Aggiunta del 28 12 2021: il video sottotitolato tratto dal thehighwire di Del Bigtree:
Troppo prezioso questo articolo del movimento 3v (Vaccini Vogliamo Verità) per non ricopiarlo anche qui. a dire il vero il titolo di questo post avrebbe dovuto essere: “Vaccinati e non: LO studio comparativo“, visto che penso sia l’unico.
Copio e incollo sia quello di Movimento3V che l’originale, disponibile anche qui ->
Articolo M3V: qui.
Articolo originale: qui.
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Lo studio di confronto tra bambini vaccinati e non: i secondi sono più sani

Nel 2015, 150 medici italiani sottoscrissero una lettera all’Istituto Superiore di Sanità. Sulla base delle proprie esperienze cliniche avevano rilevato uno stato di maggior salute nei bambini non vaccinati, e chiedevano di effettuare ricerche scientifiche in tal senso. La risposta fu la radiazione dall’Ordine dei Medici dei primi firmatari. Fu scritta una pagina vergognosa della storia d’Italia, che dura ancora adesso, perseguitando i medici che desiderano rispettare il proprio giuramento di esercitare l’arte medica in scienza e coscienza.
Nel rinnovare la nostra solidarietà al Dott. Gava e ai suoi colleghi, pubblichiamo di seguito la conferma scientifica, di novembre 2020,della validità delle loro osservazioni: i bambini non vaccinati sono più sani.
Lo studio Relative Incidence of Office Visits and Cumulative Rates of Billed Diagnoses Along the Axis of Vaccination è disponibile in calce in lingua originale. Ringraziamo il dott. Moscarella per la traduzione in sintesi del lavoro originale di Sapna Khemlani.
Incidenza relativa delle visite presso pediatri e tassi di diagnosi in relazione alle quantità di vaccinazioni
James Lyons-Weiler 1,* and Paul Thomas 2
1 The Institute for Pure and Applied Knowledge, Pittsburgh, PA 15101, USA
2 Integrative Pediatrics, Portland, OR 97225, USA; paulthomasmd@drpaul.md
* Correspondence: jim@ipaknowledge.org
Received: 23 October 2020; Accepted: 18 November 2020; Published: 22 November 2020
Traduzione in sintesi del lavoro originale di Sapna Khemlani, a cura di Giovanni Moscarella, biologo.
Abstract
È stata eseguita un’analisi che copre dieci anni di pratica pediatrica focalizzata su pazienti con vaccinazioni fatte in quantità variabile per studiare gli effetti di diversi gradi di vaccinazione sullo stato di salute dei bambini. È stata confrontata l’incidenza delle visite fatturate in ambulatorio (RIOV – Incidenza relativa delle visite in ambulatorio) con lo stato vaccinale. Le analisi complete, integrate dei giorni di cura e della la storia familiare, si basano su 2763 soggetti vaccinati, suddivisi in 4 gruppi in base al numero di vaccinazioni (in percentuale: poco 1-25%, medio 26-50%, molto 51-75% e massimo 76-100%), il cui stato patologico è stato confrontato con 561 di non vaccinati (0% di vaccinazioni).
I risultati dimostrano che le visite in ambulatorio pediatrico sono state molto più alte per i bambini vaccinati rispetto a quelli non vaccinati. Queste visite in ambulatorio crescevano nei quartili con maggior numero di vaccinazioni. L’aumento delle visite ambulatoriali relative è stato, come esempio iniziale, di 6,334 volte per anemia, di 3,496 volte per asma, di 6,749 volte per rinite allergica e di 3,529 volte per sinusite. Tutte differenze statisticamente significative.
Emerge in modo illuminante che zero dei 561 pazienti non vaccinati nello studio avevano un disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), rispetto allo 0,063% dei vaccinati (parzialmente e completamente). Le implicazioni di questi risultati per gli effetti netti sulla salute pubblica della vaccinazione dell’intera popolazione e per il rispetto del consenso informato sulla salute umana sono fondamentali. Determinante è considerare che questa ricerca è stata condotta da individui indipendenti da qualsiasi fonte di finanziamento correlata all’industria dei vaccini. Viene rilevato che il tasso complessivo di disturbo dello spettro autistico (0,84%) in questa ricerca è la metà di quello del tasso nazionale statunitense (1,69%). Il tasso di ADHD a livello di pratica si è rivelato circa la metà del tasso nazionale. I dati indicano che i bambini non vaccinati non sono meno sani di quelli vaccinati, e in effetti i risultati complessivi possono indicare che i pazienti pediatrici non vaccinati in questa ricerca godono complessivamente di maggiore salute rispetto ai vaccinati.
Introduzione
