Nonostante l’origine di questo blog fosse per dare seguito a quanto esposto nel libro Ingannati, mi sono divertito, e mi diverto tuttora, ad uscire ogni tanto dal seminato per affrontare temi di attualità anche non prettamente inerenti gli argomenti trattati nel libro. Soprattutto quando mi accorgo che alcuni temi non vengono spiegati in maniera sufficientemente semplice dall’informazione mainstream, che anzi molte volte sembra più interessata a disinformare, piuttosto che informare.
Oggi voglio raccontarvi della tecnologia emergente e rivoluzionaria, con potenzialità distruttive per il mondo finanziario (ma non solo): blockchain (catena di blocchi). Forse conoscete il “figliolo” più illustre di questa tecnologia: il bitcoin, la criptovaluta che nasce indipendente dalle banche e dagli stati, e vive e si diffonde proprio grazie alla tecnologia sotostante, il blockchain appunto.
Per capire di cosa si tratta, bisogna fare mente locale ad un fenomeno molto diffuso: la trasmissione di file. Con lo sviluppo delle reti di telecomunicazioni e la disponibilità di banda larga da una parte; e con dispositivi sempre più sofisticati e miniaturizzati in grado di catturare la realtà (sia essa immagine, audio, video, tweet o emoticon) dall’altra, la comunicazione e la condivisione da una parte all’altra del mondo (o da un lato all’altro del tavolo della cucina) è diventata cosa normale. Ma se ci pensate bene, quello che avviene non è l’invio di un file (immagine, musica, ecc.) ma la creazione di una sua copia, che viene mandata, e condivisa. Chi invia quell’oggetto non ne rimane sprovvisto.
Evidente che un sistema del genere non si possa applicare al denaro, tanto per cominciare: se io pago una pizza, si presuppone che al termine dell’operazione mi trovi in tasca 10 € in meno, cosa abbastanza evidente se pago in contanti, ma se pago con carta di credito o comunque online, come funziona?
Il sistema attuale, denominato tradizionalmente “modello a 4 parti (4-party-model)“, prevede che esistano delle istituzioni centrali che contengono i nostri dati come possessori di carte; quando entriamo nel negozio e vogliamo pagare, il negoziante interroga un sistema di gestione POS che conferma la disponibilità di denaro o meno nel mio conto:
Di fatto, semplificando, questo è un sistema “hub-and-spoke” o, per dirla più semplice, un sistema con controllo centralizzato: tutti gli attori vengono controllati, gestiti e validati, da un sistema che sta, in qualche modo, al centro, e qui salta subito agli occhi la differenza fondamentale con il bitcoin, o meglio con la tecnologia blockchain, che non prevede affatto tale controllore centralizzato ma delega il controllo della correttezza delle transazioni a tutti gli elementi della rete. Un po’ come se si fosse in un villaggio e ci si conoscesse tutti: la mia credibilità e la mia fama sono “patrimonio comune” degli abitanti del villaggio, nessuno può fingere di avere denaro che non ha.
Bene, già a questo punto si possono immaginare almeno due schiere di entusiasti della nuova tecnologia: 1. gli ipertecnologici; 2. (alcuni) signoraggisti, felici di vedere la prospettiva, neanche tanto lontana, della sottrazione, al mondo finanziario, dello strapotere attuale, che consente a questo potere di essere addirittura superiore agli stessi stati, condizionandone le politiche, con tanti saluti alla democrazia.
Io non sono poi così entusiasta, per almeno un paio di motivi.
Per quanto riguarda l’ipotesi di capovolgimento nei rapporti di forza fra istituzioni e popolo, credo che questo sia ancora ben lungi dall’arrivare, e non credo sarà il bolockchain a renderlo possibile. Prova ne è che a) le stesse grandi istituzioni ifnanziarie stanno lavorando, studiando ed investendo in questa tecnologia, e b) il vero potere sta nella creazione di denaro dal nulla (grazie al meccanismo della riserva frazionaria, come spiegato innumerevoli volte) e, tutto sommato, il bitcoin, con la sua numerosità limitata, non si presta a questo scopo.
