Chi ha visto il film-documentario Vaxxed: from cover-up to catastrophe, trattato diffusamente anche su queste pagine, conosce certamente Del Bigtree, che di quel film è regista e co-produttore. Seguo da un po’ Del nel suo magazine settimanale, The Highwire, perchè mi piace il suo entusiasmo e la sua capacità di dare informazioni importanti, aggiornate e scientificamente provate.

Purtroppo anche lui, come tanti altri, non ha ancora scoperto la Nuova Medicina Germanica del dr.Hamer, e questo rende un po’ più deboli le sue posizioni. Ne potete assaporare tutta l’evidenza in questa dibattito (vedi sotto) sulla possibilità di rendere la vaccinazione universale obbligatoria. Di fronte alla posizione del suo avversario, le giustificazioni di Del mi sono sembrate dei tentativi, certamente ben fatti e motivati, ma pur sempre parziali; dei tentativi di trovare delle eccezioni

  • a volte statistiche,
  • a volte giuridiche,
  • a volte basate sul buon senso,

ad una affermazione perentoria che, se non combattuta e smontata fin dalle sue fondamenta, può essere il cardine intorno al quale ruota il potere della dittatura sull’umanità; dittatura che, come abbiamo visto ultimamente, ama vestirsi del camice bianco della medicina e della scienza e darsi così uno scudo di protezione contro ogni critica.

https://www.youtube.com/watch?v=tuoM3QGSUhM

Qual è questa affermazione perentoria?

In sostanza:

il bene pubblico è più importante del bene individuale;

pertanto, in caso di grave crisi sanitaria, è giusto, è morale, è etico ed accettabile che lo stato imponga la somministrazione di vaccini a tutti.

Appunto per il bene pubblico, anche se:

  • il vaccinato appartiene ad una categoria per cui non si potrà MAI prendere quella malattia (es.: bambini, per il coronavirus);
  • il vaccinato appartiene ad una categoria a rischio per cui con quel vaccino potrebbe morire (es.: cardiopatici, diabetici, ecc.);
  • il vaccinato ha motivazioni religiose, di fede o altro che gli vietano di assumere farmaci o vaccini;
  • ecc. ecc.

Come vedete, se l’impostazione (errata) di Pasteur sulla causa delle malattie rimane valida, non c’è via di scampo.

Per smontare questa impostazione analizziamola meglio:

  1. Le malattie sono causate da microrganismi come funghi, micobatteri, batteri e virus;
  2. Se siamo in salute è perchè il nostro sistema immunitario è più forte di questi agenti patogeni e quando ci ammaliamo è perchè hanno “vinto loro“;
  3. Esistono i portatori sani, che possono contagiare altri (pur non ammalandosi loro);
  4. Grazie all’immunità di gregge quella data malattia sarà debellata.

A questo punto potete far parte di una delle due categorie: o conoscete Hamer, e potete smettere di leggere il post qui, o non lo conoscete, e devo cercare di mettervi una pulce nell’orecchio, consapevole che potreste smettere di leggere del tutto questo blog, tanto le posizioni in materia di virus e microbi possono sconvolgere il pensiero che ci è stato inculcato fin da piccoli.

Se continuate a leggere, e quindi fate parte del secondo gruppo, proverò pertanto a porre qualche provocazione, nella speranza che non la domanda, ma la ricerca di una risposta non stereotipata ma scientificamente provata vi possa accendere qualche campanello d’allarme. Andiamo per punti.

Primo: Le malattie sono causate da virus, funghi e batteri

Questo è il punto fondamentale, la vera base (sbagliata) su cui poggia tutto il resto. Ed è anche quella più radicata nella nostra civiltà occidentale, tanto che secondo molti non deve neanche essere provata o giustificata: si sa che è così, punto e basta. In realtà, che ci crediate o no, questa è una ipotesi, e non esistono prove scientifiche di questa ipotesi; semplicemente, a seguito dell’osservazione della presenza di batteri nelle infezioni, si è avanzata la teoria che i batteri fossero la causa dell’infezione; un po’ come se degli extraterrestri, analizzando da galassie remote il nostro pianeta terra, e volendo scoprire la causa degli incendi, stilassero una statistica e, osservando che siccome nel 99% degli incendi si trovano degli omini vestiti di rosso (i pompieri), ne traessero la conclusione che i pompieri sono la causa degli incendi.

