A seguito degli attentati parigini si è riproposto, in molti ambienti familiari, lavorativi, ma anche in qualche talk show televisivo o radiofonico (dove hanno avuto la malsana idea di invitare personaggi fuori dalle righe come Giulietto Chiesa), si è riproposto, dicevo, il solito teatrino della contrapposizione, della rottura insanabile fra le opposte fazioni: chi sbraita contro i terroristi e, per estrapolazione, contro l’intero mondo islamico, e chi invece afferma che il terrorismo è funzionale alle aspirazioni belliche del mondo occidentale, e quindi, in qualche misura, voluto, creato, controllato ad arte.

Non entro qui a prendere le parti di una o l’altra fazione (anche perchè sapete bene cosa penso: seguendo la regole del cui prodest mi pare evidente capire quale sia matrice di ogni azione, al di là dei proclami ufficiali); no, qui mi interessa analizzare il sottile meccanismo psicologico per cui quello che ad uno appare evidente, limpido, inequivocabile, ad un altro appare la più assurda delle teorie complottiste, degna solo di un pazzo squilibrato. Se adottiamo la stessa razionalità, se due più due fa quattro per tutti, perchè arriviamo a conclusioni così inconciliabilmente ed insanabilmente opposte?

Non so se vi è mai capitato di osservare le nuvole. Attività bellissima, di pura contemplazione e di esercizio che, se fatta insieme ad amici, porta a vedere quello che altri vedono. “Guarda! Un drago!” “Dove?” “Lì, guarda! Quella è la testa, quella è la coda, …” … “Sì è vero! E adesso si sta girando…” E lì dove fino a pochi secondi prima non si vedeva niente di speciale, tutto ad un tratto diventa chiarissima la figura che ci è stata suggerita. Ma la cosa bella è che una volta “vista“, quella figura non ci sfugge più: proprio perchè il cervello sa cosa andare a cercare, ritrova lo schema e gli elementi utili che che contribuiscono a formare l’immagine cercata.

Un po’ come nella figura che segue: alcuni vedono… non ve lo dico: cosa vedete voi?

doppia donna

Alcuni vedono una giovane signorina girata quasi completamente, quasi da dietro (la mandibola), altri vedono una vecchia con un grosso naso. Una volta spiegato, agli uni e agli altri, le diverse posizioni, molti riescono a vedere la posizione degli altri, ma ci sono anche quelli che, una volta abbracciata e scelta una versione, proprio non riescono a cambiarla.

Forse è questo il motivo per cui abbiamo opinioni diverse: una volta abbracciata una posizione, volontariamente o inconsciamente, tendiamo a osservare (e ricordare) tutti i particolari che ci rafforzano e ci confortano in quella credenza, e a trascurare (o a non vedere proprio) tutti i particolari che contraddicono la posizione presa, come ho scritto qui (“Bias di conferma”).

Un caso emblematico di questo fenomeno lo possiamo osservare nell’analisi di un film di Stanley Kubrick, Shining, già trattato (un po’ frettolosamente, a dire il vero) in altra occasione, ma che vale la pena di riprendere per spiegare come questo meccanismo possa dividere in due su un argomento.

In parole povere, il famoso regista Stanley Kubrick avrebbe realizzato la versione cinematografica del libro di Stephen King con qualche adattamento, per dirla in maniera semplice, con delle vere e proprie sviste o degli strafalcioni se vogliamo dirla tutta. Se è accettabile, normale, giusto che una versione cinematografica debba adattarsi al mezzo, è però incomprensibile l’introduzione di alcune modifiche, totalmente estranee al racconto originale e non funzionali all’evolvere della storia che il regista avrebbe introdotto. Anche qui però, come il drago sulle nuvole, è possibile applicare uno schema, mettere una lente colorata o un filtro speciale, e tutto quello che non si capiva prima diventa immediatamente facile e comprensibile. Ma è la logica, o è frutto di quel “bias di conferma” di cui si parlava prima, per cui una volta adottata questa chiave di lettura si vede solo quello che serve? Non ho risposta. Giudicate voi, per il momento lasciatemi ringraziare Andrea Doria, che ha sottotitolato il video che linko alla fine.

SHINING – UNA LETTURA ADATTATA

Il vetrino colorato che viene proposto è questo: il regista Kubrick dichiara, con un messaggio nascosto, la sua personale storia che lo ha visto coinvolto nella realizzazione della gigantesca macchinazione che ha portato a fabbricare la finzione dell’allunaggio. 

