una specie di lunga parola biochimica. Il fisico Murray Eden del MIT ha stimato che il numero di proteine vitali (=il numero di frasi significative) è pari a 10 elevato alla 50. In questo numero, relativamente limitato rispeotto al numero di proteine matematicamente possibili per combinazioni casuali, sono comprese le materie prime di tutto ciò che è vissuto e che vive, dinosauri e abeti, fiori e rane, successi vitali e fallimenti vitali, nei 4 miliardi di anni di esistenza del pianeta terra.Ma attenzione: il numero di sequenze casuali, con tutte le possibili posizioni dei 20 amminoacidi in sequenze di 250 (pseudoproteine non atte alla vita) è immensamente più grande: pari a 20 alla 250ma.
Sono numeri sicuramente incomprensibili, assurdi, che la mente stenta ad afferrare. Il fisico Philip Stott ci prova con un semplice paragone. Immagine la storia dell’universo, dal big bang ad oggi: “contiene” 10 alla 18ma secondi. Immaginate il totale di atomi esistenti nell’universo. Immaginate che ogni atomo sia corrispondente ad un computer moderno, con un clock da 1 GHz, cioè possa compiere un miliardo di operazioni al secondo. Bene, neanche così, considerando:
- tutti gli atomi presenti nell’universo,
- in grado di compiere un miliardo di tentativi al secondo
- considerando tutti i secondi trascorsi dal Big Bang ad oggi,
ci sarebbe stato il tempo sufficiente per effettuare un numero di tentativi neanche lontanamente simile a 20 alla 250ma.
Conclude infatti Blondet: Come valutare questo numero? Possiamo confrontarlo con il numero di secondi dal Big Bang ad oggi, pari a 10 alla 18ma. Questo significa che anche se la natura avesse miliardi di combinazioni casuali di amminoacidi in ogni secondo dei 30 miliardi di anni trascorsi, sarebbe letteralmente “mancato il tempo” perchè ne risultasse la combinazione vitale”.
Questi numeri, scientifici e razionali anche se non afferrabili nella nostra esperienza quotidiana, assumono un colorito diverso con un esempio. Un fisico matematico ha detto: “La probabilità della generazione spontanea è pari a quella che si avrebbe lasciando una scimmia da sola in una stanza con una macchina da scrivere. Dopo due settimane tornare e trovare scritte tutte le opere di Sakespeare. Cos’è più intelligente? Cos’è più scientifico? Pensare che abbia fatto tutto da sola, o pensare che abbia ricevuto un piccolo – diciamo così – aiutino?” E allora come si fa a bollare l’ipotesi di Intelligent Design come “non scientifica”?
Complessità irriducibile
Esiste un altro concetto molto interessante che spiega l’impossibilità di una evoluzione dovuta al caso, ed è quello della complessità irriducibile. Ci sono sistemi che funzionano grazie alla combinazione delle diverse parti e, se mancasse anche una sola di quelle parti, il sistema non funzionerebbe. Nel mondo meccanico, ad esempio, posiamo immaginare una trappola per topi. Costituita di 5 parti assemblate fra loro, basta toglierne una, una soltanto, una a caso, e la trappola non funziona più: si tratta di una complessità non riducibile, pena la perdita completa della funzione. Nel mondo animale si trovano molti esempi di cosiddette complessità irriducibili, cioè funzioni che non possono fare a meno di anche solo una componente, pena il mancato funzionamento: dall’occhio alla lingua del picchio.
La lingua del picchio gira intorno alla testa, proteggendo il collo e risultando estremamente funzionale non soltanto per la cattura degli insetti ma anche per attutire i colpi che questo uccello dà per catturare le sue prede all’interno dei tronchi. Secondo la teoria evoluzionista questa funzione si sarebbe sviluppata un po’ alla volta, dando al picchio una caratteristica resistente: ma in quante generazioni sarebbe dovuta avvenire? E fino a che l’apparato non fosse stato completo, a cosa sarebbe servita, una lingua che un po’ alla volta si allunga e si sviluppa detro al collo? Per quale motivo avrebbe dovuto restare?
