Andrew Wakefield (che io AMO), autore del famoso paper del 1992 che per primo provava ad ipotizzare la dannosità del vaccino trivalente, fa una bella analisi della situazione attuale e dice senza mezzi termini:
“Hanno fatto il loro peggior errore. E stanno perdendo questa battaglia”
Ci andrei molto cauto prima di cantare vittoria, ecco qui un reminder evergreen riguardante l’altra faccia della medaglia, arriva!
Prima parte.
1. “Lo scopo principale della vaccinazione non è di ordine sanitario “, a cura di Philippe Guillemant, ingegnere fisico specialista in Intelligenza Artificiale del CNRS, pubblicato da “Voci dall’Estero”, 20/6/2021
Philippe Guillemant, ingegnere fisico specialista in Intelligenza Artificiale del CNRS, in questo articolo del 2020 sottolinea un importante aspetto della gestione della crisi pandemica che riguarda l’implementazione di tecniche di intelligenza artificiale, al fine di realizzare una governance mondiale di sorveglianza di massa (aspetto già trattato qui su Vocidallestero). Secondo Guillemant questo progetto non si realizzerà, ma molto dipenderà dal livello di accettazione del vaccino e da quanto esso potrà essere reso, direttamente o indirettamente, di fatto obbligatorio.
Philippe Guillemant, 24 novembre 2020
Il principale scopo della vaccinazione è giungere ad una normalizzazione dell’uso dell’identità digitale per ogni cittadino. Ciò renderà possibile che il controllo del diritto di accesso dei cittadini ai diversi luoghi (ristoranti, negozi, stazioni ecc.) avvenga in maniera automatica, portando con ciò all’apertura di un immenso mercato, quello dei dispositivi connessi, così allettante da riuscire a trasformare gli informatici in virologi.
Ciò permetterà anche l’introduzione di una moneta elettronica, già predisposta, con la soppressione progressiva del denaro contante.
Ci sono due casi da considerare:
– L’uso dell’identità digitale non intimamente legata al corpo: cellulare, braccialetto, orologio, borsello.
– L’uso dell’identità digitale intimamente legata al corpo: anello, chip sottocutaneo, identificazione genica…
Nel secondo caso sarà impossibile, salvo operazioni chirurgiche , sbarazzarsi della propria identità.
In una prima fase, possiamo prendere seriamente in considerazione solo il primo caso. Solo dopo che l’identità digitale verrà normalizzata dall’abitudine (di vivere in un altro modo), il secondo caso si imporrà in maniera naturale per renderne più sicuro l’utilizzo.
Oggi, l’identità digitale esiste già tramite i nostri cellulari, ma non se ne è fatto un grande utilizzo, salvo nel caso dell’app TousAntiCovid (l’App Immuni francese, ndt) . Tutti hanno il diritto di entrare in qualsiasi negozio e di viaggiare senza essere obbligati ad avere un cellulare. D’altro canto, il tracciamento degli spostamenti consentito da un cellulare è assai grezzo, con una precisione che va da 1 metro ai 10 metri. Possiamo ritenere che, per il momento, avere un cellulare sia un fatto innocuo.
Tutto ciò potrebbe cambiare col controllo vaccinale automatizzato e la generalizzazione dei dispositivi collegati via 5G e anche 4G. In particolare, il tracciamento non sarebbe più realizzato dal GPS, ma per analisi e triangolazione dei segnali tramite gli oggetti circostanti e man mano che la tecnologia si evolverà diventerà da 100 a 1000 volte più preciso.
Proseguimento:
https://vocidallestero.blogspot.com/2021/06/lo-scopo-principale-della-vaccinazione.html
2. Pubblicato poi anche su ImolaOggi e Rassegna Stampa di Ariannaeditrice:
https://www.imolaoggi.it/2021/06/22/scopo-principale-della-vaccinazione/
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/lo-scopo-principale-della-vaccinazione-non-e-di-ordine-sanitario
Commento che feci allora.
E invece dovrebbe essere totalmente al contrario, queste diavolerie elettroniche dovrebbero essere applicate solo ed esclusivamente ai politicanti e governanti, quando sgarrano subito scosse elettriche da remoto ai testicoli/ano o vulva/ano, a seconda se trattasi di uomo o donna, man mano che sgarrano sempre più le scosse elettriche da remoto si intensificano fino a quella mortale definitiva, e avanti un altro politicante e governante da mettere alla prova distopica del buon governo….!!
PS aoù, stò a scherzà!!! Ci sono metodi molto efficaci e semplici per potere controllare come si deve politici e governi ma non si applicano mai, chissà come perché……..!!
Ci andrei molto cauto prima di cantare vittoria, ecco qui un reminder evergreen riguardante l’altra faccia della medaglia, arriva!
Seconda parte.
“La card non è un mezzo ma lo scopo: erogherà “diritti” solo agli schedati”,
Attivismo.Info, 31 Ottobre 2021
Rilanciamo nel nostro blog un articolo apparso sul blog liberodipensare.com dove viene commentato un fondamentale e inquietante articolo apparso sul quotidiano La Verità
Un articolo di importanza capitale è apparso sul quotidiano La Verità. Il pezzo, complesso e dettagliato, si intitola «La card non è un mezzo ma lo scopo: erogherà “diritti” solo agli schedati».
Le rivelazioni dei due giornalisti Claudio Antonelli e Giulia Aranguena, che hanno indagato sull’architettura legale e informatica del green pass, confermano quanto Renovatio 21 scriveva qualche giorno fa: il green pass è il mezzo sul quale correrà l’euro digitale promesso dalla Lagarde alla BCE. Cioè, l’installazione di una società del controllo totale, dove il cittadino è sottomesso biologicamente, economicamente, elettronicamente al potere centrale.
«La creazione di questa grande piattaforma di sorveglianza del cittadino – addirittura di capillarità più profonda di quella cinese – è il vero grande compito che i padroni del vapore si sono dati in questi anni» scrivevamo. «Con l’euro digitale, come con il green pass, voi dipendete dall’Istituzione: persino per le attività più basilari, perfino per i diritti «prepolitici»: mangiare, bere, muoversi…».
«È legittimo dunque porsi la domanda di fondo. Il green pass serve a spingere la vaccinazione di massa o il contrario?»
Ora l’identità profonda delle due cose – green pass ed euro digitale – è dimostrata dal reportage del giornale milanese, che ha scavato a fondo in documenti.
Il green pass, essenzialmente, è una piattaforma elettronica pensata per esistere anche senza il vaccino:
«Il green pass nudo e crudo è quindi un account che mira ad attestare il possesso di determinate condizioni in base alle quali un utente può dirsi abilitato e verificato rispetto a una piattaforma che eroga diritti e libertà (vedi il semaforo verde) concessi dal gestore».
«In questo caso il gestore della piattaforma è lo Stato, la piattaforma è proprietaria e a totale controllo statale, i diritti e le libertà di accesso a un determinato luogo vengono restituiti sotto forma di concessione da parte del gestore stesso».
L’Europa, ha emesso un regolamento (2021/953 del 14 giugno 2021) attraverso cui è stato creato il DGCG – Digital green certificate gateway.
Tale euro-gateway è costituito da una rete di database
«in ordine all’interoperabilità dei certificati verdi e alla capacità di riconoscimento reciproco tra Stati membri, definiti come semplici punti di backend della rete».
