Copio e incollo questo magistrale articolo di Maurizio Blondet che dimostra, ancora una volta, come non serva dire bugie per dare una falsa informazione. Basta dosare con accortezza cosa dire e cosa non dire, cosa mettere in evidenza e cosa no, e il gioco è fatto.
Il ricatto
Quando il Corriere, La Stampa, e Il Manifesto pubblicano la stessa foto in prima pagina , il lettore avvertito capisce che è in corso un’operazione. Non che la foto non sia straziante; deve esserlo. Il Manifesto quasi ha scoperto il gioco col suo titolo rivoltante, cinico : “Niente Asilo”. Una battuta ‘di spirito’ – chissà che risate – sul corpicino, venuta sù come vomito dal peggior rigurgito romanesco, dimostra che i compagni del Manifesto, quando l’hanno escogitata e trovata buona, non stavano pensando al piccolo Aylan, o come si chiamava; stavano pensando a Salvini. E come con quella foto lo stavano inc***do.
Perché quello è il motivo della foto, dell’operazione: stroncare ogni obiezione politica e razionale sulla “accoglienza senza limiti”, ogni ragionamento sul perché e sul come. E mobilitare il sentimentalismo della massa che vive nell’irrealtà (quella che su Facebook si scambia immagini di gattini), orripilarla, farla reagire di fronte a questa intrusione della realtà: “Bisogna fare qualcosa! Subito! Accoglierli!”.
Il più untuoso è stato il direttore de La Stampa, Mario Calabresi. Ha postato la foto con un commento in cui raccontava come si è macerato ed ha sofferto: non voleva pubblicarla, troppo cruda; poi “Ho cambiato idea…E’ l’ultima occasione per vedere se i governanti europei saranno all’altezza della Storia. E l’occasione per ognuno di noi di fare i conti con il senso ultimo dell’esistenza”.
Il suo commento è piaciuto alla cosca di RaiTre, che l’ha chiamato, il Calabresi, a lacrimare sulla necessità di accogliere. Ebbene: in un’ora, il direttore di uno dei maggiori giornali italiani, esperto di politica estera e americana, è riuscito a non dire chi sono i responsabili della tragedia che si è rovesciata sul popolo siriano. E’ riuscito a non pronunciare mai la parola “Stati Uniti”, a non dire che i terroristi in guerra contro Assad sono alimentati dai sauditi, addestrati dagli americani, e sostenuti dalla Turchia, e i feriti dell’ISIS, sono curati negli ospedali israeliani.
Una disinformazione disonorevole, ma evidentemente Calabresi fa’ il suo lavoro per queste operazioni. Perché il pubblico avvertito – ma non quello di Facebook – deve capire che foto atroci arrivano ogni giorno ai giornali, dalla Siria: impiccati, decapitati dai “ribelli anti-Assad”.
Quelle non si pubblicano, si ha rispetto del vostro stomaco, vi si lascia ad intenerirvi coi gattini. “Non le possiamo pubblicare”, ha sempre ripetuto Calabresi.
Dunque, il pubblico avvertito deve intuire che, se “questa” l’hanno pubblicata, è per suscitare un effetto. Un effetto psichico collettivo, su di voi. Convincervi che “la politica deve fare qualcosa, subito”.
E infatti la politica, sulla spinta della vostra emozione sapientemente provocata, “farà qualcosa”. Era già pronta a fare qualcosa, fra poche settimane il problema dei profughi sarà affrontato all’ONU…era tutto previsto. Ci mancava la foto che vi avrebbe fatto accettare quel che hanno già deciso.
Perché non dovete credere che Calabresi abbia il cuore tenero verso tutti i bambini.
Ha scelto di “non” pubblicare la foto che vedete qui:
Un bambino di 5 anni, Raed Mohammed Sari, ucciso mentre giocava sulla spiaggia di Gaza da un aereo israeliano, senza motivo alcuno, il 16 luglio del 2014.
Come sapete, ce ne sono a dozzine di foto così da Gaza. Calabresi ha scelto di “non” pubblicarle. Per non farvi reagire all’orrore che Israele sta commettendo a Gaza, per non farvi gridare, di pancia, che “bisogna fare qualcosa”.
Dunque, se Calabresi, e quelli del Manifesto dalla battuta odiosa, e quelli del Corriere, hanno “scelto”, questa volta, di pubblicare quella foto, è perché vogliono esercitare il ricatto morale contro di voi.
Non vi dicono che cosa davvero succedere alla povera Siria, da cosa fuggono i siriani. La rete tedesca Deutsche Welle ha mostrato centinaia di camion carichi di materiali per l’ISIS in attesa, in lunga fila, nel posto di frontiera turco di Oncupinar, per poi scaricare i loro rifornimenti al Califfato; basterebbe che la Turchia fosse obbligata a smettere questo traffico, e la guerra finirebbe. Time Magazine ha raccontato in un reportage come equalmente Tal Abyad, la cittadina siriana di confine con la Turchia, era vitale per i rifornimenti dell’ISIS, e come la perdita di questa cittadina attaccata dai curdi avrebbe ridotto drasticamente la capacità combattiva dei decapitatori. Era giugno, e la AP vantava che i curdi avanzavano grazie agli intensi bombardamenti americani contro le posizioni del Califfato… quando per gli Usa, che hanno la base ad Incirlik in Turchia, non fanno nulla per tagliare le linee di rifornimento che dalla Turchia partono per il Califfo, sul confine dove operano commandos Usa e gente della Cia.
