Con l’amico commentatore “TheTruthSeeker” (già visto nei commenti a questo post: https://www.ingannati.it/2019/04/06/novak-djokovic-campione-nello-sport-e-nella-vita/) c’è stato un intenso scambio di mail, in questi giorni, a seguito della vittoria di Novak Djokovic agli Australian Open. In sostanza, come evidenziabile già nella prima serie di commenti, e anche negli ultimi messi oggi, lui sostiene che il doping è praticamente omnipresente, specialmente ai livelli massimi e negli sport dove circolano più soldi.
Come dargli torto? Il miraggio del guadagno, della gloria, della notorietà, sono una molla che spinge i più ambiziosi a mettere da parte qualunque cosa, pur di raggiungere l’obiettivo.
Per conto mio, di base sono d’accordo, anche se con opportuni distinguo, e mi spiego meglio.
Atleta agonista in gioventù (vicecampione nazionale a 16, dietro al mitico Donato Sabia che poi fece addirittura due olimpiadi, arrivando in entrambe in finale), ho conosciuto la pratica dell’allenamento giornaliero, tutto l’anno, quasi sempre da solo (il mio allenatore stava a 20 km di distanza e dove abitavo ero fra i pochi a praticare atletica). Ci tengo a sottolineare la parola “pratica” e non “sacrificio“: nonostante ci andassi con ogni condizione meteo, arrivando anche a saltare una gita scolastica in quinta liceo per non perdere allenamenti, non lo ritengo un sacrificio: nessuno mi obbligava, lo facevo perchè ero ambzioso, volevo vedere dove potevo arrivare, e l’idea di superare me stesso ancora prima degli altri (che per me non sono mai stati “avversari” da battere ma compagni in questa pratica di superamento dei propri limiti) mi aiutava a superare ogni pigrizia, ogni difficoltà.
Capisco pertanto il desiderio di chi arriva ai massimi livelli, anche se non giustifico il perseguimento del fine “ad ogni costo”.
Il limite c’è, e si chiama correttezza, etica, rispetto delle regole. Per questo c’è una distinzione fondamentale fra tifoso e sportivo, per questo non sono mai stato tifoso, neanche di atletica, e per questo quando al mio amico Giovanni Evangelisti hanno regalato la medaglia di bronzo ai mondiali a Roma con una porcata i diretta in mondovisione, allungandogli la misura dell’ultimo salto mi sono disgustato ed ho smesso di interessarmi di atletica, nonostante una decina d’anni passati sulle piste e sui campi. C’era un limite, e quel limite era stato superato.
Buttiamo via quindi tutto lo sport? Tutto uno schifo, tutto falso?
Bisogna fare un paio di distinguo.
Innanzitutto ci sono sport dove la prestazione fisica è tutto, e quindi il potenziamento muscolare, la capacità aerobica, ecc. sono tutto. Lì la chimica è evidentemente fondamentale, anche se esistono esempi clamorosi come quello dell’altoatesino Schwazer (versione 2.0, non la prima) che, senza assumere alcuna sostanza, arrivò ad essere uno fra i più forti al mondo se non addirittura il primo candidato alla medaglia d’oro olimpica in Brasile, se non fosse stato squalificato dalla IAAF per una sorta di ritorsione mafiosa contro il suo allenatore, Sandro Donati, a cui la federeazione mondiale di atletica leggera gliela aveva giurata.
Per altri sport più tecnici credo che l’incidenza di sostanze, additivi, camere iperbariche, soggiorni ad alta quota, ecc. possa contribuire più di tanto. Conta la testa, la capacità di concentrazione, la forza interiore, che secondo me non si possono dopare più di tanto.
In secondo luogo non sono di principio contrario alla sperimentazione. Si provano nuove tecniche di allenamento; si provano nuovi tipi di alimentazione; si provano nuoe tecniche di meditazione, di concentrazione – che male c’è? Il superamento dei propri limite impone una ricerca costante, l’apertura verso il nuovo, e prima di gridare allo scandalo sarei cauto: vediamo prima se effettivamente ci si è messi in condizioni che svantaggiano gli avversari. Ripeto: se anche in sport di pura resistenza come la marcia un atleta pulito come Schwazer riesce a ritornare, dopo la squalifica, ai massimi livelli mondiali, a maggior ragione in uno sport come il tennis credo che la parte chimica o “artificiale” incida poco o nulla. I muscoli di Nadal sono gonfiati? Non è certo quello che lo fa vincere!
Vi lascio con il discorso che ha fatto Novak alla premiazione.
Qualcuno dirà che è studiato, che fa parte dello storytelling creato ad arte per fare un personaggio benvoluto… ma io lo prendo per quello che è: una bellissima scelta di parole da parte di una persona umile, di riconoscimento del valore dell’avversario, e anche del fatto che ci sono cose più importanti delle competizioni sportive. Per uno che è all’apice della sua carriera, che ha appena vinto il suo ottavo titolo agli Australian Open con oltre 4 ore di match, che dire? Chapeau!
1. Definizione di campione di tennis secondo Adriano Panatta:
” Per diventare un campione di tennis occorrono: talento naturale, resistenza, velocità e potenza fisica e una mentalità positiva e vincente”.
2. Considerazioni di Adriano Panatta sul tennis attuale e sullo stato attuale degli sport:
“Tutti gli sport, non solo il tennis, sono diventati più fisici oggi.
Sono cambiate anche le tipologie fisiche dei giocatori. Tutto è molto più veloce, e la velocità toglie un po’ al talento perché c’è meno tempo per pensare. Il tennis di oggi è completamente diverso da quello degli anni Settanta e Ottanta.