Proviamo a spiegare con un altro semplice esempio per comprendere meglio l’idea. Ipotizzate di dare a 10 bambini un dado, ed invitarli a lanciare, tutti contemporaneamente, il dado. Supponiamo che lo scopo sia ottenere tutti “6” per tutti i 10 dadi lanciati. La probabilità che questo avvenga è 1/6 alla decima, cioè moltiplicato per sè stesso 10 volte, pari a meno di una su 100 milioni. Se invece adottiamo un piccolo trucco, e diciamo ai bambini che ogni volta che uno ottiene un 6 deve fermarsi e non lanciare più, in pochi minuti otterremo lo scopo: avremo tutii e dieci i dadi con la faccia del 6 rivolta verso l’alto: ma questa è una operazione frutto di intelligenza e progetto, non del Caso cieco e fortuito. Nella produzione di caratteristiche utili alla vita, anche secondo la teoria evoluzionista, ci sono innumerevoli casi, dallo sviluppo dell’occhio alle capacità di coagulazione del sangue che richiedono una contemporaneità di caratteristiche che, prese singolarmente, non avrebbero alcun senso nè alcun vantaggio ai fini della sopravvivenza della specie, e quindi si sarebbero perse: nessuno blocca una caratteristica innovativa in attesa che si sviluppino anche le altre, almeno secondo i puri evoluzionisti. Diminuendo ulteriormente le già rarefatte possibilità viste sopra.
La resistenza ai cambiamenti del DNA
Un altro colpo fatale alla teoria evoluzionista deriva, manco a dirlo, sempre dalla scoperta dei meccanismi del DNA. James Shapiro, genetista di fama mondiale, osserva: “il DNA dispone di livelli multipli di meccanismi di autocorrezione per riconoscere e rimuovere gli errori che inevitabilmente avvengono durante la replicazione del DNA”. Si tratta di meccanismi di correttura automatica, molto simili ai programmi per la correzione dei testi su computer. Questi programmi comparano i caratteri parentali del DNA con quelli appena sintetizzatie distinguono le variazioni sì da operare efficacemente per rettificare, piuttosto che fissare, ciò che risulta da accidentali incorporazioni del nucleotide sbagliato”. Insomma: il DNA si difende attivamente da tutte quelle casuali accidentalità e danneggiamenti impercettibili su cui l’evoluzionismo fonda praticamente tutte le sue ipotesi di evoluzione. Il DNA è insomma la struttura più stabile dell’universo: immune all’entropia, al degrado e – addirittura – al darwinismo.
L’mpossibile riduzione cromosomica
Degno di nota anche l’ottimo scritto del dr.Martelli (“Quando fede e ragione possono raccontare la stessa storia”) che smonta l’evoluzionismo a fronte di una dettagliata analisi delle riduzioni cromosomiche. In tutti i casi esaminati di accidentale riduzione cromosomica (cioè di riduzione del numero di cromosomi nel gamete) si verifica un aborto spontaneo o, nei rarissimi casi di sopravvivenza (poche unità per 100.000 esemplari) gravissime malformazioni inabilitanti che perlopiù portano alla morte nei primi anni di vita e comunque ad individui sterili, incapaci di riproduzione. Se la scimmia fosse veramente l’antenato dell’uomo, come si spiega la riduzione non di uno, ma addirittura di due cromosomi (da 48 a 46) in maniera casuale, utila a dar vita ad una nuova specie?
L’esplosione del Cambriano
Un altro degli elementi che pongono seri dubbi alle ipotesi darwiniane è la comparsa di fossili in un periodi tutto sommato limitato (secondo le ere geologiche) della storia della Terra, il cosiddetto periodo Cambriano. Se, come si è ipotizzato, le specie come le conosciamo oggi sono il frutto di una lunghissima, per certi versi esasperante modificazione graduale, perchè non si trovano tracce, distribuite lungo tutto la coronologia terrestre, così come la si può leggere nelle sedimentazioni rocciose, ma esiste una sorta di “comparsa improvvisa” in un determinato periodo? L’ipotesi avanzata che le forme di vita precedenti non fossero sufficientemente “consistenti” e non avessero le caratteristiche per fissare la propria impronta viene smentita da studi successivi alla comparsa del libro “L’origine delle Specie” e dal ritrovamento di fossili di spore, ma sempre del periodo Cambriano o successivi. Questo è un dubbio che lo stesso Darwin ebbe e, onestamente, non mancò di citare; ma i suoi successori, che forse volevano essere “più realisti del re”, o forse erano spinti più da una agenda materialista che da vero amore per la Scienza riuscirono a trascurare.
Una pericolosa conseguenza
Ultimo ma non meno importante, anche se meno scientifico, voglio segnalare un pericoloso addentellato della teoria evoluzionista. Se infatti riteniamo che sia la Selezione Naturale il vero artefice dell’evoluzione e, in ultima analisi, del miglioramento delle specie e della stessa umanità, perchè non aiutare questo cieco selezionatore? Perchè non velocizzare questo processo verso una umanità sempre più evoluta e perfetta? E qui gli esempi storici non mancano: la tentazione dell’eugenetica e della razza pura trovano nel darwinismo un validissmo alleato. A me piace invece citare il biologo Bruce Lipton, che indica un percorso completamente opposto. A partire dalla sua esperienza personale, di scienziato ateo e materialista, studiando le cellule arrivò a comprendere l’esistenza di un Essere Superiore, trascendente, proprio in virtù di alcuni meccanismi che non potevano esere spiegati altrimenti (si veda il suo libro “The biology of belief”, titolo tradotto in La biologia delle crdenze ma che io tradurrei in “La biologia della fede”). E dal punto di vista evoluzionistico giunge ad una conclusione opposta: non è la selezione, l’eliminazione, la competizione che ci fa crescere, ma l’unione, il mettere in comune, l’aggregazione.
