Ho visto su Netflix il documentario sul potere dei social che si intitola “The Social Dilemma”. Fatto molto bene, con numerosi “insiders” (possiamo dire pentiti? Ma neanche tanto…) che raccontano dello strapotere dei grandi social che, grazie alla conoscenza dei loro utenti, possono mettere in campo tutta una serie di accorgimenti per creare dipendenza da sociale e tenerli sempre più tempo incollati allo schermo.

A me però sembra una gigantesca opera di gatekeeping.

Dà qualche informazione che però:

  1. tutto sommato racconta di cose che si sapevano già;
  2. tutto sommato è anche condivisibile il desiderio del marketing di queste società di cattirare sempre di più l’attenzine degli utenti (quale proprietario di negozio non si adopera per rendere la sua vetrina più attraente e far sì che la gente si fermi di più, per poi magari entrare e comprare qualcosa), e soprattutto
  3. fa apparire quelli che non si fidano del governo come dei poveracci manipolabili che inevitabilmente diventano complottisti (ovviamente presi da una polizia educata che fa semplicemente il proprio dovere)
  4. e che la soluzione sia solamente un aumento della Intelligenza artificiale, perchè ora funziona male, ma quando funzionerà meglio (=censurando ancora di pù le notizie su vaccini, chemtrails, ecc.) le cose andranno meglio.

Ma soprattutto, a distanza di oltre un anno dell’uscita allo scoperto del più famoso whistleblower di Google, Zach Vorhies, come fai a fare un documentario del genere e non mettere anche lui, al primo posto fra gli intervistati?

Lui sì che ha detto cose interessanti (con tanto di documenti e prove depositati al DoJ): veri e propri depistaggi per non far apparire certe verità sui vaccini, sulle cure del cancro, ecc.

Per chi sa l’inglese veda questa intervista: