Durante la trasmissione televisiva dell’altra mattina, su Canale Italia, un ascoltatore chiama e mi definisce in qualche modo “rappresentante – o paladino -della lotta alle banche“. Io mi schernisco subito: non ho nulla contro le banche, loro si comportano secondo il sistema, giocano secondo le regole, è il sistema che va cambiato, sono le regole che vanno riscritte.
Questo ragionamento, ripensandoci a freddo, è un po’ pericoloso però. Se tutto ciò che è normato va bene, è giustificabile, allora perchè un medico dovrebbe rfiutarsi di praticare l’aborto, ad esempio? Potrebbe sempre giustificarsi dicendo che “finchè l’aborto è legale, lui si comporta secondo la legge; è la legge che va cambiata!”.Questo è un caso eclatante, in cui c’è di mezzo la vita di un’altro essere umano, e appare evidente tutta la contraddizione e il totale disallineamento fra ciò che è legale e ciò che è morale. Ma ci sono molti altri esempi in cui non è così evidente tale contrapposizione. Lavorare in una fabbrica di armi è illegale? O è immorale? O nessuna delle due?
Così, ritornando al caso del sistema bancario, pur essendo convinto che siano le regole a dover essere cambiate, e che chi ci lavora non commetta alcunchè di riprovevole, mi piace citare un amico, Matteo (amici padovani capiranno) che, anni fa, capito il meccanismo e i fini dell’istituto in cui lavorava, si licenziò e lasciò per sempre il suo lavoro.
Un piccolo atto di eroismo. Non riconosciuto, non premiato, non pubblicizzato. Forse – per fortuna – neanche troppo raro: tanti, che non si identificano nelle finalità e nei metodi di questo sistema, semplicemente si sfilano, senza clamore, senza proclami, magari abbassando moltissimo il loro tenore di vita, faticando per arrivare a fine mese, rinunciando a stipendi molto alti… e nessuno lo viene a sapere.
Eroi moderni. Sconosciuti, silenziosi. Ma pur sempre eroi.
Nel suo libro “Bank – Il futuro della banca” Antonino Galloni scrive come devono essere riscritte le regole
Effettivamente…. la risposta non è esattamente corretta. Anche perché le regole le hanno fatte le banche (o quantomeno il sistema bancario), non stanno giocanto con le “tue” (nostre) regole. In quel caso è corretto essere “contro” le banche in quanto sono loro il sistema.
Spero ti capiti l’occasione di correggerti, magari in un’altra trasmissione.
Per quanto rigurda l’amico che ha lascito l’immorale lavoro un augurio di cavarsela comunque rispettando i suoi principi e i suoi valori (anche se oggi è difficile rispettare principi e valori nel lavoro).
Il mio babbo lavorava in una ditta, nella parte che produceva ricambi per macchine movimento terra, ed era il responsabile della parte commerciale di quel settore. Ma la stessa ditta, produceva anche bombe. E quando gli proposero di diventare direttore commerciale di tutta l’azienda, semplicemente rifiutò. Chapeau.
Ciao Alberto,
Ieri da Giletti c’era un consigliere di un paese siciliano che sosteneva che le commissioni a cui ha partecipato (troppe…il sospetto è che ne facessero molte per percepire il gettone di presenza. Sic!)
fossero perfettamente permesse dal regolamento e dalle leggi.
Diceva che finchè le leggi non fossero cambiate lui si riteneva perfettamente a posto.
Personalmente credo che se io, madre di tre figli, ho lasciato la libertà ai miei figli di scegliere come comportarsi, dopo aver dato le coordinate di comportamento “corrette”; lasciando piena libertà di scelte personali in piena coscienza, sottolineando però che la vita gli errori te li fa pagare. Tutti.
Dicevo se sono arrivata io a tirare queste “somme, possibile che una persona che si ritiene in grado di guidare la vita comunitaria dei suoi concittadini, non arrivi da solo a capire cosa è lecito e cosa no?
Il controllo serve davvero a poco, non si può regolamentare ogni sfaccettatura di comportamento per legge, a meno che non si voglia una dittatura severa e fondamentalista.
Occorre, oltre un certo limite, usare il libero arbitrio per decidere. Solo i burattini hanno bisogno di un altro che li guidi per muovere anche un sottilissimo filo.
Ho avuto l’impressione, ascoltandolo, che quell’uomo non si considerasse uomo ma burattino.