Comunque sia, non è la prima volta che i mass media capziosamente colgano elementi a proprio interesse e tornaconto, o per lo meno dell’utenza di destinazione che sanno doversi indirizzare alla direzione voluta dal mainstream.
Capirete meglio ciò che intendo nell’ottimo articolo scritto da Giovanni Martino già nel 29 dicembre del 2008.
Vorrei integrare con qualcosa di mio il paragrafo 3.1 La domanda di manodopera delle imprese
Innanzitutto ciò che rende un fenomeno buono o cattivo è quale risultato a somma conclusa fa l’operazione (alla faccia degli economisti dottrinali). Infatti se si considera il costo della manodopera straniera che è indubbiamente più bassa (ma spesso anche meno qualificata non per questioni squisitamente razziali) – lo sanno anche i sassi – va preso a riferimento il prezzo finale di vendita.
Rispetto a quest’ultimo, secondo il dato lì riportato di cui mi fido, incide solo per il 20-30%, il resto è tutto profitto, costi di ricerca e sviluppo, costi di distribuzione.
Al che viene da domandarsi: se si volesse diventare più competitivi abbassando i prezzi si potrebbe agire anche aumentando la rete di tutele sociali per incentivare i lavoratori e ridurre i profitti dell’imprenditore (che comunque avrà soldi a sufficienza per comprarsi beni di lusso come desidera) e quelli dell’azienda. Non credo tanto che un profitto alto dell’azienda serva necessariamente per tutelarsi dai rischi (esistono apposite polizze assicurative) o per remunerarsi in borsa (se è una SpA) o anche semplicemente per liquidare le obbligazioni.
Ovviamente la questione smaschera l’intenzione degli imprenditori di monopolizzare il mercato (perchè pensano che il loro profitto li protegga e li renda in grado di fare la “guerra” con gli altri pesci grossi), cosa che riesce facile con le organizzazioni criminali che raschiano illegalmente i profitti garantendo maggiori soldi per chi collabora e garantendo di saper incutere paura e timore in chi dovrebbe vigilare e denunciare (compresi ufficiali delle Forze dell’Ordine).
A volte basta anche fatturare finte commesse mai svolte per creare un alibi da dove prelevare soldi che in teoria lo statuto delle cooperative negherebbe tale opzione.
Tuttavia non si esclude che qualche grande agricoltore improntato all’export punti a rendersi più competitivo con gli stranieri, pensando che gli altri siano così fessi da giocare una partita diversa (senza sapere che l’economia spesso finisce con un’asta al ribasso a scapito dei più deboli), per attirare pochi capitali e inesorabilmente condannarsi al breve termine (di qui la convinzione di Keynes che gli chiamava “Animal Spirits” proprio a degradarli al rango di Bestie che agiscono convulsamente per soldi senza lungimiranza e buon senso)
E a proposito di eventuali migranti qualificati, bisogna vedere come realmente siano qualificati (cioè se il titolo di studio è sussistente). Non entra in gioco una questione razziale (anche se in molte parti degli States gira questo luogo comune a sfavore delle persone di colore), ma sociale e culturale di un paese.
Faccio un esempio concreto: in Italia le università pubbliche spiegano le materie economiche in modo piuttosto basilare e dottrinale rispetto a come vengono esposte, tanto che risultano inutili al lavoro i concetti spiegati negli atenei italiani (in generale, non parlo delle eccezioni che peraltro non cambiano il quadro globale).
Diversamente negli Stati Uniti in tale ambito gli studi sono di ottimo livello, gli studenti escono mediamente più preparati e più scattanti per entrare nel mercato del lavoro.
Diversamente in Italia sono stati costretti a creare master, lauree magistrali, corsi di specializzazione per integrare una base troppo teorica e spesso inutile (nelle università italiane propongono le teorie neoclassiche o keynesiane come fossero l’avanguardia), nel diritto e nella matematica soffrono lacune (è molto diffuso un inutile approccio mnemonico che alla fine viene facilmente sorpassato pure da lavoratori più pratici ma meno qualificati). Tutto ciò perchè si data eccessiva autonomia alle università…
Alla luce di ciò capite bene che non è ovvio il passaggio da migrante qualificato a cittadino qualificato e inserito nel settore di competenza. Roba che i casi di successo di tali migranti possono avere percentuali da prefisso telefonico.
Errata corrige li lascio a voi, tra pleonastici e parole mancanti spero che il senso si recepisca intatto, ora mi sono accorto di qualche errore di ortografia/sintassi
Vi consiglio vivamente la lettura di questa pagina web, link ivi sotto:
http://www.europaoggi.it/content/view/1305/0/
Comunque sia, non è la prima volta che i mass media capziosamente colgano elementi a proprio interesse e tornaconto, o per lo meno dell’utenza di destinazione che sanno doversi indirizzare alla direzione voluta dal mainstream.