è un gioco molto più di forza, più d’istinto che di ragionamento. Questo è un po’ quello che accade in tutti gli sport, se guardiamo ad esempio anche una partita di calcio degli anni Settanta, e la confrontiamo con quelle di oggi, i giocatori andavano molto più lenti.
Nel tennis poi è intervenuto un attrezzo molto diverso, che ha cambiato completamente il modo di colpire la palla. Con le racchette di legno non si poteva certo colpirla come si fa adesso. Quando giocavo io c’erano meno strappi, si tirava molto più piano, il servizio con le racchette non consentiva di tirare più forte di 190-195 all’ora massimo, ora si arriva a 240.
E’ cambiato tutto, e si vede. Non so se sia più spettacolare adesso o se lo era di più prima. Dipende dai punti di vista, sono molto bravi anche adesso, però noi giocavamo un tennis completamente diverso”
Riferimento:
https://www.tennisworlditalia.com/tennis/news/Roger_Federer/58042/adriano-panatta-roger-federer-e-il-campione-che-ammiro-di-piu-/
3. Considerazioni di Adriano Panatta sul doping nel tennis:
“Nel tennis c’è il doping come in quasi tutti gli sport. Non credo agli atleti vittime, che prendono le cose senza saperlo. Allora non sono vittime, sono deficienti. La verità è che poi beccano sempre chi vogliono beccare. Conta molto la forza politica di una nazione.”
4. Adriano Panatta (Roma, 9 luglio 1950) è un ex tennista italiano.
Considerato il più grande giocatore italiano dell’era Open, nel suo palmarès figurano 10 tornei del circuito maggiore in singolare (record per il tennis italiano) su 26 finali disputate, oltre a 18 titoli su 28 finali in doppio.
Nel 1975, diventò il primo tennista italiano a qualificarsi a un’edizione delle finali del Masters, impresa dopo di lui riuscita soltanto a Corrado Barazzutti e Matteo Berrettini nel 2019.
Nel 1976, il suo anno migliore, conquistò gli Internazionali d’Italia e il Roland Garros, contribuendo inoltre alla storica vittoria della Coppa Davis da parte della nazionale italiana. Con il 4º posto raggiunto nell’agosto di quello stesso anno vanta la miglior classifica ATP mai raggiunta da un tennista italiano dall’introduzione del sistema di calcolo computerizzato, e il 7º posto del 1976 è la migliore classifica con cui un tennista italiano abbia mai chiuso una stagione agonistica.
È l’unico tennista italiano ad aver conquistato una prova del Grande Slam in era Open, nonché due titoli di categoria equipollente all’attuale ATP World Tour Masters 1000, e ad aver disputato sei finali del circuito maggiore in una sola stagione. Oltre alla conquista del trofeo nel 1976, con la nazionale italiana raggiunse la finale di Coppa Davis in altre tre occasioni.
5. Conclusioni, prima parte.
Non è assolutamente vero che nel tennis attuale moderno conta molto più la testa rispetto alla parte fisica, poi certo se uno le considerazioni tecniche di un personaggio sportivo del calibro di Adriano Panatta, sopra riportate, le considera bazzecole e allora poi conta solo il tifo sportivo per questo o quella Tennis Star di turno.
NB continua nel prossimo post.
5. Conclusioni, seconda parte.
A parte questo, bisogna averci giocato a un livello quanto meno più che decente a tennis e bisogna averlo fatto anche giocando match 3 su 5 arrivando al quinto set e così capire che anche la parte fisica nel tennis attuale ha un’enorme importanza, io l’ho fatto personalmente più volte e quando già si arriva al quarto set il fisico poi ha tutta l’importanza del mondo, senza fisico si perde subito lucidità mentale e guarda caso, che strana coincidenza…, i quattro tornei del Grande Slam ( Australian Open, Roland Garros, Wimbledon, US Open ) che sono i più importanti in assoluto per un giocatore di tennis professionista si svolgono tutti al meglio dei cinque set già dal primo turno, stessa identica cosa avveniva per la Coppa Davis fino all’anno scorso.
Inoltre, fino a circa il 2005 si giocava al meglio dei cinque set nelle finali dei Master 1000, nelle finali ATP 500 e alle “ATP Finals”, il torneo di fine anno in cui partecipano solo i migliori otto giocatori dell’anno, suibito dopo i quattro tornei del Grande Slam è quello più importante.
Comunque, il tennis 3 su 5 è un altro sport rispetto al tennis 2 su tre, lo dicono tutti quelli che lo hanno praticato, compresi ovviamente giocatori di tennis professionisti.
A parte il discorso di match da giocare al meglio dei cinque set in tutti e quattro tornei del Grande Slam già dal primo turno e fino all’anno scorso anche in Coppa Davis, un giocatore professionista di tennis fra i primi trenta al mondo ha l’obbligo di giocare un sacco di tonei ATP durante l’anno, poi ci sono anche le partecipazioni in Coppa Davis e poi ci sono anche alcune esibizioni non ufficiali a cui partecipano per soldi o beneficenza, più ovviamente gli allenamenti.
Ecco i tornei obbligatori.
“I tornei obbligatori
Ogni tennista ha come punteggio in classifica la somma dei punti ottenuti nei migliori 18 tornei della stagione. Gli 8 partecipanti alle ATP World Tour Finals hanno come base di calcolo 19 tornei. I top 30 della classifica hanno degli obblighi di partecipazione a 4 tornei del Grand Slam, 8 tornei Master 1000 e Nitto ATP Finals e rientrano nel calcolo i 6 migliori risultati tra ATP 500, ATP 250, ATP Challenger e tornei ITF (non direttamente sotto la guida ATP ma con punti validi per la classifica). Il torneo di Montecarlo, unico Masters 1000 non obbligatorio, può prendere il posto di un torneo 500.
