A seguito della vittoria di Sinner agli Australian Open, alcuni commentatori hanno sollevato il problema della residenza monegasca del campione, cosa che gli permette di non pagare le tasse in Italia, e questo fa apparire meno limpido il personaggio.

Da umile dipendente, senza alcuna possibilità di nascondere i proprio introiti, la prima cosa che mi viene in mente è un banale: “Beato lui che può“, ma poi la riflessione si fa un po’ più seria e la condivido nelle righe che seguono.

Le tasse sono un meccanismo che, almeno in teoria, permette di ridistribuire ricchezza e benessere fra i componenti di una comunità che si è data delle regole. Esistono delle spese che sono state demandate alla collettività (pubblica amministrazione, difesa, buona parte della sanità, sicurezza pubblica, istruzione, ecc.) e sembra giusto che chi ha di più contribuisca in maniera più che proporzionale al bene comune.

Fin qui la teoria.

La pratica evidenzia invece un sacco di anomalie e storture, come ha ben descritto l’amica Monia Benini  nel suo libro “Plotone di tassazione” che si possono far risalire ad alcuni filoni principali:

  • la non proporzionalità col reddito: infatti, mentre all’art.1 del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi) si dice che l’imposta si applica ai redditi, esistono imposte che non sono proporzionali al reddito: si pensi l’IVA, si pensi ai bolli, si pensi alle imposte catastali, le accise, ecc.;
  • La mancata proporzionalità si riscontra anche in norme che, imponendo di fatto degli oneri indistinti, incidono molto di più sui privati e sulle piccole imprese che sulle grandi multinazionali (ma d’altra parte si sa, lo stessi Draghi ha detto e scritto che la piccola e media impresa, in quanto “non efficiente”, va eliminata);
  • i meccanismi di elusione fiscale (elusione: parente stretto di evasione ma meno indagabile) applicati grazie alle differenti normative fiscali sono di fatto accessibili perlopiù alle grandi e ricche multinazionali e non alle piccole imprese e famiglie (come ho scritto anche qui e qui, ad esempio).

Ma il problema è ancora più profondo di questo.

Il problema è che un governo che ha tradito il proprio compito, che ha tradito i propri elettori, che non rispetta la costituzione, ha ancora l’autorità morale di esigere il pagamento delle imposte a cittadini? 

  • È morale pagare le tasse ad uno stato dove il governo taglia i fondi per la sanità, per gli anziani, per i più poveri, e contemporaneamente manda miliardi per alimentare una guerra che oltre a rischiare di degenerare in confllitto mondiale, comporta solo il massacro di una popolazione, quella ucraina, messa lì come esca per attivare la guerra con la Russia?
  • È morale pagare le tasse ad uno stato dove il governo permette il massacro della popolazione palestinese e non ha neanche il coraggio di chiedere un cessate il fuoco? E che manda militare in una azione di guerra contro gli unici, gli Yemeniti, che cercano di fermare questo massacro con la ritorsione degli attentati alle navi nel Mar Rosso, per cercare di colpire gli israeliani nei loro interessi più profondi, quelli economici? Diventando in tal modo complice stretto di chi il massacro di bambini lo sta compiendo? Vogliamo essere complici anche noi di questo Erode moderno?
  • È morale pagare le tasse ad uno stato dove il governo ha calpestato la costituzione dividendo la popolazione, mettendoci gli uni contro gli altri, impedendo le libertà civili, compresa la prima, sancita nella costituzione, quella del lavoro, a chi non si fosse fatto una iniezione sperimentale di un siero che ha già causato milioni di morti in tutto il mondo?
  • È morale pagare le tasse ad uno stato dove il governo ha tradito completamente le promesse elettorali, facendo il contrario di quello che aveva promesso in campagna elettorale, e che non permette il libero dibattito e si arroga il diritto di dire cosa è scientifico e cosa no?
  • È morale pagare le tasse ad uno stato dove il governo nasconde i dati sui morti, non pubblica le statistiche, non permette una analisi trasparente dei danni da vaccino?
  • (la lista potrebbe continuare, ma vi rimando a questo audio che ho trovato in rete e che condivido)

Ricordate i poliziotti e i carabinieri che inseguivano i runner solitari o che entravano nei locali a controllare i green pass? Quanti di loro oggi si staranno facendo due domande, e a fronte del gran numero di morti improvvise, anche fra i loro colleghi, si staranno pentendo di essere stati complici di un governo che li mandava a stanare i ribelli, mentre il vero criminiale era lo stesso governo che imponeva il siero mortale?

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In una finta democrazia dove al popolo è di fatto impedito l’accesso al potere, all’informazione, una volta scartata la violenza come mezzo per cambiare le cose, cosa resta ai cittadini se non l’astensione dall’alimentare, col proprio lavoro e il proprio denaro, un governo ed un apparato statale corrotto?

Non sto facendo apologia di reato.

Sto solo domandando, a me stesso prima che ad altri, quali altre forme di protesta possono essere messe in campo per iniziare il cambiamento.

Una provocazione che spero riesca nel suo intento (provoca-azione) di produrre nuove idee, nuove iniziative, nuovi modi di costruire un modo più equo di convivenza civile.

 

Lidia-Sella-Europa Tiranna