recursionagainChi ha studiato un po’ di linguaggi di programmazione sa che bisogna evitare i riferimenti ricorsivi: pena il blocco dei programmi. In parole semplici, se la routine A, per procedere, deve aspettare i risultati della routine B, e questa per completare il suo giro necessita del completamento della routine A, si crea una situazione di stallo da cui non si esce. Anche lavorando coi fogli di calcolo si può incappare nello stesso problema, qualora vengano scritte troppe formule o semplicemente ci si sbagli nello scriverle: il foglio di calcolo ci avverte che non può procedere perchè esiste un riferimento ricorsivo. Fin qua, tutto chiaro.

A donare il sangue di solito barro sempre tutte le caselle del questionario correttamente (no comportamenti a rischio – no nuovi partner a rischio – ecc.) ma nella casella che dice: “Dichiaro di aver letto e compreso le informazioni sull’AIDS” barro sempre la casella “NO“. Di solito il dottore che mi fa la visita prima della donazione, che mi conosce, passa oltre, ma l’ultima volta mi sono imbattuto in un dottore nuovo, particolarmente esperto, che mi ha costretto a barrare la casella SI, altrimenti non mi avrebbe lasciato fare la donazione. Siamo giunti ad un compromesso: lui mi ha convinto che io, di fatto, ho letto e capito le informazioni; solo, non le condivido.

Donate bloodComunque è stato simpatico, e abbiamo avuto una accesa ma controllata discussione nella quale lui non ha convinto me e io – ovviamente – non ho convito lui. Lui ha concluso dicendo: “Si fidi – ho ragione io“.

E vabbeh. Visto che di lì a poco mi dovevano bucare il braccio, meglio non insistere (come al ristorante: mai litigare coi camerieri!). Però riporto un pezzettino di discussione perchè dimostra, a mio avviso, come la logica non sia universale, e come ciò che in informatica non è concesso, in medicina lo sia, eccome.

  • Dottore: “L’AIDS non è una malattia, è una sindrome”
  • Io: “Quindi è un insieme di sintomi, o di mallattie, vero?”
  • “Esatto.”
  • “Ma perchè, secondo la teoria ufficiale, l’HIV produrrebbe effetti diversi in popolazioni diverse? Ad esempio, nella comunità gay americana provoca il sarcoma di Kaposi, mentre nei poveri africani provoca la diarrea ed altri sintomi (tipici delle malattie da povertà e mancanza di igiene e denutrizione)?”
  • “Semplice, perchè non è l’HIV che provoca il Sarcoma di Kaposi;”
  • Ah no? E allora perchè diciamo che l’HIV provoca l’AIDS?”
  • “L’HIV provoca l’abbassamento delle difese immunitarie; da cui, per alcuni, il sarcoma di Kaposi”.
  • “Ma allora come si fa a stabilire la correlazione diretta fra HIV e AIDS? Non si può!”
  • “Si fidi: non esiste AIDS senza HIV!”
  • “Ma come? Esistono malati di sarcoma di Kaposi che non sono sieropositivi!”
  • Allora in quel caso non è AIDS!”

A questo punto devo alzare bandiera bianca. Se questa è la logica della comunità scientifica, avremo sempre una correlazione del 100%. Spiego meglio: per dimostrare che non esiste AIDS senza HIV, decido che, se non c’è HIV (o meglio: sieropositività, cioè reazione positiva di anticorpi, qui il discorso si farebbe lungo…) non si chiama AIDS. Così come in finanza si parla di previsioni auto-avverantesi (se tutti pensano che il prezzo del petrolio salirà, acquistano più petrolio e il prezzo effettivamente sale), così abbiamo una definizione dell’AIDS che è autoavverante:una self-fulfilling definition.

Quindi ecco dimostrata la correlazione al 100%: se non c’è HIV, non si chiama AIDS. Facile no?