All’obbligo degli 8 Masters esistono alcune eccezioni. Possono essere 7 se esistono requisiti come 600 match giocati, 31 anni di età e almeno 12 di carriera. Roger Federer in passato è stato esentato proprio in virtù di questa regola.”
Riferimento: https://www.sport.it/2019/11/08/tennis-come-funziona-ranking-atp-punteggio-accesso-finals/
Quindi riassumendo, devono giocare almeno 18 tornei ATP all’anno, più le partecipazioni in Coppa Davis, più le esibizioni per soldi o beneficenza per i Super Top Tennis Player, più ovviamemente gli allenamenti, più tutti i viaggi aerei in giro per il mondo ( già solo a farne tanti durante un anno non fa bene fisicamente, tant’è che alcuni giocatori e giocatrici si prendono pillole per il jet lag e farmaci per improvvisi mal di gola o febbriciattole dovuti al repentino cambio climatico fra un continente e l’altro ) e tutto questo lo devono fare ogni anno per più anni per almeno dieci anni, ( la carriera di un tennista dura mediamente circa 12-13 anni ), insomma, vengono spremuti fisicamente e mentalmente come limoni, altro che il fisico non conta per fare il moderno giocatore di tennis professionistico, eccome se conta, non è che ci vuole un genio a capirlo, bisogna solo unire i puntini.
A ulteriore conferma delle importanti considerazioni di Adriano Panatta e di ciò che ho scritto nel primo e secondo post, ecco una “Lectio Magistralis” del grandissimo Prof Sandro Donati, riporto due significativi estratti e e segnalo il link per il proseguimento.
1. Quanto e quale tipo di doping incide maggiormente in uno sport tecnico come il tennis?
“Prima di tutto il tennis non è uno sport soltanto tecnico. Le partite si svolgono a velocità di spostamento molto elevate. Serve potenza nei colpi e molta resistenza. Non si può definire uno sport solo tecnico, ma è anche fisico, molto di più rispetto a 20 anni fa. In un contesto di questo genere, il doping da testosterone e da anabolizzanti è molto efficace.”
2. Tra gli addetti ai lavori si fa insistentemente il nome di Rafa Nadal, soprattutto per la capacità di tornare ad alti livelli dopo lunghi stop. È possibile riuscire a tornare subito a livelli così alti?
“Le masse muscolari degli atleti di oggi sono imparagonabili ai tennisti di molti anni fa, e ciò è riferibile anche agli altri sportivi. Oramai è una tendenza generale che gli atleti si giustifichino con un grosso lavoro di crescita muscolare, cioè di lavoro con i pesi. Ma tutto ciò non è credibile. Io piuttosto vedo che queste masse muscolari sono tali per effetto di ormoni. Nel caso specifico di Rafael Nadal, sono state fatte molte illazioni sul suo nome presente nella lista dei soggetti trattati da Fuentes, che a dire il vero è stato omissivo a riguardo. In Spagna nel convegno antidoping del 22 maggio a cui ho partecipato, ho attaccato il sistema spagnolo in maniera decisa, e subito dopo tutti mi hanno detto che la mancata conclusione del processo Fuentes è stata una vergogna. Tutti sanno che non ci sono solo i ciclisti in quella lista. Ma ci sono tanti altri sport trattati da Fuentes, tra cui il calcio e il tennis.”
Proseguimento:
https://www.spaziotennis.com/interv/sandro-donati-il-tennis-e-il-doping/23324
Comunque, questa “Lectio Magistralis” del Prof. Sandro Donato l’avevo già segnalata in un post dell’anno scorso all’articolo titolato ” Novak Djokovic: campione nello sport e nella vita”
Quando Ben Johnson vinse lasciando Carl Lewis due metri indietro, era chiaro che c’era qualcosa che non andava. Però era bello da vedere (sigh!)
“Ben Johnson: sconvolgenti rivelazioni dopo 30 anni dalla squalifica per doping”
15 gennaio 2019
Un rapporto olimpico anti-doping tenuto segreto per 30 anni ha rivelato che alcuni atleti ai Giochi estivi di Seoul, tra cui due medaglie, sono sfuggiti alle punizioni per potenziali infrazioni di droga mentre altri – tra cui il campione del mondo campione della velocità Ben Johnson – sono stati squalificati.
Proseguimento:
https://atleticanotizie.myblog.it/2019/01/15/ben-johnson-sconvolgenti-rivelazioni-dopo-30-anni-dalla-squalifica-per-doping/
In breve, c’era molto più di qualcosa non andava!
@Ing. Alberto Medici
Usain Bolt: è tutto oro quello che luccica?
Non poteva mancare una domanda su Usain Bolt e il Professore Sandro Donati anche questa volta non si è tirato indietro.