Capirete meglio ciò che intendo nell’ottimo articolo scritto da Giovanni Martino già nel 29 dicembre del 2008.
Vorrei integrare con qualcosa di mio il paragrafo 3.1 La domanda di manodopera delle imprese
Innanzitutto ciò che rende un fenomeno buono o cattivo è quale risultato a somma conclusa fa l’operazione (alla faccia degli economisti dottrinali). Infatti se si considera il costo della manodopera straniera che è indubbiamente più bassa (ma spesso anche meno qualificata non per questioni squisitamente razziali) – lo sanno anche i sassi – va preso a riferimento il prezzo finale di vendita.
Rispetto a quest’ultimo, secondo il dato lì riportato di cui mi fido, incide solo per il 20-30%, il resto è tutto profitto, costi di ricerca e sviluppo, costi di distribuzione.
Al che viene da domandarsi: se si volesse diventare più competitivi abbassando i prezzi si potrebbe agire anche aumentando la rete di tutele sociali per incentivare i lavoratori e ridurre i profitti dell’imprenditore (che comunque avrà soldi a sufficienza per comprarsi beni di lusso come desidera) e quelli dell’azienda. Non credo tanto che un profitto alto dell’azienda serva necessariamente per tutelarsi dai rischi (esistono apposite polizze assicurative) o per remunerarsi in borsa (se è una SpA) o anche semplicemente per liquidare le obbligazioni.
Ovviamente la questione smaschera l’intenzione degli imprenditori di monopolizzare il mercato (perchè pensano che il loro profitto li protegga e li renda in grado di fare la “guerra” con gli altri pesci grossi), cosa che riesce facile con le organizzazioni criminali che raschiano illegalmente i profitti garantendo maggiori soldi per chi collabora e garantendo di saper incutere paura e timore in chi dovrebbe vigilare e denunciare (compresi ufficiali delle Forze dell’Ordine).
A volte basta anche fatturare finte commesse mai svolte per creare un alibi da dove prelevare soldi che in teoria lo statuto delle cooperative negherebbe tale opzione.
Tuttavia non si esclude che qualche grande agricoltore improntato all’export punti a rendersi più competitivo con gli stranieri, pensando che gli altri siano così fessi da giocare una partita diversa (senza sapere che l’economia spesso finisce con un’asta al ribasso a scapito dei più deboli), per attirare pochi capitali e inesorabilmente condannarsi al breve termine (di qui la convinzione di Keynes che gli chiamava “Animal Spirits” proprio a degradarli al rango di Bestie che agiscono convulsamente per soldi senza lungimiranza e buon senso)
E a proposito di eventuali migranti qualificati, bisogna vedere come realmente siano qualificati (cioè se il titolo di studio è sussistente). Non entra in gioco una questione razziale (anche se in molte parti degli States gira questo luogo comune a sfavore delle persone di colore), ma sociale e culturale di un paese.
Faccio un esempio concreto: in Italia le università pubbliche spiegano le materie economiche in modo piuttosto basilare e dottrinale rispetto a come vengono esposte, tanto che risultano inutili al lavoro i concetti spiegati negli atenei italiani (in generale, non parlo delle eccezioni che peraltro non cambiano il quadro globale).
Diversamente negli Stati Uniti in tale ambito gli studi sono di ottimo livello, gli studenti escono mediamente più preparati e più scattanti per entrare nel mercato del lavoro.
Diversamente in Italia sono stati costretti a creare master, lauree magistrali, corsi di specializzazione per integrare una base troppo teorica e spesso inutile (nelle università italiane propongono le teorie neoclassiche o keynesiane come fossero l’avanguardia), nel diritto e nella matematica soffrono lacune (è molto diffuso un inutile approccio mnemonico che alla fine viene facilmente sorpassato pure da lavoratori più pratici ma meno qualificati). Tutto ciò perchè si data eccessiva autonomia alle università…
Alla luce di ciò capite bene che non è ovvio il passaggio da migrante qualificato a cittadino qualificato e inserito nel settore di competenza. Roba che i casi di successo di tali migranti possono avere percentuali da prefisso telefonico.
I miei ossequiosi saluti a chi legge tutto
Errata corrige li lascio a voi, tra pleonastici e parole mancanti spero che il senso si recepisca intatto, ora mi sono accorto di qualche errore di ortografia/sintassi
Grazie