I vaccini sono ampiamente considerati sicuri ed efficaci all’interno della comunità medica e sono parte integrante dell’attuale sistema medico americano. Sebbene i benefici della vaccinazione siano stati stimati in numerosi studi, l’impatto negativo e non specifico dei vaccini sulla salute umana non è stato ben studiato. Più recentemente, è stato determinato che esistono variazioni nelle risposte individuali ai vaccini, che esistono differenze nel profilo di sicurezza dei vaccini vivi e inattivati e che la somministrazione simultanea di vaccini vivi e inattivati può essere associata a scarsi risultati. Non sono, però, stati pubblicati studi che riportino gli effetti totali delle vaccinazioni, né che riportino l’aumento o la diminuzione delle infezioni totali negli individui vaccinati.
Gli studi clinici sulla sicurezza dei vaccini non si basano su una monitorizzazione a lungo termine, poiché i periodi di revisione dopo la somministrazione durano generalmente 42 giorni o meno.
La scienza della sicurezza dei vaccini a lungo termine si basa su studi di sorveglianza post-commercializzazione utilizzando database come la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti e il Vaccine Adverse Events Reporting System (VAERS) dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e il Vaccine Safety Datalink. VAERS è un sistema di segnalazione passivo in cui, secondo Ross 2011], viene segnalato meno dell’1% degli eventi avversi del vaccino.
Sebbene il Vaccine Safety Datalink (VSD) può, in linea di principio, secondo l’Institute of Medicine (IOM, 2013), essere utilizzato per confrontare i risultati dei vaccini e dei bambini non vaccinati, purtroppo, ad oggi, non sono stati pubblicati studi che confrontino una varietà di risultati di bambini vaccinati e non vaccinati che utilizzano il VSD.
Esistono gravi limitazioni inerenti agli studi sulla sicurezza dei vaccini a lungo termine. Gli studi post-autorizzazione sulla sicurezza dei vaccini utilizzano tipicamente un disegno di analisi ” N vs. N + 1″, il che significa che confrontano i bambini completamente vaccinati con i bambini vaccinati a cui manca un solo vaccino. Nonostante le segnalazioni di riduzioni delle somministrazioni vaccinali, praticamente nessuno degli studi sulla sicurezza del vaccino post-autorizzazione ha incluso confronti con gruppi completamente non esposti ai vaccini.
Esistono alcuni studi indipendenti (non CDC) che hanno confrontato i risultati tra bambini vaccinati e non vaccinati. Un piccolo studio di indagine su 415 famiglie con bambini istruiti a casa, di Mawson et al., 2017, che ha confrontato i bambini vaccinati con bambini completamente non vaccinati ha riportato un aumento del rischio di molte necessarie diagnosi tra i bambini vaccinati, tra cui: rinite allergica (30,1), disturbi dell’apprendimento (5.2), disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) (4.2), autismo (4.2), disturbi dello sviluppo neurologico (3.7), eczema (2.9) e malattie croniche (2.4). L’aumento del rischio di disturbi dello sviluppo neurologico sembrava essere maggiore nei casi di nascite premature. Uno studio tedesco (Schmitz et al., 2011) non ha riportato aumenti degli esiti avversi, tranne che per l’atopia, ovvero la predisposizione alle malattie allergiche.
Un limite di entrambi questi studi è che si basavano sui sondaggi riportati dai genitori e, inoltre, entrambi gli studi avevano che il gruppo dei non esposti ai vaccini era molto ridotto. Una ulteriore limitazione nello studio tedesco è che hanno definito come bambini non esposti ai vaccini anche coloro che hanno ricevuto le vaccinazioni incomplete, ovvero per varicella, rotavirus, pneumococco, meningococco, influenza e/o altro; tale studio, quindi, non è “vaccinato comparato al non vaccinato”. Studi sul vaccino contro difterite, pertosse e tetano (DTP), che avevano un gruppo non esposto ai vaccini, hanno riscontrato un aumento del rischio di mortalità (Mogensen et al., 2017) e asma (McDonald et al., 2008) nel gruppo dei bambini esposto ai vaccini. Gallagher e Goodman, 2008 hanno riportato un aumento dell’ASD (spettro autistico) in un gruppo esposto al vaccino contro l’epatite B.
Gli studi finanziati dall’industria farmaceutica o condotti dal CDC in genere tendono a non rilevare alcun danno associato alla vaccinazione, mentre gli studi condotti senza finanziamenti dell’industria farmaceutica hanno spesso riscontrato danni.
Hooker e Miller, hanno recentemente, 2020, riscontrato un aumento della probabilità di ritardo dello sviluppo (2.18), asma (4.49) e infezione all’orecchio (2.13) nei bambini vaccinati rispetto ai bambini non vaccinati in una ricerca che utilizza i dati registrati da tre studi medici.
