IL film “The Walk” racconta la storia vera di un trapezista che compì un’impresa straordinaria: tirare un cavo fra le due torri gemelle ed attraversarlo, senza alcuna sicurezza. Ora, a parte
- la finzione televisiva o del grande schermo, per cui la mente SA che quello a cui si sta assistendo non è reale, c’è da considerare che
- anche la storia in sè è nota (nessun incidente avvenne) ma
- anche lo stile del film, e cioè il protagonista che racconta dell’impresa compiuta nel passato,
sono tutti elementi che dovrebbero togliere suspence e pathos. E invece no. Si sta a bocca aperta, sospesi, con lo stomaco che si aggroviglia, per la paura.
Ccomplimenti al regista a parte, cosa ci dice tutto questo? Che dentro di noi ci sono almeno due “io“, o due persone: la mente razionale, che sa, ragiona, trae conclusioni; e il subcosciente, o se volete “la pancia“, che se ne frega di quello che la mente razionale dice o pensa e prova sensazioni per conto suo. Durante un corso di NMG l’ottimo Trupiano ci spiegò più o meno lo stesso concetto con un esempio un po’ più schifoso ma altrettanto efficace. Ci disse: “Cosa facciamo tutto il giorno, ogni minuto?” Risposta: Deglutiamo. “E c’è qualche problema, facciamo fatica?” Risposta: No. “Bene. Ecco un bicchiere vuoto. Immaginate che vi chieda di mettere un po’ della vostra saliva dentro questo bicchiere: diciamo 2 dita. E poi vi chieda di berla (non quella di un altro, proprio la vostra). Reazione: tutti quanti schifati. “Ma come? Non la deglutite senza problema, continuamente, tutto il giorno? E allora? Cosa cambia?”
Anche qui si nota la contrapposizione: la mente razionale sa che quella è la saliva che avevo in bocca, e che normalmente mando giù. Ma il subcosciente, o meglio la pancia, o meglio l’io biologico ci impedisce di assumerla. Per l’io biologico ciò che esce dalla bocca è equiparato al risultato di un vomito, da evitare a tutti i costi. Insomma, anche se è vero che siamo UNO, come umanità, tanti membri di un unico grande organismo, è anche vero che anche al nostro interno di singoli individui convivono più personalità.
Mi venivano in mente queste immagini parlando qualche giorno fa con una amica, molto credente, ma che mi confidava di essere sempre preoccupata, in ansia, spaventata per tutto. Al che io, provocatoriamente: “Ma con la grande fede che hai, di cosa ti preoccupi? Non dovresti essere la persona più serena al mondo?” e la sua risposta, illuminante: “sì, con la testa, se ci penso. Ma di pancia, provo qualcosa di completamente diverso. E devo ogni volta convincermi che le mie ansie sono ingiustificate“.
Chi frequenta queste pagine conosce Bruce Lipton, che ha trattato a lungo gli aspetti del subcosciente, di quei programmi che vengono “installati” per così dire nei primi anni di vita, e che poi, come un TSR (Terminate and Stay Resident, cioè apparentemente si ferma ma in realtà continua a girare in sottotraccia) del vecchio DOS continua a far sentire i suoi effetti anche molto tempo dopo, magari per tutta la vita; anche lo Psy-K (ci ho intervistato Duccio Locati) tratta con questa parte del subconscio per eliminare tali blocchi.
A me è piaciuto molto anche Jon Gabriel, che, per cambiare certi programmi del corpo fa l’analogia della lingua straniera. Lui dice: se dovete comunicare con uno che non parla la vostra lingua, la cosa migliore sono i disegni, le immagini. Pertanto, se la mente razionale vuole “dire” qualcosa alla pancia, non può usare il linguaggio verbale: la pancia non capirebbe. Deve usare le immagini. E quindi, con la visualizzazione (una sorta di meditazione guidata), si crea una sorta di zona franca, una terra di mezzo che mette in comunicazione i due stranieri, e riesce a far passare un concetto. Ad esempio, la mente immagina una luce a forma di tubo, che scende dal cielo, e avvolge il nostro corpo che diventa protetto, e tutte le frecce, i sassi, fino anche ad un treno che ci viene scagliato addosso si infrangono contro questa luce potente. La “pancia“, che non capiva il ragionamento della mente, capisce però questa immagine, e dopo un po’ “impara” a fidarsi, ad essere più abbandonata, e, in qualche modo, spegne (Ctrl+Alt+Canc) i processi che giravano fuori controllo.
Molte volte siamo presi da paure che, a livello razionale, non trovano giustificazione. Oppure abbiamo comportamenti, scatti d’ira, che stupiscono anche noi stessi. Rimetterci in comunicazione col nostro io profondo, andare a ripulirci da eventuali programmi sbagliati, che magari neanche sapevamo di avere, può aiutare a ritrovare l’equilibrio. Ed eliminando paure fuori controllo e programmi che non ci appartengono, liberare in tutta la sua potenzialità la nostra fede. Perchè, come già detto, se la fede è vera e piena, e libera di agire a tutti i livelli del nostro essere, anche i conflitti tradizionali della NMG (boccone, attacco, svalutazione, territorio, ecc,) verranno depotenziati fino a non costituire più una minaccia per la nostra salute.
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Post Scriptum
Come mai la preghiera funziona? A parte il fatto che è una osservazione empirica, che l’Universo risponde ai nostri desideri (come dice chi è stato di là ed è ritornato, o anche più banalmente Jim Carrey), possiamo anche osservare quanto segue.
La preghiera contemplativa, ma soprattutto quella che mette al centro il ringraziamento (esercizio importantissimo e fecondissimo: provare per credere) facilita ed invita in un certo modo alla visualizzazione di tutto quanto di bello, luminoso, positivo c’è nella nostra vita: una sorta di “educazione” del subconscio che, un po’ alla volta, “dimentica” i suoi programmi di paura, astio, difesa che aveva forse imparato nei primi anni di vita. E questi programmi inibitori si fanno da parte, e lasciano spazio alle nostre scelte coscienti di amore, felicità, condivisione.
La coerenza di tutto ciò che è nel Creato rivela la firma di un Progettista Perfetto.
Tutto-sotto-il-cielo ha un inizio che si può considerare come la Madre di Tutto-sotto-il-cielo. Quando si trova la madre, attraverso di essa si possono conoscere i figli. Quando si conoscono i figli, se di nuovo ci si affida alla madre, non si corrono pericoli fino alla fine della propria vita.
Tappa le entrate, chiudi le porte, e per lo sviluppo (naturale) del tuo corpo le tue forze non si esauriranno. Apri le entrate, favorisci le attività, e per lo sviluppo (naturale) del tuo corpo sarai senza aiuto.
Percepire ciò che è piccolo vuol dire avere la visione; attenersi al debole vuol dire essere forti.
Usando la propria luce, se si fa di nuovo ricorso alla propria visione, non si espone il proprio corpo alle calamità. Questo si chiama: applicarsi a ciò che è costante.
PS: Il progettista sono _IO.