Copio e incollo questo articolo dal Sole24Ore che mi sembra quanto meno originale: in sostanza si riconosce (meglio: si riporta uno che dice che riconosce) che produrre denaro in grandi quantità per i ricchi non serve a far ripartire l’economia (ovvio: se li tengono in tasca, mica come i poveretti, che se gli dai qualcosa se lo spendono subito). Che sia un segnale di inizio di cambio di tendenza? Non saprei. Però secondo me suggerisce almeno un paio di osservazioni:
- Chi sta nella stanza dei bottoni si rende conto che, se non allenta un po’ la presa, il sistema economico non riparte. La gente ha troppa paura del futuro per spendere, e questo sta trascinando tutto nel baratro. Per cui, meglio smettere di spellare la pecora, anche perchè oltre un c erto limite, quando la si è scuoiata, questa muore, e non la si può più sfruttare.
- Meglio allargare le maglie e dare un po’ di denaro che svelare il grande segreto, e cioè che chi può (banche e banchieri) crea denaro dal nulla a proprio uso e consumo. Facciamoci un po’ di complici, diamo soldi anche a loro, prima che, disperati, scendano in piazza e facciano la rivoluzione.
Buona lettura.
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Il Quantitative easing? «Arricchisce solo i ricchi: meglio fare bonifici da 8mila euro a tutti». Parola del re degli hedge
Con i loro quantitative easing le banche centrali di mezzo mondo hanno fatto diventare i ricchi ancora più ricchi. A lanciare la provocazione non è l’esponente di un partito trotzkista in cerca di attenzione (non rappresenterebbe una notizia) ma uno dei più potenti hedge funds manager d’Europa: Paul Marshall, che con la sua “Marshall Wace” da Londra gestisce circa 22 miliardi di dollari (cifra di non molto inferiore alla manovra di Renzi). Con una lettera al Financial Times, il turbocapitalista britannico è entrato con la leggerezza di un bisonte nel dibattito sull’efficacia dei vari Qe mondiali, sempre più controversi perché fanno sentire i loro effetti molto sulla finanza (e sui portafogli dei più facoltosi) e molto meno sull’economia reale (e sui portamonete dei meno abbienti). Oltre a essere qualche volta completamente inutili, come mostra per esempio il caso del Giappone, che dopo aver stampato montagne di denaro si ritrova in deflazione e recessione.
Marshall ripercorre le nobili motivazioni delle politiche monetarie non convenzionali: in primo luogo, ridare fiato all’economia mantenendo solida l’offerta di moneta destinata al sistema bancario, in modo da evitare una contrazione del credito simile a quella degli Anni trenta. Tutto vero, dice il finanziere britannico, ma la realtà – molto più prosaica – è che l’acquisto di titoli di Stato da parte delle banche centrali fa lievitare tutti gli altri asset, dall’azionario all’immobiliare. In questo modo a beneficiare dei vari quantitative easing è il mondo finanziario, «che ha un grande debito verso i Qe»: i banchieri con i loro ricchi bonus, i gestori di hedge funds come lo stesso Marshall, ma anche il real estate, che negli Stati Uniti è rimbalzato del 50% dai minimi post Lehman (l’Italia come sappiamo sul mattone vive un altro film).
Le banche centrali hanno poi anche altri obiettivi, ricorda il finanziere della City, a partire dall’indebolimento delle rispettive valute. Discorso a parte è il Qe di Draghi, che secondo Marshall rappresenta un colossale «schema Ponzi» (citazione testuale) architettato dalla Bce per distorcere ad arte il mercato obbligazionario europeo a tutto vantaggio degli indebitatissimi e stagnanti Paesi europeriferici. Ogni riferimento all’Italia non sembra puramente casuale.
Oltre a arricchire i ricchi, la droga monetaria delle banche centrali ha poi creato dipendenza, come ha sottolineato tra gli altri Alberto Gallo di RBS in uno studio di qualche giorno fa intitolato “Il paradosso infinito del Qe”. Eh sì, perché lo schema – illustrato plasticamente anche in forma grafica da RBS – è il seguente: il Qe porta a tre effetti collaterali poco desiderabili,
- cioè una pessima distribuzione della ricchezza,
- una minor produttività e
- una serie di crescenti bolle finanziarie difficili da gestire.
Quando i nodi vengono al pettine, come se ne esce? Con pesanti e impopolari riforme strutturali, oppure (l’avrete già capito) con un altro bel Qe nuovo di zecca, che dà un calcio alla lattina rimandando il problema. La droga monetaria continua così a fluire nelle vene dei soliti noti di cui sopra, allargando ulteriormente la “forbice” tra ricchi e poveri.