Le forze curde e quelle di Assad stanno sforzandosi entrambe di tagliare le linee di rifornimento del nemico. Ma sono entrambe limitate da una “zona di sicurezza” che gli Stati Uniti e i suoi alleati regionali hanno creato in territorio siriano alla frontiera, e che continuano ad allargare; quando l’armata siriana ha provato ad attaccare, l’aviazione turca e quella israeliana hanno aggredito le forze siriane, evidentemente per difendere questi “santuari” creati allo scopo di proteggere i terroristi jihadisti.
Gli Usa potrebbero eliminare l’ISIS in un mese – tagliando i rifornimenti – senza nemmeno entrare con alcuna truppa in territorio siriano. I profughi siriani tornerebbero a casa loro, l’orrore finirebbe…è vero, noi italiani resteremmo con il problema degli africani che non fuggono da nessuna guerra, i cui paesi sono in tumultuoso sviluppo – ma almeno Calabresi avrebbe finalmente fatto qualcosa per la pace – se avessero detto quel che continuano a tacere. I nomi dei colpevoli, e l’appello a “fare qualcosa”.
Faccio alcune domande stupide:
Perchè un articolo del genere non compare in un giornale di grande tiratura qualsiasi ad esempio il “Fatto Quotidiano” che si dice indipendente? Possibile che queste notizie non riescano ad arrivare al pubblico se non tramite web? Possibile che le televisioni tutte, dalla prima all’ultima, non riescano a dare queste notizie? Possibile che il Renzi sia così ipocrita (a memoria non ricordo quanto ha detto della foto del bambino, mi sembra “inaccettabile”). Ma cosa fanno ai giornalisti il lavaggio del cervello? No sanno benissimo di rischiare il posto (se non la vita) ecco tutto. Ma l’amaro in bocca resta
un Giudèo si chiedeva dove fosse Jaouè…ad Auschwitz…
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
beh…similmente…ed altrettanto legittimamente…
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
un Palestinése si dovrebbe chieder dove sia Allà…a Gàza…
E rescoménzan,colla nojosa e periòdica Sceneggiàta della Spianàta…hàhàhà…
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
ma che la fàccian finita…’na bòna vòlta…’sti due etèrni Rivàli…
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
Israeliàni…VERSVS…Palestinési…ovvero…” Semìti “…CONTRA…” Ariàni “…hìhìhì…!!!
Notizia delle ultime ore:
L’UE si è decisa ad attuare il progetto di controllare i flussi di profughi ed emigranti verso l’Europa. Ovviamente sotto l’egida del diritto internazionale chiedendo eventuali autorizzazioni da parte delle Nazioni Unite, perchè si tratterà di intervenire in acque extra-territoriali, pace volendo di accordi siglati con le autorità locali (in particolare governi di Egitto, Cipro e Tobruk), in particolari siriane e libiche (del governo ufficialmente amico dell’occidente).
Piccoli problemi tecnici: a parte la difficile attività di selezionare chirurgicamente le vere sedi della partenza dei migranti, anche se teoricamente gestibile, presuppone che ci sia un coordinamento lungo tutto il territorio di un certo stato, quindi non basta controllare solo le coste o limitrofe zone. Oltre tutto ciò potrebbe essere visto dallo Stato in questione come un’occupazione o come uno svantaggio diplomatico che lo costringerebbe a più miti avvisi (ammesso e non concesso che glielo consenta nei fatti, non a titolo meramente normativo poi sistematicamente raggirato).
Per di più questo significa mandare forze militari in zone di interesse USA, ma siccome la scusa dell’esportare democrazia è vecchia e suona da presa per i fondelli, ora buttano sul tavolo il discorso umanitario (a sentire le menzogne o le capziose interpretazioni dei governanti sarebbe da commuoversi per la loro magnanimità, roba che San Francesco morirebbe d’invidia).
Quindi stavolta al popolo americano per intervenire in zone strategiche (guarda caso se ne infischieranno altamente delle zone centro-africane, ma del mediterraneo hai voglia come brameranno) devono lasciare che siano prima gli europei ad intervenire, per loro accodarsi dicendo “non siamo noi, ma loro”…
Insomma, “esportiamo demo(nio)crazia” e “missioni (dis)umanitarie” per creare avamposti di monitoraggio e pronto intervento verso zone su cui gli occidentali oramai non hanno più controllo e possono agire soltanto fomentando di qua e di là, giusto per non lasciare ad altri vantaggi strategici o guadagnare importanti posizioni (così accontentandosi delle percentuali sulle razzie commesse dai mercenari ivi piazzati, tra cui traffici umani, di merci archeologiche – quelle distrutte servono solo per alzare il prezzo dei beni rimasti sul mercato nero – , armi, gioielli e preziosi saccheggiati alle popolazioni civili)…
Eh già, scommetto che se non ci fossero stati petrolio e gas, neanche le guerre cominciavano, né mai avrebbero pensato di attuare questa soluzione che per magia ora diventa “sensata”…
Credere che possa svolgersi diversamente la questione, cioè in modi non così tragici né che accada ciò, significa ammettere di avere al governo dei perfetti imbecilli che provocano guerre che poi perdono. Insomma, proprio come nei libri di storia a scuola, guerre che scoppiano per “questioni di ciclo mestruale”. E spesso la stupidità ha guidato gli eventi, spero solo che anche stavolta vada male a chi vorrebbe fomentare le guerre. Auguriamocelo di cuore.
Con ciò non escludo che qualche generoso fessacchione possa veramente recarsi in loco in qualità di soldato, generale o anche come semplice giornalista o medico per aiutare qualcuno, mosso dalla sindrome della crocerossina.
A questi utili sempliciotti, un bel grazie! (Ma come sempre temo che qualcuno ci vada solo per accaparrarsi più quattrini che altrove, e poi per farsi figo e dire “io sono stato in zone di guerra”… si, esistono anche soggetti come questi, purtroppo)