Ma, come dicono gli inglesi, “correlation does not mean causation“, anzi abbiamo diverse controprove come quelle scritte nel post dell’amico Stefano Torcellan in cui questi presunti “elementi patogeninon hanno causato alcuna malattia in persone che li hanno assunti. Voi direte: sì, perchè il sistema immunitario li ha combattuti adeguatamente; ma, ancora una volta, questa è una ipotesi, che si basa su un assunto sbagliato non provato scientificamente.

Domanda: dove sta la prova scientifica della correlazione germe -> malattia?

Inoltre il ricercatore tedesco Stefan Lanka ha garantito di sborsare 100.000 € di tasca sua a chi gli avesse portato le prove dell’esistenza del virus del morbillo, e finora non ha dovuto pagare nessuno. Ma se voi foste una casa farmaceutica che produce il vaccino contro il morbillo, quantomeno per togliervi la soddisfazione di screditare un pazzo che fa tali affermazioni, non dedichereste un po’ di tempo e di denaro per sbugiardare uno che si permette di fare tali affermazioni: invece niente, come mai?

Secondo: la salute è la vittoria di una battaglia

Il modello, a questo punto indispensabile, per mantenere in piedi la prima ipotesi (che altrimenti non si giustificherebbe) è quindi che siamo perennemente in guerra con microrganismi che sono presenti al nostro interno, 24 X 7, 365 giorni all’anno, e solo grazie a questo fantomatico “sistema immunitario” non ci ammaliamo, visto che, di tutte le cellule presenti all’interno del nostro corpo, solo il 10% sono cellule “nostre“, mentre il restante 90% sono organismi cosiddetti “terzi” od ospiti; se poi si va a vedere non la numerosità, ma la varietà del materiale genetico, tale sbilanciamento è ancora più favorevole ai microorganismi al nostro interno.

Possibile che questi ospiti siano nostri nemici, e noi dobbiamo essere costantemente impegnati ad evitare una ribellione? Se così fosse, una persona sterile dovrebbe essere la più sana del mondo, ma così non è: a riprova che non c’è nessun conflitto, ma anzi questi organismi sono simbionti, intervengono ora anche gli studi ed eseprimenti con trasferimento di microbiota intestinale da un soggetto sano ad uno malato, con risultati sorpendentemente positivi in oltre il 90% dei casi.

La teoria della salute come risultato di un sistema immunitario in grado di tenere a bada dei nemici che si sono intrufolati nel nostro corpo non regge.

Terzo: esiste il “portatore sano”

Appare quindi evidente che se i primi due punti non sussistono, non può neanche sussistere il terzo: se non c’è nessun nemico, che senso ha parlare di portatori sani... di cosa? Di un virus o un batterio che, su di me non fa nulla, ma su un altro lo può portare alla malattia? Nell’articolo citato sopra (e nel blog igienenaturale) sono numerosissimi gli esempi che contraddicono questa ipotesi, anche questa peraltro mai provata scientificamente.

Quarto: esiste “l’immunità di gregge”

Anche se tutti i punti precedenti fossero provati veri come li vuole far credere la versione corrente attuale, e cioè:

  • che esistono elementi patogeni, batteri e virus, che ci fanno ammalare;
  • e che quando entriamo in contatto con questi e ci ammaliamo,
  • e se superiamo la malattia sviluppiamo gli anticorpi adatti a combatterli, e quindi siammo diventati immuni a quella particolare malattia;

ebbene, se anche tutto questo fosse vero, resterebbe ancora da provare l’ultima ipotesi, il tassello fondamentale ed indispensabile per forzare una vaccinazione universale: la cosiddetta “immunità di gregge”.

