Nei discorsi da pausa caffè, con amici e colleghi, fra discussioni animate sui recenti fatti di cronaca, non si riesce ad evitare qualche occhiata inquisitoria verso noi che, ormai da un po’ di tempo, ci siamo meritati l’appellativo di “complottisti“.

E tu? Cosa dici tu? Perchè non dici niente? Anche stavolta avrai la tua versione strampalata? Vorrai dirmi che non sono stati uccisi, quei giornalisti?

Siccome la pausa caffè non dura tanto, e non c’è tempo di approfondire, basta un sorrisetto, e si chiude lì il discorso. Non c’è tempo per fare notare o per ricordare un sacco di cose, come ad esempio:

  • il fatto che la Francia avesse da poco riconosciuto lo stato della Palestina;
  • le anomalie di questi strani terroristi, che lasciano in giro la loro carta d’identità, o che stanno venti minuti in strada prima di andarsene;
  • o che ammazzano – guarda caso – un economista, nominato dal governo francese ad una commissione statale, che denunciava il signoraggio bancario;
  • uno strano omicidio di un poliziotto a terra, che non produce sangue (neanche nelle immagini successive), ma nelle foto del giorno dopo si vede l’enorme macchia di sangue, e il commentatore che dice: “...il posto dove il sangue è stato messo (put)…” (ma non avrebbe dovuto dire al limite “versato“? Un cronista con la lingua ci lavora, un po’ di proprietà di linguaggio ci sarebbe stata, no?)

Solo per citare le anomalie più evidenti. Ma si sarebbe anche potuto ricordare

  • l’attacco dell’11 settembre, che ormai solo qualche pazzo come Atitvissimo o Polidoro o Piero Angela continua ad avere il coraggio di sostenere che sia andata così come vogliono farci credere;
  • le varie anomale degli attentati di Madrid, di Londra, della maratona di Boston, della scuola Sandy Hook, tanto per citarne alcune.

E vabbeh, pazienza. Però attenti: perchè a mettere in dubbio la versione ufficiale non è una cosa particolarmente nuova: non credere a governanti e alle loro bugie accade da molto, molto tempo. Ascoltate questa poesia di Trilussa (1871-1950), e rendetevi conto che da sempre il buon senso popolare sa che ci imbrogliano e ci mentono per i loro interessi.

 

Ecco il testo completo (grassetti miei):

Trilussa
LA NINNA NANNA DE LA GUERRA
(1914)
Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

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Ancora una volta, ci vogliono vendere la guerra, la necessità di colpire un nemico, di affidarci al potere che ci “protegge“. Speriamo che le voci di dissenso non si limitino all’area di poeti, cantastorie, e buffoni.