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  • Su cosa si fonda il potere? Sul consenso.
  • Perchè c’è il consenso? Per la paura.
  • Perchè la paura? Per “n” motivi. Paura di non essere accettati, paura di essere diversi, paura di non avere il necessario, paura di essere imprigionati/battuti/uccisi, ecc.
  • Ad esempio: come fa il sergente a dire ai suoi soldati: “fuori tutti dalla trincea, baionette e di corsa contro il nemico!” ??? Semplice: ha il consenso dei suoi uomini. E perchè gli danno il consenso? Per svariati motivi, ad esempio perchè sanno che se diserteranno verranno uccisi dai carabinieri che stanno dietro le linee. E perchè i carabinieri stanno lì, pronti ad uccidere i loro fratelli? Perchè hanno dato il consenso. E perchè hanno dato il consenso? Per la paura, che deriva da cosa? Per svariati motivi, magari perchè pensano, o sanno, che se non ubbidiscono, ne pagheranno le conseguenza.

    Senza arrivare a questi estremi (peraltro veri e documentati, si trattava della prima guerra mondiale), anche nella vita di tutti i giorni si evidenzia questa sudditanza psicologica al potere, nella misura in cui non siamo capaci di dare il nostro contributo, metterci del nostro, ma chiniamo il capo di fronte alla burocrazia, espressione più subdola di un potere che vuole continuamente mettere alla prova la nostra sudditanza psicologica, come ho detto qui e qui.

    Caso concreto. Durante la fase di raccolta della documentazione di un contratto, durata molti mesi, all’ultimo momento, con moltissime persone movimentate, e fissati gli appuntamenti, arriva l’altolà della banca. Cosa manca? Un certificato di residenza. Ma come? Nella documentazione raccolta e fornita c’è già uno stato di famiglia, emesso dalla stessa autorità comunale che dovrebbe emettere anche il certificato di residenza. e che dice, oltre alla composizione del nucleo familire, anche l’indirizzo di residenza. Ma non si chiama formalmente “Certificato di residenza; si chiama “Stato di famiglia“!! Immagino l’impiegato, un omino piccolo piccolo, magari anche orgoglioso del suo lavoro in una prestigiosa banca, anzi, istituzione finanziaria, che ha come compito quello di controllare la completezza della documentazione. Nella sua check list c’è scritto “certificato di residenza“, e se non c’è, non dà l’ok. Fine. Valore aggiunto: zero. Pazienza se qualcuno ci rimetterà dei soldi, se qualcuno fallirà, se qualcuno si suiciderà per questo. La regola prima di tutto. Nessuna interpretazione. Nessun valore aggiunto. L’essere umano non conta nulla.

    Con gente che ragiona così (e non entro nel merito di come il potere sia riuscito ad educare le persone così indecorosamente sottomesse alla “regola”) non c’è futuro. Il potere, con questa gente, non rischia nulla. Un esercito di pecore disposte ad obbedire, costi quel che costi, fedeli al potere e incapaci di pensare con la propria testa. Come dice Agosti, al termine della canzone del vide sotto, lo schiavo vero è incapace anche di immaginare la propria libertà: quando gli apriranno le porte della cella, lui vorrà restare dentro, tanto si sarà assuefatto a quelle quattro mura in cui si illudeva di essere libero di muoversi.