Si tratta di una grande operazione informatico amministrativa «essenzialmente riconducibile ai tecnocrati dell’e-Health network, il gruppo di soggetti pubblici istituito dalla Direttiva 2011/24/EU» che raggruppa enti sanitari digitali di vari stati membri. I progetti, che vertevano sull’integrazione dei sistemi di identità digitale erano stati lanciati anni prima della pandemia ma sono stati implementati da una Decisione esecutiva della Commissione solo il 28 giugno 2021.
Su questa base, si è mosso con velocità e precisione impressionanti il governo dell’ex capo della BCE Mario Draghi:
«Il governo Draghi, già dallo scorso aprile con il decreto Sostegni, poi a maggio e giugno, rispettivamente con l’introduzione della governance per il PNRR ex decreto 31 maggio 2021 e con il decreto del 17 giugno 2021, ha tirato in piedi, non certo dal nulla, la ciclopica macchina della piattaforma nazionale Digital green certificate (Pn-Dgc) per l’emissione, il rilascio e la verifica dei certificati verdi».
Il tema al centro è sempre quello della comunicazione tra database.
Così, Draghi
«ha reso interoperabili le banche dati dell’anagrafe nazionale vaccinale (ANV), quelle regionali e le ha collegate al sistema della tessera sanitaria gestita dal ministero dell’Economia e dell’EU-DGCG sopra menzionata, facendo diventare il tutto il gateway portante dell’intera infrastruttura digitale. Il compito della certificazione è stato affidato, per l’Italia, al Poligrafico della Zecca dello Stato».
Si tratta insomma dell’unificazione di tutte le banche dati in un unico sistema elettronico.
I due giornalisti del quotidiano milanese risalgono la morfologia, criptica, opaca, del sistema e della sua genesi.
«In pratica, il cuore stesso del green pass si basa sulla tecnologia della blockchain, destinata a conservare e aggiornare tutte le chiavi pubbliche di firma attribuite alle autorità di certificazione designate nei singoli Stati membri per convalidare i certificati verdi, prima della loro definitiva convalida, nonché tutte le aggregazioni alle chiavi private corrispondenti all’identità di ciascun holder abilitato dal possesso certificato di una delle tre condizioni di rilascio del pass (vaccinazione, tampone negativo o guarigione)».
La struttura «grazie a questa forte interoperabilità (finanche con i framework in corso di sviluppo a livello internazionale come quello dell’OMS datato agosto 2021)» si conforma quindi
«come un sistema complessivamente dotato di modularità e scalabilità, costruito cioè come idoneo ad adattarsi a picchi di carico improvvisi senza diminuire il livello di servizio (…) adatto quindi anche a impieghi addizionali, usi, scenari e tipologie di certificazione diverse».
«È facile allora concludere che il GP account non è null’altro che la stessa identità digitale pubblica degli utenti, o portatori di certificazione verde, da custodire nei portafogli digitali iOS e Android istallati sui cellulari».
Quindi
«tale ID account sembra proprio essere subordinato nel rilascio alla tenuta di una determinata condotta o al possesso di un determinato status da porre in essere sulla propria persona senza alcuna reale possibilità di libera scelta».
«Insomma, siamo di fronte a uno strumento di censimento anagrafico nella sua forma più evoluta. Il cittadino diventa così un Id account a cui sarà possibile collegare funzioni, servizi e diritti di varia natura».
Cioè: siamo sicuri che il vaccino sia il fine ultimo di tutta l’immensa architettura elettronica del green pass?
«Dinanzi a una siffatta potenza del lasciapassare verde e l’immensa impalcatura della blockchain si può forse dedurre che la vaccinazione non sia il suo fine ultimo o surrettizio. Ma che il green pass sia fine a sé stesso. E una volta messo a terra, non ci sarà marcia indietro»
«È chiaro che una volta ottenuta e rilasciata a tutti gli italiani l’ID digitale pubblica, per ora condizionata a condotte sanitarie, tale identità digitale possa essere in futuro non solo condizionabile, ma anche plasmabile facilmente per altre esigenze. Controlli fiscali, pagamenti, multe. Anche se la più importante si candida a essere l’applicazione dell’euro digitale, che così come previsto dalla BCE non potrebbe mai essere introdotto senza un’autostrada blockchain come quella del green pass».
In pratica, dietro al green pass vaccinale c’è lo stesso software, lo stesso sistema (informatico e legale) che può stravolgere le nostre vite: con il green pass pagherete le tasse, con il green pass salderete le multe. Anzi, non farete nulla: il danaro vi sarà direttamente prelevato senza che voi facciate nulla, perché tutto sarà gestito da un potere centrale che vuole la trasparenza totale. La trasparenza delle vostre finanze, la trasparenza del vostro stato di salute: la privacy non è più un diritto e nemmeno un valore.
L’euro digitale mira all’abolizione totale del contante.
Con esso l’Europa potrebbe portarsi persino più avanti della Cina nell’evoluzione dello Stato moderno verso il totalitarismo della sorveglianza assoluta. Con l’euro digitale, ogni vostro acquisto sarà tracciato. Quanto spendete in cibo, vestiti, servizi. I prodotti stessi che consumate: la marca dei gelati, la griffe del maglione, il titolo del film, il medicinale omeopatico per l’ansia. Dove andate in vacanza, in che albergo, quale ristorante. Tutti dati che al fisco interessano – e non solo al fisco. Interessano alla Sanità, al Ministero degli Interni, a quello degli Esteri. Interessano anche a «terze parti». I dati sono il petrolio del XXI secolo si dice. Il green pass è un’automobile che vi costringono a comprare per attaccarvi al nuovo ciclo del combustibile.
Di più: ogni vostra transazione può essere impedita. Avete il diabete? Il sistema potrebbe impedirvi di comprare la Nutella. Domenica senz’auto? Vi possono impedire di acquistare la benzina. Voglia di approfondire? Certi libri no-vax non si possono comperare – su Amazon, lo sapete, è già così: tanti autori sono spariti.
Tutto può essere controllato in tempo reale da algoritmi talmente potenti da non poter nemmeno spiegare se stessi. Incrociano i dati in modi incomprensibili per la mente umana, e danno un responso che decide della vita di una persona: è quello che si vede in Cina, dove il sistema del pass è stato implementato immediatamente durante la pandemia, con le persone controllate all’uscita della metropolitana – se ti capitava il coloro rosso, dovevi ritornartene a casa e metterti in quarantena. Nessuna spiegazione. Lo Stato e il suo cervellone non ve ne devono alcuna.
Questa è la destinazione del mondo moderno: la sottomissione dell’individuo. La nuova schiavitù economica, informatica e biotica che tocca al XXI secolo.
Qualche lettore potrà dire: comodo, non avere più la roga di pagare più le multe, ora che te lo potranno prelevare direttamente. La realtà è che alla vostra comodità non pensano minimamente. L’idea è quella di abolire ogni passo intermedio, cioè lo spazio per la reazione ad una decisione calata dall’alto: non avrete il tempo di opporvi, subirete la sentenza e basta. È la disruption, la disintermediazione dello Stato di diritto. Lo stiamo già vedendo con i social media, che bannano e censurano, «depiattaformano» migliaia di persone senza nemmeno dire loro cosa hanno fatto che non va. Nessun processo, tantomeno un «giusto processo». È la nuova civiltà autoritaria che si nasconde dietro il mito della trasparenza.