Quindi, le immense e smisurate ricchezze, create fino ad oggi sfruttando questa anomalia del sistema, resteranno intoccate dall’avvento del bitcoin/blockchain dal basso. Cambiare la situazione attuale richiede un coordinamento centrale, politico, che non solo cambi le regole ma ridia equità e giustizia andando ad intervenire anche sul pregresso, togliendo le sperequazioni e diseguaglianze che si sono create negli anni (da vedere/capire come, magari ne parliamo un’altra volta), come anche ben evidenziato dall’avv.Marco Mori in queste pagine.
Ma esiste anche un’altra ragione per la quale il blockchain mi delude un po’ (non la tecnologia in sè, ovviamente, ma uno degli utilizzi che se ne potrebbe fare).
A pensarci bene, la rivoluzione di internet e del digitale ha di fatto portato un enorme beneficio nelle nostre vite. Possiamo utilizzare una miriade di servizi e prodotti praticamente gratis. Eh sì, perchè nel momento in cui possiedo un pc, o un tablet, o uno smartphone, posso accedere ad una interminabile lista di utilizzi messi a disposizione online:
- servizi di informazione, di confronto, di accesso ad archivi;
- servizi di istruzione, corsi su come fare qualcosa, conferenze registrate sui più svariati argomenti;
- manuali e video sul fai da te: da come cambiare un lavandino a come coltivare una pianta;
- software (app) fra le più svariate, da quella che ti ricorda le attività da fare a quella che ti conta le calorie bruciate nel corso della giornata (ma qui l’elenco è veramente interminabile ed in continuo aggiornamento);
- Musica, videoclips, filmati;
- ecc. ecc.
Insomma, la smaterializzazione permette la distribuzione, a costo praticamente nullo, di tutta una serie di contenuti per i quali, solo 20 anni fa, avremmo dovuto pagare. E quindi, a piena ragione, possiamo dire che questo contribuisce ad una enorme distribuzione del benessere, per chi ne sa e ne vuole trarre beneficio.
Qual è il rovescio della medaglia? Il rovescio della medaglia è che i produttori di tali informazioni non ne ricavano nulla. Pensate:
- sono magari appassionato di bricolage, e faccio un video in cui spiego come fare qualcosa di cui sono diventato esperto;
- oppure sono un esperto fiscalista, e pubblico una informazione su come ridurre le tasse in una particolare situazione familiare;
- oppure, mi diletto con la chitarra e pubblico un video dove suono un pezzo composto da me.
Se, da una parte, qualunque utente, nel mondo, potrà beneficiare di questo mio contributo, è anche vero che non ho, oggi, nessun mezzo per imporgli di pagare qualcosa, fossero anche pochi centesimi di €uro. Il digitale permette la copia e distribuzione di qualsivoglia contenuto, alla faccia dei tentativi di blocco e del copyright. Un bene? Un male? Non so.
Certo è che con il blockchain questo potrebbe cambiare. Chi ha scaricato un video, un parere legale, un qualsivoglia documento, non potrebbe “copiarlo” e inoltrarlo ad altri se non “perdendone” la titolarità. La duplicazione e copia (tantomeno all’infinito) sarebbero impossibili. Anche il digitale ritorna, in qualche modo, un pezzo “unico“, un bene che non si può copiare, ma solo cedere, come un libro, un martello, un paio di scarpe. Un “digital- old-economy“, insomma.
Bene per chi difende il copyright. Bene per gli autori che, non protetti, hanno dato contributi preziosissimi all’umanità e non ne hanno, finora, ricavato nulla (ricordo che Linus Torvalds, ideatore del sistema operativo Linux, contraltare a Windows di Microsoft, è una persona normalissima con un reddito analogo al mio e vostro).
Però a me non dispiace l’idea di un mondo di libero scambio, gratuito, in cui il piacere di aver fatto qualcosa di utile per gli altri è già la remunerazione più preziosa. Certo, questo sarà comunque possibile anche dopo: chiunque potrà, liberamente, condividere le proprie conoscenze, competenze, abilità, idee o software sviluppato in proprio, senza chiedere nulla in cambio. L’obbligo di pagamento, e l’impossibilità di “copia selvaggia“, potranno essere riservati a specifici prodotti/servizi.
