SLA – una malattia senza causa e senza cura
Anche se non avete conoscenti o amici ammalati di SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), è probabile che ne siate venuti a conoscenza per una caratteristica particolare: colpisce i calciatori professionisti in misura 10 volte superiore alla popolazione generale). E, anche se in passato era una malattia molto rara, tanto che non ne esistevano casi nella storia, fino al primo, quello di un giocatore americano di baseball del secolo scorso, tale Lou Gehrig, morto nel 1941 (in inglese viene chiamata anche Lou Gehrig disease), con un certo clamore mediatico questa malattia è tornata alla ribalta grazie al caso di Borgonovo, giocatore prima della Fiorentina poi del Milan morto qualche anno fa. Una famosa partita per la raccolta fondi ci riporta immagini commoventi di suoi ex compagni di squadra che gli si stringono attorno.
La mia esperienza personale
A me questa cosa è invece toccata molto da vicino. Giampietro e Simone, collega uno e vicino di casa l’altro, con due storie molto simili, una dopo l’altra: stessa età di inizio malattia (inizio 40 anni), stesso decorso, stessa durata (circa 5 anni), fino alla morte. Avendo vissuto molto da vicino la seconda, mi è rimasto indelebile sulla pelle il senso di impotenza assoluta di fronte ad un evolvere inesorabile, inspiegabile e assolutamente senza speranza che constatavamo, giorno per giorno. Ricordo che Simone (quando ancora poteva parlare: la paralisi muscolare un po’ alla volta gli ha tolto tutto, anche la capacità di respirare) una volta mi disse che invidiava quel tal vicino, che aveva scoperto di avere un tumore…. avrebbe preferito quello, piuttosto che diventare prigioniero cosciente di un corpo che non gli rispondeva più. E la cosa che più opprimeva era questo senso di totale impotenza e totale ignoranza da parte della classe medica nei confronti di una eziologia sconosciuta: come trovarsi a bordo di un’auto diretta lentamente verso un burrone ma non poter toccare nulla, nè freni nè volante, un percorso segnato e inevitabile. Sì, si sapeva che erano i motoneuroni che non rispondevano, ma perchè? Perchè? Perchè a lui no e a me sì? Perchè a lui no e a sua moglie, sua figlia sì? Non mangiavano le stesse cose? Non vivevano nello stesso ambiente? Non dormivano nella stessa casa (o nello stesso letto, con la moglie, anche per tutti i 5 anni di decorso)? Eppure: a lui i motoneuroni avevano smesso di funzionare, a tutti gli altri intorno a lui no.
E se fosse il Glifosato?
Sono pertanto “saltato sulla sedia” quando, ascoltando un’intervista alla dr.ssa Stephanie Seneff, senior researcher all’MIT, ha accennato ad una correlazione fra il glifosato (contenuto nel potente erbicida Roundup della Monsanto) e diverse malattie neurodenerative, fra le quali la SLA (in inglese ALS). Sono andato a scavare molto di più e ho trovato parecchio materiale, principalmente questo articolo (peer-reviewed, come si dice in letteratura scientifica), che credo possa costituire una pietra miliare nella storia della ricerca su questa malattia. (Anche la chiaccherata con Ty Bollinger (autore di TTAV, The Truth About Vaccines), molto più scorrevole e meno tecnica, è molto interessante a val la pensa di leggere per approfondire).
Ovviamente la lettura di questo articolo è cosa da addetti ai lavori: 21 pagine dense dense di acronimi, proteine, enzimi, molecole e composti chimici che si combinano o meno fra loro, il tutto estrapolato da una analisi approfondita di quasi 250 articoli scientifici e studi, al fine di trovare i possibili elementi comuni e ricorrenti, per cercare di capirne un po’ di più e per arrivare a qualche conclusione supportata dall’evidenza scientifica. E si capisce anche perchè servisse una come la dr.ssa Stephanie Seneff, ricercatrice del MIT ma di estrazione matematica: perchè entrando nel dettaglio e nello specifico tutte le interazioni fra le varie molecole, e proteine, ed enzimi, ecc., è praticamente impossibile trovare un rapporto sicuro di causa ed effetto lavorando a livello chimico, in vitro: le interazioni che avvengono nella realtà, all’interno di un organismo vivente, sono tali e tante ed intrecciate tra loro in maniere e modalità spesso incomprese nella loro interezza che si rischia di concentrarsi su di un particolare perdendo di vista l’insieme.
Allora molto moglio partire “dall’alto“, con analisi di tipo epidemiologico e, anche se è vero che “la correlazione non implica un rapporto di causa ed effetto“, almeno si restringe il campo di ricerca a quelle che, più verosimilmente, possono essere le cause delle malattie così come si riscontrano nella popolazione.
