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A conoscere come funziona veramente questa economia, c’è da guadagnarci qualcosa? Io credo di sì, e non soltanto da un punto di vista “morale“, cioè relativo alla sfera individuale. Infatti, dal punto di vista individuale, proprio perchè so che è tutto finto, in questo immenso gioco ad imbroglio delle tre carte vince chi sa imbrogliare meglio; quindi nessun timore reverenziale verso i “maghi” della finanza (vedi anche il bellissimo film Il capitale umano), che, il più delle volte, sono solo più abili nel manipolare i numeri, incuranti delle conseguenze negative o addirittura letali per larghe fette della popolazione.

E a livello di utile “economico“, o concreto? In piccola parte, per chi non se ne estranea del tutto, ma continua a giocare secondo le regole, la conoscenza serve anche per fare delle scelte più consapevoli, più supportate da informazione, dati e conoscenza, e quindi, in ultima analisi, anche più azzeccate.

Anche se non abbiamo a disposizione immensi capitali da far fruttare, possiamo quindi sempre cercare di rendere vera la frase, che Pound riportava, che il primo lord Rotschild avrebbe pronunciato nel 1861: “pochissimi capiranno il sistema, e quelli che lo capiranno saranno occupati a far soldi. Il pubblico probabilmente non capirà che è contro il suo interesse“.

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L’annuncio di un anno fa, che doveva servire a “rilanciare” l’economia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Adesso che la BCE sembra aver preso la strada del quantitative easing, che succederà? Innanzitutto spieghiamo che cos’è. Si tratta di immissione di liquidità nel sistema economico; solo che detta così sarebbe troppo “spudorata“, e la gente capirebbe che il sistema bancario, e la BCE in questo caso, produce denaro dal nulla; dopo averlo “prodotto” lo presta, e lo pretende indietro caricato di un interesse. Tutte cose che sapevamo già, e non ci devono neanche stupire più di tanto. Si veda ad esempio quiqui o qui.

Ma saperlo cosa ci porta? Innanzitutto possiamo guardare la statistica: come ben spiegato da Ben Dyson di Positive Money (l’ho intervistato qui), storicamente le immissioni di denaro creato a prestito dalle banche commerciali sono andate pricipalmente in due canali: l’immobiliare e la borsa. E perchè? Il primo (immobiliare) per la sicurezza (classico bene rifugio, ipotecabile, rivalutabile, rischio minimo per l’ente erogatore); il secondo (borsa)perchè permette, fra operazioni su titoli diretti e su derivati, speculazioni e amplificatori di guadagno.

Possiamo ipotizzare che succederà la stessa cosa? Mentre i tempi di reazione per l’immobiliare sono un po’ più lunghi (ma se avete soldi da parte le discese degli ultimi 3-4 anni inducono fortemente a comprare), per la borsa gli effetti sono immediati: da qualche settimana è tutto un fermento, proprio in base alla certezza dell’emissione di denaro da parte della BCE. Vero che questa emissione, diversamente dai prestiti concessi dalle banche commerciali, andrà in primo luogo a comprare titoli di stato (aumentando quindi il debito degli stessi, che dovranno inevitabilmente aumentare le tasse sotto il ricatto della BCE stessa, vero arbitro del gioco), ma, in un modo o nell’altro, la liquidità si riverserà sul mercato e i due canali citati prima sembrano mantenere una salda leadership fra i poli di attrazione del nuovo denaro creato.

Mentre appare certa una terza conseguenza: l’inflazione. L’immissione di così grandi quantità di denaro non potrà, alla lunga, non avere un effetto sul rialzo dei prezzi. Meglio non avere troppi contanti, quindi.

Staremo a vedere.