Bolt si è ritirato da pochi mesi all’età di 31 anni. Se prendiamo i sei migliori di tutti i tempi nei 100 metri: Bolt (9”58 record mondiale ai Mondiali di Berlino 2009), Tyson Gay (9”69), Yohan Blake (9”69), Asafa Powell (9”72), Justin Gatlin (9”75) e Nesta Carter (9”78), vediamo che dei primi sei “all time” Bolt è l’unico a non essere mai stato squalificato per doping. È tutto oro quello che luccica? A questa domanda Donati ci ha risposto semplicemente invitandoci a digitare su Google la ricerca “Bolt Balco”. Ed il primo risultato che esce è l’articolo “Victor Conte accusa: “Bolt usò i miei metodi”. Victor Conte è stato il fondatore di BALCO, il laboratorio californiano che creò uno steroide anabolizzante (di nome “Clear”) modificando una molecola in modo da renderlo irriconoscibile nei controlli antidoping. Ne fecero uso di atleti famosi, da Marion Jones (vinse 5 medaglie olimpiche nel 2000 a Sydney, che successivamente le furono revocate per doping) a Tim Montgomery, da Kelli White a Dwain Chambers.
Risulta che dal 2009 Bolt abbia rapporti con il messicano Angel Heredia (che poi ha cambiato il proprio cognome diventando Angel Hernadez), legato alla Balco. Se l’accusa di Victor Conte risponde al vero e Angel Heredia non lo ha denunciato per calunnia, allora Bolt deve rispondere a due domande molto imbarazzanti:
La prima: “Come mai un atleta sceglie come proprio collaboratore un chimico farmaceutico?”
La seconda: “Come mai ha scelto un chimico farmaceutico della Balco?”
Siamo rimasti con il dubbio e con la speranza che in questo sport ci sia ancora qualche campione pulito… ma forse con qualche certezza in meno.
Riferimento:
http://www.panathlonforli.it/il-prof-alessandro-donati-e-lo-sport-del-doping/
Commento.
A. In breve, c’è tuttora molto più di qualcosa che non va!
B. L’abito non fa il monaco anche negli sport professionistici ad alto livello, nel senso che un fisico armonioso adeguato per un determinato sport non è indice del fatto che quell’atleta non faccia uso di pratiche dopanti.
Nota Integrativa.
1. “Tennis drug cheats do exist, but it’s too easy for them to slip through the net”
by Marina Hyde for The Guardian, 13 september 2017
Maria Sharapova is back and her drug ban is receding into memory in a sport where the anti-doping procedure barely scratches the surface of a problem that is unlikely to be non-existent
In particolare il seguente passaggio dell’articolo:
“Last year, an excellent investigation by ESPN laid bare the scale of – how to put this? – the insouciance. A supplier of PEDs to “12-15 current and former pro male tennis players” scoffed that the sport’s entire anti-doping programme was “Mickey Mouse” and “something [only] to appease.” A defensive ITF anti-doping chief Stuart Miller told ESPN it would cost between $1.2m (£900,000) and $1.6m a year to test every sample for EPO or HGH.
As it is, the ITF spends $4m a year on anti-doping. Over $50m is awarded in prize money at the US Open alone, with each champion this year taking home $3.7m. Given how much financial value is placed on the appearance of cleanliness, you can see why the sport might think this economic model works.”
Commento.
Soldi per far funzionare in modo davvero pulito e ordinato lo sport professionistico ad alti livelli non si trovano ma si trovano invece i soldoni a palate per prize money dei tornei e sponsor deals, analogamente soldi per far funzionare in modo davero ordinato e pulito la società occidentale in cui viviamo non si trovano ( pesanti tagli alla sanità pubblica, pesanti tagli negli investimenti pubblici di primaria importanza, ecc ) invece si trovano i soldoni a palate per fare arricchire le lobby private più potenti e nefaste, Big Pharma in testa su tutte, oups , ma che strane coincidenze….., insomma, sono due facce della stessa medaglia!!
2. A proposito di soldoni a palate per fare arricchire le lobby private più potenti e nefaste, vedasi questo ottimo articolo.
“Dalla democrazia alla lobbycrazia”
di Francesco Coniglione per Sinistra In Rete, 3 febbraio 2023
Forse a molti è sfuggita la gravità di quanto detto da un manager come Franco Bernabè a proposito dello scandalo Quatargate. Lo trascrivo qui di seguito: «Voglio citare solo un caso. Le società tecnologiche a Bruxelles hanno schiere, eserciti di lobbisti e hanno speso decine e decine di milioni di euro per influenzare la legislazione sulla privacy e la legislazione Digital Service […] È chiaro che Bruxelles è un posto dove la lobby è diffusa a tutti i livelli». Alla osservazione fatta che se tale attività di lobbying fosse regolamentata come negli USA, allora questo sarebbe persino un lavoro legale e utile, Bernabè risponde: «Sì, sono regolamentati per modo di dire perché negli Usa una sentenza della Corte costituzionale, che consente di finanziare ad libitum la politica, ha introdotto – e questo è un problema generale dell’Occidente – una dimensione finanziaria nella politica che fino a 40 anni, 30 anni fa non c’era».
Bernabè non è un pericoloso grillino, né un bolscevico travestito da manager, per cui le sue parole hanno un peso che va al di là di quanto detto esplicitamente: sono solo la punta di un iceberg che lascia immaginare quanto vi sia al di sotto del livello del mare e che ora – grazie a quanto da lui detto – è davanti gli occhi di tutti coloro che hanno occhi per vedere e intelletto per intendere, senza essere accecati dalle rassicuranti fiabe sulla democrazia e sulla sovranità popolare.
Lasciamo perdere la soluzione da Bernabè proposta («non basta dire la questione morale, bisogna mettere in atto degli strumenti che impediscono che questo avvenga»), sulla cui efficacia ho molti dubbi, e invece stiamo al dato di fondo: quando la finanza e l’economia hanno a disposizione capitali talmente consistenti da poter comprare interi parlamenti e quando il ceto politico ha perso ogni capacità di rappresentanza dei cittadini, il collegamento coi quali è ormai assai flebile (si veda il caso ormai assai diffuso di deputati eletti in collegi dove sono del tutto sconosciuti), quanto accaduto diventa inevitabile e non c’è legge né sanzione che lo possano impedire, specie in Italia.
