bisio presidente
Nel divertente film “Benvenuto presidente“, Bisio interpreta un montanaro eletto per sbaglio presidente della repubblica che, animato dalle migliori intenzioni, decide di cogliere l’occasione e fare un po’ di pulizia nel corrotto mondo politico, a partire dai partiti, dal parlamento, dalle istituzioni e così via. Peccato che nel discorso finale, quello in cui dà le dimissioni, proclami, senza mezzi termini, che se la situazione italiana è così messa male, è perchè tutti quanti ne abbiamo approfittato, tutti ci abbiamo guadagnato, tutti abbiamo rubato un pochino e tutti quindi, chi più chi meno, abbiamo la nostra parte di colpa.

Questa è stata la parte che meno mi è piaciuta perchè mi sembra sbagliata: io (e con me milioni di altri) non ho mai rubato, non ho mai ho mai chiesto un favore per le mie conoscenze, non ho mai “vissuto al di sopra delle mie possibilità“, e dire “siamo tutti colpevoli” equivale a dire “non è colpevole nessuno“. Tutto a posto quindi? Sì, direi io. No, dice qualcuno che mi ha scritto. E che mi ha autorizzato a riferire, senza citare il nome. E io volentieri riporto quanto ricevuto (grassetti miei).

-oOo-

Caro Alberto, è inutile che fai finta di fare la rivoluzione. Che denunci gli inganni, che fai finta di essere dalla parte del giusto. Alla fine, anche tu sei come come la stragrande maggioranza, che in questa situazione ci sta, e ci sta bene. L’analisi che fai è corretta: i creatori del denaro sono in cima alla piramide, e comandano, in maniera occulta, tutto l’ambaradan. Ma così come anche il più forte e spietato dei criminali ha bisogno di soci, amici, alleati, fiancheggiatori, anche il potere non è così stupido da tenersi tutto per sè: deve cedere alcuni pezzettini, concedere alcuni benefici, in modo da creare un consenso. E tutti, chi più chi meno, ci abbeveriamo di questo, e, che lo vogliamo consapevolmente o no, contribuiamo al mantenimento del sistema. Non ci credi? Comincia a fare un po’ di conti. Il sistema finanziario è il primo potere. Innanzitutto, al di là di chi ne è a capo, pensa a tutta la gente che ci lavora. I principali istituti contano ben oltre i 100.000 dipendenti; se ci sommi anche le banche più piccole, abbiamo, solo in Italia, qualche milione di persone che, direttamente (perchè dipendenti) o indirettamente (familiari e affini) dipende da questo sistema. E questi non sono certo in prima fila per cercare di combatterlo. Poi ci sono i politici. Tutta la classe politica, benchè ne avrebbe il potere, è corrotta, e nessuno ha il coraggio di denunciare questo sistema di creazione di denaro. Ci ha provato Scilipoti, ed è stato prontamente espulso dal sistema, fatto passare come pazzo. Anche il sistema dell’informazione se ne guarda bene. D’altronde è normale: se ti sei indebitato per far fronte alla concorrenza, per acquisire i migliori anchorman o per rinnovare le rotative o i ripetitori, cosa fai, vai a denunciare chi ti ha prestato il denaro (creandolo dal nulla, fra l’altro)? Meglio attirare l’attenzione su qualcos’altro, distrarre: è il loro scopo. L’industria? Ma la grande industria è tutta, chi più chi meno, indebitata senza possibilità di uscita. A partire dai goielli nazionali, FIAT, Telecom, ecc: tutti.. Ormai i direttori finanziari delle multinazionali sono legati tutti a doppio filo al sistema creditizio, e mai e poi mai potrebbero permettersi di venirne fuori. Quando qualche imprenditore indipendente è diventato troppo potente (penso al povero Beggio di Aprilia) è stato risucchiato anche lui nel meccanismo: cresci, cresci, ti prestiamo noi quello che ti serve, e al momento giusto gli è stata sottratta l’azienda. Anche chi lavora nella pubblica amministrazione non può contestare il sistema che gli dà da mangiare: esegue e basta, pur di mantenere i propri priviliegi. Se poi lavora in quella fetta che deve dare la caccia ai soldi dei cittadini, vedi Equitalia e Agenzia delle entrate, magari è stato indottrinato a tal punto da credere di fare il bene dello stato, cacciando il piccolo evasore. Forse non sa che le tasse le pagano solo dipendenti e piccoli imprenditori, che le multinazionali sanno come non pagare. Chi rimane fuori da questo lungo elenco? I piccoli. Artigiani, negozianti, agricoltori… tutti impegnati ad arrivare a fine mese fra clienti che non pagano, tasse sempre più esose e ingiuste (perchè di fatto non dipendenti dal reddito), e sistema creditizio che li strozza, perchè gli “stress test” gli dicono che devono rientrare (la banche, per rispettare i criteri di Basilea, mica vanno dalle grandi multinazionali: a loro i prestiti li rinjnovano; è coi piccoli che sono inflessibili. E questi poi si impiccano). Ma se fai i conti, c’è una massa di gente che, nel bene o nel male, questo sistema lo appoggia, perchè da questo sistema dipende. E sono la maggioranza. E i pazzi come te, che scrivono di inganni, alla fine fanno anche il gioco del potere. Sì, perchè danno l’illusione che ci sia la libertà. Ma nessuno vuole rinunciare alla propria catena.”