Ecco la nostra ricerca
Venendo ai risultati dello studio qui presentato, valutiamo i risultati totali di pazienti di ambulatorio pediatrico, di età compresa tra 2 mesi e 10,4 anni, che non sono stati vaccinati rispetto a quelli che sono stati vaccinati in modo variabile sulla base di cartelle cliniche. Il tutto si valuta utilizzando una tecnica di ricerca innovativa, l’incidenza relativa delle visite in ambulatorio (RIOV), e confrontando i risultati di tale misura con quelli ottenuti avvalendosi del rapporto di probabilità (odds ratio) di incidenza delle diagnosi.
Materiali e metodi
Fonte dei dati e provenienza
Una proposta dettagliata per uno studio retrospettivo è stata presentata a un Institutional Review Board (IRB) ed è stata approvata (lettera Pro00031853 del 7 maggio 2019). La fonte dei dati per questo studio era tutta la fatturazione e le cartelle cliniche di Integrative Pediatrics, uno ambulatorio pediatrico privato con sede a Portland, Oregon. I dati raccolti da True North Data (Mill Creek, WA, USA) sono stati interpretati da broker addestrati e imparziali con l’affiliazione dell’Institute for Pure and Applied Knowledge (IPAK) e che sono stati certificati per valutare i dati dei pazienti, come richiesto dall’assicurazione sanitaria Portability and Accountability Act (HIPAA). I risultati sono stati rappresentati dai codici di classificazione internazionale delle malattie (ICD). I dati codificati sono stati correlati con la documentazione medica e di fatturazione.
Criteri di inclusione/esclusione
Tutti i pazienti presi in esame sono nati tra il 1 giugno 2008 e il 27 gennaio 2019, con una iniziale visita prima dei 60 giorni di vita e un’ultima visita dopo 60 giorni.
Caratteristiche peculiari dei soggetti studiati
I criteri di inclusione/esclusione portano a 3324 pazienti, di cui 2763 vaccinati in modo variabile, che hanno ricevuto da 1 a 40 vaccini, e 561 assolutamente non vaccinati.
I soggetti studiati erano all’incirca metà maschi e metà femmine. Quasi tutti i pazienti erano stati allattati al seno, sia tra i vaccinati (96,6%), sia tra i non vaccinati (98%). Tra i vaccinati, il 25,16% aveva una storia familiare di autoimmunità, mentre tra i non vaccinati il 31% aveva la stessa caratteristica. Funzionalmente, questo ultimo dato probabilmente riflette anche gli effetti netti delle decisioni tra la diade paziente/medico nel determinare, e quindi evitare, non vaccinando, il rischio di esiti negativi a lungo termine talvolta associati alla vaccinazione.
Variazioni nelle somministrazioni vaccinali
I soggetti di questa ricerca presentano una grande diversità nelle quantità di somministrazioni vaccinali, che riflette il risultato combinato della diade paziente/ medico, considerando le informazioni sul rischio del vaccino che portano alla vaccinazione o meno per le varie malattie.
Il numero dei giorni di cura
Un importante fattore che esprime una visione di insieme determinante di questo studio è il DOC, ovvero il numero dei giorni di cura tra l’ultima e la prima visita ambulatoriale. Tra i vaccinati il DOC medio era di 1525 giorni, mentre tra i non vaccinati era di 741 giorni.
Precisazioni
In questa relazione riassuntiva non sono riportati tutti i metodi di analisi correlati a tutte le variabili statistiche del caso utilizzate affinché le conclusioni siano del tutto attendibili e inoppugnabili. Questi riscontri sono reperibili nel documento originale in lingua inglese della ricerca, il quale viene allegato alla fine di questa traduzione sintetica.
Risultati
L’analisi complessiva a ricerca completata mostra inequivocabilmente, attraverso la seguente tabella (Tabella 2 della pubblicazione originale), che il RIOV, e cioè l’incidenza delle viste fatturate in ambulatorio, è nettamente superiore per tutte le tipologie patologiche nel gruppo dei vaccinati (N = 2763) rispetto ai non vaccinati (N = 561). Quindi i vaccinati, nei confronti dei non vaccinati, presentavano maggiori casi di febbre (759-17), dolori auricolari(269-16), otite media (3105-216), congiuntiviti (1018-87), disturbi della vista (277-31), asma (336-16), riniti allergiche (405-12), sinusiti (107-5), disturbi respiratori (621-44), anemie (979-36), eczemi (512-23), orticarie (174-17), dermatiti (742-105), disturbi del comportamento(343-17), gastroenteriti(688-30), disturbi del comportamento alimentare e nella costituzione corporea(1115-90), epilessie (43-8).