Ciò è ulteriormente aggravato quando i partiti e i loro esponenti in parlamento sono semplici aggregati di persone che si mettono in politica per fare carriera, come se aprissero un’attività commerciale, senza avere una storia comune, fatta di idee, tradizioni, simboli, sentimenti, appartenenze e culture consolidate nel tempo (era questo il caso dei vecchi partiti della prima repubblica, prima della degenerazione). Una svolta che ha un condensato simbolico quando sulla copertina di uno dei primi numeri della nuova rivista «Capital» (nel 1980) veniva posta l’immagine di uno dei più emblematici leader del nuovo Psi di Craxi, quella di Claudio Martelli, con la scritta. “Conviene darsi alla politica?”. Una domanda a quel tempo forse ancora provocatrice, ma che pian piano divenne il criterio che orientò gran parte di coloro che volevano “mettersi in politica”. La risposta non può che essere positiva, tanto più se per far fruttare il proprio investimento umano si scelgono i partiti “di governo” (onde la corsa ad “aiutare il vincitore”); e tra questi è migliore quello che abbia a disposizione più potere da spartire pro-capite, o perché gode di una posizione cardine nel governo, o perché il suo personale politico è di scarsa qualità o sottodimensionato rispetto al potere disponibile; o per altre circostanze del genere. In fondo ciascuno fa una “scommessa” su dove investire il proprio capitale umano: a volte essa riesce, altre volte la valutazione è errata e si opta per il “cavallo sbagliato”. Necessario presupposto di tale tipo di “carriera politica” è l’accettazione delle sue “regole”, la principale delle quali impone la solidarietà di ceto: mai fare alcunché che possa nuocere al ceto politico in quanto tale, nel suo complesso; ma tutto è permesso quando si voglia eliminare un “player” dal gioco della politica, per sostituirsi ad esso, nel rispetto delle sue regole.
Proseguimento
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/24822-francesco-coniglione-dalla-democrazia-alla-lobbycrazia.html
Domani completo il discorso, devo andare via per forza di cose!
Buona serata.
TheTruthSeeker
John McEnroe: “Prendevo steroidi”
Intervistato dal “Daily Telegraph” di Sydney, l’americano confessa: “Per sei anni mi hanno dato, a mia insaputa, sostanze utilizzate per i cavalli”.
MILANO, 12 gennaio 2004 – Che una politica finalmente seria sull’antidoping potesse far cadere nella rete molti campioni era lecito aspettarselo, ma che avesse anche un effetto retroattivo e indiretto, andando a toccare gli idoli del passato è quanto meno sorprendente. A pochi giorni dalla positività di Greg Rusedski, è toccato a John McEnroe ammettere l’uso di sostanze dopanti. La sua confessione è choccante. Intervistato dal “Daily Telegraph” di Sydney proprio sul caso Rusedski, l’indimenticato campione americano ha detto: “Per sei anni mi è stato dato, a mia insaputa, uno steroide legale utilizzato per i cavali fino a quando si sono resi conto che era troppo forte anche per i cavalli”.
Proseguimento:
https://www.gazzetta.it/primi_piani/altri_sport/2004/pp_1.0.270157378.shtml
A conferma del commento finale ( punto B ) del mio precedente post, e inoltre che John McEnroe era un genio tennistico in tutti i sensi, la dice lunga sull’intera faccenda, a meno che si viva nel mondo di “Alice nel Paese delle Meraviglie”!!
NB da tenere presente questa segnalazione molto significativa per il prossimo post.
Integrazione.
Cosa diceva John McEnroe a proposito dell’uso degli steroidi nel tennis professionistico ben 12 anni prima nel 1992 ? Eccolo arriva!
John McEnroe says steroids are widely used among tennis players. he named no names, but nasty inferences are drawn from any woman’s decision not to compete in Barcelona. McEnroe is, so far as I know, the only powerful voice raised for regular random testing in tennis. And, by the way, McEnroe – that unlikely moralist – added furthermore the money in tennis is obscene. So it is in most sports.
Riferimento:
https://www.bbc.co.uk/programmes/articles/3z66btGmDCXB5DqcHMBVWKM/olympic-sportsmanship-3-july-1992
( penultimo paragrafo )
Per unire i puntini, prima parte.
Il nuovo Djokovic secondo Vajda: “Meno spiritualità e una nuova dieta”
Il coach slovacco svela i retroscena del suo ritorno al fianco di Nole: ha preteso l’allontanamento del guru Imaz e l’introduzione delle proteine animali nella dieta vegana
25/07/2018
https://www.ubitennis.com/blog/2018/07/25/il-nuovo-djokovic-secondo-vajda-meno-spiritualita-e-una-nuova-dieta/
Per unire i puntini, seconda parte.
Il campione degli Australian Open 2020, Novak Djokovic, ha da tempo intrapreso una strada culinaria ben precisa. Il serbo è diventato vegano, una scelta ben ponderata da parte di Nole, il quale non ha affatto risentito sul campo di questa decisione, dato che si trova nuovamente alla posizione numero 1 del seeding ATP.
Djokovic ha recentemente parlato di tale decisione, molto discussa tra critici ed addetti ai lavori: “Sono molto felice di avere una dieta a base vegetale e di essere rimasto ad alti livelli in questo ultimi quattro anni e mezzo”, le parole di Nole riportate da TennisWorldItalia.
