Ricevo da TTS e volentieri pubblico.
(nota mia: non ricordo chi nei giorni scorsi ha fatto notare che, dopo aver elogiato per anni le privatizzazioni, lo stesso Draghi invoca ora un pesante intervento pubblico per l’Europa. Che si decida: serve più stato o meno stato?)
===============================
Passati due anni, non solo questi effetti non ci sono stati, ma Vladimir Putin si fa beffe di come l’Europa ha giocato a scacchi con una superpotenza che quelle sanzioni le ha aggirate ampiamente.
Un passaggio della presentazione del voluminoso (400 pagine) “piano Draghi” per la tenuta, più che per il rilancio, della Ue è indicativo: il fatto che il suo autore faccia riferimento al Piano Marshall – addirittura raddoppiato, secondo la sua augusta opinione. Accostare umilmente il proprio lavoro al Piano Marshall è già indizio di quella solida autostima che si specchia nell’ovazione che la claque di peones italici tributa al proprio algido divo. Ah, quanto è rispettabile Draghi, ah, quanto il mondo ci invidia Draghi, ah, quanto ci manca Draghi.
Il Piano Draghi è al contrario foriero di flebili speranze di segno opposto, sia perché lo stimabilissimo estensore ha sviluppato una paurosa tendenza a non imbroccarne mezza, dai vaccini alla Russia ridotta sul lastrico, sia per ragioni più profonde che forse sfuggono a Draghi stesso. O forse no, chissà.
Come molti sanno il Piano Marshall fu l’enorme iniezione di liquidità statunitense che servì a ricostruire l’Europa in macerie, gettando le basi per la creazione dell’Unione Europea e della NATO. Draghi sta dicendo chiaramente (la chiarezza è un suo indubbio pregio) che l’UE va rifondata, dunque possiamo supporre che nella versione attuale non sia andato tutto bene, anzichenò maluccio.
Il lato oscuro del Piano Marshall fu il debito inestinguibile contratto nei confronti degli unici vincitori della guerra: gli americani. Un debito culturale, finanziario, infrastrutturale, commerciale, militare e strategico, persino spirituale. La radice politica della globalizzazione e dell’ideologia corrispondente, il globalismo, si trova nelle pieghe del progetto di lungo termine espresso nel Piano Marshall.
Draghi, noto grand commis atlantico, vuole ripetere l’operazione declinando in farsa la prima tragica versione a sua, e soprattutto nostra, insaputa. Il fatto non trascurabile è che il Piano Marshall fu inaugurato a seguito di una pace, pace che a sua volta seguì una guerra mondiale. Nel nostro caso e fino a prova contraria la guerra è imminente ma non c’è ancora stata. Non è detto che la vittoria favorisca le democrazie, vittoriose in quanto sedicenti tali come postulato da Tony Blair nella recente intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo. Non si sa se vinceremo noi o loro (Russia, Cina & C.).
Perché allora evocare una condizione storicamente situata in un contesto irripetibile, pretendendo di calarla nei giorni nostri? Perché mettere il carro davanti ai buoi?
Si possono formulare diverse ipotesi al riguardo, ma forse la più stuzzicante è questa: hanno tentato la strada di una pandemia letale come la Spagnola o peggio; hanno azzardato una guerra potenzialmente nucleare contro l’Oriente; hanno imboccato la strada della demolizione controllata della vecchia industria (vedi alla voce auto elettrica); stanno provando ad implementare il controllo digitale nella vita di tutti, e in buona sostanza hanno fallito o stanno fallendo questi nobili obiettivi.
Ma, ecco la stranezza, costoro procedono con le cure nonostante i “malanni pilotati” non si siano verificati o stentino a produrre gli effetti desiderati. Draghi, tutto fuorché una persona sensibile alle sorti delle masse idiotizzate, lo ha manifestato più volte con sincera preoccupazione: l’Europa – che egli confonde col Leviatano UE – è a rischio di implosione.
In effetti diversi indicatori macroeconomici (inflazione, recessione, disoccupazione, crisi delle materie prime e delle filiere di approvvigionamento etc.) sono paurosamente vicini a quelli tipici di un’economia post-bellica. Si pensi soltanto al cosiddetto “inverno demografico”: decine di milioni di italiani che mancano all’appello, più numerosi dei morti delle due guerre mondiali. Il fatto è che la guerra non c’è.
Nessuno può sapere se guerra ci sarà – purtroppo è probabile – non di meno questi signori hanno conseguito gli effetti di una guerra, gettando sul lastrico nazioni come la Grecia (il fiore all’occhiello di Draghi), distruggendo l’industria, la cultura e le società (si pensi alla tempesta perfetta che ancora squassa i novax filoputin eccetera, separandoli dal resto della società italiana moderna, progressista e vaccinara scatenata proprio da Draghi). Questa inversione della causa con l’effetto – o per restare in ambito farmaceutico, della malattia con la cura – mi sembra l’esperimento sociale principe.
Se riesco a far passare l’idea che le persone più bisognose di cure siano quelle sane, che per fare la pace occorrano tonnellate di armi, che la fame nera rassoda i glutei e mantiene in forma, che milioni di africani rappresentano l’avanguardia di uno stile di vita che presto sarà il nostro – lo disse Boldrini – che pagare una macchina tre volte il suo valore o rivestire le case di polistirolo salveranno il pianeta, ho vinto non solo la partita ma tutto il campionato. Se convinco le persone che il male che faccio loro è per il loro bene, allora qualsiasi nefandezza e porcheria diventa lecita e praticabile.
Il Piano Draghi è già finito nel cestino – la Germania vede da sempre con orrore il debito comune – ma il “Metodo Draghi” sopravvive. Il Metodo Draghi in breve è questo: invece del clown, ad animare il compleanno di vostro figlio invitate un beccamorto. Il bambino si divertirà un mondo lo stesso.
Fonte con riferimenti:
https://www.sabinopaciolla.com/il-metodo-draghi/
Breve commento
Non le manda a dire questo Mattia Spanò, bravo per davvero, comunque, in termini più sofisticati il meccanismo era stato già descritto magistralmente dal Il Pedante, vedasi prossimo punto
3. A titolo di reminder. Schema crisi indotte artificialmente.
Lo schema per l’innesto e il prosieguo delle crisi create artificialmente è sempre quello, caso della crisi dei debiti sovrani riguardanti i PIGS ( Portugal, Italy, Greece, Spain ) , Fake pandemia, ecc…, ecco a tale proposito una lectio magistralis del “Il Pedante”
CRISIS IN FABULA THE BOOK
The childish narrative through which “plutocracy” – i.e. the government of the richer– legitimates its power is “told” by means of formal, linguistic, psychological, narratological tools.
http://ilpedante.org/files/other/Il_Pedante_Bruxelles_06062018.pdf
Lo schema vero e proprio si trova a pagina 18.
4. Ciao e buona giornata.
Fabrice
Lascia un commento