Cosa dicono le analisi epidemiologiche
E, sulla base delle correlazioni statistiche, è incontrovertibile l’aumento della malattie autoimmuni e neurodegenerative in coincidenza con alcuni fattori, primo fra tutti il Glifosato, introdotto dalla Monsanto nel 1976 (originariamente brevettato come velenoso erbicida e come chelante, cioè sottrattore di metalli) e, successivamente, all’introduzione dei primi organismi OGM “Roundup-ready”, cioè in grado di resistere agli effetti del Glifosato, circa 20 anni dopo. Cosa sono levarianti OGM “Roundup-Ready” (o “a prova di Roundup“)? Sono varianti geneticamente modificate in grado di restistere all’azione del diserbante, in maniera tale che il diserbante, spuzzato su larga scala sui raccolti, distrugge tutto quello che incontra tranne quella particolare variante modificata. Il principio sembrerebbe, di per sè, geniale, se non fosse che la Natura non funziona in maniera così semplicistica come noi vorremmo, e noi capiamo solo una minima parte di quello che ci accade intorno. Per questo, intervenire e modificare, senza aver capito il tutto, oltre a denotare una smisurata presunzione (“sappiamo fare meglio della Natura“), produce quasi sempre danni ed effetti collaterali irreparabili. Ricordiamo credo tutti l’esempio che ci hanno insegnato a scuola, quando, per spiegarci di come l’intervento dell’uomo possa alterare gli equilibri costituiti dalla Natura, ci veniva raccontato dell’introduzione dei conigli prima, e delle volpi poi, in Australia: beh, qualcosa di simile (anche se molto più subldolo e meno apparente) avviene anche quando si toccano i meccanismo genetici delle piante e degli animali.
Fra l’altro, una parziale sconfitta della Monsanto si è avuta nel 2015 quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il Glifosato “probabilmente cancerogeno“.
Le ipotesi della Dr.ssa Seneff
Riguardo all’articolo citato, in queste poche righe riporto solo alcuni spunti ed alcuni elementi interessanti che secondo me val la pena sapere, anche per convincervi (sì, in questo caso voglio proprio convincervi!) ad adottare dei comportamenti e assumere delle scelte di vita, soprattutto in campo alimentare, che possano contribuire a farvi vivere meglio.
Il meccanismo ipotizzato
Riporto alcuni punti salienti della tesi proposta nell’articolo
La SLA si manifesta abbastanza avanti nella vita. Secondo noi, si dispiega secondo un processo in quattro fasi ben distinte.
- Nella prima fase, siamo nell’intestino. Ridotta disponibilità di fucosi e xilosi alla mucosa del colon assieme ad una ridotta biodisponibilità di butirrato ai colonociti portano ad un assottigliamento delle mucine del colon e una funzionalità compromessa della barriera intestinale. Ciò consente la fuoriuscita di più agenti infiammatori, incluso lo stesso glifosato, nonché fruttosio, LPS e H2S.
- Nella seconda fase, entra in gioco sofferenza epatica, visto che il fegato cerca di eliminare il fruttosio eccessivo mentre soffre di carenze critiche di NADH per esposizione tossica a glifosato, LPS e H2S.
- Una volta che la fibrosi epatica e la steatosi raggiungono una fase critica, il fegato non può più ripulire affidabilmente il fruttosio in circolazione, portando alla terza fase della malattia. In particolare, nel caso di persone magre e fisico in forma, i muscoli scheletrici prendono il compito di pulizia dal fruttosio, soprattutto convertendolo anaerobicamente in lattato.
I muscoli a contrazione veloce sono più danneggiati perché favoriscono la glicolisi sulla fosforilazione ossidativa. La sovraesposizione del muscolo aumenta l’assorbimento di glifosato attraverso i trasportatori di aminoacidi, e l’incorporazione di glifosato nella miosina ostacola gravemente la capacità di contrazione. Ciò aumenta la richiesta di stimolo di eccitazione, alla sinapsi con il neurone del motore di controllo, e porta alla quarta ed ultima tappa della malattia. - Nella fase finale, deraglianze multiple paralizzano i neuroni motori della spina dorsale. L’eccesso di richiesta da parte dei muscoli danneggiati porta ad aumento dei requisiti energetici e quindi anche aumentate richieste di antiossidanti. Sia l’SOD1 che il CcO contengono glicine critiche che potrebbero essere distrutte dal glifosato, portando ad aumentare un danno ossidativo e aggregazione proteica irreversibile.
Se questo meccanismo è corretto, possiamo dire che l’esposizione cronica ai glifosati può verosimilmente portare alla SLA a causa delle proprietà della chelazione dei metalli, della distruzione della flora intestinale, l’alterazione del metabolismo del fruttosio, il disturbo nella somministrazione di importanti sostanze nutritive, soprattutto aminoacidi aromatici e i loro derivati, gli effetti tossici sul fegato e, soprattutto, la capacità di sostituire la glicina durante la sintesi di proteine.
