Ricevo e volentieri pubblico dall’amico Marco.

Premetto, come anche scritto da Marco, che non abbiamo prove nè evidenze di qualcosa che sia difforme da quanto viene raccontato. Ma siccome ormai siamo abituati a leggere fra le righe, e l’accusa di pedofilia è uno di quei marchi indelebili che basta anche soltanto accennare, anche senza prove, per rendere una persona una non-persona, ancora prima che si sia appurata la verità, ci viene da “pensar male” e, come diceva Andreotti, fare di conseguenza peccato, ma forse azzeccandoci…

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IL CARDINALE CHE DIFENDE CON CORAGGIO LA FAMIGLIA, PARLA DELLA POSIZIONE DELLA CHIESA CIRCA LA COMUNIONE ALLE COPPIE RISPOSATE. ORA VIENE ACCUSATO DI PEDOFILIA. UN CASO?

Non sto qui a redigere la biografia di un cardinale di Santa Madre Chiesa, visto che i giornali che si adoperano per calunniare i veri uomini ancorati a Gesù lo fanno da tempo con colori forbiti e processi sommari, tanto da non lasciare più spazio per la verità, nemmeno se urlata dai tetti.

Quello che mi interessa qui esprimere è la mia totale impotenza di fronte ad una notizia che ha cominciato a girare per i tg di tutto il mondo sin da mercoledì 28 giugno, pochi giorni fa: l’accusa infamante di pedofilia e abusi su minorenni a carico di Sua Eminenza George Pell, Tesoriere in Vaticano, terza carica di Stato. Colui che è stato messo lì per scardinare lo IOR e le sue trame.

Alcuni reati imputati a Sua Eminenza risalirebbero agli anni ’70, quando l’allora Pontefice Paolo VI, colui che permetteva quasi sistematicamente che nella Chiesa entrassero, tramite i nuovi seminari neomodernisti, anche giovani gay, pedofili e grandi peccatori, senza alcun controllo preventivo. Uomini divenuti poi Sacerdoti e di cui si conservavano poi archivi, secretati accuratamente, che riapparivano poi come d’incanto per ricattare questi giovani sacerdoti proprio nel momento in cui si fossero veramente convertiti, allineati alla Chiesa di sempre, come è il caso, probabilmente, volendo dare per buona l’accusa, del Cardinale George Pell.

Ma siccome la denuncia è di pochi giorni fa ed il processo è in corso, io mi limito a descrivere chi è oggi ed in cosa si distingue questo Sacerdote nato a Ballarat l’8 giugno 1941, consacrato Vescovo nel 1987, che, oggi è Cardinale e Arcivescovo Cattolico australiano, e dal 24 febbraio 2014 Prefetto della Segreteria per l’Economia, e che nella sua genealogia episcopale ha ben tre Papi. Tappe della sua vita ecclesiastica di cui nessuno vi parlerà e che sfugge da ogni giudizio mediatico e popolare, soprattutto per le posizioni controcorrente e per il fatto che oggi è bollato come “prete pedofilo”.

Conoscendo oramai come si costruisce una calunnia, ho preso sottomano internet e, cominciate le mie ricerche, sono imbattuto su una figura cristianamente preoccupata per le sorti del genere umano e delle famiglie, un prelato che denuncia le derive consequenziali del Concilio Vaticano II.