E, visto che parliamo di processi, pensiamo davvero a cosa succederà al sistema legale. Sarà più facile, sarà immediato, ottenere i danari in un decreto ingiuntivo – o vederveli sottratti. Al contempo, immaginate quando un giudice potrà bloccare o cancellare tutti i vostri beni con un clic. Non avrete più di che vivere, perché non ne avrete nemmeno di nascosti sotto il materasso, perché il contante sarà illegale, e anche l’elemosina avverrà (se sarà ancora consentita) per via digitale – quindi potranno stopparvi anche quella.
Ora capiamo meglio perché hanno insistito tanto con il vaccino.
Ora capiamo meglio perché per il green pass sono andati allo scontro totale con la società e con un numero cospicuo di lavoratori – con il rischio di innescare un autunno di lotte operaie che potrebbe paralizzare l’Italia e l’Europa.
I pagamenti saranno facili e rapidissimi, spariranno i bancomat e forse anche le cassiere. Tanti ebeti (quelli che hanno votato, magari, un partito il cui guru aveva promesso in effetti tutto questo) saranno felicissimi: «io non ho niente da nascondere». Con l’ID account del green pass, avremo il conto dove metteranno gli euro digitali creati dal niente della Eurotower. Magari, per aiutarci ad iniziare a usarli, potrebbero addirittura regalarcene in quantità.
Milioni cadranno nella trappola. Qualsiasi cosa faranno, dovrà avere il marchio elettronico.
Il futuro prossimo dello Stato moderno, e delle nostre vite, passa di lì. Un sistema di sorveglianza totalista che non ha precedenti nella storia.
Un sistema che, tuttavia, ci era stato descritto da migliaia di anni.
«Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome»
(Apocalisse 13, 16-17)
Roberto Dal Bosco
Riferimenti:
https://attivismo.info/la-card-non-e-un-mezzo-ma-lo-scopo-eroghera-diritti-solo-agli-schedati/
https://www.liberopensare.com/la-card-non-e-un-mezzo-ma-lo-scopo-eroghera-diritti-solo-agli-schedati/
https://www.laverita.info/mishima-benetton-2670858588.html
““La card non è un mezzo ma lo scopo: erogherà “diritti” solo agli schedati”,
Assolutamente d’accordo. Ovviamente Wakefield parla della parte di sua competenza, cioè quella sanitaria, e rileva un enorma calo nella fiducia vero dottori, case farmaceutiche e vaccini.
Su tutto il resto, ovvio che hanno scopi più ampi (si veda Apocalisse, il marchio della bestia, ecc. ecc.)
@Ing Alberto Medici
Si, si, allora ok!!
Ci andrei molto cauto prima di cantare vittoria, ecco qui un reminder evergreen riguardante l’altra faccia della medaglia, arriva!
Terza parte.
1. “Con IT WALLET siamo le cavie del controllo totale.”, Italiador, 21 ottobre 2024
IT Wallet parte dal 23 Ottobre 2024
Progetto pilota che confluirà nel wallet europeo, molto più di un portafoglio digitale, potrà essere usato anche per registrarsi sui siti e pone una gravissima minaccia alla privacy.
1) La Tessera Elettorale sarà in IT Wallet
Come ho già spiegato, il fine di IT Wallet è arrivare ad un’identità digitale europea unica. La fase iniziale di Ottobre 2024 sarà aperta a 50mila persone scelte a campione, e poi sarà estesa a tutti gli italiani. A differenza dell’identità digitale che è un sistema di riconoscimento che contiene bene o male le stesse informazioni di una carta di identità, e che è necessaria per accedere all’applicazione “IO” che conterrà il portafoglio digitale, nel Wallet confluiranno tutti i documenti della persona, anche la patente e la tessera sanitaria. Ma a quanto pare, secondo le ultime notizie , anche la tessera elettorale sarà digitalizzata e presente su IT :Wallet, e progressivamente vi si potrà caricare il modello ISEE e qualsiasi tipo di documento e attestato, infine potrà anche essere utilizzato per caricare gli abbonamenti ai mezzi pubblici, ai concerti, di qualsiasi altro servizio. IT Wallet sarà un modello di portafoglio digitale, ed oltre alla versione pubblica saranno previste anche versioni gestite da privati che potranno avere altre funzionalità. L’Italia, come ci tengono a rimarcare, è il primo paese nell’UE che adotterà un sistema di portafoglio digitale, ed è stato selezionato come paese pilota anche per questa sperimentazione di massa. (ndr … visto che l’Italia é piena di BOCCALONI). IT wallet sarà sostituito nel 2026 da EUDI, l’identità digitale europea.
2) L’EU Wallet é l’Identità Digitale Unica del WEF
Sul sito dell’UE dedicato al portafoglio digitale viene scritto che potrà essere utilizzato per iscriversi all’università, aprire un conto in banca e persino per fare domanda di lavoro. Sulla pagina specifica dedicata agli usi, oltre alla patente digitale, si potrà usare per autorizzare pagamenti, per le prescrizioni mediche, per registrare una nuova SIM, documenti di viaggio, per applicare la firma digitale ai documenti, attestare di lavorare per una determinata azienda e persino firmare contratti. In base al tutorial contenuto su questa pagina il Wallet potrà essere utilizzato per registrarsi agli eventi e ai siti in generale. Assomiglia al progetto del WEF dell’identità digitale unica il cui scopo è associare ad un unico individuo tutta l’attività che ognuno di noi ha su internet. Infatti attualmente ogni volta che ci registriamo su un sito dobbiamo inventare delle nostre credenziali e l’account che una persona ha su un sito di e-commerce è totalmente indipendente dall’account che si utilizza per commentare su un altro sito. Registrarsi sui siti col wallet consentirà circoscrivere in un’unica identità virtuale tutte le attività che facciamo su internet consentendo alle autorità un totale controllo sulle nostre attività e agli speculatori una profilazione ancora più puntuale.
3) Le Menzogne Dell’ue Sulla Privacy
Sul sito dell’UE si legge che viene garantita l’assoluta privacy a chi utilizza il wallet. Per occultare l’assenza totale di tutela in rete hanno coniato un nuovo termine in neolingua chiamato inosservabilità, che secondo loro va a sostituire la parola anonimato. Le proprie azioni rimangono private e invisibili online agli altri utenti, ma non alle autorità, cosa che invece l’anonimato garantisce. Sostengono che i privati non possono combinare i dati degli utilizzi del wallet su siti diversi, così ad esempio il gestore del sito A non sa se sei iscritto anche al sito B. Questo è falso, perché basterà combinare il wallet con l’account Google o usare dei semplici cookie e sarà facilmente possibile risalire tramite algoritmi a tutte le attività degli utenti.
CONCLUSIONI
IT Wallet è l’inizio di un progetto diabolico ben peggiore del semplice avere un portafoglio di documenti digitali, e già questo è grave di per sé. L’autenticazione unica, estesa potenzialmente a tutti i siti internet, rende questo strumento il vero disastro per il Controllo Globale.
Riferimenti:
https://www.italiador.com/con-it-wallet-siamo-le-cavie-del-controllo-totale/
https://t.me/denyclick/104138
2. “IT WALLET: ESISTE IL DIRITTO A RESTARE ANALOGICI? – FRANCESCO CARRARO”, Byoblu TV, 25 ottobre 2024
Torniamo a parlare di IT WALLET, il portafoglio digitale. Un’idea tutta europea, ma noi siamo i primi nell’Unione a sperimentare quella che può essere definita la massima aspirazione dei fan della digitalizzazione forzata: si tratta infatti di mettere tutta la nostra vita dentro un’unica interfaccia online.