Lo strabismo tra i fuochi d’artificio della finanza di Wall Street (con l’indice S&P500 triplicato in sei anni) e il cerino in mano dell’economia reale di Main Street (che cresce a ritmi molto più blandi) è evidente. Sarebbe stato meglio iniettare direttamente il denaro fresco di stampa su grandi progetti infrastrutturali, sottolinea Marshall. Oppure, aggiunge sparando una somma provocazione per un banchiere della City, si potrebbe fare un nuovo tipo di Qe: un bel bonifico direttamente nei conti correnti di ogni singolo cittadino. Per il Regno Unito si tratterebbe di 5800 sterline (quasi 8mila euro) a persona, neonati compresi. Funzionerebbe? Non si sa, sorride Marshall, ma almeno sarebbe più giusto.
Quando la classe dei maiali al potere si accorge che la popolazione ha scoperto i suoi putridi trucchi, presenta immediatamente un’altra faccia: si affretta, spaventato, a schierarsi dal lato opposto della barricata. Quindi usando tutto il suo apparato di mezzi di comunicazione, si mette improvvisamente a pronunciare le argomentazioni dei “complottisti”. Fa sue le argomentazioni del nemico. Parrebbe uno che avendo finalmente scoperto la verità ora veste la camicia di chi ieri era un acerrimo nemico. Un pò come fa Erdogan, il leader turco, ieri filoamericano e all’improvviso oggi schierato con Putin e con la sua poliitica oggi vincente di lotta all’Isis.
Il popolo che non discerne una mazza, si metterà presto ad applaudirli e dirà:”Come parlano bene!”, questa sì che è gente onesta e sincera!”.
…ed ancor meno funziona il…” QI “…
visto che il Potere,grazie alla…” dèmo-crazìa “…
è caduto oggi in ostàggio dei…” dèmo-CRETINI “…
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del tutto impotènti nel risolver i Problemi+Veri,quelli della gente comune:
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‘sti fetènti de sedicènti ” potènti “,tutti quelli che vediamo ogni sancto dì esibirsi in Tivvì…
sono solo còmiche compàrse e squàllidi figurànti…ovvero…mediatici ” riempitivi ” televisivi…!!!
…avènti una sola ed unica…” Funzione “…
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sostituir la Realtà…colla…” Finzione “…
Alleluja, lo ha ammesso persino il sole 24 ore. Bene, anzi male.
Pensate ora a come dovranno stare attenti a nominare le quotazioni dello shale oil statunitense, su cui loro stessi hanno premuto per indurre ad investire come fossero il miracolo della fonte magica (con tanto di foto rassicurante di bambino in calzette yankee), pena far infuriare qualche broker illuso dalla loro inesistente affidabilità (infatti mai e poi mai investirei sentendo gli umori della stampa, si rischia sempre di sbagliare, meglio affidarsi alla logica e al buon senso).
Sono gli stessi che hanno pubblicato senza peer review la ricerca demografica spacciata per teoria di illustri economisti “stranamente timidi” a prendersi i “complimenti” di tale scoperta. E alla fine hanno mollato l’osso archiviando la notizia in mezzo ad un marasma di annunci e notizie, sperando così di occultare la figura barbina. Direi che avrebbero capito che seguire il gregge non conviene, ma ho i miei dubbi. Ma magari mi sbaglio.
Che il QE si sarebbe trasferito nelle tasche dei ricchi era ovvio persino a Draghi che l’ha fatto, suo malgrado per compiacere la FED che in USA sta da oramai 8 anni coi tassi di rifinanziamento principale a zero. Ed è lo stesso QE di cui io parlai già da maggio 2014 (vedere tra i miei commenti in archivio come prova) che ha provocato il deprezzamento brusco dell’euro sul dollaro, assieme ad altri fattori, come la guerra dei prezzi del petrolio. Prima compravi 1,4 dollari per 1 euro, ora solo 1,1 dollari per singolo euro. Io stesso suggerì ad un broker di comprare dollari contro euro, per un termine di 6 mesi da giugno fino a dicembre 2014 per poi rivendere i dollari col futuro prezzo a pronti, oppure di fare un forward di euro contro dollari per lo stesso periodo assicurandosi l’acquisto di dollari al prezzo di “ieri” (semplifico per questioni espositive, ma la logica rimane quella).
