Da intelligente uomo di spettacolo qual è, Fedez ha incastrato la dirigenza RAI con il suo discorso sul palcosenico del primo maggio: prima ha dovuto sottoporre il suo testo al vaglio dei censori, poi ha dichiarato che avevano provato a censurarlo, e di fronte alla smentita della Rai ha pubblicato la telefonata che gli avevano fatto. Un colpo da maestro che ha aumentato ancora di più la sua popolarità e i suoi like: “eccolo là! Il paladino dei poveri, dei tanti che non hanno voce, che si erge contro lo strapotere e l’arroganza della TV di stato!”

Peccato che la sua intelligenza si sia concentrata per ottenere sì il suo scopo, il suo utile personale, ma tramite un trucchetto, una scorciatoia che, pur utilizzando la verità (non ho motivo di credere che abbia inventato quello che ha detto), ha fatto leva sulla parte peggiore di chi lo ascolta.

Infatti, molto più facile aizzare la folla ed unirla contro qualcuno, accusato di ignoranza, meschineria, bassezze, che proporre modellli positivi, ideali a cui cui aspirare, percorsi di crescita.

Se la gente è stata abituata a non avere grande stima di sè, ad essere confinata nelle proprie ristrettezze mentali e caratteriali, quando gli si fa vedere i peccati, gli sbagli e le meschinerie di qualcun altro, quella gente si riconosce ed è contenta: “allora io non sono poi così male, se anche i poitici, quelli che comandano, quelli che stanno sopra sono falsi, ladri, corrotti”.

Peccato che così facendo Fedez (e tutti quelli che ricorrono a questi trucchetti, a queste scorciatoie) risvegli la parte peggiore delle persone, rinnovi la divisione, abbassi le frequenze impedendo una evoluzione spirituale di chi ascolta.

Come dice Claudio Tomaello, fai uscire le persone dall’incantesimo della paura per farli finire nell’incatesimo della rabbia: una finta liberazione, dalla padella alla brace.

E vai di like e di applausi per il novello Robin Hood che potrà aumentare i suoi cachet per gli inserzionisti pubblicitari.