A fronte dei risultati delle elezioni del 25 settembre riprendo questa sintesi di Pino Cabras sulla campagna elettorale  che mi sembra un buon sunto, aggiungendo però qualche considerazione personale per non perdere traccia delle lezioni imparate.

Considerazione personale #1: Finalmente si comincia a parlare di signoraggio, di indipendenza dalla NATO e dall’Euro: questi discorsi, considerati eresia solo qualche anno fa, stanno uscendo dalla riserva di caccia dei complottisti e  sempre più chi si candida nei prossimi anni  dovrà confrontarsi con questi temi.

Considerazione personale #2: il sistema non è così imbattibile come vuole farci credere: la mossa di fissare le elezioni a brevissima distanza, con Agosto in mezzo, chiaramente studiata per non permettere alle forze antisistema di raccogliere le migliaia di firme necessarie, è fallita. Poi questi non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento del 3%, ma intanto un primo, insperato risultato l’avevano già ottenuto.

Considerazione personale #3: chi si astiene ha sempre torto. Se quei milioni di italiani che si sono astenuti fossero andati a votare avrebbero potuto fare la differenza. E il fatto che ci siano milioni di astenuti non inficia nè tantomeno delegittima il governo che si formerà (se ne fregano altamente). Gli astenionisti hanno, volontariamente o in buona fede, danneggiato le forze del cambiamento.

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di Pino Cabras – Siamo dunque a poche ore dalle elezioni politiche, quelle convocate in tutta fretta per far votare il popolo prima della “tempesta perfetta”; convocate cioè in modo che le forze dominanti non pagassero pesantemente un prezzo annientatore alle urne. E convocate in particolare con una legge elettorale che rende un’impresa impossibile per le forze politiche fuori dagli schemi avere il tempo per allestire una compagine competitiva in grado di contendere i voti ad armi pari rispetto alla partitocrazia blindata dal Rosatellum.

La maggior parte dei suffragi andrà perciò a quei partiti che hanno concorso a causare la crisi in arrivo e che non volevano che si parlasse davvero delle sue cause e dei veri rimedi.

Non sono dunque decollati per le grandi masse i temi veri che dovrebbero essere al centro dell’attenzione di qualunque persona assennata in questo momento, tanto più in un dibattito pubblico chiamato istituzionalmente a determinare l’equilibrio di una nuova legislatura.

Il popolo non è stato informato né interpellato sui tre temi più rilevanti, altrettanti schiacciasassi che pure imprimeranno una svolta storica terribile alle società europee e forse al mondo intero già da ora:

1) Il rischio concreto di una nuova guerra mondiale la cui maggiore distruttività non può che essere proporzionale all’attuale stato delle tecnologie.

2) Il suicidio economico dell’economia europea in un colossale processo di disaccoppiamento dalle economie eurasiatiche sotto un rinnovato e più intransigente dominio anglosassone;

3) La demolizione delle classi medie, delle infrastrutture di welfare e istruzione, nonché di tutto l’intreccio dei diritti costituzionali, incluse le libertà e i diritti sociali.

Abbiamo avuto invece un dibattito finto, virtuale, stereotipato, condotto tutto all’interno di una bolla mediatica che è espressione del peggiore sistema comunicativo e informativo dell’Occidente. Ciò ha garantito la ribalta soltanto a una ristretta comitiva di maschere che recitavano stancamente tutto il copione più ammuffito di una democrazia esausta. I titoloni dei giornali (che quasi nessuno legge più, meritatamente) sparavano mestamente dei temi che alludevano a differenze fra partiti e ripetevano la fiaba del pluralismo e dello scontro di idee, ma si tenevano a debita distanza dalle tre questioni fondamentali sopra richiamate.

Un sistema informativo penoso e un sistema politico bloccato produrranno alla fine l’ennesima parabola di un leader nuovo che ascende e poi discenderà senza voler mai sfidare i grandi “vincoli esterni” del blocco atlantista e dell’Europeismo Reale (quello dei dittatori dello spread e delle Von der Leyen che dettano il perimetro di ciò che si può fare).

La sventurata (Meloni) rispose, già chiarendo di fatto che sarà uguale alla melassa draghiana cui ha finto di opporsi: salirà forse a Palazzo Chigi, ma lì sposterà solo qualche vaso di fiori e qualche consulente nel gioco delle clientele cialtrone che avviluppa tutti i partiti. Meloni sarà pronta – così come Letta, come Calenda e Renzi, come Salvini, come Berlusconi, come Conte (il vota-tutto e finto pentito) – a trascinare l’Italia in guerra, al suicidio economico europeo, alla demolizione del benessere costituzionale.