In più, il numero delle visite che testimoniano il buono stato di salute dei soggetti è nettamente superiore relativamente al gruppo dei non vaccinati. Inoltre, non ci sono stati casi di deficit di attenzione e di iperattività (ADHD) nel gruppo non vaccinato.
Nel dettaglio le varie patologie in esame sono state suddivise in 6 gruppi. È evidente come nel quartile dei più vaccinati (76-100% delle vaccinazioni) vi sia un RIOV più elevato, ovvero una maggior incidenza di visite fatturate in ambulatorio per tutte le patologie, tranne che nel gruppo F , dove è il terzo quartile che incide di più sulla patologia per i motivi spiegati in seguito. Ogni colonna, oltre la prima, quella 0, che è relativa ai 561 non vaccinati, rappresenta un quartile di percentuali di vaccinazioni eseguite (1-25% – 26-50% -51-75% – 76-100%). Il tutto è riscontrabile nella seguente tabella, (figura 4 della pubblicazione originale).

Gruppo A: malattie respiratorie autoimmuni.
Grandi aumenti nelle visite ambulatoriali sono stati riscontrati tra il gruppo vaccinato in questo ambito di malattie respiratorie. Si evidenziano aumenti consistenti nell’incidenza di visite ambulatoriali per allergia, rinite allergica, asma, sinusite e problemi respiratori tra i quartili con maggior somministrazione di vaccini, rispetto al gruppo non vaccinato. Nel quartile più vaccinato rispetto al confronto non vaccinato, i rischi relativi maggiori delle visite ambulatoriali correlate a queste condizioni sono stati stimati per asma (16.01), rinite allergica (20.64), sinusite (11.32) e problemi respiratori (6.52).
Gruppo B: deficit di attenzione/disturbo iperattivo e problemi comportamentali.
Non c’erano casi di ADHD nel gruppo non vaccinato. Grandi aumenti sono stati trovati nelle visite ambulatoriali tra i gruppi vaccinati rispetto al gruppo dei non vaccinati anche nei risultati in questo gruppo di patologie.
Gruppo C: dolore all’orecchio, otite media e disturbi agli occhi.
I problemi con l’orecchio hanno mostrato una serie di aumenti con l’incremento delle somministrazioni vaccinali rispetto ai quartili; nell’ultimo quartile, le differenze erano tutte significative: dolore all’orecchio (10,37), otite media (7,03) e disturbi agli occhi (5,53).
Gruppo D: condizioni autoimmuni della pelle e del sangue.
Le reazioni cutanee comunemente osservate e talvolta attribuite alla vaccinazione hanno mostrato aumenti consistenti e moderati del RIOV nell’ultimo quartile per eczema (2.315), orticaria (4.81) e dermatite (2.72).
Gruppo E: gastroenterite, disturbi del peso/dell’alimentazione e convulsioni.
Il RIOV sia della gastroenterite che del peso/disturbi alimentari è aumentato in proporzione ai quartili dei soggetti che rappresentano maggiori quantità di vaccinazioni, così come le convulsioni.
Gruppo F: ritardi di linguaggio, sociali e nell’apprendimento.
In questo alveo ci sono state risposte variabili ma non significative rispetto all’asse della quantità di somministrazioni vaccinali. L’autismo era significativo solo nel terzo quartile. Il tasso di autismo è risultato essere più alto nel terzo quartile di somministrazioni vaccinali, piuttosto che in quello che include i soggetti con un maggior numero di somministrazioni vaccinali. Il motivo di ciò è intuibile, dato che le famiglie con bambini con autismo possono essere inclini a rinunciare al programma completo di vaccinazione, riflettendo potenzialmente un segnale di scelta informata che esclude dal quartile vaccinato più alto.
Resta il fatto che per questo gruppo di stati patologici sono necessari approfondimenti ulteriori,
Discussione
L’analisi dei risultati totali relativi all’esposizione a vaccini e farmaci viene condotta raramente. Questo accade sia peri cambiamenti nelle tendenze vaccinatorie, sia per la diversa predisposizione all’utilizzo dei farmaci a causa della maggiore ricerca da parte delle persone di informarsi in merito ai fattori farmacologici.
La variazione nella vaccinazione era il risultato delle decisioni finali da parte dei pazienti dopo aver consultato i loro medici nello studio. Questa aderenza ai principi del consenso informato, come richiesto dai regolamenti federali sia per la pratica medica che per gli studi di sorveglianza post-commercializzazione, è anche un elemento chiave integrato nel “The Vaccine Friendly Plan” (VFP), sviluppato in modo da individuare ed evitare vaccini contenenti alluminio (ACV), adiuvante tossico che dovrebbe innescare l’infiammazione, elemento determinante per la risposta immunitaria, ogni volta che è disponibile un non-ACV (senza alluminio). Gli effetti netti di queste valutazioni sull’accumulo di alluminio nei bambini sono stati valutati. Chi ha seguito il classico programma di vaccinazioni CDC (Center for Deases Control and Prevention), che presuppone la presenza di alluminio nei prodotti vaccinali, ha ricevuto in media più vaccini in totale, ma anche maggiori visite ambulatoriali rispetto a coloro che hanno seguito il VFP, il che fa pensare cha anche l’alluminio contribuisca a una serie di disturbi e patologie.