Quello che Darwin intendeva veramente
A proposito del famoso detto di Darwin “Natura non facit saltus” (la natura non fa salti) il già citato dr. Martelli fa una interessante osservazione che forse ci aiuta a comprendere meglio questo scienziato, a dispoetto delle manipolazioni che i suoi successori, in maniera molto antiscientifica, operarorno.
Scrive Martelli:
“Darwin dimostra un’intuizione acutissima riguardo al processo della ‘Filogenesi’. Egli dice che fra una specie esistente e quella derivata vi è sempre ‘un salto qualitativo improvviso e importante’, quello che noi chiamiamo ‘macro-mutazione’. Poiché è convinto che le specie sono ‘definite’, questo salto di specie deve sempre avvenire per opera del Creatore e compiersi attraverso una femmina della specie già esistente. Per definire la femmina attraverso la quale si compie questo salto di specie, Darwin conia un’espressione nuova: la chiama ‘anello di congiunzione’. Questo anello di congiunzione è unico per i due capostipiti di ogni nuova specie e perciò introvabile. L’espressione ‘anello di congiunzione’ esclude automaticamente per il suo significato intrinseco di mezzo o strumento per il ‘salto di specie’ qualunque ipotesi di evoluzione lenta e spontanea. Implicitamente lo ricollega ad un intervento creatore di Dio!
Dunque Darwin non prende nemmeno in considerazione che in natura esista una mutazione continua e casuale fra una specie esistente e quella successiva! Egli, invece, paragona questo ‘philon’ come una linea a salti, come una scala a gradini, tant’è vero che enuncia un detto divenuto famoso: che “Natura non facit saltus”. Con quest’espressione egli intende sottolineare che la Natura ‘da se stessa’ non può fare ‘autonomamente’ alcun salto da una specie a un’altra. Perciò sottintende che se la Natura non è l’artefice di ogni salto avvenuto fra una specie e un’altra, solo Dio Creatore può esserne l’Autore.
In conclusione, per Darwin la Natura è ‘incapace’ di mutare una specie in un’altra. Contrariamente a quanto oggi si vada tendenziosamente annunciando nei libri di testo e nei documentari televisivi, Darwin non è il padre dell’evoluzionismo perché mantiene saldo il concetto di ‘specie definita’. Le micro-mutazioni, oggetto delle sue osservazioni, riguardano solo le caratteristiche che rimangono sempre dentro i limiti della stessa specie. In altre parole, pur ammettendo la grande somiglianza fra la specie precedente e quella derivata, Darwin dà per scontato l’intervento divino nel processo creativo della nuova specie attraverso quello che lui chiama ‘l’anello di congiunzione’.
In conclusione, credo si possa affermare tranquillamente:
- la cosiddetta “teoria evoluzionista” rivela tutta una serie di limiti e di punti oscuri che la allontanano da una posizione di scientificità;
- le scoperte nel campo della biologia cellulare e del DNA hanno diminuito ulteriormente la validità di questa teoria;
- la matematica e il calcolo delle probabilità rendono impossibile qualunque forma di evoluzione spontanea realizzata unicamente grazie alla selezione naturale.
Come non ricordare a questo punto il discorso di Dio a Giobbe, immaginandolo rivolto agli stessi “scienziati” fautori del caso?
Giobbe 38
1 Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine:
2 Chi è costui che oscura il consiglio
con parole insipienti?
3 Cingiti i fianchi come un prode,
io t’interrogherò e tu mi istruirai.
4 Dov’eri tu quand’io ponevo le fondamenta della terra?
Dillo, se hai tanta intelligenza!
5 Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai,
o chi ha teso su di essa la misura?
6 Dove sono fissate le sue basi
o chi ha posto la sua pietra angolare,
7 mentre gioivano in coro le stelle del mattino
e plaudivano tutti i figli di Dio?
8 Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando erompeva uscendo dal seno materno,
9 quando lo circondavo di nubi per veste
e per fasce di caligine folta?
10 Poi gli ho fissato un limite
e gli ho messo chiavistello e porte
11 e ho detto: «Fin qui giungerai e non oltre
e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde».
12 Da quando vivi, hai mai comandato al mattino
e assegnato il posto all’aurora,
13 perché essa afferri i lembi della terra
e ne scuota i malvagi?
