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Mi viene segnalato questo pezzo di un gesuita (“Credo che sabato abbiamo perso tutti“) in cui, sostanzialmente, la posizione è di critica (oserei dire dall’interno, essendo una voce della Chiesa) alla manifestazione del 20 Giugno. Siccome sono emerse altre voci di dissenso, tanto che, ad esempio, c’è stato chi ha disdetto l’abbonamento ad Avvenire per la posizione di questo giornale nei confronti della manifestazione, vale la pena spendere due parole su questo articolo di critica.

In sintesi l’autore critica la manifestazione per due motivi: 1. perchè sarebbe stata contro qualcuno (i gay e le lesbiche), e 2. perchè i problemi della famiglia non si risolverebbero andando in piazza.

Serenamente, mi sento di dire:

1. Non si è scesi in piazza contro nessuno, ma per sostenere l’ovvio: ad esempio che il geneere non è una scelta individuale ma un fatto di biologia e di natura. E già il fatto che si debba ribadire una tale ovvietà la dice lunga su come siamo messi.

2. nessuno ha detto che i problemi delle famiglie si risolvono impedendo il matrimonio gay. Se fosse così facile, sarei il primo a sostenerlo, ma questa è un’altra idiozia e anche solo ipotizzare che qualcuno lo abbia potuto pensare equivale, implicitamente, a dare del cretino a quel qualcuno.

Quindi, caro don Mauro, non ci dia dei cretini, per piacere. E si provi ad immaginare, se avesse dei figli, se le piacerebbe che la scuola dell’obbligo (sottolineo: dell’obbligo) insegnasse ai suoi figli delle tali aberrazioni, senza chiederle il permesso nè tantomeno informarla: non scenderebbe in piazza anche lei?

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