Abbiamo riscontrato tassi più elevati di visite ambulatoriali e diagnosi di disturbi cronici comuni nei bambini più vaccinati rispetto ai bambini che sono completamente non vaccinati. I dati mostrano chiaramente diverse probabilità di sviluppare molte di queste condizioni di salute avverse. Abbiamo dimostrato in molti modi che la maggior parte delle associazioni statistiche trovate tendono ad essere ancora più evidenti sulla base dell’età, dei giorni di cura, del tipodi di vaccinazioni e di storia familiare.
La vaccinazione sembra aver avuto il maggiore impatto negativo sull’anemia e sull’infezione da virus respiratorio sul numero di visite ambulatoriali nei gruppi vaccinati rispetto ai gruppi non vaccinati.
L’analisi delle condizioni familiari relative alla autoimmunità indica numerosi fattori che comportano un rischio genetico di effetti negativi sulla salute correlati al vaccino. Dovrebbero essere condotti studi più ampi in grado di stimare il termine di interazione tra la storia familiare e l’esposizione al vaccino.
Gli studi di indagine in futuro dovrebbero ottenere le autorizzazioni HIPAA (Healt Insurance Portability and Accountability Act), ente tecnico-amministrativo di monitoraggio della salute, per accedere ad almeno a una parte delle cartelle cliniche dei pazienti per verificare con più accuratezza le risposte rispetto ai dati di un campione.
Numerosi studi condotti in passato hanno trovato un’associazione di vaccinazione con effetti avversi sulla salute. Sono tanti gli studi che riportano un’associazione di singoli vaccini con esiti avversi e sono troppo numerosi per essere citati qui; molti altri studi simili vengono esaminati online. Ad esempio, uno studio precedente ha riscontrato un’associazione vaccinale con asma e allergia (ad esempio, Hurwitz e Morgenstern, 2000).
Glanz et al., 2003 hanno scoperto che i genitori che tendevano a non accettare tutti i vaccini o che hanno ritardato i vaccini avevano 2 volte più probabilità di riferire di aver iniziato a pensare ai vaccini prima della nascita del loro bambino ed erano anche 8 volte più propensi a riferire che rivalutano costantemente le loro decisioni sui vaccini, rispetto ai genitori che hanno accettato tutti i vaccini. In particolare, il segnale di cambiamento nel comportamento di vaccinazione, a seguito di eventi avversi conosciuti tramite consenso informato, sembrerebbe essere rilevabile come una riduzione dell’incidenza complessiva degli esiti avversi nel gruppo non vaccinato e un minor numero di visite ambulatoriali correlate a tali esiti. Questa tendenza è l’opposto dell’aspettativa che i medici hanno, in quanto sono essi più propensi ad ammettere i non vaccinati per problemi di salute rispetto ai vaccinati.
Le differenze di stile di vita tra i gruppi vaccinati e non vaccinati in questa ricerca non possono spiegare la grande differenza nei risultati e, se lo fanno, sarebbe obiettivo concludere che tutti dovrebbero adottare lo stile di vita seguito dai non vaccinati se vogliono bambini più sani. Quella scelta di stile di vita include, per molte famiglie, l’evitare alcuni o tutti i vaccini e, quindi, la preoccupazione per la scelta dello stile di vita è inestricabilmente legata all’esposizione al vaccino.
I nostri diagrammi chiariscono che la tendenza generale è per tutte le fasce di età la richiesta di numeri maggiori di visite mediche per i vaccinati rispetto a quelli non vaccinati.
I dati ricavati da questo studio medico forniscono una grande opportunità per esaminare la variazione dei risultati associata alla variazione della vaccinazione. Una serie di fattori nuovi potrebbe limitare la generalizzabilità di questi risultati ad altre ricerche, incluso il fatto che i pazienti della ricerca sembrano, in media, diventare più sani nel tempo con meno malattie croniche e sembrano avere frequenze più basse di alcuni problemi di salute rispetto alle tendenze nazionali. Nell’ambito del Vaccine Friendly Plan, la scelta dei genitori porta alla cessazione della vaccinazione più frequentemente, se determinate indicazioni di salute si presentano dopo la vaccinazione, portando, per osservazione, a una riduzione delle condizioni di salute avverse identificabili. Perciò, i nostri risultati possono o non possono essere generalizzati ad altre pratiche, ma ci si può aspettare che si applichino a pratiche che adottano il Vaccine Friendly Plan nei prossimi dieci anni.