Questa per adesso contiene un paio di documenti, ma presto attraverso l’IT Wallet si potrà aprire un conto in banca, presentare le dichiarazioni dei redditi, fare domanda per l’università, noleggiare un’auto, fare il check-in in un albergo e molto altro ancora.
Mentre sale l’entusiasmo per l’IT Wallet e la digitalizzazione dell’identità preoccupa le menti più libere, cosa possiamo fare di concreto per resistere? Esiste ancora il diritto a restare analogici? Ne parliamo con l’avvocato Francesco Carraro.
Proseguimento con audio video:
https://www.byoblu.com/2024/10/25/it-wallet-esiste-il-diritto-a-restare-analogici/
Integrazione.
1. “Il sito dell’identità digitale italiana si trova a Washington, United States of America, tutti gli altri europei li tengono nei loro stati, la denuncia di Silver Nervuti”, Press Kit, 8 gennaio 2025
Se utilizziamo un IP location ci accorgiamo che il sito dell’identità digitale dell’Italia si trova a Washington, United States of America. Perché l’app Io è registrata negli Stati Uniti?”, si chiede Silver Nervuti
Mentre “il sito dell’identità digitale della Francia si trova in Francia, Europa. Quello dell’identità digitale austriaco si trova in Austria, Europa. Quello del Belgio si trova in Belgio, Europa. Quello dell’Irlanda si trova in Irlanda, Europa. Quello del Portogallo si trova in Portogallo, Europa. Quello della Spagna si trova in Norvegia, Europa. E quello dell’Italia si trova a Washington, United States of America.
Un po’ di complottismo ti sale. E allora per non essere marchiato come complottista chiedo, perché in Italia la app Io è registrata negli Stati Uniti? Per motivi di sicurezza e privacy, la registrazione del dominio potrebbe utilizzare un servizio di protezione che maschera l’identità del registrante. Spesso questi servizi sono gestiti da aziende americane. E allora, scusate, ma perché per sicurezza e privacy il nostro risiede a Washington mentre gli altri se li tengono in casa loro? Ma chiedo per un amico…
Un indiritto IP identifica un dispositivo su Internet. I gestori della rete Internet assegnano gli indiritti IP ai dispositivi connessi alla loro rete, i quali mantengono dei registri che collegano ogni indiritto IP a un abbonato specifico con dettagli come nome, indiritto e cronologia di connessione. Si è inteso che c’è la privacy. Per ottenere l’identità di una persona associata a un IP è necessario un ordine legale, per indagini penali o per violazioni del copyright, ad esempio. Ma allo stesso tempo un IP può identificare anche la posizione di un sito Internet, attraverso un portale di IP location che può fornire informazioni come il paese, la regione, la città, ecc. Perché ho fatto tutto questo pippone di preambolo?
Perché ultimamente l’argomento dei dati personali ha alimentato molte perplessità, specialmente nell’area complottista. Abbiamo più volte espresso parere contrario sul caricamento dei propri documenti online, specialmente dopo averli già ridotti a misura estremamente comode. E quando ci viene detto che sarà una gran comodità avere tutti i documenti nello smartphone, abbiamo già risposto che lo smartphone è molto più ingombrante di 1, 2, 3, 4 documenti che già possediamo” …ora si scopre che l’app Io è registrata negli Usa.
Riferimenti:
https://presskit.it/2025/01/08/sito-dellidentita-digitale-italiana-si-trova-washington-united-states-of-america-tutti-gli-altri-europei-stanno-nei-stati-la-denuncia-silver-nervuti/
2. Per unire i puntini ulteriormente.
Olanda, ministro della Sanità Agema confessa: “Costretti a seguire ordini NATO, USA e NCTV, Covid era operazione militare ed è ancora in corso – VIDEO, Il Giornale d’Ialia, 31 Ottobre 2024
Il nuovo ministro della Sanità ha dichiarato apertamente di non poter mantenere le sue promesse elettorali perché il suo ministero è subordinato alla NATO, all’NCTV e agli Usa; il medico Van Veen: “Ecco perché tutta la censura ai critici e ai medici contrari a quella gestione della pandemia”
Il nuovo ministro della Sanità dei Paesi Bassi, Marie Fleur Agema, che proviene dal partito PVV di Wilder, ha dichiarato apertamente di non poter mantenere le sue promesse elettorali perché il Ministero è subordinato alla NATO, all’NCTV (Coordinatore nazionale per l’antiterrorismo e la sicurezza) e agli Usa, dunque deve sottostare ai loro ordini.
Olanda, ministro della Sanità confessa: “Dobbiamo seguire NATO, USA e NCTV, Covid è operazione militare”
Il PVV, ossia il partito di Gert Wilders da cui arriva Agema, governa per la prima volta con una coalizione. Il neo-ministro della Salute ha fatto ora una confessione inaspettata sulla “sicurezza sanitaria”. Come ministro ha spiegato di dover seguire gli ordini della NATO. Ordini che sarebbero stati seguiti anche durante il Covid. Anche la politica Covid, secondo il Ministro, sarebbe arrivata arrivata dalla NATO e dal “Coordinatore nazionale per l’antiterrorismo e la sicurezza” (NCTV).
Si tratterebbe di una operazione militare, forse un’esercitazione e sarebbe ancora in corso. Ci sarebbero anche stati dei segnali, ad esempio l’Austria aveva nominato un generale che aveva definito il virus come “nemico”. Anche in Germania, tramite l’RKI, comandava un generale della NATO. All’improvviso inoltre l’assistenza sanitaria è stata militarizzata, come ricorda il Ministro della Sanità.
Agema ha apertamente detto che il Covid e l’attuale “preparazione alla pandemia” sarebbero un’operazione militare che non ha nulla a che fare con l’assistenza sanitaria nel senso tradizionale. La “politica Covid è figlia di NCTV e NATO”.
Il medico Van Veen: “Ecco perché la censura ai medici critici”
Dopo aver ascoltato le parole del Ministro della Sanità, il medico olandese Els van Veen ha voluto esprimere la propria opinione in merito. Lui inizialmente era in linea con la gestione Covid, ma poi ne è diventato uno dei numerosi critici. Adesso “capisco davvero tutto”, ha scritto. “Da qui la censura dei critici e soprattutto dei medici critici. Da qui la visita della polizia a casa mia a Dalfsen nel 2021, presumibilmente a causa di un tweet sulle iniezioni della sera prima. Da qui lettere e un’indagine dell’autorità di regolamentazione basata su segnalazioni anonime e infondate secondo cui stavo diffondendo disinformazione.
La NCTV governa questo paese, ma preferisce farlo ad occhi chiusi. Perché non dovremmo volere democrazia e trasparenza se il governo e la NCTV descrivono i cittadini ignari come una minaccia per lo Stato. Per gli ignari medici di famiglia come me, questa è stata un’esperienza bizzarra e ovviamente non esattamente degna di fiducia. Ma preferirei sapere piuttosto che non sapere, e ora capisco da quale prospettiva sono stato attaccato negli ultimi anni”.
“Non si può più parlare veramente di democrazia quando un ministro ammette apertamente di servire i non eletti NCTV e la NATO e di non sentirsi responsabile nei confronti della Camera dei Comuni – ha aggiunto -, per non parlare dei cittadini olandesi. Mi sento estremamente insicuro che un gruppo di persone dell’NCTV, pagate con i soldi dei contribuenti, possano dare l’ordine di agire contro i medici di base come me e garantire che possiamo perdere i nostri mezzi di sussistenza. Ciò che è accaduto negli ultimi anni non corrisponde all’immagine che ho di uno Stato costituzionale.