14 Si trasforma come creta da sigillo
e si colora come un vestito.
15 È sottratta ai malvagi la loro luce
ed è spezzato il braccio che si alza a colpire.
16 Sei mai giunto alle sorgenti del mare
e nel fondo dell’abisso hai tu passeggiato?
17 Ti sono state indicate le porte della morte
e hai visto le porte dell’ombra funerea?
18 Hai tu considerato le distese della terra?
Dillo, se sai tutto questo!
19 Per quale via si va dove abita la luce
e dove hanno dimora le tenebre
20 perché tu le conduca al loro dominio
o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa?
21 Certo, tu lo sai, perché allora eri nato
e il numero dei tuoi giorni è assai grande!
22 Sei mai giunto ai serbatoi della neve,
hai mai visto i serbatoi della grandine,
23 che io riserbo per il tempo della sciagura,
per il giorno della guerra e della battaglia?
24 Per quali vie si espande la luce,
si diffonde il vento d’oriente sulla terra?
25 Chi ha scavato canali agli acquazzoni
e una strada alla nube tonante,
26 per far piovere sopra una terra senza uomini,
su un deserto dove non c’è nessuno,
27 per dissetare regioni desolate e squallide
e far germogliare erbe nella steppa?
28 Ha forse un padre la pioggia?
O chi mette al mondo le gocce della rugiada?
29 Dal seno di chi è uscito il ghiaccio
e la brina del cielo chi l’ha generata?
30 Come pietra le acque induriscono
e la faccia dell’abisso si raggela.
31 Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi
o sciogliere i vincoli di Orione?
32 Fai tu spuntare a suo tempo la stella del mattino
o puoi guidare l’Orsa insieme con i suoi figli?
33 Conosci tu le leggi del cielo
o ne applichi le norme sulla terra?
34 Puoi tu alzare la voce fino alle nubi
e farti coprire da un rovescio di acqua?
35 Scagli tu i fulmini e partono
dicendoti: «Eccoci!»?
36 Chi ha elargito all’ibis la sapienza
o chi ha dato al gallo intelligenza?
37 Chi può con sapienza calcolare le nubi
e chi riversa gli otri del cielo,
38 quando si fonde la polvere in una massa
e le zolle si attaccano insieme?
39 Vai tu a caccia di preda per la leonessa
e sazi la fame dei leoncini,
40 quando sono accovacciati nelle tane
o stanno in agguato fra le macchie?
41 Chi prepara al corvo il suo pasto,
quando i suoi nati gridano verso Dio
e vagano qua e là per mancanza di cibo?
Non lascio un commento personale ma trascrivo un messaggio di Sant’Agostino ricevuto da Giuliana Buttini datato 21 luglio 1973.
Che cos’è la verità? La verità è Dio! E soltanto trovando in Lui la verità si può vivere nella Verità. All’infuori di Dio non esiste verità, ma soltanto false apparenze.
Tutto viene da Dio e tutto va e torna a Dio!
Ogni atomo infinitamente piccolo e ogni unione di atomi e ogni cosa che è, è Dio e viene da Dio. L’uomo crede di scoprire e anche di creare tutto ciò che ha scoperto e creato Dio. L’atomo secondo la scienza è un principio. Chi ha creato questo principio? E secondo la scienza esistono cose nate per composizione chimica. Chi ha creato il principio di queste cose atte a generare? E l’uomo? Poteva nascere il primo uomo da solo? E poteva generare altri esseri umani se Dio non metteva in lui il seme della procreazione? E poteva il sole risplendere e il mare frangere le onde se Dio non creava sole e mare?
Che cosa vi risponde un incredulo a queste domande? E se trovasse in se l’errata risposta che nega ugualmente Dio, domandategli da donde lui viene e suo padre e suo nonno e così avanti nei tempi dei tempi, da donde viene il primo. Non potrà rispondere che il primo si è fatto da solo o è stato fatto per caso. Enormemente intelligente questo caso che da un uomo solo ne ha creati migliaia e migliaia.
Enorme questo caso! Se ha questa potenza si può chiamare Dio!
E così arriva a comprendere l’incredulo, sempre però se vuole cercare e sapere. Altrimenti neppure ragiona, rifiuta senza pensare, resta nella sua ignoranza e non si pone nessuna di queste semplici domande. Resta nel suo buio!
Voi che avete saputo chiedere avete avuta risposta. E risposte da chi più sa, chi più ha conoscenza fino a chi ha creato, Lui, l’immenso, che da un atomo ha sviluppato un universo fatto per amore delle Sue creature, create per godere la Sua eternità.
L’Eternità è la più grande cosa della creazione.
Grazie!