Sulla strage di Gaza, tutta la stampa mainstream è allineata su posizioni estremamente pro-Israele e, il massimo che riescono a dire, quando – raramente – ne sono costretti, è quella di tirare in ballo le presunte atrocità commesse da Hamas: dico presunte perchè non è mai stato provato il famoso atto di decapitazione di 40 bambini israeliani (la stessa giornalista che inizialmente ne diede notizia disse che le era stato riferito da fonti non accertate), ma anche perchè la dinamica degli attacchi del 7 ottobre 2023 suggerisce una complicità del governo di Netanyahu, avendo lasciato passare i presunti miliziani di Hamas per un varco dove non passa neanche una cimice, se loro non vogliono.

Paradigmatico è stato il recente caso del festival di Sanremo: solo due, fra i partecipanti, hanno accennato alla necessità di pace, di “fermare il genocidio”, senza peraltro neanche menzionare esplicitamente l’aggressore, e subito l’ambascitore in Italia

  • del popolo degli eletti,
  • dei fratelli maggiori,
  • di quelli che “dimmi-chi-non-puoi-criticare-e-ti-dirò-chi-comanda

ha protestato e provocato le scuse in diretta, il tazebao di Rai e conduttori, le scuse e l’autoflagellazione dei servi (utili idioti).

E la scusa è sempre la stessa: il diritto all’autodifesa.

A questo punto io vorrei essere invitato in un dibattito pubblico e domanderei:

“mi dite quanti ne volete uccidere,

per restare nella definizione di autodifesa?”

Volete uccidere un milione di persone per autodifesa?

No? Facciamo 500.000? 100.000 vanno bene?

Vorrei proprio sentire la risposta.

Datemela, una risposta. Sono 50.000? Ok allora sbrigatevi, siete a 30.000, fatene fuori altri 20.000 e poi finitela qui, va bene?

Ne volete di più? Ne volete 200.000?

Dài, forza, sbrigatevi, altri 150.000 e poi è fatta.

Questa è l’unica cosa che vorrei sapere.

Un numero. Un numero soltanto.

Fatemi capire cosa è per voi il diritto all’autodifesa.

2 milioni?

 

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Un paio di pezzi trovati su internet, entrmabi su Mara Venier, uno serio e l’altro immaginario.

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Mara Venier piange, poverina…

Ma la sua ipocrisia è talmente enorme che non solo si è prestata a leggere le vergognose parole dell’ad della Rai in solidarietà ad uno stato che è sotto accusa presso la CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA per GENOCIDIO, ma alla fine hai anche aggiunto che “naturalmente siamo TUTTI d’accordo”.

A 70 anni suonati avevi paura di prendere una posizione e quindi perdere il lavoro?

La storia se ne ricorderà e verrete ricordati come dei servi vigliacchi senza gloria né onore, fiancheggiatori e collaborazionisti di un regime genocidario tra i più brutali della storia dell’uomo.

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Per sorridere

– Bentornati a Domenica In, qui con voi la vostra zia Mara!
(applausi)
– Siamo tornati dopo esserci lasciati alle spalle le brutte polemiche dei giorni scorsi. Polemiche, concedetemelo, un po’ strumentali. Oggi siamo di nuovo qui per ricominciare a parlare delle persone, perché Domenica In, ricordiamolo, è una trasmissione che si occupa delle persone, non di politica!
(applausi)
– Persone, dunque. E cominciamo subito con il primo ospite di oggi. Il signor Zeno.
– Salve a tutti, ciao Mara.
– Il signor Zeno ha…
– Ottantasei anni.
– Ottantasei anni, signori!
(applausi)
– Portati benissimo, mi sento di dire.
– Grazie.
– Allora, il signor Zeno, che di cognome fa…
– Cidio.
– Il signor Zeno Cidio ha in casa una persona che si occupa di lui, giusto?
– Esatto.
– Lei dove vive signor Zeno?
– A Massa-Carrara.
– Massa-Carrara, e allora salutiamo tutti gli amici di Massa-Carrara e della Toscana!
(applausi)
– Dicevamo, il signor Zeno vive con una persona che si prende cura di lui. Questa persona chi è?
– Mio cognato.
– Suo cognato, benissimo. E come si chiama suo cognato?
– Ismaele.
– Perfetto, il signor Ismaele vive con lei?
– Sì, m’aiuta, anche legalmente… è il mio… come si dice… tutore.
– Bravissimo, è il suo tutore legale. Quindi possiamo dire che Ismaele è responsabile di Zeno Cidio di Massa, giusto?
– Esatto.
– E lo possiamo dire senza paura di essere smentiti.
(applausi)
– Detto questo, lei perché oggi è qui da noi in trasmissione?
– Il problema è casa.
– Casa sua?
– No, casa non è mia.
– E di chi è?
– Di mia nipote.
– E come si chiama sua nipote?
– Valentina Pales, detta Tina.
– Bene la signora, signorina…?
– Signorina.
– La signorina Pales detta Tina ha il domicilio in…
– Casa.
– Benissimo, diciamo controlla casa. E qual è il problema?
– Ismaele vuole casa e usa me per averla.
– La sfrutta?
– Esatto.
– Quindi, mi faccia capire bene: Ismaele non controlla casa, che è di sua figlia Pales detta Tina, e per averla usa lei, Zeno Cidio di Massa.
– Proprio così.
– Ma non è finita qui, non è vero signor Zeno? C’è qualcos’altro che la turba.
– Mi manda in giro.
– Chi la manda in giro?
– Ismaele.
– Sempre questo signor Ismaele, che ricordiamolo è il cognato. In che senso la manda in giro? Ci spieghi bene.
– Mi manda a fare tutte le commissioni, in posta, in banca, sempre a piedi. E io c’ho ottantasei anni, abbia pazienza Mara, sono stanco…
– Ma certo.
– Non ho più l’età per muovermi tanto…
– Lei vorrebbe giustamente starsene a casa sua.
– Sì, vorrei che mi desse tregua.
– Legittimo.
– Che mi facesse stare fermo.
– Vorrebbe fermarsi, assolutamente comprensibile. Il signore ha una certa età e muoversi così spesso è stancante. Perciò in chiusura io, Mara Venier, vorrei fare un appello, un appello a cui sono sicura si unisce volentieri tutta la dirigenza RAI e tutte le persone dotate di buon senso, mi dai la quattro per favore?
Eccoci, questo appello è un appello a Ismaele: a nome di tutto il cda RAI, ma anche di tutta Italia, ti chiediamo di fermare Zeno Cidio di Massa. È anziano, è stanco, è ora che si fermi!
(applausi scroscianti)
– Che bello! Lo vedete quando non si fa politica com’è tutto molto più semplice? Mi dicono che abbiamo una telefonata.
(…)
– E mo che vuole l’ambasciatore?