Ma, come ho scritto, preferirei sapere come stanno le cose piuttosto che rimanere all’oscuro e non capire perché le persone e i ministri si comportano in un certo modo. Adesso c’è chiarezza: il ministro della Salute ha ricevuto istruzioni dall’NCTV quando è entrata in carica come ministro e deve rispettarle”.
Fonte con anche audio video originale in olandese :
https://www.ilgiornaleditalia.it/video/esteri/656403/olanda-ministro-sanita-agema-ordini-nato-usa-nctv-covid-operazione-militare-video.html
Solution Focus. Prima parte
“Per un luddismo ben temperato”
di Davide Miccione, Sinistra In Rete, 31 dicembre 2024
Riflettere su tutte quelle parole diffusesi durante il quadriennio pandemico-bellico è fondamentale, proprio quelle che fingono di essere descrittive ma sono schiettamente valutative: negazionista climatico, no vax, filorusso, omofobo, patriarcale, populista, eccetera. Sono parole molto importanti per formare gli abitanti del nostro mondo nuovo in costruzione. Il loro uso è una sorta di cicalino d’avvertimento: ti dice che ti sei spinto oltre le colonne d’Ercole di ciò che deve essere detto o persino pensato. Il rapporto sociale mediato dai giudizi morali si potrebbe dire, parafrasando Debord.
Nella mente di chi ascolta mentre qualcuno viene così appellato appaiono e si solidificano divieti di accesso e direzioni obbligate. Si capisce che “là” non si deve mai andare. In tal senso, nei talk show i rituali accerchiamenti e le aggressioni verbali in molti contro uno di chi veramente dice l’indicibile (che non è mai la destra per la sinistra e la sinistra per la destra che simul stabunt con ciò che ne consegue) servono proprio a questo indispensabile imperativo amorale: “resta nel recinto di ciò che è opportuno dire”. In caso contrario, qualunque sia la tua statura scientifica o professionale, verrai considerato persona non grata da ogni agenzia culturale. Così si formano individui addestrati a non “esagerare”.
Ciò che mi sembra estremamente preoccupante è però l’assenza di “luddista” tra le “parole che squadrino da ogni lato”, le parole che ci dicono ciò che mai dobbiamo essere. Capita di rado di essere apostrofati così, non lo si usa e si conosce poco questo termine e ciò merita una riflessione.
Il fatto che “luddista” o un suo adeguato sostituto non si siano sviluppati è un pessimo segnale. Significa che una posizione di demitizzazione della tecnologia (la nostra vera religione con tutta evidenza) non è neppure considerata tra le tesi culturali degne di nota da parte del sistema informativo; significa che nessuno dei grandi e piccoli sacerdoti del mantenimento del mondo così come è, ritiene anche lontanamente che una lettura critica del nostro rapporto con la tecnologia possa costituire un’opzione praticabile, neppure intellettualmente.
È un dio che può essere bestemmiato la tecnica, tanto ritiene di essere inattaccabile e necessario. Rifiutarsi di possedere uno smartphone o addirittura un cellulare; rifiutare di cenare dove il menù non sia almeno anche cartaceo, non comprare su Amazon, rifiutarsi di venire “inseriti” nelle “storie” dei social altrui, ritenere inutile o persino nocivo la presenza della tecnologia nell’apprendimento eccetera sono atteggiamenti che non vengono neppure considerati come segnali di una visione del mondo errata, regressiva, nemica delle umane genti e della loro emancipazione al silicio. Si guarda piuttosto al tizio che interpreta queste tesi con parole od opere come a un personaggio strampalato e idiosincratico, quasi come uno di quei tipi eccentrici di cui era ricca la letteratura inglese di consumo del Novecento.
Colui che critica il ruolo della tecnologia nella nostra vita può essere considerato un nevrotico oppure un soggetto incapace, per limiti intellettivi, di interagire con gli strumenti tecnologici ma mai un interlocutore. Qualora l’aspirante luddista non si limiti a esporre la propria condotta di vita rispetto al dio ma argomenti, magari facendo leva sull’enorme massa di dati quantitativi ed evidenze qualitative che mostrino la diffusione, nelle nostre “vite da web” di inquietanti fenomeni sociali, psicologici, comportamentali, politici, igienici e persino cognitivi (i quozienti intellettivi, per quel che vale questa roba, continuano ad abbassarsi) allora “l’integrato dello spettacolo integrato” non saprà cosa rispondere e si limiterà a dire che le cose vanno così e non si può tornare indietro. Per l’integrato la prova della bontà della tecnologia è l’enorme presenza della tecnologia ed è l’inimmaginabilità di un mondo non tecnologico. D’altra parte (si ponga mente ad Anselmo) le religioni trionfanti tendono a giustificarsi attraverso prove a priori. Dietro la prova a priori si cela l’indicibile contemporaneo: il terrore di restare indietro, di restare solo, di restare escluso.
Eppure questo è proprio il momento per imporre una riflessione altra. Adesso, che ancora un po’ di memoria è rimasta; che è ancora possibile, per una considerevole fetta dalla popolazione, paragonare la nostra vita di prima con quella di adesso, vedere cosa abbiamo guadagnato e cosa abbiamo perduto. Adesso che la tecnobolla dell’intelligenza artificiale è ancora in costruzione. Adesso che stiamo per vedere come l’IA ridurrà ancora di più la capacità di pensiero dei giovani, come li subordinerà ulteriormente diventando l’ennesima cosa senza cui non possiamo vivere. Adesso che nessuno di noi ha più tempo per nulla perché tutti abbiamo creduto alla favola bella della tecnologia che ti fa risparmiare tempo. È adesso che servirebbe una riflessione sulla liceità (giuristi perché silete?) di un mondo dove il titolo di accesso alla cittadinanza sta diventando il possesso di uno strumento privato e basato su reti di funzionamento privato. Non è forse vero che senza lo smartphone e le sue infinite app in alcuni ambiti della vita non puoi curarti, pagare qualcosa alla posta, cenare fuori, interagire con la pubblica amministrazione, posteggiare eccetera. Quando abbiamo votato per tutto questo? Forse il referendum era l’iscrizione almeno a un social e non lo avevamo capito?
Servirebbe una riflessione che riportasse una ragione minima tra gli uomini. Capire che è una argomentazione falsa e ignobile giustificare con la motivazione della telemedicina o con il ruolo di assistente scientifica o di gestione delle emergenze un’intelligenza artificiale diffusa tra gente che la userà per farsi telecomandare o procedere oltre nell’alienazione (più hikikomori per tutti!) giacché l’utilizzo selettivo professionale e l’immissione in un mercato di massa sono due discorsi ben diversi (in caso contrario vorrei poter liberamente acquistare un bazooka per il mio tempo libero). Bisognerebbe smettere di affermare (lo sento fare con mio stupore anche a persone intelligenti) che la tecnologia è uno strumento e dipende da come la si usa (il che nuovamente metterebbe in campo il bazooka: lo voglio funzionante e con munizioni ma solo per tenerlo in salotto, in fondo è solo uno strumento).
Qualcuno si è accorto che da qualche tempo si viene trattati sempre più paternalisticamente tranne quando dobbiamo accedere a consumi che aumenteranno la nostra dipendenza? Solo in quel caso i diritti dell’uomo e del cittadino tornano indiscutibili. Solo l’atto libero di decidere di farsi mettere liberamente il guinzaglio è sacro.