Staremo a vedere gli sviluppi.
Ciao Alberto.
Chiedo cortesemente ma fermamente di percorrere veloci queste invenzioni fantasiose, qualunque sia l'”innovazione”, verso l’apocalisse:
…mi sto sinceramente annoiando con questi uomini macchina!!!
Alberto, a me questo non sembra “uscire dal seminato” come dici all’inizio del bellissimo articolo qui sopra.
Mi riservo di approfondire la questione perchè non mi è ben chiara.
L’idea, qualora ciò fosse possibile, di mandare a quel paese il sistema bancario, e Mammona, mi attrae oltre misura.
Ma siamo in un territorio nuovo, a me sconosciuto..
Può darsi che si tratti dell’uovo di Colombo. Ma può anche darsi di no?
Per intuizione mi vien voglia di dire, l’ innovazione in sè non è nè colpevole nè innocente. Ma il male, o il bene che ne potremmo estrarre dipenderà dall’arbitrio umano. Lo strumento in sè è una cosa, l’uso che ne fa l’uomo è tutt’altro. Esempio: con una corda possiamo costruire un’altalena per far divertire i nostri bambini, ma potremmo anche farne un cappio per dare la morte a qualcun altro.
Mi rallegro con te e ti faccio i miei complimenti per una ragione importante: Il tuo blog è all’avanguardia. È spinto da moventi nobilissimi di difesa e amore per il prossimo, ed è in difesa della Verità. Ancor di più di quanto faccia il nuovo giornale di Belpietro che si chiama appunto “La Verità”.
Ma, che cos’è la verità? si domandò Ponzio Pilato, senza ottenere alcuna risposta dal Cristo.
La Verità, per dirla con Avicenna, vissuto all’inizio dell’anno mille, definizione che coincide con quella di S. Tommaso D’Aquino nel 1200: La verità è la “Equatio rei et intellectus” (corrispondenza della realtà con la sua rappresentazione intellettuale).
Grazie Eliseo!
Io personalmente detesto il bitcoin, perché è una forma di signoraggio illegale, fatta da privati e soprattutto svincolata dal mondo della produzione e del lavoro.
Ciò che permette la truffa monetaria è proprio il fatto di trattare il denaro come un ente separato, di pertinenza di apprendisti stregoni iniziati a chissà quale conoscenza. Invece il denaro deve essere solo un elemento integrato nel sistema di produzione e consumo dei beni utili e piacevoli che servono alla nostra vita.
Concordo.
A proposito Andrea, conosci MArco Mori? Sarebbe una bella novità se andasse al ballottaggio a Genova, no?
Bitcoin è già superato.
Leggete qua.
http://www.conchiglia.us/rsi/Marchio_Bestia.htm
Il prezzo del Bitcoin è stato sulle montagne russe nell’ultimo paio di mesi. Questa corsa è stata insolita. Il 2 settembre il bitcoin ha colpito un nuovo massimo storico a poco meno di $5k. Quindi il prezzo ha cominciato a correggere. Voci di una repressione del crypto hanno iniziato ad affiorare; queste voci erano massicciamente alimentate da un tweet del fondatore della Litecoin, Charlie Lee.
Poi un paio di giorni più tardi le voci sono state confermate. E così il bitcoin ha avuto una caduta massiccia, a $2,979. Perchè era successo? Il 19° Congresso Nazionale del partito comunista della Cina (equivalente alle elezioni generali) è stato programmato per il 18-24 ottobre. E il governo ha voluto prendere una posizione dura sui cryptos nella fase preparatoria.
La gente dimentica che i mercati sono globali. Sì, gli Stati Uniti sono un giocatore importante, ma così è la Cina e la Corea del sud. Una settimana dopo la notizia, Hong Kong è intervenuta per riempire il vuoto. E il prezzo del bitcoin ha cominciato a salire…
In effetti…. io sono per certi versi un investitore molto azzardato, ma il bitcoin non riesco proprio a “maneggiarlo”. Sbaglierò, forse sono troppo vecchio, mah….