Dunque, intanto, quello che si sa è che Mario George Bergoglio, colui che si fa chiamare Vescovo di Roma, pur non avendo nemmeno i titoli per essere Vescovo (a causa di una irregolarità riscontrata nel Conclave che lo avrebbe eletto, più volte denunciata da Antonio Socci) lo avrebbe congedato per concedere al Cardinale di tornare in Australia e difendersi. Ad onor del vero è stato lo stesso Francesco a volerlo nel suo circolo ristretto (C9) di prelti fidati, tanto da concedergli la fiducia delle stesse Casse Vaticane. Ma anche prendo atto che questo energico Prelato è intenditore, sembra, anche del corso valutario e dell’usura legalizzata, come lo fu il reverendo Charles Edward Coughlin, e si è fatto notare per le sue lotte contro la comunione ai divorziati risposati e contro il cosiddetto matrimonio dei gay, tanto da entrare nel mirino di chi già dal 2014 voleva silurarlo per le sue forti posizioni, scomode, antimoderniste, ultra ortodosse; e per le simpatie che riscuoteva presso molti cattolici di area tradizionalista. Un Cardinale noto per la sua assiduità nel celebrare la Messa col Rito Tridentino di San Pio X, persino in Vaticano. Altro segno della sua contrarietà ai cambiamenti.

E’ l’inchiesta.it a firma di Francesco Peloso che con l’eloquente titolo “Paura e delirio in Vaticano: così Francesco sta rottamando i cardinali”, getta benzina sul fuoco. “Bergoglio, con una strategia sottilmente perfida, sta svuotando dall’interno il potere dei ‘ministri’ vaticani. E affida le decisioni a organismi e a persone diverse, sfruttando accorpamenti, tagli e nuove nomine”. Insomma si fa il punto sul fatto che una volta, quando parlavano Cardinali come Pell, era come fosse “la Chiesa che tuonava”, e che quei tempi sono finiti. Già, in realtà sono finiti sin da Pio XII, anche lui, messo in sordina e lasciato morire come un cane senza nessuna pietà, perché denunciava la profanazione delle Sacre Stanze e del Santo Tabernacolo.

Ma Peloso si spinge oltre, menzionando l’esortazione Evangeli Gaudium e le parole di Francesco: “non credo che si debba attendere dal magistero papale una parola definitiva o completa su tutte le questioni che riguardano la Chiesa e il mondo. Non è opportuno che il papa sostituisca gli episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei territori. In questo senso, avverto la necessità di procedere in una salutare decentralizzazione”. Da allora il porporato di Curia è come smarrito, non sa più bene cosa fare, che pesci prendere nel profluvio di interviste papali, omelie di Santa Marta, motu proprio, sempre di Francesco. Per il resto la scena è rubata da altri protagonisti.

Continua Peloso: “ben sapendo di non potersi mettere contro un apparato antico e massiccio, capaci di digerire qualsiasi rivoluzione, il papa ha deciso di svuotarlo con la tecnica della goccia cinese, un giorno alla volta, un pezzo dopo l’altro”.
Fino a qui siamo ancora nella cronaca, nel campo delle cose note; contrassegnate da una lucida denuncia di come procedono le epurazioni in Vaticano, attraverso una metodologia ben studiata da Bergoglio e dalla massoneria bianca, che oggi controlla quasi integralmente la Chiesa visibile, forse con l’aiuto, non di poco conto, dei Rosacrociani, coloro che non disdegnano anche l’uso dell’omicidio rituale (come accadde per Papa Luciani, il 29 settembre giorno di San Michele Arcangelo), e, di certa parte deviata dell’ordine dei Gesuiti (di cui fa parte Bergoglio), che avrebbe persino disdegnato un pronunciato, antico quanto quest’Ordine, che nessun gesuita avrebbe mai accettato cariche di rilevanza, soprattutto istituzionale, nella Chiesa di Cristo, perché servitori.