Data l’enorme abbondanza di dati delle cartelle cliniche elettroniche, i risultati negativi delle vaccinazioni dovrebbero fornire un’agenzia per un cambiamento nel loro utilizzo, che dovrebbe sostenere valori come il rispetto per la scelta del paziente e della regolazione e della formulazione dei contenuti del vaccino.
Molte famiglie negli Stati Uniti che non stanno vaccinando o che hanno smesso di vaccinare il loro bambino, o i loro bambini, o che scelgono di vaccinare parzialmente, spesso scelgono di rinunciare come risultato diretto di osservazioni di effetti avversi sulla salute a seguito della vaccinazione, comprese le condizioni di salute che fino ad oggi non sono state attribuite alla vaccinazione sulla base di studi epidemiologici. I genitori sono quasi universalmente informati dal medico curante sui loro figli che il problema di salute non era dovuto al vaccino, nonostante la crescente evidenza nella letteratura scientifica che supporta i meccanismi di azione plausibili che associa le vaccinazioni alle malattie croniche.
La sottostima degli eventi avversi al VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System), ente per la valutazione degli eventi avversi dovuti ai vaccini, è anche un fattore che preclude il rilevamento di eventi avversi che possono essere attribuiti ai vaccini. Secondo il CDC statunitense (CDC, 2020) e il Dipartimento della salute e dei servizi umani (HHS) degli Stati Uniti, gli operatori sanitari devono segnalare a VAERS (a) qualsiasi evento avverso elencato nella tabella VAERS degli eventi segnalabili a seguito di vaccinazione che si verifica, entro il periodo di tempo specificato, dopo le vaccinazioni, e (b) un evento avverso elencato dal produttore del vaccino come controindicazione a ulteriori dosi del vaccino. Inoltre, il CDC riferisce che gli operatori sanitari sono fortemente incoraggiati a segnalare a VAERS (a) qualsiasi evento avverso che si verifica dopo la somministrazione di un vaccino autorizzato negli Stati Uniti, indipendentemente dal fatto che sia chiaro o meno che un vaccino ha causato l’evento avverso e (b) errori di somministrazione del vaccino. Infine, il CDC segnala che i produttori di vaccini sono tenuti a riferire a VAERS tutti gli eventi avversi che vengono alla loro attenzione; sono inoltre tenuti a trasmettere tali rapporti alla Food and Drug Administration.
Se i medici non segnalano eventi, perché ritengono che non siano attribuibili ai vaccini, e VAERS è la risorsa primaria attraverso la quale vengono rilevati nuovi eventi avversi, gli eventi avversi non vengono scoperti. Le famiglie che soffrono di malattie croniche indotte da vaccini non ancora riconosciute dalla scienza come esiti avversi della vaccinazione si opporranno strenuamente alle politiche di vaccinazione obbligatorie e la scienza rimarrà indietro rispetto alla consapevolezza pubblica del dolore e della sofferenza umani indotti dal vaccino. Questo ritardo sta attualmente minando la fiducia nelle politiche sui vaccini per la salute pubblica, nelle agenzie governative di regolamentazione e autorizzazione e nei produttori di vaccini.
Questo studio, insieme ad altri, indica che il percorso corretto da seguire dovrebbe includere il requisito applicabile che tutti i medici di segnalino tutti gli eventi avversi per la salute registrati nelle cartelle cliniche per un periodo prolungato, per catturare quegli eventi avversi che sono latenti, in tutti i casi, sia che siano già riconosciuti oppure no, in modo da consentire, attraverso l’ HHS (Department of Health and Human Service), agli utenti del sistema VAERS di essere in grado di rilevare meglio gli esiti avversi associati alla vaccinazione. L’adozione obbligatoria di un sistema di rilevamento degli eventi avversi simile a ESP (Electronic Support for public Health)-VAERS, incorporato nei sistemi di cartelle cliniche elettroniche negli studi e nelle cliniche, sarebbe fondamentale per una piena comprensione della morbilità e mortalità legate ai vaccini nelle nostre popolazioni e potrebbe portare a un aumento significativo della salute generale.
Il nostro studio, oltre a inevitabili limiti, ha anche numerosi punti di forza: il campione è pienamente rappresentativo della popolazione dello studio e il nostro protocollo di progettazione aveva una solida provenienza dei dati e un’analisi dei dati rigorosa. Abbiamo evitato errori di regolazione e abbiamo utilizzato un test più che affidabile per rilevare eventi avversi, dimostrando la attendibilità dei risultati rispetto alle ipotesi di analisi, e siamo stati attenti a evitare conclusioni estreme.
