Uno degli aspetti meno compresi da chi si avvicina superficialmente alla NMG (Nuova Medicina Germanica) è che questa non va “presa” come alternativa alla medicina tradizionale, come se si decidesse di cambiare tipo di antibiotico in una cura per vedere quello che ottiene il miglior risultato, ma viceversa la comprensione dei meccanismi biologici di funzionamento del nostro organismo ci dà una visione nuova, per certi versi opposta, della nostra “malattia” (virgolette d’obbligo). Per cui chi si aspetta una risposta alla domanda: “Ho xyz, cosa devo fare secondo la NMG?” rischia di non trovare una risposta immediata del tipo: “Se hai la malattia A prendi la pastiglia x, se hai la malattia B prendi la pastiglia y” (gli anglosassoni dicono: “a pill for every ill”)
Questo concetto era stato espresso anche in questo post, dove scrivevo:
Domenica scorsa, alla seconda lezione del corso di Hamer tenutodall’amico Adriano Buranello, mi ha fatto sorridere la domanda di un partecipante che ha chiesto: “Ma allora, in concreto, cosa deve fare uno che scopre la malattia? Dopo che ha saputo queste cose?” Se avesse potuto, avrebbe chiesto quali medicine prendere, quale terapia seguire, insomma: un protocollo. Ma la risposta è un po’ più complicata, o forse molto più semplice, e mi serve prendere la rincorsa lunga, prima di arrivarci.
Sostanzalmente il bello della NMG sta proprio qui: dopo che si capiscono i meccanismi, la cura del sintomo non soltanto appare inutile, simile all’azione di chi spegne la spia della benzina pensando che quella sia il problema (e non il fatto che il serbatoio si sta vuotando), ma addirittura dannosa, perchè quel sintomo è un grido di aiuto del corpo che se non viene ascoltato verrà fuori, prima o poi, da qualche altra parte. Al contrario, quando si capiscono i meccanismi sottostanti, si capisce anche che con una crescita interiore, profonda, si può anche in qualche misura limitare l’effetto di nuovi, inaspettati conflitti.
Ma come? Se una delle caratteristiche della DHS è che deve essere inaspettata, come si può fare a prevenirla? La realtà è che se non si può prevenire la DHS in quanto tale, si può però limitare l’effetto di tale DHS. Un esempio: se nella stanza in cui vi trovate sentite improvvisamente un botto, la reazione incontrollata del vostro corpo (aumento del battito cardiaco, della pressione, contrazione muscolare, adrenalina, ecc.) è completamente diversa da quella che avreste se sentiste lo stesso identico botto ad una manifestazione di fuochi artificiali. La nostra reazione biologica dipende dalla mediazione che di un certo evento fa la nostra mente, come avevo fatto notare nel video che segue, dove lo stesso evento shoccante (licenziamento) produce effetti diversi in soggetti diversi a causa della unica ed individualissima percezione di quell’evento.
Cosa fare allora? Vivere in costante attesa di un botto in modo tale che quando questo avviene siamo già preparati? Questo è impossibile, ovviamente, ma, analizzando un pochino in dettaglio i 5 tipi di conflitto che possiamo subire, possiamo cominciare a lavorare sui noi stessi per “disinnescare” la portata di eventi insapettati, qualunque essi siano, che ci potranno capitare in futuro. Vediamoli uno ad uno.
Il conflitto del “boccone”.
Tale conflitto riguarda la mancanza del boccone vitale: principalmente boccone di cibo, ma, per estensione, anche di aria, o “boccone” visivo, laddove la mancanza (il non vedere) qualcuno di indispensabile può avere effetto scatenante. Premesso che, come già detto, questo può sempre verificarsi, come allenarsi o, per dirla con un termine di moda, vaccinarsi contro questa eventualità? Prova a pensare che non ti mancherà mai il necessario per vivere. Prova a pensare che sei Figlio del Re, e che come tale il Re non ti farà mai mancare nulla di quello che ti serve, indipendentemente da quello che possa sembrare. Prova a pensare, ad immaginare, a raffigurarti nell’abbondanza, sommerso da cibo e beni di ogni tipo, e che tu non hai fatto nulla per meritarlo: ti è stato donato punto e basta.
Il conflitto di attacco.
A volte ci sentiamo attaccati, fisicamente (specialmente le donne) o emotivamente, e se questa cosa avviene secondo le modalità della DHS (intensità, sorpresa, nessuna possibilità di condividere l’esperienza con qualcun altro) il nostro io animale mette in atto gli opportuni meccanismi di difesa che, se non conosciuti, possono anche preoccupare e condurre a diagnosi e soprattutto terapie sbagliate. Anche qui, comme immunizzarsi da tale eventualità? C’è qualcuno che ti può fare veramente del male? Se sei superiore, se conosci il tuo ruolo, la tua missione di questo passaggio su questa terra, c’è qualche attacco che ti può veramente spaventare? Jon Gabriel, nelle sua visualizzazioni, per le persone che mettono su grasso come forma di barriera protettiva dall’esterno suggeriva delle bellissime immagini di un cono di luce che scende da cielo e ci circonda e ci protegge, e nulla lo può scalfire, neanche un treno che, se scagliato contro questa luce, si infrange miseramente.
Il conflitto di territorio (o del profugo).
Questo è uno di quelli più frequenti e anche più pericolosi, in particolari condizioni: la sensazione di non essere più a casa propria, o che il proprio territorio sia stato minacciato. La mia ricetta per l’immunizzazione è sempre la stessa: pensare a quale territorio più grande possiamo desiderare, se addirittura tutta la terra ci è stata donata, e se abbiamo un posto grande come il Cielo, tutto per noi, che ci aspetta? Il pensare che questo piccolo territorio che momentaneamente occupiamo sia da difendere perchè ci appartiene (sia esso la nostra casa, il nostro posto di lavoro, la nostra stanza del bricolage o il bracciolo condiviso nel posto dell’aereo) è un pensare piccolo, dettato dall’Ego che pensa di essere separato dal resto dell’Uno.
Il conflitto di separazione e il conflitto di svalutazione.
Ormai lo avete capito. Potete immaginare voi pensieri, immagini, situazioni che vi aiutano ad elevarvi sopra ogni possibile situazione in cui questi tipi di conflitto vi possono incontrare. L’importante è che questo esercizio passi, un po’ alla volta, dall’essere un esercizio della mente ad una convinzione radicata che abbraccia il nostro io. E vi sarete vaccinati contro i possibili conflitti.
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Un’ultima cosa. Se ogni tanto vi sentite “colti in fallo” da qualche evento, nel senso che vi provoca fastidio, vi riattiva un po’ rabbia, di dolore, (es.: quel vicino che continua ad invadere il vostro territorio la domenica mattina con il volume della musica alta), provate a pensare che è semplicemente un esercizio che la Vita, nella Sua infinità Saggezza, Bontà e Lungimiranza ha preparato per voi come step successivo da affrontare e superare per passare all’esercizio di grado successivo.
Ringraziate sorridendo per questa opportunità, andate avanti e aspettate la prossima. Il vostro personal trainer ne ha una lunga lista, e sono tutte opportunità di crescita ed esercizi di prova per superare l’esame finale!
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