Approfondiamo la conoscenza del Cardinale Pell: sul sito Chiesa e Post Concilio, si domandano dove sta andando la Chiesa cattolica, la Chiesa Una Santa che è viva e immacolata nel Suo Sposo; dove una parte di quella “visibile” rischia di subire una ‘mutazione genetica’ o questa è già avvenuta nostro malgrado e ne stiamo vedendo gli effetti. E da qui un confronto per “resistere”, nella fedeltà. Venerdì 2 dicembre 2016, con il titolo “La voce del Cardinale George Pell si unisce quella dei ‘Dubia’ dei 4 Cardinali”. E comincia: “Il Cardinale Pell osserva che vi sono fedeli cattolici sconcertati da ciò che accade nella Chiesa” e si domanda come si possa essere arrivati al punto di “sottolineare che il primato della coscienza” oggi potrebbe avere solo effetti disastrosi, se non si sottomette costantemente alla Rivelazione e alla legge morale. E ha raccontato la storia di un uomo che conviveva e aveva una relazione sessuale con la sua ragazza, e aveva chiesto al suo sacerdote se poteva ricevere la Comunione. “E’ stato fuorviante” ha detto il Cardinale “”dire a quella persona di seguire semplicemente la propria coscienza”. E ha aggiunto che “coloro che enfatizzano il ‘primato della coscienza’ sembrano applicarlo solo per la morale sessuale e in ordine alle questioni sulla sacralità della vita. Raramente le persone vengono invitate a seguire la propria coscienza quando le si accusa di essere razzisti, o renitenti nell’aiutare i poveri ed i deboli”.

I commenti arrivano dopo tre anni di dibattito sulla dottrina della Chiesa in materia di comunione ai divorziati risposati. Il Card Pell è tra i personaggi di spicco che hanno pubblicamente confermato la dottrina tradizionale riaffermata da Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio e cioè che i risposati non dovrebbero ricevere la Comunione a meno che non vivano come “fratelli e sorelle”.

Giuseppe Rusconi nel sito iltimone riporta un elogio pubblico ricevuto da George Pell e Raymund Burke per il coraggio di dire la Verità. Il riferimento è legato all’evento accaduto il 9 maggio al Convegno Internazionale che precede la Marcia per la Vita, dove si parlava dei genitori come educatori per l’eccellenza. In questa occasione il Cardinale faceva notare come in Australia più del 70% di chi chiede il battesimo per il figlio è in situazione matrimoniale irregolare. E ha voluto con l’occasione esprimere il concetto che la famiglia dei nostri giorni è fragile, provatissima di grandi cambiamenti, apportati a partire dagli Anni Sessanta anche dalla Rivoluzione Sessuale propagata in grande misura da gruppi musicali che hanno deviato la centralità della propria vita coniugale in Cristo, verso un mondo effimero, vuoto di valori e relativizzato. E non ha fatto mancare la nota di merito rispetto diversi studi anche recenti, che dimostrano come i figli dei divorziati e dei gay sono più soggetti a patologie psichiche e tendono ad andare peggio a scuola rispetto ai figli di coppie sposate regolarmente, magari anche litigiose. Scientificamente si dimostra errata la convinzione diffusa che i figli dei divorziati vivano più felicemente di quelli di coppie in cui volano i piatti.

Infine è il Corriere della Sera a firma di Maria Antonietta Calabrò a dare il punto esatto su cui si è sviluppata la divergenza teologica di Pell da Bergoglio, ossia sin dal Sinodo sulla famiglia di ottobre 2014 che già a capo delle finanze vaticane firmava una lettera portetosa: “La Chiesa non capitoli. Dare una scialuppa ai naufraghi del divorzio. Ma per dirigerli verso gli scogli, verso paludi o verso un porto sicuro?” Infatti, dopo i cardinali Gerhard Ludwig Müller, Raymond Leo Burke, Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, Velasio De Paolis e Angelo Scola, anche Pell si schiera contro quelle soluzioni pragmatiche e misericordiose (“zattere” appunto), secondo la prassi della chiesa ortodossa, che un altro cardinale, Walter Kasper, vorrebbe che fossero lanciate verso i cattolici divorziati risposati al prossimo Sinodo di ottobre sulla famiglia. Stiamo parlando di George Pell, cioè un componente del cosiddetto C9, il Consiglio dei cardinali scelti da Francesco per aiutarlo nel governo della Chiesa, e prefetto della segreteria per l’Economia, cioè il nuovo “zar” delle finanze vaticane (dove ha messo sottosopra lo Ior). Quindi si tratta di un uomo di fiducia del Pontefice e non di esponente della vecchia guardia della Curia. Secondo Pell, “la tradizione cristiana e cattolica del matrimonio monogamico indissolubile va difesa con un dibattito rigoroso e informato, innanzitutto circoscrivendo il fenomeno alla sua reale portata”.