Questa, non serve neanche dirlo, è una ipotesi, una congettura, che dice che se una popolazione è immune ad una certa malattia in misura superiore ad una certa percentuale (che è stata via via innalzata negli anni), allora quella malattia scompare dalla popolazione anche per quella parte residua di persone che non hanno sviluppato quella immunità. Non esiste nessuna prova, nessun esperimento scientifico che provi questo, ma anche qui, contraddicendo il nostro amore e rispetto della scienza, ci fidiamo di un dogma come se fosse di rivelazione divina (ma allora entriamo in un altro ambito, che con la scienza non ha nulla da spartire).

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Conclusione

Ogni dittatura, nei secoli,  si è imposta grazie ad una paura, reale o indotta, di un nemico esterno che rendesse necessaria la rinuncia alle libertà, in cambio della sicurezza. E la dittatura sanitaria sembra essere in questo momento quella che meglio si presta, trincerandosi dietro alla famosa parola “scienza“, a sostenere qualunque assurda imposizione e cancellazione di libertà costituzionali.

Se poi la sicurezza offerta poggia su assunti dogmatici e anti-scientifici, è evidente l’intento ingannatore di chi ci imponee la cancellazione dei nostri diritti costituzionali.

Ma, come disse Benjamin Franklin, “Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza.

 

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Aggiunta dell’8 Giugno: Copio e incollo questo articolo dell’amico Davide Cerutti, esperto di NMG e titolare del blog usciredallorrore, che si trova a questo link: https://usciredallorrore.wordpress.com/2020/06/08/storia-della-frode-del-contagio/

Storia della frode del contagio

In quest’articolo cercherò di mostrare come l’intero concetto di contagio (prima del “maligno”, in seguito dei microrganismi come i batteri, e infine dei virus), così profondamente radicato nella nostra società, sia in realtà frutto di una serie di manipolazioni della verità, oltre che di vere e proprie frodi scientifiche avvenute nell’epoca moderna. E cercherò di mostrare che tali inganni siano stati messi in piedi e propagandati dal potere costituito, o per raggiungere determinati obiettivi geopolitici, oppure per implementare un maggior controllo sulla società. Per le mie riflessioni mi baserò principalmente sull’ottima conferenza del biologo Stephen Lanka (il cui link integrale troverete alla fine dello scritto) oltre ovviamente, e come sempre, sulle scoperte del grande Hamer, grazie alle quali possiamo conoscere davvero come funzionano la salute e la malattia (e quindi non farci ingannare…). Andiamo però con ordine.

Il concetto di contagio delle malattie è stato inventato nell’antichità, in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Nessun’altra popolazione del mondo ha tale concetto nella sua tradizione medica. Non è presente nella Medicina Tradizionale Cinese, nè nella tradizione indiana dell’Ayurveda, nè tantomeno all’interno delle popolazioni autoctone delle Americhe, dell’Africa e dell’Australia. La prima malattia “contagiosa” di cui si ha notizia storica è quella che viene chiamata lebbra. La parola lebbra deriva dal latina lepra, che significa “squamare”, ma in molte lingue, come per esempio il tedesco, troviamo anche un termine più antico (in tedesco, Assautz, “gettare via”) che ha il significato generico di “esclusione dalla società”. Dobbiamo considerare che il contesto sociale medievale europeo, ed anche parte di quello antico, era dominato dal potere delle autorità religiose. E quasi sempre tali autorità avevano l’abitudine di dividere le malattie in malattie “sacre” e in malattie derivanti dal peccato (altro concetto tipicamente occidentale), perchè tale divisione (totalmente aribitraria) era molto utile per gestire la società: le malattie di ricchi e potenti erano etichettate come sacre, mentre le malattie di quella parte del popolo che si ribellava e non si sottometteva erano bollate come malvagie, derivanti dal peccato.