Conclusioni
Non si sono, dunque, rilevati diffusi effetti negativi sulla salute nei non vaccinati. Possiamo concludere che i bambini non vaccinati, in questa ricerca, non sono, nel complesso, meno sani dei vaccinati, ma, anzi, i bambini vaccinati sono significativamente meno sani dei non vaccinati.
Siamo d’accordo con Mawson et al., 2017, che ha riferito: “Sono necessarie ulteriori ricerche che coinvolgono campioni più grandi e indipendenti per verificare e comprendere questi risultati illuminanti al fine di ottimizzare la conoscenza dell’impatto dei vaccini sulla salute dei bambini”.
Concordiamo anche con Hooker e Miller 2020, che hanno scritto: “Sono necessari ulteriori studi per comprendere l’intero spettro degli effetti sulla salute associati alla vaccinazione infantile”.
Altre pratiche pediatriche con popolazioni vaccinali variabili dovrebbero essere studiate utilizzando una metodologia simile alla nostra per tentare di confutare o convalidare i nostri risultati e quelli di Mawson et al., 2017 , Hooker e Miller 2020 e i numerosi studi che hanno segnalato problemi di salute a seguito della vaccinazione. Siamo particolarmente interessati a ulteriori studi sulla relazione tra vaccini specifici e combinazione di vaccini su esiti specifici, nonché sulla relazione tra l’assorbimento di tipi specifici di vaccini – inattivati, virus vivi e adiuvati con alluminio – con esiti specifici. Studi più ampi che utilizzano cartelle cliniche elettroniche delle principali istituzioni mediche dovrebbero essere intrapresi da gruppi di ricerca senza alcun interesse finanziario nei risultati degli studi.
Devono essere esaminate anche le conseguenze indesiderate e non specifiche della vaccinazione, come l’aumento del rischio di condizioni di malattie croniche dovute alle somministrazioni ai vaccini, per determinare se siano disponibili metodi alternativi di prevenzione dell’infezione o trattamenti efficaci che riducono le sequele della malattia e che siano preferibili alla vaccinazione in varie circostanze, come è stato riportato da Cowling et al., 2012 e da Wolff (Wolff, 2020). I nostri risultati sono coerenti con la preoccupazione che la vaccinazione possa aumentare il rischio di infezione da virus respiratori, chiaramente un aspetto fondamentale, questo, da considerare nell’età del COVID-19.
La nostra scoperta di un segnale evidente di anemia correlata alle vaccinazioni merita di essere approfondita: è noto che l’alluminio si lega alla transferrina e, così facendo, può interferire con il corretto deposito di ferro nelle ossa dei bambini. La carenza di ferro può anche contribuire a convulsioni febbrili, un noto effetto collaterale di alcuni vaccini. La nostra società dovrebbe lavorare per identificare programmi vaccinali più sicuri e adiuvanti più sicuri e ridurre il rischio di autoimmunità, rimuovendo sequenze peptidiche o geniche o resti di linee cellulari umane nei vaccini.
Gli studi futuri dovrebbero concentrarsi sull’incidenza relativa delle visite in ambulatorio fatturate, ora che essa si è dimostrata una misura più sensibile e potente dei risultati, avendo con questa strategia di analisi un intervallo dinamico più ampio rispetto all’incidenza binaria sì/no delle diagnosi.
Finanziamento
Questa ricerca è stata finanziata da donazioni del pubblico all’Institute for Pure and Applied Knowledge. Nessuno dei donatori ha voluto rendere pubblica la sua donazione, né ha avuto alcun input sulla portata o sulla progettazione dello studio. IPAK è un’organizzazione di ricerca senza scopo di lucro.
Ringraziamenti
Siamo in debito con il pubblico per aver finanziato questo studio tramite donazioni all’Institute for Pure and Applied Knowledge. Nessuno dei donatori ha avuto alcuna influenza sulla portata o sulla direzione dello studio. Siamo anche profondamente in debito con due analisti anonimi e imparziali, la cui esperienza ha reso possibile questo studio. Date le pressioni sociali negative e le minacce dirette di conseguenze spiacevoli sugli individui che partecipano a studi che gettano una luce negativa sui vaccini o sulla pratica della vaccinazione, rispettiamo il loro anonimato. Siamo anche in debito con un verificatore di fogli di calcolo, per il suo tempo impiegato, il quale ha ricontrollato e incrociato i nostri numerosi dati per verificare errori o incongruenze.
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Relative Incidence of Office Visits and Cumulative Rates of Billed Diagnoses Along the Axis of Vaccination
Abstract
1. Introduction
2. Materials and Methods
2.1. Data Source and Provenance
2.2. Inclusion/Exclusion Criteria