Non basta abbassare la saracinesca dei tassi fino a zero per l’interbancario e a sotto zero per chi deposita soldi (e poco sopra zero per chi presta soldi ad altre banche a vuoto) presso la BCE (utili per le transazioni overnight), illudendosi che per paura di vedersi il capitale corrodersi e quindi sentirsi minacciati dall’imminente Basilea III le banche avrebbero concesso credito. Peccato che non abbia contato che non esiste una corte dei conti europea, per cui un sistema bancario elude facilmente tramite il conteggio deduttivo della media delle transazioni mensili anziché sui valori effettivi, che sul mercato (vero, non quello spacciato per tale da finti liberisti) la gente ha sfiducia e paura del futuro (il britannico ha parlato di soldi dati in tasca direttamente ai cittadini, io parlavo mesi fa di elicotteri che calavano piogge di soldi nelle piazze, che ironia!), le imprese aumentano l’inaffidabilità provocando la selezione dei peggiori debitori scoraggiando progetti meritevoli ma economicamente disagiati. L’ansia ora ha colpito anche i ricchi, vedasi i vari scandali, le varie leggi tra cui la legge sul prelievo forzoso (chiamarlo bail in è un insulto all’intelligenza umana, come se cambiando l’ordine dei fattori il prodotto potesse cambiare) di cipriota memoria.
Ma pur mettendosi nei panni delle banche popolari, di credito cooperativo (artt 28 e ss del TUB) che agiscono in piccole realtà, e si trovano di fronte al dilemma: prestare e rischiare di essere commissariate da Banca d’Italia o non prestare e far marcire i soldi. Ed ecco che ad apparente soluzione avviene lo stesso TUB novellato con la legge 33/2015 in conversione del decreto legge 3/2015 (evidente interesse del governo di scavalcare e mettere davanti a fatto compiuto il parlamento) creando le definizioni di banca popolare anche per ammontare degli attivi (assets in inglese), praticamente di investimenti e immobili ad 8 miliardi (definito anche rispetto al consolidato), pena la forzatura a trasformarsi in SpA e aprirsi al “libero mercato” (che ora come mai ha più il sapore di una feroce dittatura nazista) perchè il voto capitario e il limite dell’1% per comuni privati o massimo 3% per fondazioni di origine bancaria (purché finanziate da collettività) fa scomodo a chi vorrebbe acquisire quote rilevanti e provocare apposta panic sellings (vi dice nulla il proverbio “chi disprezza compra”?). Pensate che se non lo fa è la stessa Banca d’Italia che interviene, perchè deve difendere il libero mercato (libero si, ma dalla correttezza e trasparenza). Quindi attenzione per chi ha azioni presso il gruppo BPER (il più grosso delle popolari d’Italia), potrebbe succedere che o costringono alla vendita delle azioni provocando un brusco abbassamento dei prezzi (colpendo con titoli tossici fino ad oggi resi inoffensivi) oppure se più praticabile potrebbero indire un’assemblea straordinaria dei soci a seguito del quadro normativo vigente per emettere obbligazioni convertibili in azioni così da aprirsi a nuovi capitali esteri…
Quanto a Draghi, ha fallito sia perchè ha agito troppo tardi (sento già le banshee keynesiane evocare dal mondo dei morti per vendicarsi di cotanta hybris) e perciò verrà presto defenestrato dal crudele Weidmann (come avere la guerra in casa se lui diventa presidente della BCE); sia perchè sono stati gli stessi ricchi a cercare di tirare avanti la barca (visto il voltafaccia della piccola ma ricca Svizzera contro il segreto bancario, dovuto non per improvviso virtuosismo ma perchè il cambio del franco svizzero stava scoppiando per colpa dei troppi miliardi degli evasori)… In compenso anche i ricchi “se la stanno facendo sotto”…
A dirla tutta, hanno in molti capito nell’alta finanza che l’euro rischia di sparire, quindi cercano di mettere al sicuro le ingenti liquidità. L’euro è forte solo contabilmente, ma non per le premesse istituzionali e politiche che lo rendono persino peggiore del rublo russo. Al che persino lo yuan cinese è oro (e presto lo sarà col nuovo gold standard imminente). Altro che dollari australi o corone scandinave!
Comunque, il principio di concedere liquidità pur se a debito pubblico è quello ovvio anche ai più caparbi ignoranti che vogliono dire che serve una ripresa economica di un paese.
Solo che la recessione evidente negli States, la riapertura dei mutui subprime in USA (perseverare diabolicum) per rianimare un’asfittica produttività che di fatto cresce solo perchè crescono gli investimenti speculativi, non indicizzati sulla produzione ma quasi sempre sulle aspettative (quello che volgarmente conosciamo col nome di bolla speculativa, o come gioco della sedia). Questo perchè le imprese possono rivolgersi direttamente alla FED per farsi prestare dei soldi, mentre in Europa ciò è inammissibile, perchè prima si aspetta l’emissione di obbligazioni di Stato che devono essere acquistate (cioè qualcuno le ricopre di soldi, salvo che poi rivuole tutto indietro compresi gli interessi, al che inevitabilmente nel periodo seguente si emetteranno altri soldi per finanziare gli interessi precedenti… schema Ponzi, è chiaro, solo che se lo fa un privato è truffa e si va in galera, se lo fa un banchiere è politica monetaria e si governa).