Così, una persona che presentava determinati sintomi, diversi da epoca in epoca e da
regno in regno, poteva ricevere la diagnosi di “lebbra”, cioè di “esclusione dalla società”.
La persona non poteva più nemmeno avvicinarsi ad una qualsiasi città “civile”, pena la
morte. Possiamo intuire che tali “esclusi” vivessero quasi sempre pesanti conflitti biologici, fra i quali i più comuni erano conflitti di separazione e di attacco, che come sappiamo da Hamer portano sintomi alla pelle (dermatiti, psoriasi, vitiligine, melanomi, ecc.). Tali conflitti non andavano mai in soluzione definitiva, perchè il reinserimento nella società per i lebbrosi era impossibile, ma solo saltuariamente in soluzione parziale, quando magari parenti e amici riuscivano a raggiungere il malcapitato per rifornirlo di beni essenziali e per dargli un po’ di conforto. La pelle dei poveri “lebbrosi”, in realtà persone senza alcun peccato ingiustamente escluse dalla società, non poteva quindi che aggravarsi ulteriormente (molteplici recidive di separazione e di attacco da familiari, amici, branco) portando a varie sintomatologie di desquamazione generalizzata. Per questo la parola lebbra è stata col tempo associata alla desquamazione della pelle.

La “lebbra” è di solito storicamente considerata come la prima malattia contagiosa, anche se ovviamente i microrganismi, nel mondo antico e nel medioevo, non erano ancora stati scoperti. L’illusione del contagio è probabilmente nata dal fatto che i lebbrosi, ovvero gli esclusi, spesso si riunivano in determinati posti, per potersi il più possibile aiutare. Se una persona di città frequentava quei posti (cosa proibita) per far visita a parenti o amici,
poteva alla fine ricevere essa stessa la sentenza di “lebbroso”, e quindi venir “contagiato”.

Nel basso medioevo (dall’anno 1000 all’anno 1492) avvennero graduali ma importanti
modificazioni di potere in Europa. Il predominio dalla Chiesa di Roma cominciò ad essere
insidiato dagli emergenti Stati Nazione, oltre che da rivolte teologiche interne. Questi nuovi poteri, tuttavia, non rinunciarono affatto al concetto di contagio, e anzi lo utilizzarono ancora di più a fini di controllo della popolazione, e per determinati obiettivi politici.

Il termine “lebbra”, usato generalmente come sinonimo di “malattia contagiosa”, venne
sostituito dal termine “peste”, che nel medioevo indicava in modo molto generico una vasta gamma di malattie gravi, che solitamente portavano alla morte. Quando si voleva colpire duramente un territorio ribelle, una città, un quartiere, determinati gruppi etnici, determinati scambi e commerci consolidati tra popolazioni che infastidivano i potenti, si dichiarava una epidemia in atto in quella specifica zona. Questo, per la popolazione di quella zona, voleva dire essere messi in quarantena, sotto chiave, portati alla fame, umiliati, avvelenati, sottoposti a qualsiasi tipo di vessazione e sperimentazione. Un terrorismo senza fine (vi ricorda qualcosa?). Ovviamente, le condizioni di vita di quel territorio portavano ad una serie infinita di conflitti possibili tra la popolazione, con poi tutte le manifestazioni sintomatiche che in seguito sono state associate alla “peste”.

Nel XVI secolo vennero inventati i primi microscopi. (Tale invenzione avvenne in parallelo
con quella dei cannocchiali, che aprì la strada ad un altra grande frode, quella
dell’astronomia, che merita però una trattazione a parte…). Col tempo i microscopi
aumentarono il loro potere ingrandente, finchè fu possibile osservare sia le cellule
costituenti gli organismi viventi, sia i vari microrganismi simbionti. Si pensò quindi, anche
qui, di fare la solita suddivisione arbitraria ed estremamente funzionale al potere: alcuni microrganismi vennero classificati come “buoni” e altri come “cattivi”, ovvero portatori di malattie. Il generico e immateriale concetto di contagio trovava quindi una sua applicazione concreta e materiale. Bisognava solo dimostrare che questi batteri malvagi causavano le malattie, e il gioco era fatto.

Seguendo la semplice logica, per arrivare a tale dimostrazione dovevano essere verificate, in ogni osservazione, 3 specifiche circostanze, che oggi sono conosciute come “postulati di
Koch”. Robert Koch era un biologo tedesco del XIX secolo, contemporaneo di Louis
Pasteur. Egli era un grande sostenitore della teoria patogena dei batteri. I risultati
sperimentali hanno tuttavia sempre mostrato (e dimostrano tuttora) quanto segue, in
relazione ai suddetti postulati.