Bisognerebbe chiedersi perché proprio per la tecnologia non si usi il metodo che ognuno di noi usa per le altre cose della vita: riflettere sul rapporto tra costi e benefici, riflettere su ciò che è adeguato a me, ciò che mi serve, e se ogni cosa è adatta per ogni età della vita. Provandoci si scoprirebbe che lo facciamo più o meno per tutto tranne che per ciò che ci propone il consumismo tecnologico contemporaneo. Già solo se capissimo questo percepiremmo l’intoccabilità, ciò che è sacro per noi. Avremmo dunque guadagnato la possibilità di un’estensione del dominio della nostra ragione oppure, in caso si abbia paura di farlo, perlomeno un incontro (con le distanze che si debbono al nume) con il nostro nuovo dio.
Adesso, dopo questo articolo, attendo speranzoso che qualcuno mi dia del luddista. È poca cosa lo so, ma sarebbe comunque un inizio.
Riferimento:
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/29543-davide-miccione-per-un-luddismo-ben-temperato.html
NB Davide Miccione vive a Catania nella cui università insegna Filosofia pratica. Si occupa di consulenza filosofica e filosofia contemporanea spagnola. Ha pubblicato Consulenza filosofica per i tipi della Xenia, curato il volume Vivere con filosofia e tradotto, per Apogeo, Etimologia delle passioni di Ivonne Bordelois.
Proseguimento:
https://www.macrolibrarsi.it/autori/_davide_miccione.php
Solution Focus. Seconda parte.
“Perché dovreste distruggere subito il vostro smartphone”, di Simon Elmer per Off-Guardian, traduzione di Voci dalla Strada, 3 aprile 2023
I cosiddetti “telefoni intelligenti” – molto più accuratamente descritti come “telefoni muti” – combinano un telefono cellulare con un orologio, con una cartina stradale, con un atlante turistico del mondo, con una fotocamera digitale, con un impianto stereo personale, con una collezione di musica, con un videoregistratore, con un’agenda, con una calcolatrice, con una carta di credito, con una carta di viaggio, con una chiave dell’ufficio, con una torcia, con un giornale, con un televisore, con qualcosa da leggere in treno e probabilmente molto altro ancora.
Non lo so, perché non ne possiedo uno.
Ma è così comodo!” gridano quelli che guardano increduli il mio Nokia di vent’anni fa.
Al che rispondo: “La convenienza genera conformità”. Ma a cosa?
Da quando sono stati introdotti nelle nostre vite nel 2008, gli smartphone sono diventati la nostra memoria e il nostro cervello in outsourcing, sostituendo entrambi con la comodità di non dover ricordare nulla o pensare con la propria testa. Se non mi credete, rispondete a questa domanda senza guardare il vostro smartphone. Quanto fa 9 x 13? Qual era la capitale della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia? In quale mese di quale anno il Regno Unito ha invaso l’Iraq in coda alla coalizione guidata dagli Stati Uniti? Prima degli smartphone, ogni bambino nel Regno Unito conosceva le risposte a queste domande. Ora, nessun adulto le conosce.
Ma ora sono ancora di più. Gli smartphone, durante i due anni di isolamento, sono stati lo strumento su cui i fedeli del COVID hanno scaricato le applicazioni software (o app) che li hanno collegati al programma di tracciamento Test and Trace che ha identificato e registrato la loro posizione, i loro movimenti, le loro associazioni e i loro contatti personali.
Nell’imminente futuro, gli smartphone saranno lo strumento su cui, sotto le mentite spoglie della verifica digitale della nostra identità – la cui “consultazione” da parte del Governo si è chiusa questo mese – i compiacenti caricheranno i propri dati biometrici (impronte digitali, fotografia e tampone del DNA) su un database centralizzato a cui avranno accesso le 32 autorità pubbliche che presiedono lo stato di biosicurezza del Regno Unito.
In base al Digital Economy Act 2017, queste autorità pubbliche includono il Cabinet Office; l’Home Office; il Dipartimento della Difesa; l’HM Treasury; il Ministero della Giustizia; il Dipartimento dell’Istruzione; il Dipartimento per le Imprese, l’Energia e la Strategia Industriale; il Dipartimento per il Lavoro e le Pensioni; il Dipartimento per le Comunità e il Governo Locale; il Dipartimento per la Cultura, i Media e lo Sport; il Dipartimento per i Trasporti; il Dipartimento per l’Alimentazione, l’Ambiente e gli Affari Rurali; Her Majesty’s Revenue and Customs; tutti i consigli di contea, di distretto e di Londra; la Greater London Authority; il Consiglio della città di Londra; tutte le autorità antincendio e di soccorso; tutte le autorità di polizia; tutte le autorità scolastiche; tutte le autorità per il gas e l’elettricità; l’HM Land Registry; e, ai sensi della Sezione 35, qualsiasi altra autorità pubblica, o agente privato che fornisca un servizio per un’autorità pubblica, designato per uno scopo specifico che giustifichi l’accesso a tali dati.
Gli smartphone sono lo strumento che controllerà se i loro proprietari sono aggiornati con ciò che lo stato di biosicurezza del Regno Unito decide sia completamente “vaccinato” con ciò che il nostro governo e i suoi partner dell’industria farmaceutica decidono che dobbiamo iniettare nei nostri corpi come condizione per accedere ai diritti di cittadinanza.
Gli smartphone sono lo strumento che monitorerà e registrerà quante volte lasciamo o entriamo nel nostro raggio di pascolo di 15 minuti, attualmente implementato dalle nostre autorità pubbliche per limitare e limitare la nostra libertà di movimento con la giustificazione di “salvare il pianeta”.
Gli smartphone sono lo strumento che traccerà la nostra impronta di carbonio per monitorare e controllare la quantità di carne, latticini, energia, petrolio, benzina e altri prodotti a cui lo Stato di biosicurezza britannico – secondo i termini degli accordi dell’Agenda 2030 firmati dal governo britannico nel 2015 – taglierà progressivamente il nostro accesso da qui al 2030.
Gli smartphone sono il mezzo con cui il nostro rispetto dei blocchi, dei mandati di mascheramento e dei programmi di terapia genica dettati dal Trattato per la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e applicati dallo Stato di biosicurezza britannico saranno monitorati, registrati e applicati, tra le altre cose, tagliando il nostro accesso alla rete elettronica e digitale.
E, nei prossimi anni, gli smartphone diventeranno il portafoglio digitale attraverso il quale la Banca d’Inghilterra avrà il controllo completo su quanto, su cosa e dove spenderemo la sua moneta digitale della Banca Centrale.
Gli smartphone sono la prima generazione della biotecnologia che viene già impiantata nei nostri corpi sotto forma di farmaci ingeriti che portano microchip che ne registrano la conformità; coloranti a punti quantici in terapie geniche iniettate come vaccini contro l’ultima pandemia che minaccia la civiltà dichiarata dall’OMS; e microprocessori impiantati sotto la nostra pelle per la facilità e la comodità dei pagamenti senza contatto. Gli smartphone sono il precursore di ciò che Klaus Schwab, il fondatore del World Economic Forum, ha accuratamente e profeticamente vantato come “la fusione delle nostre identità fisiche, digitali e biologiche” nel futuro che si sta avvicinando.