Proseguimento:
https://www.sportfair.it/2020/02/djokovic-racconta-la-sua-svolta-vegana-ecco-perche-ho-preso-questa-decisione/1005669/
Cioè in pratica, a fine luglio 2018, il suo tennis coach storico diceva che il punto di svolta per Djokovic era stato quello di non seguire più una dieta vegana integralista e di abbandonare certe pratiche spiritualistiche discutibili, un anno e cinque mesi dopo e subito dopo la sua vittoria agli Australian Open Djokovc dice invece che è ben contento della sua dieta vegana integralista.
Cioè praticamente, nel giro di appena un anno e mezzo cambiano sostanzialmente la versone dei fatti, magari nella terza parte si riuscirà a capire perché.
Per unire i puntini, terza parte.
1. Primo .
John McEnroe: “You can tell when someone has been on steroids… A guy bulks up, has a new body and never gets tired…You see these guys or girls who come onto the tour talking about their new training programs and their diets where they eat this or that new thing…but they’ll never tell you about the drugs they took.”
NB prima ancora tenere a mente il post su John McEnroe che ho scritto.
2. Secondo.
Novak Djokovic: ‘Hyperbaric Chamber is very good!’
January 14, 2017
Novak Djokovic uses the hyperbaric chamber, the renewed electronic system that speeds up recovery after long matches. The world no. 2, after the Doha final won over Andy Murray, confirmed he will use it during Australian Open.
‘I don’t unfortunately have access to it everywhere I go, but I try to use it wherever I can, this opportunity to use the cryotherapy, the hyperbaric chambers. Especially hyperbaric chamber is very good. I’ve seen many top players using it as well.
So I’m looking forward to Australia actually.’
Proseguimento:
https://www.tennisworldusa.org/tennis/news/Novak_Djokovic/39709/novak-djokovic-hyperbaric-chamber-is-very-good-/
3. Terzo .
Di 17 Slam vinti, 8 ne ha vinti agli Austrialian Open dove l’utilizzo della camera
iperbarica è stata sempre considerato legale, cosa che in alcuni altri paesi non lo è mai stato, ad esempio in Italia.
4. Quarto .
L’agenzia mondiale anti-doping (Wada) considera l’utilizzo delle camere iperbariche non illegale ma comunque contrario allo spirito sportivo
5. Conclusioni.
Non è tutto oro quel che luccica ma siccome viviamo nella cosiddetta “Società dello Spettacolo” e allora l’importante che lo spettacolo vada avanti ad ogno costo, contenti gli spettatori, i fans, gli atleti professionisti ai vertici, sponsors e i pupari dello spettacolo, insomma tutta la catena del business dello sport spettacolo ma il vero spirito sportivo rimane seriamente tradito ma sui media mainstream non si dice mai, anzi ne fanno degli eroi sportivi, insomma, the show must go on!!
Magari sul secondo punto scriverò un post per completare il discorso da un punto di vista tecnico nel senso che non è solo contrario allo spirito dello sport ma se si vuole dare un’interpretazione ortodossa si va anche oltre.
Buon pranzo domenicale.
TheTruthSeeker
1. Per completare il discorso a livello di “Big Picture” ovvero di quadro generale, mi ero dimenticato di segnalare un’altra “Lectio Magistralis” del Prof. Sandro Donati, assolutamente fondamentale questa, purtroppo siccome si va sempre di fretta la davo per scontata, ma non lo è affatto se non si è informati davvero a fondo sul doping negli sport professionistici di alto livello, eccolo arriva!
Doping, Sandro Donati: “Servono agenzie terze”, di A. Mastroluca per “SpazioTennis”
3 Aprile 2015
https://www.spaziotennis.com/news/doping-sandro-donati-servono-agenzie-terze/34370
I punti salienti:
A. Per il professor Sandro Donati, preparatore atletico, consulente Wada, autore di “Campioni senza valore” e “Lo sport del doping”, le risorse per una seria battaglia contro il doping ci sono. È la volontà politica del sistema che dovrebbe cambiare. “La WADA non ha i mezzi per effettuare direttamente i controlli, e allora finisce per affidarsi alle federazioni internazionali, che gestiscono autonomamente i controlli a sorpresa. Ma questo tipo di test funziona se davvero si pretende dagli atleti totale rintracciabilità e si elimina la finestra oraria”.
B. La fascia oraria, spiega Donati, “consente agli atleti che vogliano barare di usare microdosi di sostanze proibite, anche subito dopo aver effettuato un controllo, sapendo di avere 23 ore per smaltirle. Oppure, per esempio, di ricorrere all’ormone della crescita, che in brevissimo tempo diventa irrintracciabile”.
C. L’ITF, il cui programma antidoping è finanziato da ATP, WTA e Grand Slam Committee, che ha raddoppiato i fondi nel 2013, non è diversa dalle altre federazioni internazionali, continua Donati. Sono i soggetti più interessati alla vendibilità del prodotto-sport, che passa anche il livello di prestazione, e di conseguenza i soggetti che pagano un prezzo maggiore in termini di credibilità nel caso di positività di un atleta di vertice. “Per questo” spiega Donati, “i controlli andrebbero effettuati da organizzazioni davvero terze, che non dipendano né dalle federazioni internazionali né tanto meno dai comitati olimpici nazionali.
Comunque, l’articolo va letto tutto dalla A alla Z e si capirà tranquillamente che i controlli antidoping sono congegnati in modo tale che: The Show Must Go On!!