POSTULATO 1: tutti i malati devono avere nel loro corpo il germe considerato causa della malattia.
RISULTATO SPERIMENTALE: solo in circa la metà dei malati veniva rilevata la presenza
del germe

Già questo fatto dovrebbe far crollare tutta la teoria. Si risolse però il “problemino”
dichiarando che chi non possedeva il germe era un malato “atipico”…

POSTULATO 2: il germe considerato causa della malattia deve essere riproducibile in laboratorio
RISULTATO SPERIMENTALE: solo il 2 % dei germi conosciuti è riproducibile in laboratorio, e i germi riprodotti non si comportano allo stesso modo di quando sono inseriti nel sistema corpo (ovviamente…).

Questo fatto viene semplicemente ignorato, nel passato come ora.

POSTULATO 3: se inseriamo il germe considerato causa della malattia in una persona
sana, questa deve sempre sviluppare la malattia
RISULTATO SPERIMENTALE: questa cosa non avviene MAI

Con queste evidenze sperimentali ci possiamo seriamente chiedere come sia possibile
che la teoria patogena dei germi abbia preso piede. In realtà, per salvare la sua teoria,
Koch utilizzò indegni artefici, e fraudolente interpretazioni. Cominciò ad utilizzare in modo abominevole la sperimentazione sugli animali. Essi, durante le “sperimentazioni”, venivano torturati in ogni modo, facendogli vivere una marea di conflitti, finchè i poveri animali non sviluppavano una qualche “malattia”. Ovviamente tali torture includevano l’iniezione negli animali dei batteri, e in tal modo si pretese di dimostrare che i batteri avevano causato la malattia. Non si riusciva mai, tuttavia, a far sviluppare nella cavia la specifica malattia che, secondo la teoria, era causata da quel specifico batterio. Ciò tuttavia, incredibilmente, non scoraggiò Koch. Egli scrisse nei suoi studi che i batteri iniettati nella cavia provocavano una malattia “simile” (che, come capite, vuol dire tutto e niente), e risolse così, trionfante, la questione.

Robert Koch aveva inoltre un asso nella manica. Egli fu il primo che riuscì a fotografare i
batteri. Tramite il “potere delle immagini”, diffuso nei media del tempo, riuscì a far passare le fotografie come la prova sia della esistenza dei batteri, sia del fatto che essi fossero la causa delle malattie. Quando però cercò di applicare le sue teorie per “immunizzare” la popolazione, uccise migliaia di persone, e fu quindi cacciato da Berlino e della Germania.

Ritornò in patria solo grazie a Otto von Bismark, cancelliere dell’impero tedesco, che ebbe
una pensata “geniale”. Conoscendo le teorie di Koch, pensò di utilizzarle per ottenere
vantaggi geopolitici. La Germania del tempo pativa infatti la concorrenza dell’impero inglese, che di fatto monopolizzava i commerci con le indie attraverso l’occupazione del canale di Suez. Utilizzando la teoria di Koch, e diffondendola come vera in tutta l’Europa, poteva però affermare (ovviamente in modo arbitrario) che le merci provenienti dalle indie contenessero pericolosi batteri, in grado di infettare la popolazione e causare epidemie. In questo modo poteva imporre quarantene su tali prodotti, e finanche proibirne l’importazione. Ciò avrebbe rappresentato un duro colpo per l’economia inglese. Come vediamo, quindi, la frode del contagio è stata usata anche in passato, molte volte, a fini geopolitici, nelle lotte di potere tra nazioni.