2.3. Study Population
2.4. Demographics

2.5. Variation in Vaccination

2.6. Analysis 1. Relative Incidence of Average Billed Visitation Rates in Percentile Vaccinating vs. Unvaccinated (Aka “Whole Cohort” Analysis: Unblocked and Unmatched)
2.6.1. Relative Incidence of Office Visit (RIOV)

2.6.2. Natural Positive and Negative “Controls”
2.7. Analysis 2. Odds Ratio Analysis of Incidence of Diagnoses
For comparison to the RIOV method, the same data were also analyzed using a classical odds ratio of incidence of diagnoses using the rates of diagnosis of each condition in the vaccinated and unvaccinated groups using 95% confidence interval testing. Odds ratios per each ith diagnosis were calculated as the standard ratio of the rate of exposure in those with the diagnosis (p1,i) to the rate of exposure in those without diagnosis (p2,i), i.e.,
Relative risk ratios for each of the ith conditions with n1i vaccinated in D1 diagnosed and n2i vaccinated among D2 without diagnosis was calculated as
2.8. Analysis 3. Days-of-Care (DOC)-Matched Vaccinated vs. Unvaccinated RIOV Analysis
2.9. Analysis 4. DOC-Matched OR on Incidence of Diagnoses. Vaccinated vs. Unvaccinated
2.10. Analysis 5. Cumulative Office Visit Risk (COV Relative Risk)
2.11. Analysis 6. Family History Blocked RIOV Analysis
2.12. Analysis 7. RIOV vs. OR Incidence of Diagnoses Power Simulation Comparison
2.13. Analysis 8. Gender Blocks
2.14. Analysis 9. Age (Youngest Third and Oldest Third) Blocks
2.15. Analysis 10
3. Results

3.1. Analysis 1 Results, Unmatched and Unblocked


3.2. Analysis 2 Results. Odds Ratio on Incidence of Diagnoses

3.3. Analysis 3 Results. Days of Care (DOC) Matched Vaccinated vs. Unvaccinated RIOV Analysis
3.4. Analysis 4 Results. DOC-Matched Incidence

3.5. Analysis 5 Results. Cumulative Office Visits

3.6. Analysis 6 Results. Family History-Blocked RIOV Analysis

3.7. Analysis 7 Results. Power Simulation

3.8. Analysis 8. Gender Blocks
3.9. Analysis 9 Age Blocks: Oldest Third and Young Third Blocked Analysis
3.10. Analysis 10 Results—Vaccine-Targeted Diagnoses

4. Discussion
4.1. Caveat on Applicability of Results (Generalizability)
4.2. Strengths and Limitations
5. Conclusions
Supplementary Materials
Author Contributions
Funding
Acknowledgments
Conflicts of Interest
References
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Publisher’s Note: MDPI stays neutral with regard to jurisdictional claims in published maps and institutional affiliations.
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