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Mi sono divertito molto ascoltando alcune interviste e conferenze di Jonny Bowden, autore americano famoso in particolare per il suo libro: “The Great Cholesterol Myth” (Il Grande mito del Colesterolo), anche perchè, sempre alla luce delle –benedette– leggi di Hamer, tutto torna, preciso come un orologio. Ma andiamo con ordine.

Ho già provato a provocarvi con questo post in cui domandavo: “ma com’è possibile che persone in splendida forma, addirittura atleti a livelli agonistici importanti, abbiano un attacco mortale al cuore?“. La provocazione, ovviamente, stava nella domanda retorica, perchè chi conosce Hamer, sa che il grasso ed il colesterolo stanno all’attacco al cuore come le cicogne all’arrivo di un nuovo bambino o i pompieri agli incendi: il rapporto di causalità c’è, ma è invertito (prima avviene l’incendio, e poi arrivano i pompieri; prima arriva l’attacco e poi il colesterolo si preoccupa di ricostruire le arterie).

Ora, questo Bowden, trainer, preparatore atletico, nutrizionista e autore di diversi libri di successo, pur non arrivando alla comprensione completa come Hamer, fa una importante scoperta: il colesterolo non c’entra nulla. Stiamo usando un indicatore solo perchè è più facile da misurare, ma che non ha alcuna correlazione con quello che vogliamo misurare. Cita un esperimento in cui 605 pazienti, molto messi male di salute (sovrappeso, esperienze pregresse di attacchi cardiaci, molti fumatori, diabetici, ecc.) furono divisi in due gruppi:

  1. Al primo gruppo fu data una dieta denominata “dieta prudente“, consigliata dall’associazione americana dei cardiologi: grassi insaturi al 30%, grassi saturi sotto il 7%, no uova, ecc.;
  2. Al secondo gruppo una dieta mediterranea, molto ricca anche di grassi, pur se nella forma insatura (olii, ecc.).

A metà strada l’esperimento venne interrotto per motivi umanitari: le morti nel primo gruppo erano troppo alte, rispetto a quelle del secondo, e tutti i pazienti superstiti furono ricondotti alla dieta mediterranea. Questo può non stupire più di tanto, ma quello che val la pena sottolineare è che il livello di colesterolo misurato nei due gruppi era esattamente lo stesso: quindi, nessuna correlazione con le cardiopatie. Altri particolari interessanti emergono, quali ad esempio la correlazione inversa fra “grassi” e il dimagrimento, ma magari approfondirò un’altra volta.

Per ora, mi basta osservare questo: quello che misuriamo, molto spesso, non ha alcuna correlazione con quello che si vuole osservare. E questo perchè ci ostiniamo a non capire come funzioniamo: in chiave riduzionistica, analizziamo solo il particolare (elemento chimico, proteina, cellula, ecc.) e perdiamo di vista di vista il generale (corpo, mente, psiche come ha fatto Hamer nella Nuova Medicina Germanica). Non siamo la somma di atomi, molecole e composti chimici: c’è molto di più, e chi si ostina a negarlo non fa un gran servizio a sè stresso, alla scienza, e all’umanità.