Ricordo una volta, parlando con una persona cara, di come rimasi interdetto di fronte ad una affermazione “conclusiva” (che forse mi ero meritato: all’inizio, presi dal sacro fuoco dell’evangelizzazione a tutti i costi, si diventa pesanti): “Beh, ma di qualcosa bisogna pur morire, no?”
Ed essendo questa persona molto credente, non poteva essere certo la prospettiva della Vita Eterna (o come posticipare il passaggio alla Vita Eterna) il movente sufficiente ad approfondire la Nuova Medicina Germanica.
Peccato.
Eh sì, perchè al contrario, proprio in un’ottica spirituale, proprio nella consapevolezza della nostra essenza superiore, la conoscenza dei meccanismi e delle risposte che il nostro corpo ci dà dovrebbero essere il primo dei segnali da ascoltare per la nostra crescita e per la nostra maturazione. Se siamo scesi qua, lo scopo è proprio questo: IMPARARE. Ma come si fa ad imparare se si attraversa questo mondo senza alcuna curiosità, senza alcun desiderio di approfondire, di capire?
I meccanismi automatici del nostro corpo e della nostra mente (il subconscio), una volta svelati, ci permettono di capire molto meglio noi stessi e soprattutto su quali parti del nostro carattere occorre intervenire, su quali aspetti bisogna lavorare. In assenza di questa comprensione la “malattia” rimane un’occasione sprecata, un grido inascoltato, un segnale ignorato.
E non intendo qui a livello fisico: per quello ci sono i medici, ci sono i farmaci, ci sono gli antidolorifici, c’è tutto un apparato medico-sanitario-farmaceutico che è lì, pronto a tacitare i sintomi e a darci l’illusione “che tutto va bene così“.
Mi riferisco invece proprio al livello spirituale: perchè se non capiamo le cose con le buone, certe esperienze sono il modo migliore per imparare. Un mio intimo anni fa fu improvvisamente lasciato a casa dal lavoro: di lì a poco, colica renale. Ma se sai a cosa sono colleagti i reni, e l’importanza del territorio, e conosci il conflitto del profugo, puoi a) capire quello che ti è successo; ma soprattutto b) sapere su cosa lavorare per il futuro: magari cominciare a meditare che siamo figli del Re, e che non ci mancherà un posto dove stare? Magari cominciare ad interiorizzare, e a far diventare parte del nostro io più profondo la certezza che noi non siamo la casa che possediamo, ma siamo, indipendentemente da dove ci troviamo?
Ma tutto questo richiede un po’ di studio, e un po’ di applicazione. E – ripeto – non per non “ammalarci”, ma per permettere alla “malattia” di operare in noi quella crescita che siamo venuti a fare su questa terra.
Cit.: “Ma come si fa ad imparare se si attraversa questo mondo senza alcuna curiosità, senza alcun desiderio di approfondire, di capire?”
Siamo in questo mondo per COMPRENDERE e lo facciamo per CONFRONTO con gli altri:
il mondo spirituale è già prima e sarà anche dopo di te incarnato in questo mondo, costruito ad hoc per ciascuno degli individui presenti.
Chi è qui è comparso per DESIDERIO: la curiosità è la FORZA che permette l’incarnazione.
Il problema sorge nel momento in cui si segue la cultura della MORTE, per cui credono: “Beh, ma di qualcosa bisogna pur morire, no?”
Il Maestro ha spiegato bene che la religione è l’anticultura della VITA, ergo chi CREDE ALLA MORTE è contro il suo insegnamento…
…mentre ti scrivo, però, mi sono cadute le braccia… 🙁
…allora finisco qui!
Infatti! Non vedi anche tu un sacco di gente che non ha alcun desiderio di comprendere, approfondire, alcuna curiosità?