Il corrispondente francese di Koch è Louis Pasteur. Dalla sua cricca è partita tutta la teoria
dei virus, di cui ho già parlato nel mio articolo:

https://usciredallorrore.wordpress.com/2020/03/27/il-dottor-hamer-i-virus-e-la-paura/

Dal “filone di ricerca” di Pasteur nacque l’industria delle vaccinazioni (antidoto al “veleno”, al virus), mentre del “filone di ricerca” di Koch nacquero, a partire dall’industria chimica dei coloranti, gli antibiotici e, in seguito, i chemioterapici.
Pasteur era uno scienziato disonesto, al pari di Koch. Tuttavia, e qui uso proprio le parole di Stephen Lanka, “… era abbastanza umano da documentare i suoi inganni in diari paralleli ai suoi libri di laboratorio primari. Egli decretò che questi documenti non dovevano mai essere pubblicizzati. La sua famiglia ottenne naturalmente grandi ricchezze. Ma l’ultimo discendente maschio di Pasteur non ha ubbidito a quel decreto e ha fatto trapelare i registri all’università di Princeton. Nel 1993 il professor Gerard Geisson pubblicò un’analisi in lingua inglese che rivelò che Pasteur aveva commesso frodi massicce in tutti i suoi studi. Ad esempio, gli animali vaccinati, se sono sopravvissuti, non sono stati avvelenati, gli animali del gruppo di controllo che sono morti senza vaccini sono stati avvelenati massicciamente, e così via. Questo era Pasteur.”

La credenza nel contagio ha raggiunto così, incredibilmente, i nostri giorni. Essa è stata
enormemente potenziata da un’incessante e martellante propaganda (scuola, film, “studi”,
“dibattiti”), che dall’Europa si è espansa sostanzialmente a tutto il mondo. Inoltre si è
continuato ad inventare nuove “epidemie”, dovute (secondo quanto ci dicono ai giorni nostri) quasi sempre a “virus”: AIDS, suina, aviaria, mucca pazza, ecc. ecc., fino ad arrivare all’odierno Covid. Quasi tutti oggi credono nel contagio, e molti sono sicuri di averne “dimostrazione” nella loro esperienza quotidiana. Per esempio, in molte malattie pediatriche considerate infettive, come le malattie esantematiche, sono tutti più o meno sicuri del contagio, perchè hanno visto che spesso diversi bambini si ammalano insieme. Non si riflette però su altre evidenze. Anzitutto, se fosse vera la teoria del contagio, tutti i bambini si ammalerebbero, non solo una parte. Inoltre, non è mai possibile provocare una specifica malattia in una persona sana mettendolo a contatto con dei batteri. Per esempio, non si riesce in nessun modo a far ammalare una persona sana, bambino a adulto, di varicella, pertosse o scarlattina, a piacimento e a comando, semplicemente mettendolo a contatto col batterio corrispondente, considerato “causa”.

Chi conosce Hamer sa bene che tutta la teoria del contagio è sbagliata. In 15 anni di
osservazioni, anche quando parlavo con persone convinte di essere state “contagiate” da qualcuno, abbiamo sempre trovato, in verità, il conflitto corrispondente, e quindi la vera causa dei loro sintomi. Quando si ammalano diverse persone insieme, significa semplicemente che queste persone hanno vissuto conflitti simili in seguito, molto spesso, ad avvenimenti shoccanti comuni. Siamo stati abituati ad osservare la realtà dei sintomi in un determinato modo, attribuendogli determinate cause, fin da quando siamo nati.

Genitori, maestri, preti, tutti ci hanno detto sempre la stessa cosa: i germi causano le
malattie. Se però abbiamo il coraggio di provare ad osservare le cose in modo diverso, e
anche l’onestà intellettuale di andare a vedere quali sono le reali basi scientifiche della
teoria del contagio, allora possiamo davvero fare un salto evolutivo. A quel punto i potenti
non potranno più prenderci per i fondelli, terrorizzarci, farci sentire in colpa, segregarci e
umiliarci per raggiungere i loro sporchi fini. A quel punto non sarà più possibile quello che
sta succedendo ora, con la farsa odierna del coronavirus (che come abbiamo visto ha molti
precedenti), con tutte le devastanti conseguenze che ancora dobbiamo vedere… Siamo
ancora molto lontani da quel punto ma, se l’umanità è davvero capace di evolversi, forse un giorno ci arriveremo.

 

Conferenza completa di Stephen Lanka:

https://www.leyesbiologicas.com/videosstefanlanka.htm