Da notare anche che nessuna Sport Star plurimilionaria ( compresi Djokovic, Federer e Nadal per il tennis ) abbia mai chiesto seriamente e attivamente che i controlli anti doping davvero efficaci vengano affidati in tutto e per tutto ad agenzie terze, paura dei carboni bagnati or what else?
2. ” Magari sul secondo punto scriverò un post per completare il discorso da un punto di vista tecnico nel senso che non è solo contrario allo spirito dello sport ma se si vuole dare un’interpretazione ortodossa si va anche oltre.”, TheTruthSeeker, riferimento: parte finale del mio precedente post.
Non me lo sono scordato, semplicemente non ho trovato il tempo, prometto che al più presto lo farò.
Cordiali saluti e buona settimana.
TheTruthSeeker
bell’articolo che conferma tutte le mie impressioni sul tennis attuale. Questo è un argomento tabù di cui nessuno dell’ambiente tennistico vuole sentire parlare , tantomeno quei paraculi dei giornalisti. Anche uno sprovveduto può capire se un atleta si dopa solo guardando il suo fisico . Ovviamente la cosa è molto facile se si osserva un culturista o un atleta di atletica leggera , molto più difficile se si guarda un ciclista , un calciatore o un tennista. Bisogna tenere presente che lo fanno scientificamente affidandosi a grandi esperti nel settore , con motivazioni validissime dato che sono in ballo cifre astronomiche. Mi chiedo esiste un atleta che tifiamo e stimiamo che non sia un fottuto tossico?
@Marco Malpassi
Everybody wants to be famous and success is always measured in money. If you are not making money out of what you are doing, you are no good. On the other hand if you are making money even from not so moral activities, you are treated as a king. Having a small cigarette kiosk on the street is considered a low life, while being the CEO of Philip Morris is highly respected, even though in both cases the money comes from the same place.
Esempi pratici, la sport star dopata milionaria viene vista come un Dio in terra, un onesto sportivo che non si dopa e non è milionario viene visto come uno dei tanti, il chirurgo plastico dei Vip che fa soldi a palate viene visto come un Dio in terra, il medico di base onesto e competente di un paese di provincia viene visto come uno dei tanti, il direttore di un canale TV mainstream/giornale mainstream per reggere il moccolo ai potentati economici di turno fa soldoni e viene visto come un Dio in terra, il giornalista d’inchiesta indipendente onesto e competente che va contro i potentati economici di turno e guadagna poco è invece sconosciuto alla maggior parte della gente,ecc, ecc,… e quindi la domanda è : da dove viene questo virus mentale di fare soldi a tutti i costi senza alcuna remora morale di qualsiasi tipo?
Il Maestro Uto Ughi l’aveva centrata la risposta!Eccola:
https://www.imolaoggi.it/2021/04/19/uto-ughi-sinistra-cultura-basso-livello/
Il punto cruciale dell’intervista:
In più – aggiunge nel corso dell’intervista- è stato dato enorme spazio alla cultura americana. Così si è persa l’identità culturale italiana a favore di una cultura di importazione che avrebbe condizionato per sempre il nostro Paese».
@Marco Malpassi
A titolo di ulteriore conferma , vedasi anche i seguenti articoli. Prima parte
1. Caratti: «Troppi Supermen»
Pubblicato nell’edizione del 13 gennaio 2004
«L’ ho sempre detto: ora speriamo che il mio tennis si salvi»
Da anni c’ è un italiano che mugugna in silenzio, frustrato, solitario, forse abbandonato dal gruppo, perché diverso, contestatore, e quindi potenzialmente pericoloso. E’ Cristiano Caratti da Acqui Terme, piccolo (1.77 per 69 chili) e veloce, uno dei ragazzi del ‘ 70 di Riccardo Piatti. In America lo ribattezzarono Caratti Kid dopo l’ esplosione dell’ estate 1990 (quarti a New Haven, terzo turno agli Us Open). In Italia entrò nella storia coi quarti agli Open d’ Australia e subito dopo la finale di Milano del 1991 toccando, il 22 luglio, il numero 26 del mondo. Poi l’ orgoglioso torinese dal gioco anomalo tutto d’ anticipo non s’ è più nemmeno riavvicinato a quei livelli e ora è addirittura il numero 471 della classifica Atp. Cosa diceva Caratti a Wimbledon di due anni fa? Esattamente le stesse cose che ripete adesso: «Dovrei cambiare lavoro, continuo, ma non sono più competitivo, con nessuno. La mia opinione – confermata dagli ultimi test antidoping – è che molti atleti migliorano troppo rapidamente (in 3-4 settimane appena di lavoro) e mantengono prestazioni eccezionali per periodi troppo lunghi. Non si stancano mai, sono sempre fortissimi. E’ una storia che va avanti da 6-7 anni e secondo me non può che peggiorare perché prima, a mio parere, riguardava solo i livelli più alti, mentre adesso il problema s’ è esteso a macchia d’ olio, visto che certi prodotti si trovano con estrema facilità e a prezzi accessibili ai più. E’ diventato come bere un bicchiere d’ acqua». Come ci si sente contro un avversario che offre prestazioni tanto eccezionali? «Come si sente un giornalista che si impegna e fa al meglio il proprio lavoro, ma poi vede il collega che invece se la spassa e si diverte tutto il tempo, ma poi entra cinque minuti in un ufficio, e quando ne esce ha un articolo bell’ e scritto e perfetto? E’ molto frustrante, soprattutto per chi, come me, non si è mai nemmeno voluto avvicinare a certe cose e si è sempre allenato con impegno e dedizione. Ma certe storie ti fanno passare la voglia di lavorare».