Gli smartphone, quindi, sono la tecnologia della nostra schiavitù e il fatto che, sapendo tutto questo come sempre più spesso accade, non riusciamo ancora – ancora – a disfarcene, dimostra quanto siamo assuefatti da questa tecnologia, quanto sia penetrata in profondità nella nostra psicologia e, di fatto, nella nostra biologia. Come i prigionieri costretti a costruire il campo in cui sono imprigionati, continuiamo a pagare somme crescenti per i nostri smartphone, ad aggiornare la nostra prigione ogni volta che ci invitano a farlo e a pretendere che le sue strutture siano regolarmente rese più efficienti dalle ultime tecnologie.
La verità è che non programmiamo gli smartphone e non li usiamo. Sono loro a programmare noi, a cambiare il nostro modo di usarli. Ci usano. Con l’affermarsi dell’automobile come comodità ampiamente disponibile tra gli anni Cinquanta e Sessanta, qualcuno osservò che, se gli alieni avessero visitato la Terra, avrebbero pensato che le automobili fossero la forma di vita dominante e che noi fossimo solo la fonte di energia che, entrandovi, permetteva loro di muoversi, un po’ come il cibo lo è per noi. Settant’anni e due rivoluzioni industriali dopo, ora siamo la componente organica che fa funzionare gli smartphone e che, così facendo, permette loro di riprodursi in numero e di aumentare il loro potere, soprattutto su di noi. Questa è la funzione più elementare dell’essere umano nello Stato globale di biosicurezza. E se continuiamo a pensare di usare i nostri smartphone – come ci hanno programmato a pensare – coloro che li programmano avranno il controllo completo su di noi.
Quindi, diciamo che solo per un momento – almeno simbolicamente, o meglio ancora in previsione di una futura e definitiva separazione – buttate via il vostro smartphone ora, mentre state leggendo questo articolo. Alzatevi e gettatelo nel cestino. E se non riuscite a fare nemmeno questo – e immagino che pochi di voi che leggono questo articolo lo faranno – vi invito a riflettere su questa dipendenza dalle tecnologie della quarta rivoluzione industriale.
Lo smartphone non è uno strumento. Non è una “comodità”. È una biotecnologia, e il fatto che non sia ancora impiantato nei nostri corpi non significa che non sia già diventato una parte di noi – e una parte di noi che avete appena dimostrato di essere pronti a sacrificare la vostra libertà piuttosto che scartarla. In effetti, ciò che gli ultimi tre anni di codardia e obbedienza hanno dimostrato è che, come sudditi obbedienti del capitalismo, difenderemo la nostra schiavitù con molta più veemenza che le nostre libertà.
Nel 1944, mentre la Seconda guerra mondiale volgeva al termine, il poeta surrealista André Breton dichiarò: “Libertà colore dell’uomo!”. Non più. La libertà, come aveva predetto George Orwell cinque anni dopo, è diventata schiavitù. Perché la schiavitù è sicura. La schiavitù è conveniente. La schiavitù è il bene comune. La schiavitù è ora la più alta virtù civica. La schiavitù è il nostro dovere. La schiavitù è il nostro destino, quindi non preoccupatevi di combatterla. Abbracciate invece la vostra schiavitù. Aggiornate il vostro smartphone con un nuovo modello.
Fate ore di coda fuori dai negozi Apple o Google. Avvolgete le vostre catene in un bel portafoglio di pelle. Scaricate l’ultima app della vostra schiavitù. Mostrarla agli amici e vantarsi della sua nuova e migliore velocità. Non lasciatelo mai, mai, abbandonare il vostro fianco. Mettetelo sotto il cuscino prima di andare a dormire, così potrà dirvi quanto avete dormito bene. Guardate il suo schermo quando vi svegliate. Perché è il vostro migliore amico, il vostro fratello maggiore, l’amante che non vi tradirà mai e che avreste sempre voluto avere. È la vostra unica fonte di verità, proprio come ci ha detto Jacinda Ardern. Non fidatevi di nessun altro!
André Breton disse anche che non avremo mai una rivoluzione politica finché non avremo una rivoluzione della mente. O come ha parafrasato Parliament Funk anni dopo: “Libera la tua mente e il tuo culo ti seguirà”. Come hanno dimostrato gli ultimi tre anni di asservimento e conformità, le nostre menti sono già in prigione. E finché non le avremo liberate, parlare di resistenza, per non parlare di rovesciamento, dello Stato globale di biosicurezza è – se mi si perdona il francesismo – una merdata.
È una verità purtroppo puramente ipotetica che, se una percentuale sufficiente del 93% dei cittadini britannici che possiedono uno smartphone (51,7% Apple, 47,78% Google e 0,57% Samsung) lo gettasse via, le minacce alla nostra libertà che affrontiamo oggi sarebbero finite. Almeno per ora. Finché non inventeranno nuove catene con cui legarci.
Se avete ancora dei dubbi, questa settimana il governo britannico ha annunciato un sistema di “avvisi di emergenza” che verranno inviati al vostro smartphone ogni volta che verrà annunciata un’emergenza. Non è stato detto cosa costituisca un’emergenza che richieda un tale allarme, ma in base agli ultimi anni di isteria, potrebbe includere un clima caldo o freddo, livelli di inquinamento, incendi selvaggi, inondazioni, una spiaggia affollata, richieste alla rete energetica, scarsità di cibo, un attacco informatico, un nuovo virus, disordini sociali, dimostrazioni politiche, la minaccia di una guerra nucleare, l’applicazione della legge marziale. Ognuna di queste “emergenze” e altre ancora in futuro potrebbero attivare l’allarme sul vostro smartphone, ma la risposta sarà la stessa.
Quando ricevete un allarme”, ci ha detto il governo senza mezzi termini, “smettete di fare quello che state facendo e seguite le istruzioni”. Ma questo è solo un gesto per dare l’illusione che siamo ancora liberi di scegliere. Una volta che il vostro smartphone sarà stato caricato con l’applicazione di verifica digitale del governo e collegato al sistema di sorveglianza e controllo digitale imposto nel Regno Unito sotto forma di “città di 15 minuti”, queste istruzioni saranno applicate senza bisogno del nostro consenso. La vostra auto elettrica sarà spenta; la vostra assegnazione di benzina, cibo o energia sarà congelata; il vostro portafoglio di sterline digitali sarà chiuso a chiave.
Avete già voglia di sbarazzarvi del vostro smartphone? Ma a che scopo, se nessun altro si sbarazzerà del proprio?”. L’inadempienza individuale viene quasi sempre messa in atto in pubblico, in un contesto sociale, alla presenza di altre persone, che possono essere o meno in regola – di solito le prime. Per lo meno, richiama l’attenzione sulle tecnologie e sulle norme che impongono il rispetto delle regole, alle quali ci stiamo abituando al punto da renderle trasparenti e invisibili. In effetti, il dominio di un’ideologia può essere misurato dalla sua trasparenza. Non usare lo smartphone rende di nuovo visibile ciò che ora è trasparente.
L’adesione al programma britannico di terapia genica non è stata – come sostenuto da coloro che hanno aderito volontariamente – una scelta personale e individuale di essere “vaccinati” contro un virus mortale, e quindi non è affare di coloro che si sono opposti al programma nazionale. È stato, ed è, un atto di obbedienza collettiva che ha creato il consenso con cui i non conformi sono stati e sono ostracizzati socialmente, demonizzati dai media come assassini, licenziati dai nostri posti di lavoro e trattati, secondo le nuove leggi, come cittadini senza diritti e libertà, prigionieri nel nostro stesso Paese e nelle nostre case.