Riteniamo che il glifosato svolga un ruolo nella SLA, principalmente sostituendo erroneamente la glicina durante la sintesi proteica, per l’interruzione dell’omeostasi dei minerali, oltre a causare uno stato di disbiosi.
Simulatore della glicina
Un aspetto sicuramente interessante e da approfondire è quello della somiglianza della molecola del Glifosato con la glicina: apparentemente questo permetterebbe una sorte di “mimetizzazione” e l’ingresso, ovviamente da clandestino, all’interno della barriera cerebrale. Questo proprio per le caratteristiche di similitudine che ingannerebbero i meccanismi di protezione che la Natura ci ha fornito, in particolare per proteggere la nostra materia grigia.
Il comportamento “a soglia”
Un altro elemento interessante della ipotesi proposta è che spiegherebbe il motivo del comportamento osservato. Molte volte, quando si prova a dimostrare il rapporto di causa ed effetto fra un fenomeno e la sua possibile spiegazione, ci si sente rispondere: “Se così fosse, perchè questo non avviene per tutti?” Ad esempio: se l’autismo è provocato, o innescato, o facilitato dai vaccini, in paeticolare il trivalente o MMR, perchè non tutti i bambini che subisvono tale vaccino diventano autistici? O, in questo caso, se la presenza di glifosato nell’ambiente, nell’acqua, nel cibo, sono la causa della SLA, perchè tutte le persone, con analogia di esposizione, di caratteristiche somatiche, ecc., non si ammalano di SLA?
Proprio il meccanismo spiegato, e cioè la fuoriscita dalla parete intestinale e l’immissione nel circuito sanguigno prima, e l’ingresso nel cervello poi, permette di comprendere come l’accumulo negli anni spieghi la diversità di comportamenti. Immaginate un piatto di una bilancia, attaccato al soffitto con un filo di lana. Se mettete tutti i gorni un cucchiaino di sale, alla lunga, negli anni, il peso accumulato sarà sufficiente per spezzare il filo di lana. Ma nessuno si sognerebbe di dire che è stato l’ultimo cucchiaino la causa della rottura del filo. L’ultimo cucchiaino è stato solamente quello decisivo, sommato ai kg di sale che si erano accumulati nel tempo sul piatto.
Cosa possiamo fare adesso?
Una osservazione interessante, sentita da Jeffrey Smith (“L’inganno a Tavola”, “Semi di inganno”, “La roulette genetica”) oltre che dalla stessa Seneff, è la seguente: come elettori, con la nostra capacità di influenzare chi ci governa e stabilisce le leggi, non possiamo fare pressochè nulla. I politici sono molto più sensibili al potere delle multinazionali e ai soldi che questie possono mettere in campo, per difendere i prori interessi. Quello che possiamo fare però è non tanto votare – una volta ogni 4 anni – per chi ci promette (e quasi sicuramente non manterrà) qualcosa: possiamo, anzi dobbiamo votare ogni giorno con i nostri soldi. E cominciare a scegliere, nelle nostre decisioni di acquisto quotidiane, solo prodotti bio (no pesticidi nè chimica per la coltivazione), non OGM (troppo rischio di effetti collaterali inaspettati, anche a distanza di anni o di decenni), nessun prodotto che abbia anche una lontana parentela col Glifosato. Ad esempio, pare che le birre tedesche siano state analizzate e siano state trovate tutte con glifosato. Il motivo? Per agevolare il raccolto, pochi giorni prima della mietitura si usa spruzzare il Roundup che è anche un potente essccante.
Tabella sui 4 tipi di funzionamento del Glifosato verso la SLA
E i calciatori?
Per concludere: e i calciatori che c’entrano?
Andate a vedere come vengono preparati campi da calcio, prima della semina dell’erba…. qualche idea? Eh sì, avete indovinato: pesanti irrorazioni di Roundup/Glifosato, per estirpare definitivamente tutte le erbacce e forme di vita che non siano conformi all’erbetta che si vuole seminare. Ecco spiegato l’arcano.
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Riporto di seguito il link ad un documentario, ormai di qualche anno ma sempre attuale, sulla Monsanto e il suo Roundup, con sottotitoli in italiano.
FIRMA ANCHE TU PER DIRE STOP AL GLIFOSATO SU www.stopglyphosate.org/it
trasmissione “Le iene” sul glifosato: http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/pecoraro-l%E2%80%99erbicida-nuoce-alla-salute-del-mondo_659988.html
Terrificante. Ma da vedere e far vedere.