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Sulla vicenda dell’espulsione dei senatori dal M5S credo vadano spese due parole, una per contestualizzare, e l’altra per cogliere l’occasione per allargare il discorso.

Contestualizzare: il M5S si trova in questo momento sotto assedio. Tutta la stampa e l’informazione di regime evitano accuratamente di parlare di proposte di legge, rinunce agli stipendi, ecc., e cercano solo di evidenziare i piccoli nei che, inevitabilmente, si riescono a trovare. In questa situazione ci si aspetterebbe che i suoi aderenti facessero gruppo, e non che dessero occasioni alla stampa, avida di opportunità di parlar male. Pare che questi 4 non avessero capito il momento, la situazione. Ingenuità o malafede? In ogni caso poco fiuto politico: meglio fuori che dentro.

Allargare il discorso al vincolo di mandato. Ricordo che nella mia breve esperienza con Lista SI (ne ho parlato qui), uno dei dibattiti più accesi fu riguardo all’interpretazione della democrazia diretta e sul relativo vincolo di mandato. Paola Musu era una agguerrita sostenitrice dell’assoluta libertà dell’eletto di comportarsi secondo scienza e coscienza, altrimenti che democrazia sarebbe? Un rappresentante del movimento PBC (PerilBeneComune) espresse però, a mio avviso, molto bene la situazione con un ragionamento convincente. Come battuta disse: “La stragrande maggioranza della gente è corruttibile col denaro. Una piccola minoranza… con molto denaro! “ (e se poi non bastasse: valgono sempre le minacce, personali ma meglio ancora alla famiglia). Insomma, con le buone o con le cattive, tutti possono essere indotti a fare qualcosa. Allora molto meglio il vincolo di mandato: una sorta di lettera di “dimissioni in bianco” che il candidato deve firmare prima, dove si impegna, su alcuni temi fondamentali, ad esprimere le proprie convinzioni e le proprie scelte: in caso di tradimento del patto con gli elettori, il mandato cessa. Credo che per contrastare lo strapotere di chi, creando dal nulla il denaro, può permettersi di comprare praticamente tutto (non solo politici, ma anche informazione, sanità, ricerca scientifica, giustizia, ecc.) sia indispensabile vincolare gli eletti alle promesse fatte in campagna. Anche perchè di politici che promettono mari e monti e poi non mantengono, siamo tutti abbastanza stufi.

Per entrambi i suddetti motivi, ritengo che l’espulsione dei senatori sia stata una scelta opportuna.