Per il porporato australiano, la questione dei divorziati risposati è infatti del tutto “secondaria”, non fosse altro per l’esiguità del numero delle persone coinvolte (“purtroppo il numero dei cattolici divorziati e risposati che ritengono di dover essere ammessi alla Comunione è molto ridotto”). Essa quindi finisce per impegnare un dibattito interno alla Chiesa convogliandovi energie che forse potrebbero essere meglio impiegate. Afferma infatti Pell, con il suo stile diretto e per niente felpato e curiale: “Le comunità sane non investono gran parte delle loro energie in questioni secondarie”.

Allora perché tutto questo dibattito? Secondo il porporato australiano la questione è ormai diventata “un simbolo”, “una posta in palio nello scontro fra ciò che resta del cristianesimo in Europa e un nuovo neopaganesimo aggressivo”. E aggiunge: “Tutti gli avversari del cristianesimo vorrebbero che la Chiesa capitolasse su questo punto”. Poi arriva al punto centrale: “…è fuor di dubbio che la crisi del matrimonio rispecchi la crisi della fede e della pratica religiosa”, ma – si chiede Pell – “quale è la gallina e qual è l’uovo?”. Mentre “la misericordia è diversa da gran parte delle forme di tolleranza”, che pure “è uno degli aspetti più encomiabili delle nostre società pluralistiche”. “Una barriera insormontabile, per chi invoca una nuova disciplina dottrinale e pastorale per l’accesso alla Santa Comunione” è, inoltre, una tradizione ininterrotta: cioè “la quasi completa unanimità su questo punto di cui la storia cattolica dà prova da duemila anni”. Una tale “severità” – afferma infine il cardinale – “era la norma” anche nei primi secoli del Cristianesimo, cioè “in un’epoca in cui la Chiesa accresceva il numero dei suoi seguaci malgrado le persecuzioni”. Come dimostra uno studio per la prima volta tradotto in italiano del gesuita Henri Crouzel (Divorziati ‘risposati’, la prassi della Chiesa primitiva ).

Pell si lancia in un parallelismo tra calo delle nascite e decremento della fede. “Oltre all’intuizione, ormai confermata, che una fede infiacchita significhi meno figli, penso sia altamente probabile che la decisione di non avere figli, o di averne pochissimi, produca essa stessa un grave indebolimento della fede. L’un fenomeno influisce sull’altro”. Da uomo pratico, il porporato teme in ogni caso che questo dibattito possa portare a una “delusione ostile” dell’opinione pubblica. In “modo pacato e calmo”, bisogna subito “parlar chiaro”, evitando si ripeta quanto avvenne con l’enciclica Humanae vitae quando ci si rese conto che “un cambiamento della dottrina e della pastorale è impossibile”.

Riferimenti:

Paura e delirio in Vaticano: così Francesco sta rottamando i cardinali

 

Bufera in Vaticano: incriminato per pedofilia il cardinale George Pell

 

Divorziati e risposati, cardinale Burke contro Bergoglio: “No ad aperture”

 

Il porporato gigante che dice di no

 

Intervista. Pell: «La vera riforma è Cristo al centro»

 

Il Card. Pell in Curia dà fastidio a qualcuno. E cercano quindi di delegittimarlo.

 

A ROMA L’OMAGGIO DEL PUBBLICO A PELL E BURKE, CARDINALI CON IL CORAGGIO DELLA VERITÀ

 

IL PRETE CATTOLICO

CHE MALEDÌ WALL STREET

La voce del Cardinale George Pell si unisce a quella dei ‘Dubia’ dei 4 Cardinali