Allo stesso modo, l’uso di uno smartphone non è una scelta individuale – sia che lo si scelga liberamente, sia che lo si scelga per abitudine o per dipendenza; è un atto collettivo di conformità che sta creando il campo digitale in cui tutti noi saremo un giorno imprigionati. Solo quando milioni di noi smetteranno di usare gli strumenti della nostra schiavitù, potremo fuggire da questo campo – come dobbiamo e possiamo fare – insieme; ma la scelta individuale non può essere evitata.
L’inadempienza individuale è sempre una dimostrazione di inadempienza. In Parliament Square a Londra, di fronte al Parlamento, c’è una statua della suffragetta Millicent Fawcett. Avrei preferito quella di Sylvia Pankhurst, ma lei regge un piccolo striscione che recita: “Il coraggio chiama coraggio ovunque”. In Occidente, e in particolare nel Regno Unito, siamo stati a lungo codardi e dobbiamo trovare il coraggio. Questo viene dalle persone che si alzano e dicono: “No, non mi adeguo”.
Ripeto: il campo digitale in cui vogliono imprigionarci è – letteralmente – nelle nostre mani. Sbarazzatevi di loro. Distruggeteli! Non abbiamo nulla da perdere se non le nostre catene. Abbiamo un mondo di libertà da conquistare.
Simon Elmer è autore di due nuovi volumi di articoli sullo stato di biosicurezza del Regno Unito, Virtue and Terror e The New Normal, disponibili in edizione cartacea, in brossura e come ebook. Questo articolo è un estratto del testo che ha letto in occasione del lancio di questi libri tenutosi a Londra l’11 marzo, in occasione del terzo anniversario dalla dichiarazione di “pandemia” da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Riferimento per la traduzione in italiano:
https://www.vocidallastrada.org/2023/04/perche-dovreste-distruggere-subito-il.html
Riferimento per l’articolo originale pubblicato in inglese:
Why you should destroy your smartphone now “, by Simon Elmer for Off-Guardian, 29 marzo 2023
https://off-guardian.org/2023/03/29/why-you-should-destroy-your-smart-phone-now/
CV completo di Simon Elmer.
Simon Elmer ha conseguito un master con il massimo dei voti in Storia e Teoria dell’Arte e dell’Architettura presso l’University College di Londra nel 1994 e un dottorato di ricerca in Storia e teoria dell’arte nel 2001. Ha insegnato presso le università di Londra (1995-1999), Manchester (1999-2000) e Reading (2001-2003); dal 2003-2005 è stato Visiting Professor presso l’Università del Michigan, USA. Nel 2015 ha co-fondato Architetti per L’Edilizia Popolare ( in inglese: Architects for Social Housing), di cui è responsabile della ricerca.
Riferimenti:
https://www.architectsforsocialhousing-design.co.uk/about/
https://www.ukcolumn.org/writer/simon-elmer
Integrazione.
https://www.matteogracis.it/fanculo-al-vostro-futuro-distopico/
PS https://www.byoblu.com/tag/matteo-gracis/
Solution Focus. Terza parte.
“Il SIRE per essere sovrani”, Ing Fabio Conditi, Voci dalla Strada, 14 gennaio 2025
Oggi sembra che le persone siano al servizio dell’economia, anziché il contrario.
Ma diciamolo chiaramente: è l’economia che dovrebbe lavorare per il nostro benessere, non per il profitto e la rendita finanziaria che alimentano il potere di una ristretta oligarchia finanziaria (vedi articolo precedente su “I padroni del mondo”).
Realizzare una Economia del benEssere
Serve una rivoluzione copernicana che metta al centro le persone e non i mercati finanziari. Infatti, l’economia, come insegnano i manuali, dovrebbe gestire le risorse scarse del pianeta per soddisfare i bisogni individuali e collettivi. Lo dice anche la nostra Costituzione, all’articolo 3: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli economici e sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Eppure, lo Stato e il governo sembrano fare di tutto tranne che aumentare il nostro benessere. Perché? Perché, ci dicono, non ci sono abbastanza soldi. Ma questo è un mito da sfatare.
Dal 1971, con la fine della convertibilità del dollaro in oro, nessuna moneta è più legata a un bene fisico. Oggi il denaro ha valore solo perché lo Stato ce lo impone, obbligandoci a usarlo per pagare le tasse. Insomma, lo Stato può creare denaro e strumenti di pagamento come i crediti d’imposta.
Il primo esempio di credito d’imposta cedibile è stato il Superbonus, introdotto con il decreto Rilancio del 2020. Finalmente, i crediti d’imposta sono diventati cedibili: puoi trasferirli a una persona o a una banca e ottenere beni, servizi o euro in cambio, permettendo a tutti di utilizzarli.
Una genialità tutta italiana che ha costretto persino le norme europee ad aggiornarsi. Non ci credete? Eurostat ha inserito questa fattispecie giuridica nel Manuale del Deficit e del Debito Pubblico aggiornato nel 2022. Persino Mario Draghi, contrario alla cedibilità quando era Presidente del Consiglio in Italia, ora lo include nel suo report su “Il futuro della competitività europea” del 2024, a pag.38 della Parte B.
Come usare i crediti d’imposta cedibili
A questo punto, abbiamo ideato un sistema ancora più innovativo: il SIRE, Sistema Integrato di Risparmio Erariale. L’idea è semplice: il Ministero dell’Economia e delle Finanze potrebbe aprire per tutti i cittadini e le imprese un Conto Corrente di Risparmio Fiscale (CCRF), dove accreditare crediti d’imposta. Questi crediti sarebbero utilizzabili per pagare le tasse, scambiabili con altri cittadini o banche, e perfino convertibili in euro. Le caratteristiche? Eccezionali:Utilizzabili per ridurre le tasse dopo due anni o più, senza mai scadere.
Cedibili sempre a chiunque, comprese le banche.
Garantiti dallo Stato e senza rischio di perdita di valore.
Incrementati del 3% annuo, rendendoli più appetibili degli euro nei conti bancari.
Facilmente utilizzabili con carte di credito e bonifici online.
Con il SIRE, lo Stato potrebbe finanziare la spesa pubblica senza chiedere soldi ai mercati finanziari. Potremmo risolvere emergenze, ricostruire infrastrutture, prevenire disastri naturali e migliorare servizi come sanità, istruzione ed energia. In pratica, un modello di sviluppo sostenibile e indipendente dai giochi della finanza internazionale.
Il problema è che oggi siamo intrappolati in un circolo vizioso. Gli interessi sul debito pubblico ci costringono a politiche di austerity che aumentano le tasse, tagliano i servizi e privatizzano tutto. Questo porta a recessione, meno denaro in circolazione e, di conseguenza, meno entrate fiscali.
Con il Sire siamo sovrani
L’obiettivo è invertire questa rotta. Con strumenti come il SIRE, possiamo innescare un circolo virtuoso: più investimenti, più occupazione, maggiore domanda interna, PIL in crescita e più entrate fiscali. Il risultato? Un debito pubblico sostenibile e un benessere diffuso.
La situazione attuale è drammatica, è vero, ma la soluzione è a portata di mano. Possiamo emanciparci dai mercati finanziari e creare un’economia a misura di cittadino. Dobbiamo solo unire le forze, diventare consapevoli della nostra sovranità e utilizzare strumenti innovativi come il SIRE per cambiare il sistema.
Come diceva Margaret Mead: “Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini consapevoli e risoluti possa cambiare il mondo. Perché, in realtà, sono stati sempre e solo loro a cambiarlo.”
Riferimenti:
https://www.vocidallastrada.org/2025/01/il-sire-per-essere-sovrani.html