Al termine del’incontro dei primi ministri europei la Meloni ha usato un linguaggio diplomatico, dicendo alcune cose e “mascherandone” altre, forse senza riuscirci troppo bene.

Fra le cose dette,

una in particolare mi ha colpito:

“salutiamo con favore l’accettazione della nostra proposta (italiana), di scomputare dai calcoli del rapporto deficit/PIL le spese militari”.

Bene. Più esplicita di così non poteva essere. Cioè, alla Meloni non interessa tanto che i soldi pubblici siano spesi per la sanità, per le pensioni, per i poveri, ecc., no: va bene che siano spese anche per gli armamenti, purchè questo non faccia retrocedere i parametri, e venga rispettato quell’obiettivo che tante volte è stato utilizzato per giustificare l’impossibilità di mettere mano al portafoglio per provvedimenti in favore dei poveri, per la sanità, ecc.

Complimenti Meloni!

Un altra cosa che detto, che secondo me fa vedere l’assoluta ipocrisia (o, se vogliamo dirla in termini edulcorati, la capacità dialettica di mentire e fare finta di niente) della Meloni è stata quando ha detto, più o meno:

“se siamo in questa posizione (cioè di poter trattare la pace con la Russia, NdR) è grazie agli sforzi di sostegno all’Ucraina che abbiamo profuso in questi 3 anni”

Ma come?!? Avete sempre detto:

  • che Putin è il male assoluto
  • con lui e con la Russia non si tratta
  • l’unica strategia è la guerra fino alla vittoria finale (*)

e adesso ci vuoi far credere che se ci si siede al tavolo delle “trattative

(trattative per modo di dire: Putin otterrà tutto quello che voleva, che è molto di più di quello che sarebbe bastato per non farla neanche iniziare, questa guerra)

è per merito dell’assoluta chiusura al dialogo e alla trattativa che i governanti europei come te, cara Giorgia, hanno sempre sostenuto?

(*) in questo ben supportati da una stampa ed una informazioni completamente false, che ci dicevano che Putin stava morendo, che i soldati russi combattevano con le pale, che toglievano i microchip dai frigoriferi per far funzionare i carri armati, ecc. ecc.)

Fra le cose mascherate,

o dette un po’ più sottovoce, col linguaggio vellutato tipico della diplomazia, condito di “in questo momento”, in questo contesto”, per il momento“, ecc., ma che comunque sono passate, si evidenzia:

  • una posizione contraria all’invio di soldati,
  • l’attenzione che le spese per la difesa non devono includere solo gli armamenti ma molto altro,
  • il problema che i soldi stanziati dall’UE sono sempre a prestito (e quindi gravidi di interessi),
  • la volontà di non dirottare fondi per le imprese e per la competitività verso gli armamenti.

C’è sicuramente qualcosa di buono, anche se io (che non sono un politico nè tantomeno un diplomatico) mi sarei aspettato prese di posizione più esplicite ed in aperto contrasto con l’Ursula.

 

Ma io, lo ripeto, non sono nè un politico nè un diplomatico.