Copio questa bella e suggestiva riflessione dell’amico Matteo Penzo, molto attuale in questi tempi in cui i molti ci chiediamo cosa fare. Buona lettura.
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Quand’eravamo ragazzi, ancora entusiasti della Vita e convinti di poter cambiare il Mondo, avevamo una tradizione…tra le tante. La Messa di mezzanotte. A Natale e a Pasqua aspettavamo, tra sbadigli e qualche risata, l’arrivo della mezzanotte per celebrare non sapevamo bene cosa…ma si doveva fare. Tra le due, quella di Pasqua, era lunghissima…Natale scorreva più liscio.
Ma Pasqua, pur essendo Festa (non Festività) di minore rilievo nella “bigotta comunità italiotta” ci obbligava ad una vera e propria “Passione notturna” che per qualche istante ci avvicinava, solo metaforicamente, a quella davvero vissuta dal povero Cristo per essere condotto alla Croce. Il tutto per poter poi, alla fine, farsi gli auguri verso l’una e mezza di notte, quasi le due, innanzi la Chiesa. Il tutto per una tradizione.Durante la Messa nessuno invero, o pochi, ascoltavano le parole del sacerdote…un anno, addirittura, un ragazzo crollò sul portacandele scatenando lo scompiglio nella Chiesa.
C’era una cosa davvero magica e suggestiva che accadeva proprio all’inizio della Messa di Pasqua. Un rituale…nel rituale. Un momento mistico che mai come ora andrebbe ripetuto ogni giorno.
La celebrazione iniziava verso la mezzanotte e qualche minuto prima dell’inizio l’intera chiesa veniva messa al buio.. Buio, buio totale. E silenzio. Nessuno fiatava. Era una sensazione molto particolare. Da un lato un disagio, una paura, un malessere…nello stare al buio…nel buio. Potenziato dal silenzio. Ognuno di noi, avrebbe voluto dire qualcosa a chi gli stava affianco. Una parola, una stretta di mano, un abbraccio. Ma non si poteva. Buio e silenzio. Si stava così in tensione, in attesa che accadesse qualcosa a “sbrigliare” la situazione. E così era.
Ad un certo punto arrivava il celebrante, dal fondo della Chiesa. Noi tutti sapevamo che sarebbe accaduto. Ne eravamo certi. Entrava con un cero, portato con entrambe le mani. La fioca luce del cero piano piano attraversava la navata centrale della Chiesa e raggiunto l’altare veniva usata per accendere altre due candele di noi chierichetti; poi ognuno di noi accendeva la candela che ogni altro chierichetto aveva nel proprio posto a sedere. E con la candela accesa in mano, ogni chierichetto scendeva andava ad accendere, a sua volta, la candela di ogni occupante il posto più esterno di ogni banco…lungo tutta la chiesa. E lungo il banco, il primo accendeva poi le candele di coloro che gli sedevano accanto.
Accadeva una cosa incredibile…dal buio, più profondo…in pochi minuti, grazie alla luce di una candela, la Chiesa era illuminata a giorno…ma non da una luce esterna, ma da quella che ciascuno teneva nella propria mano, da quella che aveva acceso grazie al vicino e con cui aveva accesa quella del vicino. Dopo qualche minuto, per proseguire la “tradizione”, le candele venivano spente ed accesa la luce “tradizionale”.
Ora è mezzanotte…è buio e regna il silenzio. Che lo vogliate o no è così. Regna il buio ed il silenzio…quasi dovunque. Alcuni di noi hanno però una candela accesa…la propria Coscienza. E’ una candela piccola, la cui luce fioca, illumina a malapena se stessi. La fiamma ogni giorno è martoriata dal vento e da innumerevoli tentativi per spegnerla…ma rimane accesa. Ci scalda e ci rende unici e irripetibili. Non arriverà nessuno dall’esterno. Nessuno ci accenderà o ci porterà la luce da fuori. Nessun “celebrante” da fuori. Ognuno di noi ha la propria…stop.
In noi c’è tutto. Sperare che arrivi la Luce da fuori è puerile.
Dobbiamo decidere cosa farne: possiamo tenerla li…e va bene comunque. Tenerla accesa per noi, illuminare il nostro piccolo tempio. Oppure proteggendone la fiamma con la mano, accendere la Coscienza di chi ci sta a fianco. Facendo attenzione e portando rispetto. Chi ci è vicino è al buio: troppa luce, troppo in fretta, può accecare, può far scappare chi non è “pronto”.
Ma è un rischio che va corso…ora più che mai. Diversamente il rischio che corriamo è che quelle poche che ora sono accese divengano sempre meno e che il mondo che lasciamo ai nostri figli sia buio e silenzioso.
Con amore e rispetto delle leggi dell’etica…accendiamo la Coscienza di chi ci circonda. L’obiettivo giustifica i mezzi. Con rispetto per il tempo in cui quella candela è stata spenta e per i motivi per cui lo è stata…ma con la finalità chiara di ottenere l’obiettivo. E’ il momento di illuminare tutta la Chiesa.
Ci sarà un tempo, ne sono certo, in cui le candele accese saranno così tante da illuminare tutta la Terra. Ma ora spetta a chi ce l’ha il compito di accenderne altre.
Buon Lavoro…
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Aggiunta del 29/05/2020: video carino suggeritomi dall’amico Roland:
Ciao Alberto.
La candela mi fa venire in mente tante cose:
– Le api.
– Nostradamus.
– Il Jing.
– L’Antroposofia.
– Il Sangue.
– La Falegnameria.
– I Santi.
– Il Sesso.
– Il Motore.
– La Guerra.
😀
😀
😀
PS: …è già difficile accendere la propria, figurati la coscienza degli altri!?!
https://www.youtube.com/watch?v=o-kJDw7gU2Y&pbjreload=101
Bello!!!