Una volta applicato questo vetrino colorato (meglio: chiave di lettura) tutto diventa chiaro.

famigliaI protagonisti. Jack Torrence (Jack Nicholson) e suo figlio Danny rappresentano entrambi Stanley Kubrick. Il bambino rappresenta la parte infantile, quella che ha sogni, non scende a compromessi; l’adulto quello che si piega ai bisogni, ai compromessi, alle responsabilità. Fra l’altro interessante notare che sia il protagonista che il bambino sono interpretati da attori che hanno lo stesso nome del personaggio del film. Un messaggio nascosto per indicare che si sta raccontando una storia vera?

L’Overlook Hotel. L’hotel rappresenta gli USA o la nazione americana. Costruito sui resti di cimiteri indiani (la nazione americana è costruita sull’olocausto dei nativi americani) e pieno di simboli (l’Aquila, la bandiera americana, i colori rosso blu e bianco), e l’incarico dato al Jack-Stanley adulto è di mantenerlo in buono stato ed evitare il america pulitadegrado, fino a che passi l’inverno: l’inverno rappresenta il periodo della guerra fredda con l’URSS (moltissimi orsi sparsi qua e là a simboleggiare il pericolo russo), e Jack può scrivere quanto gli pare, solo assicurarsi che l’immagine dell’hotel non deteriori. Unico avvertimento: il rischio di isolamento, infatti il custode precedente è impazzito, e ha ucciso la moglie e le due figlie. In una scena la moglie e il figlio giocano e la mamma dice, per giocare: “L’ultimo che arriva deve mantenere l’America pulita” a confermare che l’Hotel rappresenta l’America. Oltretutto il nome Overlook indica un posto di comando, da cui si domina: e non per niente il direttore, all0’inizio, dice: qui vengono le persone più importanti, lo star system…

La moglie e il figlio prigionieri del labirinto. Stanley/Jack guarda il plastico che rappresenta il labirinto e dentro vede moglie e figlio: prigionieri di un disegno più grande di loro che non conoscono. Jack (Stanley cresciuto) conosce una realtà che il Danny (Jack bambino) non conosceva.

moquetteLa moquette come rampa di lancio. Danny gioca sulla moquette con i camion, e la trama di questa ricorda la base della rampa di lancio dell’Apollo 11. Poi si alza in piedi e sul maglione ha esattamente l’Apollo 11!

 

rampa lancio

 

 

apollo11

La stanza 237. Stranamente, nel libro di King stanza 237la stanza incriminata era la numero 217. Qui Stanley commette – apparentemente – un grave errore, una svista, peraltro non giustificabile in alcun modo: a cosa serve cambiare il numero da 217 a 237?  Spiegazione col nostro vetrino colorato: 237.000 miglia è la distanza fra la terra e la luna (oggi si tende a dire 238.000, ma allora si diceva 237.000). La stanza 237 è quindi la “moon room“, niente in 237quello dove è avvenuto il fattaccio: l’eccidio nel romanzo originale di King, la finzione dell’allunaggio per Stanley. In un’altra scena il cuoco dice al bambino Danny, che gli chiede cosa c’è nella stabza 237, “Niente. Non c’è assolutamente niente” quasi a sottolineare che si tratta di una finzione.

 

L’abbraccio con la ragazza che diventa una schifezza.sexy job Nella stanza 237 Jack (Stanley adulto) vede una bella ragazza nuda e ne viene attratto. Ma baciandola si accorge che è una vecchia sporca che suscita ribrezzo: allusione al gioco di creazione della finta realtà lunare (quanto avvenuto appunto nella stanza 237) che all’inizio lo deve aver attratto (doveva essere molto sexy) ma poi gli si presenta nella sua nuda realtà: una cosa schifosa, da ribrezzo.

Lloyd, il vero padrone dell’albergo. In un paio di scene compare un personaggio austero, al bar dell’albergo (che dovrebbe essere vuoto, in realtà). L’albergo-America, frequentato dalle celebrità e stelle del cinema (come detto all’inizio del film, come ad indicare che lo star system è a conoscenza dell’imbroglio) ha un barista dall’aspetto sinistro, che compare e scompare a seconda dello stato d’animo di Jack-Stanley, che ad un certo punto dice: “your money has no value here” il tuo denaro non vale niente qui; come dire: se noi creiamo denaro dal nulla, cosa vuoi che ce ne importi del tuo denaro?

lloyd soldi

Il maggiolino rosso che diventa giallo. Nel maggiolino sfasciatolibro uno dei personaggi utilizzava un maggiolini rosso per andare all’Hotel; nel film tale maggiolini diventa giallo. Niente di che,m se non fosse che, lungo il tragitto per l’albergo, a causa della tempesta di neve (la guerra fredda fa USA e URSS?) si trova il maggiolino rosso sfasciato in un incidente. Scena assolutamente superflua e inutile, all’apparenza, ma forse messaggio in codice a King: ho sfasciato il tuo racconto perchè avevo da fare altro.gemelle gemini