Proseguimento:
http://archiviostorico.gazzetta.it/2004/gennaio/13/Caratti_Troppi_supermen__ga_10_0401134843.shtml
2. https://tennishasadopingproblemblog.wordpress.com/2022/05/16/itf-tadp-q4-21-quarterly-report-2021-per-player-statistics-and-itia-taking-over-responsibility-for-tadp/
Breve commento
Carlos Alcaraz il meno testato ma quello con più esplosione muscolare e più vincente, strana coincidenza? I don’t think so!
@Marco Malpassi
A titolo di ulteriore conferma , vedasi anche i seguenti articoli. Seconda parte.
1. “Nel tennis c’è il doping come in quasi tutti gli sport. Non credo agli atleti vittime, che prendono le cose senza saperlo. Allora non sono vittime, sono deficienti. La verità è che poi beccano sempre chi vogliono beccare. Conta molto la forza politica di una nazione.”, Adriano Panatta, ex N 4 ATP, unico italiano a vincere un titolo del Grand Slam
Riferimento, sua intervista a Panorama , agosto 2006 , “Vi racconto il tennis quello di ieri e quello di oggi”
https://it.wikiquote.org/wiki/Adriano_Panatta
E guarda caso, che strana coincidenza,di giocatori al top del top nel tennis hanno beccato finora solo la Sharapova che seppur teoricamente russa , era americana nel fatti ( si allenava e viveva in USA da una vita ) , insomma, la federazione di tennis russa non l’aveva protetta perché rifiutava quasi sempre di giocare per la Russia in Fed Cup e la Federazione di tennis USA magari si vendicò perché a suo tempo le propose cittadinanza americana per poi giocare per gli USA in Fed Cup ma lei rifiutò sempre, ma che strana coincidenza….!!
2. From an interview on October 18, 2012. Victor Conte of BALCO, convicted PED designer/distributor:
“I worked with… Michael Chang, Ivan Lendl, Greg Rusedski… Sharapova…”
Minute 0:34:49:
http://www.youtube.com/watch?v=azzhD2QJ8B0
Breve commento
Diciamo che non si vedevano per bersi assieme un tè fresco alla menta!!
@Marco Malpassi
A titolo di ulteriore conferma , vedasi anche i seguenti articoli. Terza ed ultima parte.
1. La Gazzetta dello Sport. Ottobre 2011, La verità di Victor Conte “Così ho dopato lo sport”
https://www.fitarco-italia.org/RassegnaStampa/Fitarco20102011_001.pdf
2. Reminder Evergreen
“Se sul debito pubblico italiano i media mainstream ( Tv e giornaloni ) raccontano un mare di balle dalla mattina alla sera da un sacco di tempo, a tale proposito vedasi il seguente interessante articolo e i miei post integrativi:
http://www.libreidee.org/2019/04/bifarini-da-30-anni-lo-stato-spende-meno-di-quanto-incassa/
e allora siccome viviamo anche nella cosiddetta “Società dello Spettacolo” e l’Infotainment ovvero l’informazione- spettacolo ne è la manifestazione più evidente, ad esempio in politica ed economia i i talk shows in Tv che se ne occupano sono degli esempi lampanti in questo senso, e allora è logicamente conseguente che l’informazione- spettacolo la fa da padrone anche nello sport professionistico ad alti livelli, anzi proprio in questo settore raggiunge le vette più alte perché più facile spettacolarizzare il tutto a uso e consumo delle masse adoranti di fans degli atleti di grido di turno e il tutto si inquadra nella classica strategia del potere:
1.Distract.
2. Deceive.
3. Divide.
“Distract” ovvero con il “Panem et circenses” ( letteralmente: pane e giochi da circo) amplificato a dismisura dall’informazione- spettacolo dei media mainstream si distrae il popolo dai veri problemi che lo riguardano e per farlo bene ovviamente non bisogna far venir fuori gli scheletri negli armadi dello sport professionistico ad alti livelli e bisogna inventarsi continuamente delle “Storytelling” appetitose sui personaggi sportivi di turno.
“Deceive” ovvero ingannare il popolo con l’Infotainment ovvero con l’informazione- spettacolo, vedasi esempio riportato sul debito pubblico italiano sul quale nei talk show riguardanti politica ed economia si raccontano un mare di balle.
“Divide”, ovvere dividere il popolo, un popolo distratto e ingannato è facilmente manipolabile e non sarà mai unito, insomma, il classico “Divide et Impera”, motto latino per «dividi e conquista», ma per arrivarci i primi due pilastri della classica strategia del potere che conta sono essenziali e infatti i media mainstream ( Tv e giornaloni ) con il loro sistema di informazione- spettacolo ci lavorano imperterriti dalla mattina alla sera!!”
Riferimento, mio post del 26 aprile 2019 al seguente articolo:
https://www.ingannati.it/2019/04/06/novak-djokovic-campione-nello-sport-e-nella-vita/
3. Commento finale
Insomma, si può continuare solo qualche volta a vedere delle importanti partite di tennis ( ad esempio degli Internazionali di Tennis a Roma ho visto in TV solo la finale maschile e basta, per gli US Open di Settembre 2023 varrà la stessa identica cosa) ma con la piena consapevolezza che si sta guardando molto più uno spettacolo sportivo piuttosto che un evento sportivo vero e proprio, insomma, è come mangiare ogni tanto del cibo spazzatura ma molto gustoso, lo fai ma sai benissimo che lo fai solo per sollazzarti il palato e che non è per niente nutritivo, insomma, ogni tanto sè pò fà ma solo per diletto!