L’unica eccezione è che un banchiere sa bene che i suoi debiti sono inesigibili, e sta al suo buon “cuore” o buon senso qualora il primo non intervenga che le pretese assurde rischiano di diventare un boomerang. Per cui il debito si può anche accumulare all’infinito (chissà, forse si aspettano che un giorno l’umanità sarà diventata così idiota da convincersi che deve veramente pagarlo?)
E che dire dello scandalo Volkswagen? Anche questa è una manovra USA per cercare di ridurre a più miti consigli il governo tedesco sul TTIP (come anticipato da Avvenire), sperando così di costringerlo a pensare che convenga alla Germania il TTIP, visto che i paesi europei più forti hanno un’opinione negativa di tale accordo (che secondo il mio parere finirà con un nulla di fatto, eluso ed evaso peggio delle “leggi alla napoletana”), anche perchè se veramente si cimentano in questa avventura le multinazionali americane dovranno farsi una dentiera nuova (come è stato col cugino TPP).
Non che io impazzisca di amore per la Germania, ma di certo le accuse non proferiscono da bocche di santi. Anzi, direi proprio da buoi contro asini.
Non devono dimenticare che oramai l’opinione pubblica sul merchandising USA sta calando i propri indici di gradimento. In primis ciò si deve alla fine dell’illusione propagandistica USA che alberga negli animi di fette crescenti di popolazione, al graduale depotenziamento sulla scena diplomatica degli USA (ma non per questo sono innocui), vedasi gli sberleffi del papa verso le lobbies delle armi, la Cina e la Russia che rispondono per le rime alla provocatoria stampa yankee, non ultimo l’infamante immagine (direi proprio “la figura di MERDà” con l’Isis) di guerrafondai finti pacifisti. Inoltre, possiamo interpretarlo come uno sgambetto per lo scandalo dell’NSA, che rimarrà nei secoli dei secoli. Autore anche di questo cambiamento epocale sono le giovani generazioni cresciute più con l’antiamericanismo che col filoamericanismo post bellico.
Ma ciò che porta avanti la baracca dell’impero al suo tramonto è la paura di alcuni lobbisti di venire tagliati fuori dai nuovi lobbisti, dai vincitori, perchè se avessero potuto infilarsi nelle lobbies cinesi non ci avrebbero messo niente a sbattere gli USA in recessione e finirla qui la crisi. E avrebbero banchettato a Shanghai su lussuose libagioni. Ma i cinesi non li vogliono come amici (né loro vogliono i cinesi come amici), li preferiscono morti. Ed è guerra, ma a pezzi. E gradualmente. Finchè il vincitore non insulterà la memoria storica dello sconfitto, come è sempre stato.
Manca un è all’inizio del precedente commento, ammetto di aver scritto in fretta. Forse troppa.
Integro dicendo che dovremmo aspettarci il gran botto della borsa di Wall Street entro la fine di quest’anno, probabile anche in questo mese, se si vuole spingere il bottone della guerra. Altrimenti se si vuole rinviare è perchè il piano è cambiato in fieri (era chiarissimo che una seconda crisi dei mutui subprime farebbe comodo per spingere la gente già depressa e arrabbiata alla guerra, e quindi a manovre di indicibile offesa alla dignità umana).
Da tempo stanno a parlare di rialzo dei tassi, ma per fortuna non ho creduto al bluff della Yellen. E la storia mi ha dato ragione. I tassi sono rimasti invariati.
L’unico timore è che possiamo ritrovarci la guerra in Europa, tra guerre civili ed intestine, visto come questo “geniale” euro così progettato ha portato ad acuire la crisi e i nazionalismi di stampo violento (è inutile che Prodi accusa gli altri, sapeva benissimo, ma l’avidità gli ha giocato un brutto scherzo). Cioè, non è bastato lo SME, il gold standard per capire che un’unione monetaria tra realtà diverse non integrate – che hanno violato spudoratamente la teoria dell’Area Valutaria Ottima – è forse forse “una cagata pazzesca”?
Ma proprio che l’interesse di quattro soggetti è così cieco? Eh no, qui anche gli ignavi vanno processati per la loro incapacità di vedere le cose evidenti. Ma seppur indignato, mi arrabbio proprio perchè in fondo in fondo credo in una loro intelligenza. E non solo credere è gratis, ma con perseveranza funziona.
Draghi avrebbe dovuto fare il QE prima, non essere così testardo fino di fronte ai pugni sul tavolo della FED. Qui il problema è politico, non economico, è di distribuzione assurda delle risorse che distorcono le potenzialità del sistema (un po’ come le poste truccate al gioco dei cavalli).
Quindi, non solo questo sistema è ingiusto ma è anche spaventosamente inefficiente.