Le sorelle (libro) diventano genelle (film). Anche qui: quale apparente motivazione per cambiare un particolare apparentemente insignificante? Non esiste nessun’altra allusione che faccia riferimento all’importanza dell’essere gemelli. Sono morte, uccise dal precedente custode dell’albergo, cosa cambia se sono sorelle o gemelle? Anche qui ci viene in soccorso il vetrino colorato del falso allunaggio. Le precedenti operazioni spaziali avevano il nome Gemini, che in latino significa Gemelli. Tutto torna, no?

La macchina da scrivere e il lavoro sotto jack arrabbiatodettatura. Intorno alla macchina da scrivere dove Jack (Stanley adulto) scrive ci sono diversi particolari, ancora una volta incomprensibili se non inquadrati nella giusta prospettiva. Innanzitutto la macchina è una Adler, tedesca, e il termine Adler significa Aquila: simbolo del potere e dello stato americano. Che Jack-Stanley scriva sotto costrizione è indicato da un apparente errore: in una scena si arrabbia con la moglie che, a suo avviso, lo aveva disturbato, toglie il foglio e lo trappa e manda via la moglie. Mentre la moglie si allontana lui torna a scrivere ed ha già il foglio ben posizionato al suo posto. Se non pensiamo alla svista del regista (cosa improbabile) è un segno che evidenzia come ci fosse qualcun altro che gli preparava lo script. Cosa peraltro confermata da altri due particolari: la ripetizione ossessiva della frase: “All work and no play makes Jack a dull boy” (solo loavoro e niente gioco rendono Jack insofferente); dove denuncia di aver dovuto rinunciare alla sua parte infantile e creativa per le responsabilità che si è preso (come dichiarato nella scena del primo litigio con la moglie); ma la ripetizione ossessiva della parola “All” che si può anche interpretare “A 11” può sembrare un riferimento all’Apollo 11.

responsabilita

La mano trattenuta. In una delle scene finali compare Jack-Stanley in una foto di una festa con un biglietto in mano, come se avesse un messaggio da dare: ma la sua mano è trattenuta da qualcuno. Come dire agli spettatori: avevo qualcosa da dirvi, ma mi è stato impedito?

mano trattenuta

Mi fermo qui. Altri particolari interessanti possono contribuire a completare il quadro: ma forse siamo solo paranoici che, una volta adottato uno schema, scorgiamo particolari che ci confermano nella nostra convinzione che è solo frutto della nostra fervida fantasia e capacità di scovare particolari che sostengono i nostri pregiudizi.

Complottisti che non siamo altro!

 

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Commento aggiunto appena finito di vedere il film. In effetti, un film che non mi sarei mai sognato di guardare, letto attraverso la lente del conflitto fra l’Io bambino (creativo, intuitivo, immaginativo) e l’IO adulto (che ha i suoi impegni con la società, che ha le sue responsabilità, ecc.) è tutta un’altra cosa (anche in guerre stellari di Lucas questo confronto scontro si era visto, quando il giovane Skywalker combattendo il male scopre che è suo padre).

Ho anche trovato altri particolari che me l’hanno fatto apprezzare ancora di più, un giorno magari li scriverò, al volo però ne cito alcuni:

1) Durante il viaggio in macchina verso l’Overlook Hotel, il piccolo Danny dice “lo so, l’ha detto la televisione” riguardo ad un argomento che stavano trattando i genitori, e Jack (Il Kubrick adulto) sottolinea con fare ironico: “sì… l’ha detto la TV…” come dire: fidati, fidati di quello che dice la TV….
2) Il portafoglio di Jack (Kubrick adulto) è vuoto la prima volta che va al bar dell’hotel, ma quando ci ritorna (sempre nel corso della stessa serata) si è stranamente riempito. Cosa era successo nel frattempo? Aveva mentito alla moglie e confermato il suo impegno con i detentori del potere: e questo gli riempie le tasche.
3) Interessante come muore il protagonista, Jack (l’Adulto) muore congelato nel labirinto da cui non riesce ad uscire; mentre dallo stesso labirinto Danny riesce ad uscire. La mente razionale, logica dell’adulto resta invischiata, intrappolata, mentre quella creativa ed intuitiva del bambino non si fa ingabbiare?

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https://gloria.tv/post/RpTQK2dmH31H1XEWpms84dcKL

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Aggiunta del 6 6 2022

Dall’amico Adriano Bianchi